Friday, August 31, 2007

Dormitori, università e borse di studio











In questo dormitorio sembra di stare in Corea (quella del Sud, si intende): milioni di studenti e studentesse coreane occupano i piani alti e quelli bassi, il salotto e i cessi, le scale all'ingresso e le cucine. Il che non fa molto strano se si considera che un terzo degli studenti stranieri in Cina è coreano.
Il dormitorio non è molto peggio della mia vecchia università. Mi sento abbastanza a mio agio. Non vedo Amil da tre giorni, io passo solo di giorno per controllare la posta, lui credo passi qui solo la notte. Ci sono ancora pochissimi studenti, il grosso verrà in questi giorni a giudicare dal numero di valigie che vedo parcheggiate alla reception. Nel mio piano c'è un'aria piuttosto "napoletana", scarpe frigoriferi armadietti e stoviglie lasciate lungo il corridoio e tendine appese alle porte.
Di una cosa sono strafelice ed straorgoglioso: il viaggio Mosca - Pechino - Kasghar - Lhasa appena terminato. Forse il viaggio più bello della mia vita se visto mascroscopicamente, sicuramete il più grande (23.000 km via terra in meno di un mese). Era proprio ciò di cui avevo bisogno, una bella boccata d'ossigeno prima di immergermi nello studio nella inquinata Pechino. Una bella avventura abbastanza in stile "no pain no fun", che non mi farà rimpiangere lo stare fisso in un posto per i prossimi cinque mesi. Zabe zabe za...
E dopo una grande emozione una feroce (ma non troppo) delusione: in questi giorni di Pechino mi sono beccato con i vecchi amici cinesi e stranieri, soprattutto italiani... dalle parole di chi vinse la mia stessa borsa anni fa (Lavinia, Desiree, Emanuele) ho capito che i miei belli belli progetti di ricerca e studio autonomo se ne vanno belli belli a farsi benedire. All'atto pratico non sono un yanjiusheng (ricercatore) come credevo ma un semplice e banale yuyansheng (studente di lingua) come negli anni passati. Dovrò seguire ancora corsi di lingua cinese ed eventualmente potrò scegliermi qualche lezione extra in classi di studenti cinesi nel dipartimento a cui sono stato affidato (studi sociali). Addio sogni di gloria. In compenso ho conosciuto un ragazzo di Napoli, Nico, che avevo notato al Ministero degli Esteri a Roma a marzo durante i colloqui per la borsa di studio. Nico aveva già studiato in questa università l'anno scorso, e mi ha dato diverse dritte ed indicazioni. Altra spiacevole nota il costo della vita a Pechino, ancora ridicolo se paragonato a Roma, Bologna o Milano, ma in forte crescita negli ultimi tre anni (soprattutto per taxi e affitti, ma anche carne e vestiti). Speravo di riuscire a campare con i 110 euro che mi danno in università al mese, ma penso che dovrò lavorare e anche spesso, dura mettere da parte soldini per un viaggio in Giappone o Corea del Nord che avevo in mente per febbraio... 110 euro al mese significa 3.5 euro al giorno, che a Pechino possono anche bastare, se ti limiti a due pasti, un pacchetto di sigarette proletario, tre biglietti del bus e quattro bottiglie di birra (proletaria anch'essa). Niente taxi, musei, concerti e profilattici per intenderci... Per fortuna mio fratello Seva mi ha già trovato un lavoro: "tagliati la barba, togliti i piercing e hai un posto come venditore di olio d'oliva al Carrefour, posto fisso, due volte a settimane, 4 ore 30 euro... devi solo stare in piedi e sorridere ai clienti, eventualmente vomitare qualche parola in cinese... e sarai con una tipa ecuadorena mozzafiato!". Mmmm... dar subito via il culo al capitalismo mondiale per due lire con cui comprare preservativi e biglietti per concerti punk... non so Seva, magari ci penso...
E per ora è tutto gente. Vi lascio un paio di foto da Lhasa e vado con un'amica cinese a vedere "un'esibizione" non meglio identificata.

