Friday, September 28, 2012

社论: vaghi ricordi di deliri ancor più vaghi.

Immobile e passivo. E zitto. Così hanno ordinato. Mobile per mano altrui. Scivolare lento in alte stanze sontuose (Sokurov) fatte di grandi e colorate tazze da tè (Svankmajer), circondato da ricciolute panzute signore dal capo grande e il fare settecentesco (Radford direi, e soprattutto Miyazaki). Non è una partita a hockey su prato. E nemmeno uno slalom gigante. Assomiglia di più ad una calamita su un dente cariato. Una via di mezzo tra i film "Total Recall" e "Inception". Una via vai di svegliarsi e riaddormentarsi, un dormiveglia continuo. Un bad trip senza acido, secco. Entri ed esci, un via vai come sul bagnasciuga. Aprire gli occhi e affrontare il primo dei PNG ("personaggi non giocanti", nota del traduttore) che trovi. Capire il gioco delle scatole (mura cittadine poiché italiane) per puro intuito. Animo ragazzo! Arrivano alla soluzione della spartizione della bella per grande talento e ancor più grande culo. Risvegliatosi con mezza bella, dopo aver a lungo indugiato sul da farsi ed essere restato immobile come un ramarro beccato a rubare noccioline, affronta la mezza bella disarmato. "A quale ordine di mura appartieni?", arrogante come un gendarme. "Ordine di mura? A nessuna!". "Ah, quindi vuoi farmi credere di non star giocando, di non star facendo parte del grande gioco?". "???!". "Va bene, allora vuoi farmi credere che non ne sai niente? E quindi non esisti!". Arma la mano, scalda la lama, mozza la testa. Meccanico come un motorino a presa diretta. Teatrale come la drammatica fine di un vecchio alcolizzato. Niente panico, poteva sempre andare peggio: "If you can dream, you can do it", ha detto una volta un imprenditore americano. 
Tragica conclusione: siamo all'ultimo giro di mura, oltre a quelle: niente, oltre al niente: Dio.

Thursday, September 27, 2012

Diario di un prof: studenti che lasciano perché non hanno soldi per pagare le tasse e l'intervista al ladro

Quando uno studente ti scrive scusandosi per non poter più frequentare le tue lezioni visto che non ha soldi per proseguire gli studi, la giornata non comincia per niente col sorriso sulla bocca.
Potresti dirgli che alle tue lezioni può venire lo stesso, se ha voglia. Ma il 95% dei ragazzi là fuori alle mie lezioni e ai miei esami viene quasi solo per quel maledetto pezzo di carta (straccia) finale. E io non me la sento neanche di dirgli che non dovrebbe essere così.

Invece oggi sul mensile studentesco "Express" hanno pubblicato una (presupposta) intervista ad un ladro professionista. Ci sta che l'intervistatore si sia inventato tutto, ma noi vogliamo essere fiduciosi verso gli altri e positivi verso il futuro: quindi vi propongo alcuni passaggi dell'intervista.

Il ragazzo ha qualcosa tra venti e trent'anni. Si presenta bene all'appuntamento, non puzza neanche. Non è un barbone o un tossico in tuta, insomma. Viene da una famiglia di bassa estrazione sociale, fuori città. Un fratello più piccolo col quale inizia a fare furtarelli in tenera età. Poi passa ai supermercati: se ne gira diversi per due anni, cambia spessissimo posto, vestono bene e si infilano dentro tutto ciò che riescono. Mai beccati. Poi il padre, alcolista, muore in un incidente. Si mette a fare il muratore, ma guadagna una miseria. E allora tirano su il tiro: le auto. Imparano come si fa, si fanno dare la lista delle macchine da rubare da ragazzi coi soldi, poi si mettono a cercarla e fanno il colpo. Non vanno mai impreparati, ma si studiano il furto. In genere sono le Ford quelle più richieste. Con una auto nuova puoi fare sui 3.000 euro. Ma non è semplice, in più lo sviluppo tecnologico non gioca dalla loro parte. Rubano per avere grana per loro e per la madre, che è ignara di tutto. Le prime volte si cagavano sotto dalla paura, ora tirano dritto e sanno che prima o poi andranno in carcere, ma sperano di mettere abbastanza denaro da parte prima che questo succeda.

A volte fanno anche le case. Rubano tv, contanti e apparecchiature elettroniche nelle case. Vanno solo quando è sicuro e sanno che i tipi sono fuori in vacanza: "Se puoi permetterti una vacanza allora vuol dire che hai molti soldi". Non è gente che ruba due euro in tasca dallo straccione. Molta gente è stupida, non fa attenzione alle loro cose, dunque rubare è nel più delle volte semplice. Come fanno a sapere quando qualcuno è fuori casa? Ci ero arrivato anche io: Facebook. 

La notte più brutta della mia vita: l'esperienza del panico totale.


Davvero è stata una delle situazioni più orribili da me vissute. In ben trenta anni di onorevole e sfasciata carriera. Una pessima sensazione, per fortuna durata solo poche ore, con il picco di panico totale durato un tempo indefinito, qualcosa tra i cinque e i dieci minuti.

Poi uno se la ride. Ma ventiquattro ore fa non sono mai stato tanto vicino all'infarto. Certo, l'età non che aiuti.


Premessa: alterazioni.

Prima alterazione: nelle ultime due settimane, a Parigi come qui a Cork, sono ahimè spesso stato a contatto con letti e divani pieni di pelo di gatto. Io amo i gatti e gli altri animali. Ma ai gatti sono estremamente allergico. Per fottere la fastidiosa allergia, ho fatto spesso uso di cortisone, un farmaco che si assume per via orale e ti permette di respirare. Inutile dirlo, il cortisone (come tutte le medicine e le droghe) fa molto male alla salute.  

Seconda alterazione: il 19 settembre ho festeggiato il mio compleanno, il 23 settembre la mia festa di compleanno. Dal 19 al 24 settembre ho usato l'acqua solo per scacciare i gatti dal mio guanciale: per tutto il resto è stato un coma etilico continuo e permanente. A mò di rivoluzione.



Svolgimento: cronaca di un'attesa inattesa.

Ancora in preda ai fumi dell'alcool, decido che è la sera buona per ristabilire ordine e dignità, e tornare con umiltà alla mia noiosa vita sociale e professionale: 25 settembre, sera. Steso a letto, sento gli amici uscire di casa. Una doccia, un po' di relax, della musica, un film, qualche lettura... che cosa devo fare per domani? Ah sì! Un paio di testi da preparare, verso le due di notte ho terminato tutto e posso finalmente mettere la sveglia per le 9 della mattina dopo.
Spengo le luci, chiudo la porta della stanza, lascio socchiusa la finestra alla mia sinistra e l'armadio alla mia destra. Non è piacevole avere uno specchio ai piedi del letto, ma ci penserò domattina perché ora non ho voglia di lanciarlo dalla finestra.


