Diario di viaggio (XV): "I'm not an alcoholic, I'm a drunkard (alcoholics go to meetings)"
Ah Tel Aviv, la Tel Aviv che vive ventiquattro ore al giorno, la Tel Aviv tutta locali e bar, giovani in strada, puttane e cocaina, motociclisti, writers, skaters, la Tel Aviv musei d'arte e festival gay, la gente che si bacia per strada, due barboni ogni panchina, tossici al lato della strada, la Tel Aviv dei migranti asiatici e africani che fan i lavori piu' umili per i ricchi ebrei di origine russa o giu' di li', la Tel Aviv che non capisci proprio cosa cazzo c'entri in questa terra di profeti, religioni e guerre di religione.
Incontriamo finalmente Uri, ventitreenne studente d'arte, ex soldato e pacifista, non si definisce sionista. Con Uri scopriamo la Tel Aviv underground, il quartiere Florentin pieno di locali, birra sempre fredda e concertini in strada, murales e studenti. A quanto pare, a questi ragazzi ebrei non interessa molto parlare di politica, d'altronde han fatto tre anni di militare solo per dovere e di Palestina e palestinesi ne sappiamo molto piu' noi che ci siamo stati. A loro e' vietato entrare in citta' come Betlemme o Ramallah e sconsigliato andare persino in Egitto. Gli amici di Uri sono figli dell'alta borghesia, giovani pieni di voglia di divertirsi, di viaggiare e di vedere un futuro migliore. Per lo piu' atei di religione ed ebrei per cultura, villette a schiera e cane, la sera falo' fuori citta', vino e spinelli, giochi col fuoco e chiacchiere fino all'alba. Un po' come il nostro ferragosto. A breve anche a loro comincera' l'universita', che qui si fa dopo il militare, ovvero verso i 22/23 anni. Spesso dopo un anno di viaggio all'estero, per dimenticare gli anni col mitra in mano a controllare documenti ai check points. Scopro che molti di loro sono stati in viaggio in Italia o Cina. Eccolo il volto dei giovani israeliani.
In spiaggia incontro cinque quindicenni ebrei coi rasta e la maglietta dei AC-DC e Bob Marley, veri scoppiati che fumano narghile' di nascosto e parlano di droghette. Mi sembra di rivedere me. Due sono originari degli Stati Uniti. Anche loro sostengono il sionismo, non vedono di buon occhio gli arabi, pensano che sia un onore servire il paese col servizio militare. Mi chiedono di farsi una foto con me.
La sera, per le strade colme di senza fissa dimora e mendicanti, conosco Marcel, barbone ebreo di origine francese. Non parla bene inglese, usa il francese per parlarmi della sua vita. E' pazzo per meta' e pazzo anche per l'altra. Mi si presenta chiedendomi di dove sono e quale dio prego. Non avendone uno, scoppia a ridere e mi fa "Questo si' e' un bel problema!". Lui e' ebreo ma detesta gli ebrei perche' pensa siano tutti ladri attenti solo al denaro, gente che ti vende per due dollari. Secondo lui le torri gemelle di New York le han fatte crollare gli ebrei per mandare a puttane i mercati valutari. Aggiunge che al mondo bisogna fidarsi solo di due persone: la propria madre e la propria compagna. Mi saluta raccomandomi di infilarmi il passaporto nelle mutande prima di addormentarmi. Grande, Marcel.
Tel Aviv non ha storia, e' una citta' che ha cent'anni circa. Ma a sud di Tel Aviv si trova Jaffa (Yofa in ebraico), ex porto turco, una collinetta di antiche casette di pescatori e giardini, con a valle mercatini dell'usato e artigianato. Qui la popolazione e' in maggioranza araba. Da Jaffa si puo' vedere tutta Tel Aviv, il Mare Nostrum scagliarsi a tutta forza contro le bianche spiagge che anticipano i grattacieli e le viuzze di Tel Aviv. Nel centro, all'altezza di Allenby Street, c'e' un bel mercatino aperto fino al tramonto. Si vendono vestiti, oggettistica, frutta, verdura, dolci. Al tramonto i commercianti lasciano in strada la frutta non venduta e la via si riempie di barboni e punkabbestia che vengono a fare cena con gli avanzi della giornata di mercato. Il venerdi' c'e' un bellissimo mercatino delle pulci. Non c'e' molta polizia in giro, solo giovani soldati, molto dei quali in libera uscita. Non c'e' da impressionarsi se vedi un ragazzino di 18 anni appena con un kalashnikov in mano. Molti ragazzi e ragazze disertano il servizio militare e si fanno qualche settimana di carcere. Altri, entrano nel servizio di leva e scappano poco dopo, come due bellissime ragazze di origine araba che ho conosciuto, amiche di Amnon. Se ribeccate, le mandano in galera, ma escono subito dopo perche' spesso capita che non ci siano celle libere. Figuriamoci.
Gli ebrei in Israele sono per lo piu' giovani discendenti di antiche famiglie ebree provenienti dalla Russia o est europeo; poi ci sono quelle che vengono dall'ovest europeo, dal nord Africa, dal mondo arabo e persino dall'Etiopia. Molta la gente di colore, ebrea intendo. Ci sono i giovani scoppiati ebrei solo per sentito dire, poi ci sono quelli piu' radicali ed ortodossi, ovvero quelli col cappellone nero, barba e treccioline dalle tempie, camicia bianca, giacca nera e laccetti all'altezza del pancione. I giovani ebrei li chiamano "pinguini" e non simpatizzano troppo con loro, dicono che sono troppo estremisti e non si godono la vita. Infatti non vanno per bar o feste, fanno il bagno in mare vestiti e le donne portano lunghe gonne e capelli legati. A Gerusalemme e' pieno di questi "pinguini", ma a Tel Aviv sono merce rara. "A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte" recita un motto.