Thursday, August 30, 2007

De Palestra

Allora questo maledetto post sulla mia nuova attività in palestra...
quando ero giovane e punk, pensavo che la palestra fosse robba da fighetti, tamarri, borghesi, sfigati, gente tutta muscoli e niente cervello, che preferisce andare a correre sui tapis roulant e pompare muscoli piuttosto che una sana e molesta partita a calcio con gli amici o una pogata straviolenta a qualche concerto punk, gente che si droga di vitamine, steroidi, anabolizzanti e barrette di cioccolato piuttosto che di erba e acidi come tutti i giovani della nostra età. Ora ho quasi venticinque anni e tuttavia la mia opinione su chi va in palestra non è molto cambiata; ad essere cambiato è stato il mio fisico, dopo 6 anni di viaggi, libri e vino molti neuroni se ne sono andati a puttane, stessa cosa han fatto i capelli, in compenso si è presentata una grossa, flaccida e scomoda panza da bevitore. Se ne lamentano anche e soprattutto le donne, che a letto puoi anche puzzare o non garantire grandi prestazioni, ma la panza da alcolista proprio no, zero sexy e anzi libido meno mille. Ma non è mai stata un problema negli ultimi 6 anni. A luglio, mentre ero a qualche festa a Perugia, in una serata particolarmente alcolica passata con una splendida ragazza di nome Chiara, non so come e perchè ma ho deciso di farla finita, iscrivermi in palestra e ammazzare la tanto cara e affezionata panza.Visto che a Pechino devo restare un anno, visto che le iscrizioni in palestra costano rumorosamente meno che in Italia e visto che ho Ianna (compagno di sbronze e avventure da una vita, convertitosi prima di me al regime del fisico e alla cultura dell'immagine) come personal trainer, ho deciso di tentare e di provare un'ora di palestra...
Siamo andati in una palestra (jianshenfang in cinese) a due passi di bicicletta dalla mia università, clima stiloso, stile climatizzato, servitù abbondante, piscina al piano di sotto, varie stanze con vari attrezzi e pesi di sopra, con tanto di sala lettura, internet, bar, spogliatoi e docce. Prezzo 20 euro al mese, o 50 per tre mesi, o 100 per un anno. Gente di tutte le età, vecchiette in formissima, obesi, palestrati, ragazzine, stranieri, sfigati (come il sottoscritto) eccetera eccetera. La prima volta sono andato con Ale, Stefano e Ianna, inutile dire che ci siamo uccisi di risate e vergognati delle nostre condizioni fisiche da bimbo delle elementari. Ma siamo duri a perdere. Il secondo giorno mi sono iscritto, Ianna mi fa da personal trainer, ho scelto un programma anti panza (corsa e addominali a go go) e rassodamento generale. Devo dire mi diverto molto. Soprattutto rilasso, esco sempre stanco ma al tempo stesso sprintoso, pronto per serate di baldoria o cenette con Yu. Una sensazione che provavo solo al liceo, la sera dopo gli allenamenti di calcio, karate o scherma. E' questo il principale motivo per cui mi sono iscritto. La panza è solo una scusa. Mi piace ricominciare a fare sport come da piccolo, ma senza agonismo e senza tempi fissi. Anarchicamente, come tutto il resto che faccio e che vivo. Mi sparo 30 minuti di corsa mentre ascolto musica e penso ai fatti miei, poi controllo la posta elettronica e leggo il giornale, poi a seconda di Ianna ci diamo ai pesi o ad altri esercizi, con calma e raziocinio, sparando cazzate e buttando l'occhio nella stanza dove le cinesi fanno step. Infine addominali e stretching. Un'ora e mezza o due al massimo. Infine doccia e relax. Riprendo la bici e pedalo una decina di minuti fino all'università, tanto per rilassare i quadricipiti e bruciare qualche altra decina di calorie. Le calorie sono il segreto. E la sera quando andiamo a strafogarci di birra chiedo sempre a Ianna quante calorie per ogni bottiglia, poi verso la settimana perdo il conto... ma non si può avere tutto. Il momento più bello è quando nelle docce ti ritrovi nudo di fronte al maciste che 10 minuti prima sollevava 200 chili di panca piana e ora tutto nudo nudo ha un pisellino che tu lo guardi con un sorriso a 89 denti mentri ciondoli il tuo di pisello e ti passi la spugna sotto l'ascella in segno di vittoria: finalmente è il bestione cinese a invidiare il tuo di fisico e non viceversa. Fischiettando torni allo spogliatoio, continuando a fissarlo col sorrisetto che nel frattempo è diventato a 113 denti... sei cinese, arrenditi!!
E alle palestre non credere mai...

p.s. abbiamo le foto della giornata insieme in palestra, ma non le ho qui al momento...