Catarsi: ci siamo quasi.

Mi giro e mi rigiro sul mio cuscino senza esito: non riesco a prendere sonno. Evidentemente ho i nervi a pezzi e la coscienza sporca. Ricordo che la notte prima ho dormito poco e malissimo: ma almeno non ero solo. Dai dai sonno vieni, domani ho troppo da fare, devo riposare qualche ora. Ci riesco! Mi risveglio dopo qualche minuto di soprassalto: un incubo! Non sarà l'unico. Con gli occhi semi chiusi e il sudore alla fronte mi chiedo come mai i miei panni al suolo abbiamo la forma di un gatto nero che mi fissa. Dai, dormi immaginazione!
Mi risveglio poco dopo, stavolta terrorizzato. Altro sogno bruttissimo: morte, violenza, io testimone involontario. Dio mio! Allora! Calma... sguardo a sinistra, maglietta sudatissima, proviamo a riprendere sonno. Stavolta è lo specchio a farmi paura: riflette qualcosa all'interno dell'armadio, sembra un grande uomo che sta per voltarsi. Lo inculo io: chiudo gli occhi. Cazzata: l'inferno! Inferno di immagini che mi penetrano il cervello. Fanculo! Riapro gli occhi, sempre più terrorizzato, non riesco a calmarmi, vedo solo immagini che mi minacciano, tutto ovviamente creato dal mio cazzo di cervello in pappa. Adesso basta! Cervello spegniti, mi stai mettendo paura, lo so che i mostri non esistono, spegniti cervello!
Faccia verso il cuscino, coperte strette intorno. Sento freddo. Il silenzio di morte mi infastidisce. Ora comincio davvero a cagarmi sotto: sento come una presenza al lato del mio corpo, come una mano o una cosa che mi passa sul fianco e sulla coscia. Stiamo scherzando? Io sono solo in camera! E sto impazzendo. Sento poi come bussare sul materasso... Pensate sia tutto? Da sotto il cuscino sento come dei colpi verso la mia testa. Ok, mi volete morto. No! Riapro gli occhi e trovo il coraggio di girarmi: non c'è nessuno, solo io e le mie paure, le mie paranoie.
Daniele cazzo! Sono uno uomo di scienza io! (questo almeno mi ha fatto sorridere) Non credo a queste cazzate, i fantasmi non esistono, e neanche i mostri, gli spiriti o gli scheletri nell'armadio! Sono ateo, per lo più sono scettico, cinico e pessimista, a questi pupazzi da casa degli orrori non credo.
Mi sono quasi convinto. Torno sotto le coperte. Mi addormento. Un altro incubo cazzo! Non so dirvi il sudore e il tremolio delle mani e del corpo. Forse è solo una tortura. Mi rassegno quasi. Guardo le strane forme, ho paura, chiudo gli occhi, mi assaliscono gli incubi, li riapro, cazzo sento dei rumori di passi da di sotto e la mia stanza che vibra.


Il panico: quello vero.
I rumori di sotto non mi piacciono. Sono dei passi. Ma i miei coinquilini sono a dormire da un pezzo e di solito non camminano come ladri. Né fanno vibrare il legno della mia stanza. Sto davvero per uscire di testa: ai mostri non credo ma ai ladri e agli assassini sì. Mi guardo intorno: a destra riflesso sullo specchio c'è sempre un uomo nell'armadio, a sinistra un gatto morto per terra, delle teste che fanno capolino dalla finestra, il giallo e il nero del muro della casa di fronte da cui potrebbe uscire il fantasma di una vergine morta suicida da un secondo all'altro e a momenti gli assassini del piano di sotto verranno a prendere la mia testa.
Razionalizziamo: tu Daniele non lo sai, ma in questa casa un secolo fa è morta un'anziana signora per mano violenta della nipote che voleva la sua ricca eredità. Il fantasma della donna gira per la casa senza sosta. Tu Daniele ai fantasmi non credo, ma loro esistono: sei fregato!
Testa che mi scoppia, ti prego cervello fammi solo passare la notte. Solo la notte. Poi mi ammazzi.
Sono terrorizzato a letto. Immobile. Vittima di una paura angosciante creata da me stesso. Perché è chiaro che non ci sia nessuno a parte me nella stanza. Il corpo tremola coperto di sudore, non so dove muovere la testa o spostare gli occhi. Devo reagire, devo fare qualcosa! Cerco invano il mio raziocinio, una soluzione razionale per evitare il prossimo passo che sarà verso la morte. Sì, perché la morte era nella mia stanza in quel momento.
Ti spiego la paura. E ti spiego la morte:
è stata la paura di morire di paura.
Avevo il cuore a centomila, i nervi fuori dalla pelle, aspettavo solo che qualcosa succedesse per morire lì su quel letto di una casa di giovani lavoratori immigrati come me. Mia madre avrebbe trovato il mio cadavere lì. Ci vuole coraggio anche per morire di paura a trent'anni.


Poi: la soluzione.
Dev'essere quell'istinto alla sopravvivenza di cui parlano tanto. O forse mi sono pisciato addosso. Mi sono concentrato su me stesso: Daniele cazzo reagisci! Mi alzo di scatto seduto sul letto, accendo la luce accanto allo specchio. Nessun rumore, ma luce fu. Non c'era nessuno nella stanza a parte me. Né fantasmi né assassini. Mi stendo a letto come morto.


No, non è finita.
Sento davvero il cuore battere troppo veloce. Non riesco a rallentarlo, le braccia sono di nuovo bloccate, i nervi impazziti. Devo chiamare qualcuno, mi serve aiuto, penso.
Allora, mi faccio due conti: la ragazza che sta nella stanza di fronte a me ha 23 anni ed è alta un metro e quaranta. Se le entro in camera alle 4 di notte in questo stato si getta dalla finestra. I due ragazzi che sono di sopra hanno 21 e 24 anni. La 21enne si metterebbe ad urlare, forse il 24enne saprebbe cosa fare. Ma mi vergogno troppo alla mia età a salirli in camera alle 4 di mattina con le mutande bagnate a chiedergli cosa? Di abbracciarmi?!?
Non so cosa fare. Della spicciola filosofia sulla solitudine e sull'essere soli al mondo. Guardo la finestra, non conosco quasi nessuno in questa via e nemmeno in questa città. I miei amici sono a Pechino. E in Italia. Forse. No. Sono solo. Sono un essere solo. Siamo soli al mondo. Moriremo tutti e moriremo soli. E stanotte tocca a me. Non voglio morire così! Un attimo: il telefono! Basta girare lo sguardo, muovere un braccio, prendere il cellulare: chiama tua madre! Sì, così muore lei al posto mio. Non so bene neanche di cosa abbia bisogno... una voce? Una mano? Un abbraccio? Prendo invece il portatile che ho sul comodino, lo apro su una pagina a caso. Mi tiro su, seduto. Afferro il cellulare e mando un messaggio... a chi!?? Alla ragazza che stava con me qui ieri sera. Stella. Si chiama Stella. Le mando un sms: "dormi?". Ti prego, rispondimi, rispondimi, rispondimi! Sono le 4 e qualcosa, ma risponde.