Wednesday, August 29, 2007




Una frittella fritta con ripieno di melanzane. Fritte anch’esse. Non trovo inizio migliore. Scrivo che ho un portatile tra le mani, a fianco la frittella alle melanzane di cui sopra e di fronte a me Pechino. Pechino nel tardo pomeriggio, facciamo le cinque. Pechino ventilata, solare, verde grattacieli persone in maniche corte. C’è anche una bottiglietta d’acqua al mio fianco, imbevibile (ma l’acqua scade? Probabilmente in Cina sì…).
Sono a Pechino già da qualche giorno, ho ancora qualche spiccio in tasca, una bicicletta mezza andata ma ancora andante, una ragazza che mi lascia ogni mezz’ora, Ianna come personal trainer in palestra (poi vi spiego), una stanza in doppia con un simpatico cingalese di nome Amil nel dormitorio dell’università, una montagna di vecchi amici che sto ribeccando pian piano qua e là nei meandri notturni della viva Pechino e avrò (spero) un passaporto con visto X per il 5 settembre. Alla grande insomma.
Le università di Pechino invase da studenti stranieri che proprio in questi giorni vengono per iscriversi, sborsano soldi, cercano appartamenti a prezzi ragionevoli. Sempre più studenti stranieri e da ogni parte del mondo. Oggi ho fatto 2 ore di fila all’ufficio immigrazione per il rinnovo del visto… siamo sempre più, contiamo sempre di meno, i cinesi diventano più ricchi, vestono sempre meno “di regime”, si confondono con coreani e giapponesi… Il miracolo economico… Il cielo si vede e il sole non è più solo una luce informe nel grigio cielo della capitale. Colori di più, luci di più (fotografi del mondo unitevi a Pechino!!). Forse sto dando di matto ma anche l’aria sembra lievemente meno irrespirabile del solito, ho anche assistito a della pioggia, traffico meno disordinato, più polizia e controlli, più ordine e legge, maree di stranieri bianchi neri e pellerossa, signori questo è l’ombelico del mondo e qui si sta assistendo ad un cambio sociale epocale che è iniziato trent’anni fa e sta raggiungendo l’apice in questo momento (Pechino Olimpiadi 2008, Shanghai Expo 2010 e molto altro ancora) e che i vostri figli leggeranno nei libri si storia, economia e scienze sociali. Ma non vi annoio oltre e di questo avrò tempo per parlarvi, ora mordo la frittella fritta alle melanzane e vado a salutare un vecchio amico, non prima di qualche riga sul tema “Anche io vado in palestra”…


p.s. Non mi sono mai stati simpatici i buttafuori. E neanche i fascisti. Un saluto particolare a Coppà, Scalozzo, Chiara, Secco, Andrea, Stefania, Ruggio, Caterina, Coccia e le altre vittime del pestaggio vigliacco.

Foto: la mia stanza, vista sul letto di Amil e vista sulla Nuova Cina…

Friday, August 24, 2007

Da Pechino...o anche urge pronta una visita in Corea del Nord... oppure "La corte dei miracoli" de La Gang... comunque a Sacco e Vanzetti...


Buonasera gente, Radio Pechino Resistenza non vi lascia soli proprio stasera, una sera di canti e di buoi, vi spara anzi due canzoni di Bregovic, una de La Gang, una ancora di De Gregori, tre di chi volete voi e una degli Afterhour... Della notte son le 4.28 ma noi non vi lasciamo soli... abbiamo anche da condividere una bottiglietta di pessimo vino sequestrato in aeroporto...
Nudi e circondati da libri, panni, foto e profumi (che tutto mi danno da fare fuorche' (e ben me ne vedo) di usarli) che di sudore siam sudati e certo non son stati i 6-7 chilometri in bicicletta notturna questo son pronto a giurarvelo, giusto giusto due cose di Pechino volevo dire...
Magari voi a Pechino ci vorreste anche venire... una sera, una come tante, piena estate e cena coi compagni del master alla facolta' di Economia, una ragazzo andato in Cina per studio in confidenza e sbronza molesta confida qualcosa come "quando parlano della Cina e'come se parlassero della mia ex". Eccellente il ragazzo. Non sopporto vedere la mia ex che si sbatte destra e manca. Tornare in Cina e' sempre una gioia tanto quanto un dolore... vederla cambiata a velocita' inimmaginabili, stuprata, rivoltata, violentata... figuratevi Pechino. Quella mia e dei pochi altri occidentali che qui misero piede per la prima volta 3 anni fa, che Pechino cambia lo sapeva anche Mao in agrodolce nella tomba, ma cazzo in tre anni e' diventata da L'Avana a Los Angeles, semplicemente non e' piu' Cina e questo dispiace cazzo. Lhasa non e' piu' Tibet, Pechino non e' piu' Cina, mi chiedo se Macerata sia ancora Italia, ma soprattutto cosa sia Italia, cosa identita', cultura, storia, tradizione... e quanto conti la gente, l'economia, la ricerca... l'economia sicuramente tanto, la ricerca sicuramente un cazzo, io per fortuna sono qui per utopiche ricerche e anche troppe concrete mine la sera lungo i viali che con un po' di fortuna mi riportono a casa senza taxi e fidanzate varie.
Oggi al centro commerciale sono stato male forte. Male forte forte, colpa di nessuno. Yu aveva appuntamento in clinica privata pagata dall'assicurazione giapponese, scelto liberamente di accompagnarla a Guomao,tempio del capitalismo pechinese, colpa mia. In Cina facile passare da un tempio buddhista dove si beve Red Bull a uno del capitalismo dove si bevono soldi e carne umana. In quest'ultimo oggi disagio totale raramente provato precedentemente. Sguardo basso e spalle ricurve al suolo tra marchi e brand e logo e americane obese parlare di marchi e brand e logo. Sono borghese e mi sono arreso. Yu ha comprato e in silenzio finalmente sono uscito al limite dell'apnea. Fortunatamente poi quei Alex e Ann, il primo del periodi di cinta a tirare dura alla ricerca di lavori per poche ore nella foschia inquinata pechinese dell'anno scorso, la seconda nel dolce filosefeggiare nelle notti in bianco nei parchi sempre fottutamente pechinesi. Grazie. E grazie a Nadia e Chiara. E a buon intenditore poche parole.
Bacio. Che qui si lotta, mica cazzi.
Foto: Viola e Ianna nei pressi della Citta' Proibita in uno scatto fulvo ocra in 15/9 realizzato da Yu per la gioia del Greg

Tuesday, August 21, 2007

Ultime da Lhasa




Il barbecue di yak e' saltato per pigrizia. Eccomi di nuovo in un internet point. E a qualcosa su Lhasa...
Dunque dicevo della massiccia presenza di cinesi di etnia Han, cioe' cinesi doc (oltre 90% della popolazione cinese), sia come turisti che come commercianti, operai, uomini d'affari. Presenza che rende Lhasa ben poco tibetana. Come gia' detto, ero rimasto schockato anche da un paio di vie stile Khaosam Road di Bangkok, ovvero vie di negozi, internet point, ostelli, pub e altri servizi create per i "viaggiatori" occidentali e giapponesi, giovani e meno giovani figli della media borghesia occidentale in cerca d'avventura e di vacanze alternative, zaino in spalla, lonely planet in mano e barba lunga. Un po' come noi insomma. Le bacheche degli ostelli sono pieni di annunci in inglese, giapponese, spagnolo o cinese di ragazzi che cercano compagnia per viaggi di qualche giorno in giro per il Tibet (uno ieri parlava di 4-5 giorni in jeep, scalata dell'Everest fino a tot metri, 180 euro circa pasti e alloggio esclusi); magari si possono anche fare incontri interessanti, noi invece abbiamo preferito entrare abusivamente in uno di questi ostelli, sederci in una panchina e consumare una torta salata, unico incontro interessante il viso di una tipa con le trecce bionde e lo sguardo disinteressato.
I tibetani. Per darvene un'idea (e scusate la blasfemia entografica) diciamo che sono degli asiatici scuri in volto e dai capelli lunghi raccolti spesso in trecce, una via di mezzo tra campesinos boliviani, indios dell'Amazzonia e rom dei campi nomadi italiani.
Veniamo al Potala: migliaia di visitatori al giorno, si fa una fila di qualche ora che inizia alle 5 di mattina e finisce verso le 11, il tutto per acquistare (passaporto alla mano) un biglietto da 10 euro per il giorno dopo all'ora che decidono loro. Noi ci siamo stati oggi pomeriggio, all'entrata sequestrano fiammiferi, accendini, coltellini e altro materiale "pericoloso" e controrivoluzionario. Scalinata ripidissima, sfiancante e allucinante (cadaveri di vecchie olandesi e coreane sparsi lungo il tragitto), fino alla residenza del Dalai Lama, le sue (ex) stanze da ricevimento, preghiera, notte, etc... tesori inestimabili, statue, statuette, raffigurazioni, scritture, le tombe dei dalai lama (roba da 3700 kg in oro e 10.000 gioielli l'una, alla faccia del buddhismo e dell'abbandono della vita materiale!!), paesaggio indescrivibile dal tetto, se fai una foto ti tagliano il braccio e il cesso piu' alto del mondo (in una stanzetta in legno due buchi per terra dove espletare, sotto 10 metri di vuoto e la montagna di cacca piu' alta e piu' vecchia del mondo, dove han cagato dal VII Dalai Lama a Cheng Yi, vice primo ministro cinese nel1956). Molto interessante, ma sicuramente piu' bello da fuori per gente che poco o nulla sa di lamaismo e arte buddhista tibetana, nepalese, indiana.
Parole come "democrazia", "Tibet", "liberta'", "Taiwan", "Dalai Lama", "Falungong" sono pressoche' vietate in Cina, questo lo sappiamo tutti, sono parole da evitare e non tirare mai fuori, neanche con amici o studenti. Specie in Tibet. La fila di giornalisti, dissidenti e religiosi in carcere in Cina e' lunga assai. A dire la verita' non ho trovato nessun segno di dissenso o malcontento in questi giorni di Lhasa (mentre tra Canton, Pechino e Hong Kong di proteste improvvisate ne ho viste non poche). Sembra tutto ok, tutto tranquillo, alcuni vendono altri comprano e tutto va bene cosi', i fedeli pregano all'aria aperta, i monaci parlano al cellulare, bevono Red Bull o ascoltano mp3 e tutto va bene cosi'. Ma mentre ero seduto sotto il Potala aspettando Yu e gli altri mi si avvicina un tipo (in giacca e cravatta, ma scuro di pelle, tibetano), mi chiede se parlo cinese, comincia una conversazione come tante altre, qualche domanda dopo mi chiede cosa penso di Lhasa, rispondo "Bella. Ma troppi cinesi Han. Non sembra di stare in Tibet". Gli parte un sorriso a 32 denti, mi si mette piu' vicino e parla sottovoce, mi parla di Lhasa 10 anni fa, accenna qualcosa sul colonialismo Han e sul Dalai Lama. Yu arriva col pranzo in scatola e lo saluto.