Sono salvo.
La invito a venire su feisbuc (d'ora in poi non demonizzerò mai più questa orribile creatura), le comincio a raccontare, sento che la pressione cala, i nervi tornano al loro posto. E io sono salvo. O quasi.
Stella mi dice di calmarmi, che è tutto nella mia testa, un frutto del mio cervello. Chiaro cazzo, ma questa produzione mi sta ammazzando di paura, sto per avere un infarto.
"Daniele, tranquillo: sei solo nel panico..." mi scrive Stella.
Cazzo.
Era tanto facile.
Solo panico.
Io nel panico? Ma stiamo scherzando! Ho anche un dottorato in sociologia e tre punti alla testa per una rissa in un bar a Canton! Figuriamoci se io vado nel panico!!
E il panico svanisce...
Poco dopo chiudo la conversazione. Sono ancora troppo sconvolto per rimettermi a dormire: poi tornano i mostri. Io, Daniele, ateo bastardo convinto, trentenne che vive da solo fuori casa da dodici anni che si è cagato sotto ed è quasi morto (tra le varie opzioni per svoltare la morsa del letto c'era quella di buttarsi dalla finestra) per colpa di troppe sbronze, del cortisone e di quattro ombre nel cuore della notte.
Quasi non ci credo. Mi metto a leggere qualcosa su internet, poi a scrivere, poi a rispondere alle e-mail.
Alle sei e mezza di mattina svengo a letto. Alle otto e mezza mi ritrovo a ciondolarmi sul materasso sorridente, mentre sogno una partita della Maceratese e la mia sveglia che poco dopo suona.
Se me lo dicevano che la vita era così dalla finestra mi buttavo da piccolo.


Epilogo: la valeriana come prossima droga di uso quotidiano.
La giornata di lavoro è filata lascia, ma il ricordo della notte passata ancora no. Quasi non ci credo. E i nervi sono ancora sempre sull'attenti. Stella è un'eroina a tutto tondo e stasera si è offerta di dormire con me, almeno se arrivano i mostri io muoio di crepacuore ma almeno lei venderà cara la pelle.
E io ho ripensato all'alcool. E alle feste. E al cortisone. E al dormire due ore per notte.
Ora quasi mi piace di più questa stanza. Facciamo basta con l'alcool per un po'. E basta col cortisone che ero diventato una specie di dipendenza. Ora andiamo di letture la sera prima di andare a nanna. E di camomilla.
Anzi, di valeriana. Stella dixit.



Foto in alto: il cortisone di profilo.

Wednesday, September 26, 2012

Diario di un prof: per fortuna il Partito socialista!

Vagheggiando per il campus alla ricerca di un posto dove svenire, trovo esattamente nello stesso punto di un anno fa, esattamente in mezzo alle stesse quattro persone, esattamente con gli stessi occhiali e la stessa espressione lo stesso tipo che un anno fa mi consegnò un volantino con le attività del ramo universitario del Partito socialista.

Gli voglio talmente bene che un volantino glielo prendo. Un volantino non lo si nega a nessuno. Neanche ai Testimoni di Genoa. O Genova? Il Genoa è la squadra di calcio, mi sa che è Genova. Ma tornando a noi...

Mentre continuo a barcollare, do un occhio al volantino... Incredibilmente anche ha lo stesso contenuto dello scorso anno, gli stessi slogan, le stesse rivendicazioni, lo stesso contatto ed indirizzo e-mail. Sulla figura finale non sono tanto sicuro: una tipa di colore con in braccio un cartello che recita "Un giorno i poveri della Terra non avranno altro da mangiare che i ricchi".

Wow! Profondissimo! Rivoluzionario! Per quando gli esseri umani arriveranno a divorarsi gli uni con gli altri per fame mi sa che sia io che la tipa di colore nell'immagine saremo già morti. Peccato. Me lo segno negli appunti: "Ricordarsi di passare il messaggio al mio pronipote. Se mai ne avrò uno".
E che cazzo. Sarebbe un peccato mandare una rivoluzione a puttane per un disguido del genere!

Diario di un prof: il terzo, disperatissimo, giorno di scuola


Sono ricominciate le riunioni e son dolori per tutti! Il campus invaso da studenti vecchi e nuovi, gli Erasmus li riconosci per la faccia da post sbronza consumata mezz’ora fa, a mensa impossibile entrare.

Nonostante le mille riunioni e le cento cose preparate, per noi docenti c’è sempre qualcosa che non va. Orari che si sovrappongono, studenti che sono più del previsto, e problemi che sono immancabilmente sempre più del previsto.
Insomma, al terzo giorno dall’inizio ufficiale dell’anno accademico, sei già lì sulla scrivania del tuo ufficio che boccheggi, mentre la segretaria urla in corridoio, la preside ti cerca e fuori hai ottanta studenti che bussano alla porta.

Gli studenti Erasmus poi sembra sempre che vengano dalla luna:
“Scusi, come si allaccia la pattuella?”
“Vada a cagare!!”
“Grazie! Ah, dove trovo il bagno?”
“Dove ha partorito sua madre!”

A volte mi andrebbe davvero di rispondere così. Per fortuna c’è molta solidarietà accademica e in linea di massima ci si aiuta sempre.

La ricerca la farò quando sarò morto, perché alla pensione non penso di arrivare.

Qualcosa che mi è successo stanotte: breve racconto dell'orrore.

Un paesino sperduto nella Svezia settentrionale. Magda Olsson, sedicenne bionda, sveglia e intelligente, la prima della classe in letteratura moderna. Motivo di orgoglio per Elizabeth, sua madre ed unica parente rimastale.

Da qualche tempo però Elizabeth avverte qualcosa che non va in Magda. E' sempre agitata, pallida in volto, non mangia, non parla, non dorme. "Forse è malata" pensa. Il dottore non è dello stesso parere. "Forse una cotta d'amore", ipotizza allora la donna.
Sarà meglio andare a chiedere ai professori a scuola...

Ludwig, professore di letteratura moderna, la fa entrare nel suo ufficio. Visibilmente preoccupato, mostra a Elizabeth il quaderno dei temi di Magda. "Non sapevo come dirglielo", sussurra alla madre con un filo di voce.

Elizabeth si sente quasi svenire. Pagine e pagine di dettagliate descrizioni di incubi. Gli incubi vissuti ogni notte, da diverse settimane, da una certa Vera... Questa ragazza, coetanea di Magda, non riesce più a chiuder occhio la notte e soffre di continui tormenti, quasi delle vere e proprie torture. Gli incubi sono sogni, Vera quelle torture le vive sul serio. Per poi risvegliarsi, senza traccia di violenze.

"Ogni sera prego di non avere ospiti sotto le coperte, dentro i miei sogni. Vivo torture inimmaginabili. Sento queste presenze passarmi accanto, sfiorarmi il viso, massaggiarmi la mano... per poi morderla con denti di ferro, strapparmi la carne ai fianchi con vecchi coltelli... posso sentire le loro voci, le loro urla, il loro sghignazzare inumano... ma umane quelle persone lo sono state... credo siano due sorelle sui trent'anni di età, morte in questa stanza molti anni fa a seguito di un incendio appiccato dal fratellastro malato di mente... le sento litigare tra di loro e sfogarsi su di me... sento le presenze sotto il mio cuscino, il loro cane digrignare i denti proprio accanto al mio guanciale, a volte credo di averle le loro mano sotto la mia pelle, le vedo camminarmi tra le costole... la luce si accende e spegne da sola, accompagnata dalle loro grida... sono in trappola... addormentarmi mi ammazza, chiudere gli occhi significa dolore fino all'alba... ma chi mi crederebbe!".
Queste solo alcune delle parole scritte da Magda, a nome di questa Vera.

Sconvolta e in lacrime, Elizabeth chiede al professore: "Mi dica cosa devo fare...!"
"Torni a casa... provi a parlarle... forse questo l'aiuterà..."

Di corsa sulla breve strada sterrata che dalla scuola porta alla casa degli Olsson. "Magda! Magda!" chiama forte Elizabeth, mentre corre senza riprendere fiato verso la camera della figlia...

Spalanca la porta, la trova nuda sul letto con un cacciavite infilato in gola...
"Magda! Magda! Ma... cosa fai!? Il professor Ludwig mi ha parlato dei temi... come... come riesci a descrivere quegli orrori così nel dettaglio?!"
"Li vivo, mamma: Vera sono io".



Tuesday, September 25, 2012

Il cinismo finlandese vince anche sui poker d'assi



Infermiera: "Dottore, il polso è debole... lo stiamo perdendo..."
Dottore: "... Meglio questo che una vita da vegetale"



"The Man Without a Past" (2002), by Aki Kaurismaki.

Sinologiche incomprensioni: la mia sull'intervista a Renata Pisu.

ChinaFiles, con Gabriele Battaglia, ha intervistato la sinologa e scrittrice italiana Renata Pisu:

"Senza dio, per amore patrio"
http://china-files.com/it/link/21290/senza-dio-per-amor-patrio

Leggendo le parole della Pisu, mi è spuntato qualche dubbio qua e là. Necessito sinologico aiuto:

- "C'erano credenze, ma non era stata concepita l'immanenza di un dio e quindi neanche una chiesa. Non esistendo una religiosità, non esiste neanche una laicità."
Una come la Pisu si può anche sbilanciare, ma qui mi pare che si sbilanci troppo. "Chiesa" in Cina intese come clero, leadership o organizzazioni del potere spirituale in Cina ne abbiamo avute. Certo, non potenti come il Papa in Occidente. E poi quando? Primi dell'arrivo dei missionari in Cina o dopo?


- "C'è l'imperatore - che poi diventa il Partito – che assomma le due funzioni"
La storia che il PCC è l'ultimo imperatore della Cina è stata discussa fino all'esaurimento e a me sembra pop americano.

- "Per cui, quando noi restiamo sconcertati perché il Partito sceglie il Dalai Lama, dobbiamo pensare che questa è la tradizione cinese"
Io non resto sconcertato, da noi il monarca di uno Stato che ha sede a Roma nomina cardinali in giro per il mondo, perché un partito comunista non può eleggere un rappresentante religioso?

- "chi è un bravo figlio fa quello che deve fare, non c'è l'esaltazione dell'eroe che si contrappone al potere. Il potere è buono. Il governo è fumu, “padre e madre" per il popolo"
Troppo semplicistico. Ci sono nella letteratura cinese più e meno antica figure di ribelli visti come eroi. Non solo i servi sono eroi in Cina.

- "E poi non esiste la dualità anima-corpo"
A me quando ero matricola nelle aule della Sapienza a Roma avevano detto il contrario: esiste l'anima po e l'anima hun, una corporale e l'altra no. E comunque il dualismo è uno dei fondamenti della filosofia cinese antica (yin e yang).

- "Un movimento così grande e drammatico da lasciare stupiti che non se ne parli mai". 
Si riferisce ai taiping. Non se ne parla mai? A me sembra che gli storici si occupino solo di quello: fine dell'impero Qing e sue cause (imperialismo occidentale, oppio, taiping, modernità)... 

- "È la prima volta che un movimento popolare cinese si rifà a una religione straniera"
Non direi: la setta del loto bianco si rifaceva ai buddisti già seicento anni prima e combatteva l'ordine stabilito. Immagino ce ne siano state altre dall'entrata del Buddismo in Cina.

- "E c'è anche chi sostiene che l'etica maoista, l'introspezione, l'autocritica, lo stesso “servire il popolo”, abbiano le proprie radici nella predicazione dei missionari protestanti, dato che non esistono negli altri comunismi"
Quindi Mao sarebbe un rivoluzionario cristiano e "servire il popolo" un motto protestante? Io l'ho sempre detto che il primo comunista è stato Gesù Cristo: aveva anche barba e capelli lunghi. 

- "Se prima i boxer erano gli antimperialisti e oggi sono additati dal governo come esempio negativo cosa significa? Che la Cina non è più antimperialista?"
La storia la scrive chi vince, la propaganda anche. Ma i tempi, si sa, cambiano. Se oggi un italiano è fiero della propria nazione non significa che debba osannare Benito Mussolini, Giovan Battista Perasso o Giulio Cesare!

- "Il mio libro non fa la storia di Confucio, non spiega il confucianesimo o gli altri culti cinesi, ma racconta come sono stati recepiti. E si pone una domanda: come è possibile che esista una grande visione del mondo, così antica e che continua a reggere benissimo, senza religione? Una civiltà che non ha concepito dio e che vive lo stesso? Questo significa che di dio non c'è bisogno."
Sì, come se lo chiedeva Voltaire e gli intellettuali francesi trecento anni fa.

- "Però io, da occidentale laica, sono disposta a magnificare la Cina per non essersi costruita un dio, ma ho una grande difficoltà ad accettare l'assenza di uno Stato di diritto."
Io quando penso allo Stato di diritto mi vengono in mente Giuseppe Pinelli, Carlo Giuliani o Federico Aldrovandi. Forse abbiamo anche noi qualcosa da imparare dai cinesi e non sempre viceversa...