E' forse proprio questo il punto: da quanto avevo letto e studiato pensavo il vero problema fossero i cinesi Han "mandati" in Tibet dal governo con promesse di lavoro e facilitazioni sociali, una sorta di immigrazione interna forzata per "sviluppare" il Tibet e cancellarne malcontenti e pretese di indipendenza. Figuravo un Tibet sotto la morza forzata dei cinesi, un Tibet militarizzato, pieno di polizia cinese e posti di blocco. Invece sembra tutto cosi' tranquillo e pacifico, tibetani e cinesi convivono insieme, si dividono negozi e ristoranti, attivita' e scuole. Non si distinguono neanche molto, li riconosco soprattutto dal colore della pelle o dalla lingua che parlano. Non accuserei tanto la colonizzazione Han, quanto piuttosto lo sviluppo forzato e la modernizzazione, quella intesa in senso globale (e non una semplice politica repressiva del governo cinese intento a "lavarsi i panni sporchi in casa"); quello sviluppo che conosciamo benissimo noi occidentali, quello inteso come produzione di beni di consumo e produzione di consumatori tramite pubblicita' e cultura dell'immagine, il mondo in mano a multinazionali e lobby del commercio. Credo sia piuttosto questo ad aver rovinato Lhasa e ad aver (almeno sembra) danneggiato fortemente una cultura secolare come quella religiosa (e civile) tibetana. E' vero pero' che il capitalismo in Tibet ce l'hanno portato i cinesi (una frase del genere trent'anni fa avrebbe fatto ridere di crepacuore anche l'ultimo degli yak nelle praterie qui vicino). Fossi il Dalai Lama mi preoccuperei piu' per il consumismo imperante scelto come unico dio dai giovani tibetani piuttosto che del governo di Pechino.
Credo a Lhasa vecchio e nuovo, ortodosso e blasfemo, tradizionale e moderno si siano sposati e l'abbiano fatto piuttosto male. Non sono rimasto particolarmente deluso da Lhasa (paesaggi splendidi, montagne esuberanti, templi unici... donne bellissime) ma preferisco di gran lunga una Kashgar, che sembra meglio ancora mantenere uno stile di vita e modi di fare antichissimi, sia architettonicamente sia a livello di vita quotidiana, per nulla disturbata dal turismo occidentale ne' dal centro capital-socialista di firma cinese; a Kasghar davvero sembrava di stare non in Cina ma a Kabul, senza soldati americani o inglesi e con qualche scritta cinese in piu'.
Una cosa salvo e non posso far a meno di scrivere: la fede della gente del posto. Quella non e' ancora del tutto venduta, stuprata, corrotta. Impressionaa qualsiasi turista il vedere folle di tibetani venute da ogni angola della regione (e non solo) passare intere giornate in preghiera, facendo rotare nella mano destra un corto bastone di ferro e nella sinistra una sorta di rosario, recitando formule a non finire, soprattutto anziani barcollanti ma infinitamente dignitosi, vestiti poveramente ma tradizionalmente, stracci colorati e bisacce, fermandosi a donare elemosine ad ogni monaco anziano che incontrano sul lato della strada, per non parlare dei fedeli che per ore si inchinano, si sdraiano, si rialzano e si inchinano di nuovo e in continuazione di fronte o nei paraggi del Potala o dei templi. La paura e' che tutto cio' morira' con loro, non sono molti i giovani tibetani che si comportano come i loro anziani.
Con questa vi lascio. Domani treno per Pechino. 48 ore seduti. Sempre meno tranqua.
Il viaggio volge al termine e con questo anche i miei post su Xinjiang e Tibet.
A presto gente!