Concludo dicendo che mi sembra sempre difficile (e forse fuori luogo) paragonare l'idea di dio e delle tre principali religioni occidentali con le credenze e l'assoluto in Cina. 
A voler mettersi a giocare potremmo sostenere che dio per i cinesi è tradizionalmente l'etica confuciana, l'armonia sociale o l'imperatore (figlio del cielo).
Visto allora che da noi dio ha preso forma umana trasformandosi (per un terzo) in carne, chiediamoci da loro cosa sia diventato? Un condottiero? Un eroe? Un imperatore? Hong Xiuquan? Mao Zedong?

Tè, grappa, tabacco e cibo cinese...






Ah che piacere il tè! La scoperta più piacevole che mi ha regalato la Cina! I colleghi cinesi non mi chiedono più cosa voglio che mi portino dalla Cina, si presentano direttamente con il classico pacchetto di foglie di tè. Quale gioia!

Oggi ho ricevuto il mitico Tieguanyin (in foto). Giorni fa del tè verde dello Hubei e poi del tè nero. Ne consumo in quantità industriali. Il mio preferito resta il tè bianco del Fujian. Nel Fujian solo quello sanno fare, il tè. Se mai tornerò in Cina spero di riuscire finalmente a visitare il Fujian, unica provincia cinese in cui non ho mai messo piede.

Mi manca tantissimo anche il cibo cinese. Tutto. Tutte le cucine cinesi, maggiori e minori, nessuna esclusa. Dallo schifo dei cantonesi alla nobile anatra alla pechinese, dalla cucina uigura ai frutti di mare di Qingdao, dalla pecora della Mongolia Interna al piccante omicida dello Hunan.

Pensare al cibo cinese è per me una sorta di tortura, di masochismo.
Del tè, della grappa, del tabacco e del cibo cinese: ci vuole poco per farmi crepare di gioia.

Stranieri raus!


C'era una volta una Cina dove entravano cani e porci, dove gli uomini bianchi arrivavano con le pezze al culo e diventavano star del cinema in due mesi.

Oggi invece (e finalmente!)...

Fonte:
http://twitter.yfrog.com/nwh9ydoj

Saturday, September 22, 2012

La noia: speriamo cresca punk.

Un castello. Sopra le nuvole. Lontanissimo da qui. La noia riesce a farti fare delle cose inimmaginabili: uscire per rinchiuderti in un centro commerciale. Non per comprare, si intende. Ma per vagare come uno zombie in mezzo ad altri zombie. E' sabato, dopotutto.

Merce colorata sugli scaffali, via vai di gente di mezza età. Colorata, come la merce sugli scaffali. Fisso una bambina di colore seduta accanto ad una finestra, dietro le casse. Poi fisso le cosce di una stangona bionda. Quello degli alcolici è sempre il reparto più interessante. In Irlanda il reparto alcolici nei supermercati è enorme: puoi perdertici dentro. Gironzolo osservando nomi e prezzi di birre di mezzo mondo. La scelta è cosa semplice, da bambini: il prezzo minore decreta la scelta. A parità di prezzo, mi butto sulla birra di un paese simpatico: gli Stati Uniti mai, viva la Repubblica Slovacca, in Ciad non producono ahimè birra.

Uscendo seguo con lo sguardo i carrelli delle signore. Non so bene chi accompagni chi, ma di solito la corsa finisce sul retro di una automobile. Sarei salito volentieri con la stangona. Magari facendo autostop.

Sulla strada di casa, la cosa più interessante che noto è un carro funebre. Anche qui si usa morire. Si usa anche nascere: una giovane donna mi passa davanti con un passeggino. E' una femminuccia. Speriamo cresca punk.

  

Ridendo e scherzando: quando Google dice basta.

Ridendo e scherzando, in questi sei anni di blog ho postato tanta di quella merda da aver accumulato un giga di spazio in foto. E Google ha pensato bene di comunicarmi che:


"Spiacenti. Hai esaurito lo spazio. Stai utilizzando il 100% della tua quota di 1 GB per le foto. Esegui l'upgrade dello spazio di archiviazione
Le foto sono salvate nel tuo account Picasa Web Album e sono incluse nella quota gratuita di 1 GB di memoria per le foto. La memoria aggiuntiva acquistata è condivisa tra vari prodotti Google ed è calcolata in aggiunta alla tua quota gratuita"

Bastardi.

A parte che non voglio avere niente a che fare con Picasa (ma che nome di merda è!?) ma ancora meno voglio comprare nuovo spazio da Google! Cinque euro al mese vuoi Google? Io ti do cinque calci nel culo, bastarda multinazionale del cazzo!

Chiedendo in giro le possibili opzioni sono tre:

1) Pago Google (scartata in partenza)
2) "Trasloco" il blog su alta piattaforma, tipo Wordpress per esempio.
3) Cancello foto degli anni scorsi, facendo spazio a nuove foto.

La seconda opzione è stata scartata a sua volta: odio la tecnologia, figuriamoci se mi metto a traslocare un blog! A settembre ho traslocato di ufficio e di casa, figuriamoci se mi metto a traslocare l'intero blog!

Non resta che la terza opzione. Mi metterò a cancellare foto ricordo di sbronze prese sei anni fa. Mondo infame!

Oltre tutto ho scoperto che anche Couchsurfing (al pari di Facebook) ce l'ha messa nel culo, rendendo pubblici dati, foto e messaggi personali/privati. Non che mi freghi molto, solo un po' di delusione e odio maggiore per un mondo sempre più commerciale, anche e soprattutto in rete.

Odio la tecnologia, Google, Couchsurfing e Facebook.
Per questo continuerò ad usare la tecnologia, Google, Couchsurfing e Facebook.

E' la lotta che determina la classe.
E' la contraddizione che determina la realtà.



Friday, September 21, 2012

Tra sogno e realtà



Per il mio trentesimo compleanno avevo persino pensato di farla finita: chiudere il blog.
Ignorarlo, non scrivervi più.
È che non riuscirei più a scrivere senza prima dare una definizione concreta, succinta e trastullata di termini come "vanità" e "epdatone". E "figo", soprattutto.
La "Appassionata", di Beethoven.
Una scomoda scalogna che può capitarti recita come segue: svegliarti un mattino e ripensare ad una scena della sera prima. Fin qui tutto bene. Il guaio è il non riuscire a ricordare se quella scena è stata effettivamente vissuta o se è solo un sogno. Spesso i sogni assomigliano alla realtà. La riproducono. Sembrano realtà. A volte i sogni sono realtà. "Sognare" è solo un altro  termine per "vivere".
Come siamo profondi stasera.
Come siamo vuoti stasera.
Il cane, oltre a russare come una betoniera, ha anche appena vomitato sul mio letto. Non dovevo farlo salire. Colpa mia, evidentemente.
Dovremmo bere di meno.
Dovremmo bere di più.

Thursday, September 20, 2012

翠玉白菜 Il cavolo di giada



Tra i vari regali ricevuti per il mio compleanno (quanto ci piace ricevere regali, specie quelli da bere!) il più originale è stato quello di una studentessa di dottorato: una riproduzione del 翠玉白菜, il cavolo di giada.
Risale alla fine del secolo XIX, di autore sconosciuto. E' una perfetta rappresentazione di un cavolo, effettuata con della giada. I fascisti di Chaing Kai-shek se la sono rubata e portata via quando sono fuggiti a Taiwan nel 1949. 

Prime timide rivoluzioni da trentenne: ufficio nuovo. Taaac!!




Wednesday, September 19, 2012

HAVE A BeeRILLIANT BIRTHDAY!











生有春风桃李面,
日暮知音吹管弦。
快晴信是行人愿,
乐走荆楚共高欢。

中国的“藏头诗”,每句的第一字连起来就是“生日快乐”


Il primo post da 30enne: vogliamoci ricordiamoci così...


Tuesday, September 18, 2012

Proprio quello che mi ci voleva alla vigilia dei 30 anni...



"The Quiet Room" (1996), di Rolf de Heer.

Una fonte inesauribile di paranoie.

Maths, medicine, philosophy and the Chinese correlative thinking

"Yijing is not a treaty of mathematics, it is a sum of completely different speculative thinking. Somebody once asked the great mathematician Laurent Schwartz the reason why mathematics was worth being study. Answer was : because mathematics is the language of physics. Actually, in Western tradition, since mathematics is the main tool of thought, physics is the queen of the sciences of nature. China is different. In China, the queen of sciences of nature is not physics, but medicine, because the main tool of thought is not mathematic, but Yijing hexagrams algebra. As a matter of fact, in medicine, causative thinking is not as suitable than correlative thinking. Symptome is obviously rather correlatted with disease than caused by desease."


Prof. Léon Vandermeersch, "Reflection on correlative thinking in Chinese Thought"



La mia sulle Diaoyu/Senkaku e sui nazionalismi orientali

Svegliarsi la mattina, entrare in ufficio e sfogliare le news dal mondo trovando sistematicamente in prima pagina i quattro scogli del cazzo contesi tra Cina e Giappone (e una quarantina di altri Stati asiatici tra cui Mongolia, Bahrain e Afghanistan) sinceramente deprime quasi come il trucco della Minetti e della Santanchè messe insieme.

Alta la tensione tra gli occidentali che vivono in Cina: con i ristoranti giapponesi chiusi per paura di rappresaglia ora sono costretti a cibarsi al 7-Eleven. Poveracci, non dev'essere facile.

La Reuters e le altre big ci regalano immagini di manifestanti cinesi che bruciano bandiere giapponesi, scafisti del Fujian che occupano le Diaoyu, mentre il governo giapponese (uno dei paesi col più alto debito pubblico al mondo) acquista un paio di scogli da un privato. Giapponese. In barba all'amor di patria.

Ce ne è a sufficienza per un film comico di fantascienza.

Di realmente triste resta solo questo revival neo-maoista in chiave nazionalista. I cinesi sembrano non aver mai superato quei famosi "cento anni di umiliazioni" (1840 circa -1949), di cui i giapponesi sono in gran parte responsabili.
Ora, a parte il fatto che la storia la scrivono i vincitori e la distruggono i revisionisti, a parte il fatto che i cartaginesi di oggi non sono più incazzati coi romani per le guerre puniche, io vedo in questo una grandissima differenza tra (roughly) le società europee e quelle dell'estremo oriente.

In Europa, per lo meno nell'Europa della generazione che conosco io, un italiano non odia un tedesco per quello che è accaduto 60 anni fa. Neanche gli irlandesi odiano i britannici per 700 anni di colonialismo. Forse cechi, polacchi e ungheresi un po' ce l'hanno coi russi per quanto accaduto durante i freddi tempi sovietici, ma generalmente parlando il passato è passato, e il presente ha dato spazio ad un comune bisogno di pace e serenità per il futuro, dove i veri problemi sono la fine dello stato sociale e l'instabilità economica nella quale viviamo. Il capitalismo globale ha fatto il resto, mettendo in cima ai valori sociali non più le vecchie ideologie ma l'interesse privato.
I nostri coetanei asiatici invece, pur condividendo con noi questo bisogno umano di stabilità sociale e l'amore per il dio denaro, hanno ancora fortemente impostato (perché costruito sin da piccoli tramite scuola e istruzione) questo sentimento nazionalista di avversione verso altri nazioni adiacenti, in nome di vecchi rancori passati ma mai del tutto andati. Anzi. Un nazional-capitalismo che a mio avviso spaventa: Cina, Giappone, le due Coree, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Singapore...

Che poi è un nazionalismo "di carta", che fa sorridere. I cinesi sono sempre pronti ad unirsi quando si parla di Giappone, ma io chiamerei i cinesi tra i popoli meno solidali tra loro per tutto ciò che riguarda il resto. Il gap tra ricchi e poveri è talmente grande che ognuno bada bene a tenersi cura del proprio orticello e a difenderlo coi denti: mors tua vita mea. Dopo tutto, non è facile convivere in un miliardo e mezzo sotto lo stesso tetto. Per non parlare poi delle discriminazioni e forme di intolleranza tra cinesi del nord e del sud, dell'est e dell'ovest, locali e migranti, urbani e campagnoli.

L'immagine di un popolo cinese unito a me ricorda l'immagine felice della Mulino Bianco.
Esatto, della Mulino Bianco. 

 

Monday, September 17, 2012

Lollo's Birthday (ovvero, il padrone di casa non sarà contento)














Sunday, September 16, 2012

ThinkIN China is (once again) back!!



Dears all,
we are pleased and proud to start
the third year of ThinkInChina


We welcome all of you to join the next event 

Mutual Interest?
China's role in Africa


by professor Li Anshan 
School of International Studies, Peking University

date: tuesday September 25th, 2012

venue: The Bridge Cafe Rm 8, Bldg 12, Chengfu Lu

Saturday, September 15, 2012

Quell'irrazionale bisogno di curva: riscoprire il tifo a trent'anni

Onestamente mi fa molto strano. Quasi rabbia. E' pura irrazionalità. Eppure mi dà grande piacere. E dispiacere essere costretto dalla geografia a non poter essere dove vorrei essere: in curva con gli ultras della Maceratese.

Mi fa rabbia perché credevo di aver messo nel dimenticatoio quella stupida esperienza di andare allo stadio a gridare insulti contro ragazzi della mia stessa età . E' un po' come tornare ad essere credente dopo anni di ateismo militante armato: la domenica in Chiesa non si augura a nessuno.

Se andate a chiedere a mia nonna come faccia a credere in dio e nelle vergini che restano incinta e tutte quelle robe lì, lei da anziana credente sì ma fessa no vi risponde non con motivazioni razionali che giustifichino il divino, ma con ammirevole saggezza: "perché così mi ha insegnato mia madre". Un fatto di tradizione ed educazione insomma.