Stefano Yu Ale Daniele

Foto: visto che non ne abbiamo piu', ne pubblico due prese dal sito de L'Unita' (foto da pena di morte in Cina); proteste a Pechino ed in India contro i giochi olimpici di Pechino 2008 e per l'indipendenza del Tibet.

A Lhasa le nuvole a batuffoli sonnecchiano sulle creste delle montagne circostanti, che chiamarle montagne non e' che un eufemismo, sono vere e proprie porte per il cielo... che qui, a differenza del resto della Cina, e' celeste, limpido. Da' assuefazione.
Buongiorno a tutti/e figli/e del proletariato urbano, siamo ancora noi quattro e ancora in Tibet. Meglio che non vi dico come, ma abbiamo comprato miracolasamente quattro biglietti del treno che domani mattina ci riporteranno a Pechino (posti a sedere, 48 ore non stop... comincia a non essere piu' tanto tranqua...).
Ieri sera brutto incidente, causa virus alla digitale, ansia di Ale e un computer bastardo sono andate in culo tutte le foto di Stefano, quelle dalla transiberiana al Tibet passando per Pechino e il Xinjiang... ci restano solo poche decine di foto nel computer di Viola e nella scheda di Yu. Stefano non l'ha presa bene, si e' attaccato a svariate bottiglie di birra e non ha piu' parlato. Un brutto colpo per tutti.
Ma guardiamo avanti. E soprattutto cerco di dirvi due cose su Lhasa, credo sia questo quello che piu' interessa...

Impatto bruttissimo, abbiamo trovato una Lhasa piena di turisti ed attivita' cinesi, prezzi alti e ben poco di tibetano. Ianna mi aveva preavvisato di una Lhasa straturistica, ma per me turistica e' una citta' come Rimini o Porto Recanati, mete per gente che non cerca altro che sole e relax. O anche Venezia puo' essere turistica, dove cultura e storia sono racchiuse nei musei o sul fondo dei canali e dove il turismo va in massa per un giro in gondola e una foto a Piazza San Marco col piccione in mano. A Lhasa invece speravo di trovare cultura e tradizione per strada. Sviluppo economico e modernizzazione del Tibet sono stati i temi della mia tesi di laurea, sapevo bene di trovare una Lhasa totalmente trasformata e "modernizzata", ma non pensavo fino a questo punto. Nel 1951 faceva 30.000 abitanti, oggi ne fa piu' di 200.000, ma secondo me i tibetani sono meno di 30.000. La vecchia Lhasa era composta da poche case fangose e edifici in pietra di fronte al colossale Potala (residenza invernale del Dalai Lama e sede del governo tibetano). Oggi la vecchia citta' e' un misto di bancarelle per turisti, mercato della carne e della verdura, monaci col cellulare, mendicanti, turisti a bizzeffe, agenzie di viaggio cinesi. Poi c'e' tutta la nuova citta', che parte dalla vecchia e arriva fino ai piedi delle montagne in ogni direzione, fatta di ostelli, alberghi, karaoke, sale biliardo, megastore, ampie strade nuovissime, ristoranti, negozi d'abbigliamento, officine e simili, il tutto rigorosamente in mano ai cinesi e al capitalismo socialista alla cinese. Una coltellata al fegato, un calcio sui coglioni, un 18 all'esame orale di cinese.
Enorme la macchina che si muove attorno al turismo, fatto principalmente di sessantenni tedeschi e giapponesi in gite organizzate, studenti stranieri in giro per la Cina, qualche viaggiatore solitario (ne ho conosciuti diversi, specie giapponesi, qualcuno addirittura in bicicletta da mesi!) e alpinisti - appassionati di montagna sui trenta - quaranta anni (europei in primis). Non lo stesso tipo di turista o viaggiatore che si poteva incontrare negli ostelli di ChangMai in Thailandia. Qui la gente viene per motivi ben precisi, quali l'alpinismo o la passione per il buddhismo tibetano, non proprio per "viaggiare" in se' per se'. O almeno credo.
Come dicevo di monaci ne ho visti pochi, di cui troppi col cellulare. Giro nel tempio del Jokhang (il piu' importante del Tibet), tra decine di fedeli in preghiera e centinaia di turisti a rompere i coglioni ai fedeli in preghiera; poi escursione nella citta' - monastero di Sera (una delle tre piu' importanti nel Tibet e ancora in piedi nonostante la furia delle Guardie Rosse durante la Rivoluzione Culturale), splendido posto, ai piedi di una montagna piena di raffigurazioni religiose coloratissime, atmosfera strarilassata e silenziosa, piccoli edifici tutti da esplorare, statuette e sale per pregare e riunirsi nella stradine di mattonelle che arriva in cima fino ad un tempio dove ogni giorno alcune decine di monaci si siedono e dibattono a gran voce, con la mimica tipica del rito. Estasiato mi faccio spazio tra anziane occidentali e cinesi rumorosi, entro dall'ingresso principale e osservo i numerosissimi monaci giovani e anziani, bevono qualcosa da una coppa dorata... cazzo, non e' una coppa dorata, e' una Red Bull!!! Colpo durissimo, ci metto un puo' per riprendirmi e capire che la cerimonia e' solo una triste boiata per turisti, dove i monaci bevono Red Bull a go go, indossano scarpe Adidas, gozzivigliano e scherzano durante tutto il tempo, giocando a farsi fotografare da obiettivi occidentali per 30 kuai (3 euro) a scatto. Saluto un tipo australiano conosciuto a Kashgar e tristemente mi dirigo verso l'uscita...