A me sta succedendo probabilmente lo stesso. Si andava allo stadio già ragazzini, a 13 o 14 anni. E la curva non ci metti molto ad amarla. Gli ultras la partita non la guardano, sono impegnati a cantare e ballare sugli spalti, un occhio alla polizia un occhio alla tifoseria avversaria. Un via vai di spinelli e lattine di birra. Le spalle al campo, lo spettacolo vero è sugli spalti, agli ultras il campo non interessa.

E domani dispiace davvero tanto non essere in curva con quella marmaglia di ubriaconi, sciarpe e bandiere, a cantare e saltare per i colori biancorossi contro gli eterni rivali pesciaroli della Civitanovese. Campanilismo becero forse, quelle cose sciocche e irrazionali che poi uno dovrebbe lasciar stare col passare degli anni. O anche no.

Ieri come oggi, e come domani soprattutto: Forza Rata Olè!!


"Che pozza pioe fino a domatina
da San Marone fino a Fontespina
tira la Bora, soffia il Libeccio
chi non c'ha casa va a durmì sul peschereccio!"


Ultras Maceratesi in delirio
http://www.youtube.com/watch?v=V7aCtMY7jrc

Perle di saggezza...

(liberamente tradotto dallo spagnolo)

Un'anziana signora se ne sta tranquillamente seduta fuori in giardino a bersi un bicchiere di vino, accanto a suo marito:
"Ti amo tantissimo. Non so come avrei vissuto tutti questi anni senza di te".
Al sentirla, il marito le chiede:
"Sei tu o il vino che parla?".
E lei:
"Sono io. E sto parlando al vino".


Ma voi... siete tutti matti!?



"Questo film è ispirato a tante storie vere: quelle delle cooperative sociali nate negli anni 80 per dare lavoro alle persone dimesse dai manicomi. Tra queste c'era la cooperativa 'Noncello' di Pordenone, dove si faceva davvero parquet e dove i dirigenti dicevano 'si può fare' ai loro soci".


Dal film "Si può fare" (2008), di Giulio Manfredonia.

Friday, September 14, 2012

Similarities...





Curious similarities between the Japanese noodles ラーメン (ramen) and the Chinese 拉面 (lamian)...

Education...



Korean teacher with four girls, 1894.

Source:
http://www.iias.nl/sites/default/files/IIAS_NL61_FULL.pdf

Repressions...



This is not an holiday in Cambodia, this is repression in Thailand.
Leftish student hanged outside the Thammasat University in Bangkok, October the 6th, 1976.


Photo: Neal Ulevich
Source: Word Press Photo
 

Thursday, September 13, 2012

Storie di transessuali

"Nessuno si riprende dopo che si è tolto il pendente. Quelli che dicono di sentirsi come una donna lo dicono solo per non sembrare fessi. Ma è una bugia"

Dal film "20 centimetri" (2005), di Ramon Salazar.

Negazionismi...

"Tōru Hashimoto, 43 anni, è un politico giapponese ultranazionalista. Da sindaco ha obbligato gli insegnanti di Osaka a cantare l’inno nazionale in piedi. Tra le altre cose ha negato in pubblico l’esistenza delle comfort women durante la seconda guerra mondiale"


Da Internazionale del 14 settembre.

Ficana Terra di Mezzo



l'associazione GRUCA presenta:

FESTIVAL - Ficana Terra di Mezzo - 14/22 SETTEMBRE

- Quando la Villa diventa memoria, cultura e Arti -
"Piccolo Festival di sensibilità Urbana"
Macerata, Borgo Santa Croce

PROGRAMMA FESTIVAL

Venerdi 14 Settembre:
16.00 - Conferenza stampa
Inaugurazione mostra fotografica per le vie di Ficana

Dal 14 al 22 Settembre sarà presente:
- Mostra fotografica per le vie di Ficana
- Mostra in realtà aumentata a cura di ADAM Accademia
- Mostra fotografica a cura di M. Gatta e F.Gregori
- Costruzione del “Forno di Ficana” in collab. con G.Rosciani

Sabato 22 Settembre:
8.30/12.30
- Esposizione prodotti ortofrutticoli dei coltivatori del Mercato delle erbe
16.00/19.00
- Conferenza Assessore S.Monteverde,
arch A.P.Conti, M.Saracco, M. Compagnucci
- Incontri tematici con collettivo EcoErgoSum
(Carlo De Mattia, Leonardo Marotta, Emilio Antinori)
- Esposizione Multimediale ( Mattia Calore)
- Riconoscimento erbe spontanee a cura di Chiara Maracci
- Esposizione dell’artigianato locale
- Inaugurazione “Forno di Ficana”
Dalle 19.00
- Concerto Jazz
- Aperitivo Crudo

http://www.facebook.com/events/355128901235184/
http://www.gruca.it/
 


La ricerca, le biblioteche e la digitalizzazione del sapere: evviva Feyerabend!

All’ultima conferenza accademica cui ho partecipato, un bibliotecario tedesco discuteva con i presenti il passaggio da “browse” (cercare alla cazzo, sfogliare, curiosare, scorrere, navigare) a “search” (cercare nel particolare, essere chirughi delle fonti utilizzate) nell’opera di ricerca universitaria tra le fonti on-line e, in particolare, nel loro database in Germania. Qualcuno tra il pubblico ha affermato di non condividere questo passaggio alla ricerca particolareggiata, perché non permette di imbattersi casualmente in fonti o informazioni che ufficialmente non stavamo cercando ma che praticamente ci tornano molto utili. Un po’ come “Contro il metodo” di Feyerabend.

Una docente francese invece ha posto ai colleghi LA questione che affligge tutti gli educatori universitari, una sorta di tabù ormai nel mondo accademico: visto che la rete (come anche le librerie e le biblioteche) sono oramai piene di immondizia e materiale poco serio, come insegnare agli studenti COME fare ricerca, ovvero come selezionare le fonti? Un metodo serrato o il principio d’autorità rischia di limitare la pluralità di pensiero, sostenava la professoressa.

Passiamo ora ad un altro temazzo della ricerca nei tempi di facebook: la digitilizzazione del sapere. Ovvero il rendere un’opera (un libro, un articolo, un antico manoscritto, un’immagine, un quadro, ecc...) disponibile on-line. Come? Facendolo diventare un file .doc, .jpg e così via. Istituti statali (le biblioteche, per esempio) e compagnie commerciali (Google, tanto per fare un nome) da anni hanno iniziato questa colossale (utopica forse, di sicuro folle) opera di rendere digitale tutto lo scibile umano. Venne così un bibliotecario di Oxford a mostrarci come per il momento (aspettando che la tecnologia compia il prossimo passo) non tutti i libri e i manoscritti sono di fatto digitalizzabili, per mere questioni tecniche. Si finisce quindi per operare una selezionare involontaria e pratica del sapere, lasciando nel dimenticatoio libri antichi che non verranno mai più presi in considerazione. Senza poi considerare l’enorme uso di denaro pubblico o privato per la digitalizzazione. E il fatto che alcune opere sono già state trasformate in file una quarantina di volte mentre altre aspettano il loro turno (Google, da impresa commerciale, digitalizza solo ciò che crea profitto, non tutto cioè che è stato pubblicato in forma cartacea). Insomma i problemi ci sono e non sono pochi.