Avrei molto altro da dire, ma il tempo a mia disposizione e' terminato, Yu vuole andare a visitare il parco attorno al Potala e nel pomeriggio finalmente visiteremo questo spettacolare edificio. Stasera Stefano e Ale vogliono comprare carne di yak dal macellaio e cucinarla sui fornelli del nostro ostello (che non ha cucina, ma il padrone gentilmente ci presta la sua stanza dotata di fornelli).
Non ho foto da mettere e il motivo mi sembra abbastanza ovvio.
Nemici/che del popolo, alla prossima!

Ale Yu Daniele Stefano

Saturday, August 18, 2007

Maremma Maiala: Lhasa!!


E invece i nostri quattro eroi puzzolenti ce l'hanno fatta, ore 4 del pomeriggio: stazione di Lhasa!! Viaggio tranquillo, paesaggio fuori dal finestrino spettacolare, montagne prati infiniti e yak (che Ale ha definito "mucche con la gonna"), Passo di Natula 5180 m, infine Lhasa, 3700 m. Nessun problema con l'altitudine e non e ' neanche freddo come pensavamo. Passeggiata per la citta' e un ostello a 1.5 euro a notte nel centro storico molto colorato e particolare, con due ottime ragazze alla reception.
Presto per dire qualsiasi cosa, io salto di gioia alla sola idea di essere finalmente in Tibet, non sto piu' nelle Converse viola spelacchiate, ma dire la verita' la citta' mi e' gia' sembrata molto diversa da come me la aspetttavo, troppi negozi di cinesi, tutto estremamente turistico, c'e' una via nel centro che sembra Khaosam Road a Bangkok all'ennesima potenza... ma e' presto per giudicare. Andiamo a frarci una doccia e vi saremo sapere
Baci a tutti/e
Yu Ale Stefano Daniele
Foto: noi 4 stronzi e sullo sfondo... il Potala!!!

Friday, August 17, 2007

E anche questa dal mercato di Kashgar. E' triste, lo so.


Vecchia roba...

QUALCOSA SCRITTO TEMPO FA (OTTOBRE 2006), REPUTO UNA DELLE MIGLIORI DESCRIZIONI DA ME FATTE... INTITOLATA QUALCOSA COME "LIBERTA' DI MERCATO"