“The media has become the key site for defining codes of sexual conduct. It casts judgement and establishes the rules of play.”
In “Post-Feminism and Popular Culture”, by Angela McRobbie. 

Diario di un prof: esteticamente no.

Forse la cosa più bella di lavorare all'università in una facoltà di scienze umane e sociali è che l'estetica non prevede formalità.

Mi spiego: a lezione o in ufficio mi presento come in azienda ti avrebbero licenziato seduta stante. Dove mi trovo a lavorare ora invece no. E forse non è un caso.

Una rapida lista di precedenti:
- Roma, Università la Sapienza, facoltà di Lettere: punkabbestia in aula con cane al seguito;
- Roma, Università la Sapienza, facoltà di Studi Orientali: studentessa all'esame orale scalza;
- Pechino, Università del Popolo, facoltà di Filosofia: dottorando ritira il diploma in ciabatte;
- Cork, Università di Cork, consiglio docenti: un giovane prof. si presenta a pantaloncini corti.
Insomma, sono in buona compagnia.  

Sarò un coglione, ma mi sento figo senza la cravatta. Posso ancora permettermi di camminare a testa alta, senza una cravatta. La giacca la conservo nell'armadio per quando si sposerà mia nipote. La camicia a volte la indosso. La camicia non stirata è un chiaro messaggio politico. E' pura ricerca di una lettera di licenziamento. Specie se abbinata a pantaloni di quattro taglie superiori. E a scarpe visibilmente macchiate di fango.

In altre facoltà l'estetica conta. A giurisprudenza, economia o ingegneria per esempio. Quando abbiamo riunioni con docenti o ricercatori di queste facoltà ringrazio il mio prof. del liceo per avermi consigliato di studiare il cinese. Col pettine non vado molto d'accordo, le Converse sarebbero poco appropriate anche se le pulissi ogni giorno con acqua e sapone, la barba me la faccio solo quando la Rata perde un derby in casa, l'odore della felpa tradisce il fatto che non sempre spendo la notte sotto un tetto.

Incredibilmente la preside non mi ha ancora cazziato. Lei, donna impeccabile, non sembra troppo disturbata dal mio disordine estetico. Forse lo rispetta. Forse pensa che in Italia si vada in giro così. O forse è una gran donna e basta, Eccezion fatta solo per la propria mamma, una donna che non rompe le palle è una gran donna. Specie se è il capo della facoltà dove lavori.

Oltre all'estetica, il non dover timbrare un cartellino dà molte soddisfazioni. Certo, anche noi docenti abbiamo degli orari, ma nessuno sta impaziente ad aspettare la fine del turno del lavoro.
"Che ore sono?" potrebbe chiedersi qualcuno. "E' ora di ubriacarsi!" suggeriva Baudelaire.
Il pub più vicino è vicino.
    
Soddisfazioni all'alba dei trent'anni: maiale come un sudato.

Wednesday, September 12, 2012

Massime dall'ultima conferenza...

"quanto siamo lontani dall'utopia di avere un unico enorme portale web chiamato semplicemente 'libri' dove tu ti metti a cercare un titolo e sei sicuro di trovare il libro lì e se lì non sta allora significa che quel libro non esiste!?"

"la parola 'balan' in aborigeno australiano ha almeno tre diversi significati: 'donna', 'fuoco' e 'oggetto pericoloso'"

"internet is not THE tool but A tool among others"

"la conferenza è andata benissimo: ho collezionato più figure di merda che bigliettini da visita"

"signori, riapriamo i manicomi!"

"this is not funny"

Nei quadri dei quadri di Pieter Paul Rubens...

In principio Dio creò il polo e il cricket. Solo in un secondo momento creò la ruota di scorta. Il succo al mirtillo. La tombola. Gli scacchi. Le albicocche. Il goal al quarto minuto di recupero. L'Irlanda del nord. Il posto fisso. Lo stoccafisso. L'aspirapolvere. Il teatro di Molière. Il wi-fi. Bambole prive di arti inferiori. Una trappola per topi nella biblioteca nazionale. Quei sempre cari dottorandi in metanfetamina. Un grosso grasso cane che scoreggia. Molta vanità. Un pizzico di egoismo. Molti nemici molto odore. Una nube tossica al SERT. Il capo reparto beccato con un vibratore in mano e le braghe calate. Dubbi sulla non netta distinzione tra orgoglio e vergogna. Un po' come l'intellettuale fascista francese Brasillach alla lettura della sua condanna a morte... Sgomento tra il pubblico: "è una vergogna!", prontissimo Brasillach: "è un onore!".

Tuesday, September 11, 2012

In art we trust (II)



Pezzi di cadavere e cannibalismo come forma d'arte contemporanea. L'opera qui sopra è titolata "Pocket Theology" ed è di 朱昱 Zhu Yu, artista pechinese.

In art we trust





L'opera "Civilization Pillar" (in cinese 文明柱) è stata esposta alla Triennale di Yokohama nel 2001 dagli artisti Sun Yuan e Peng Yu. E' stata realizzata con il grasso di cinquecento persone.

Foto dal sito:
www.sunyuanpengyu.com

Un gran casino



"La piel que habito" (2011), di Pedro Almodovar.

Un film dalla trama niente di che, ma molto post-moderno, pieno di spunti e riflessioni su identità di genere e rapporti umani: un tale si scopa una tipa che ha creato grazie alla chirurgia estetica dopo che la stessa è stata stuprata dal fratello del tale e dopo che la tipa (nato uomo e diventato donna contro la sua volontà al termine di un sequestro) anni prima aveva stuprato e praticamente ucciso la figlia del tale di cui sopra. Ah, alla fine la tipa uccide il tale e la madre di questo. Sì, un gran casino insomma. Molto post-moderno, appunto. 

University College Cork: conference on Buddhist studies

 
SE Asia as a crossroads for Buddhist exchange
Pioneer European Buddhists and Asian Buddhist networks 1860 – 1960

With 21 participants already confirmed from Britain, Canada, France, Germany, India, Ireland, Japan, Switzerland and the US, this conference is set to be a significant event in Buddhist and Southeast Asian studies.

http://buddhistcrossroads.wordpress.com/programme/

Monday, September 10, 2012

扬州画舫录 (1795年)

贞节牌坊 Chastity Arch



Jishou, Hunan Province
Source: http://www.panoramio.com/photo/50758865

"Nei cieli bigi / guardo fumar dai mille / comignoli Parigi" G. Puccini -Boheme-