No, non e’ l’ultimo slogan di Forza Italia. E’ il mio personale rigurgito anti-liberista dopo sette giorni come interprete tra fiere e hotel di lusso. O forse e’ solo l’emozione di respirare liberta’ dopo sette giorni di apnea. Non so.Con ordine… La fiera di Canton (o meglio, le fiere di Canton) e’ una delle piu’ grandi al mondo. Di solito una ad aprile e una a ottobre. Consiste in un paio di mega stabilimenti costruiti appositamente per questo tipo di esposizioni, piu’ alcune decine di hotel, palazzi e posti vari dove allestiscono stand di privati che mettono in mostra la loro merce. Uno stand medio e’ grande 10 metri quadrati circa, circa 5000 euro di affitto per l’intera settimana. Che cosa e’ una fiera? Non lo sapevo neanche io prima di fare l’interprete. Detta semplicemente, e’ un posto dove i produttori espongono alcuni campioni di merce ai businessman di tutto il mondo. I businessman passano, osservano, toccano, se interessati scambiano biglietti da visita, siglano accordi verbali, ordinano merce… e l’economia riparte. Cosa ci fa un interprete in un posto del genere? Interpreta. Fa da mediatore linguistico (e soprattutto culturale) tra un ugandese che vuole comprare piatti da un vietnamita o tra un messicano che vuole acquistare bambole gonfiabili da un produttore cinese e cosi’ via. Grazie ad una mia amica che lavora all’ICE di Canton ho trovato due imprenditori napoletani a cui fare da interprete in questi giorni. Buoni soldi e grandissima esperienza. Sveglia alle 8, barba e colletto bianco, taxi (pagato), hall dell’hotel stralusso, incontro con i miei clienti, infinito camminare tra gli stand della fiera anzi delle fiere, infinto chiedere, tradurre, trattare, sbroccare, insultare, pranzo da McDonald’s e cosi’ via fino alle 9 di sera. Per sette giorni. Fisico e spirito fortemente provati, ma davvero troppo soddisfatto dell’esperienza. Credo di dover molto ringraziare i due signori di Napoli. Mi hanno insegnato molto e mi hanno dato l’opportunita’ di imparare molto. Opportunita’ di capire perche’ in aereo esiste una business class. Opportunita’ di capire perche’ il mondo non si divide in bianchi e neri ma in ricchi e poveri. Opportunita’ di capire tante piccole cose date per scontate e figlie d’un percorso di formazione che in Italia e’ facile intraprendere, specie tra giovani balordi all’universita’. Non si tratta proprio di ‘capire’ quanto piu’ di ‘esserci stato ed aver visto’.Credetemi, star in un fiera delle dimensioni di quella di Canton (pensate ad uno stabilimento grosso come il PalaMalaguti di Bologna, moltiplicatelo per cinque piani e ripetetelo per due volte o tre, ora riempitelo di stand da 10 metri quadrati, fast food, ufficio poste, ufficio polizia, coffee bar, internet point e sale di primo soccorso) e’ veramente qualcosa di impensabile, qualcosa di assolutamente non strano, nel senso che e’ a portata di tutti (ingresso gratuito per le aziende, imprenditori e collaboratori, 10 euro per tutti gli altri ma controlli farsa) ma e’ come se fosse un mondo a se’, tipo la borsa di Chicago, uno zoo per umani, genti razze colori odori indumenti stili barbe da ogni parte del mondo e tutti li’ per lo stesso motivo: fare soldi. I soldi si fanno spendendone altri. Piu’ soldi butti via piu’ potenzialmente ne farai, sembra una cazzata ma troppo spesso e’ cosi’. Il businessman medio e’ davvero un dandy, un caso a parte, attraente per molti aspetti, troppo normale per esser uomo per altri. Il businessman sui cinquanta anni veste come il tuo professore del liceo, ha un cellulare e una ventiquattrore come la maggior parte delle persone alle 8 di mattina in zona EUR a Roma e una panza come la mia quando esagero con la birra. Un tipo qualsiasi insomma. E’ anche simpatico. Si incazza spesso ma e’ tutta recitazione. Deve colpire, scolpire, impressionare, convincere. Lui mima e urla, tu devi tradurre il senso dei suoi gesti e non delle sue parole. E’ la prima regola per un interprete. Alle cene di classe con i clienti l’interprete non mangia, deve fare attenzione a cosa dicono le parti e tradurre cercando di non dire balle facilmente riconoscibili. Non mangia, vede gli altri mangiare ma ogni tanto arraffa un bicchiere di qualcosa di alcolico. Per questo durante il giorno in fiera o nelle fabbriche afferra caramelle e cioccolatini qua e la’ offerti dai produttori e nei McDonald’s ingurgita un BigMac intero senza masticare prima ancora che la ragazzina cinese sudata sfruttata faccia in tempo a dirti quanto devi pagare. Si paga tutto in dollari. Quando un produttore ti dice il prezzo di un articolo e’ ovvio che e’ in dollari ma tu chiedi conferma in cinese per far finta di esser un fico e far vedere agli altri imprenditori sul luogo che anche se sei bianco sai parlare la lingua dei cinesi. E cio’ fa molto fico, oltre che contribuire a dare lavoro ad altri interpreti.La parte piu’ affascinante e che piu’ da soddisfazione? C’e’. E succede spesso anche. Con l’imprenditore ti avvicini ad uno stand, il produttore cinese ti nota e pensa ‘cazzo! Clienti occidentali!’ e avverte gli altri due tre collaboratori nel suo stand di 10 metri quadrati di cui uno dorme, l’altro mangia e se c’e’ un terzo puoi star sicuro che ha le dita nel naso. Di questi forse uno parla cinese mandarino, uno sa qualche parola di inglese e gli altri parlano solo dialetti di sperdute campagne della Cina interna, ma la Cina di oggi e’ aperta al mercato e anche queste persone per fortuna e per mafia si ritrovano pieni zeppe di soldi. Dunque tu ti avvicini con l’imprenditore allo stand, te fai finta di niente, osservi e tocchi qualche articolo, lui fa lo stesso, il produttore si avvicina, ti invita a sederti, prendere una caramella e una bottiglietta d’acqua, fa il gentile il produttore, grazie al cazzo, probabilmente in 20 minuti l’imprenditore qua presente fara’ un ordine di 3 container da 40 piedi inglesi per un totale di diverse decine di migliaia di articoli per un valore in dollari che tu amico produttore quando la Cina era socialista e ti guadagnavi il riso arando la terra non saresti riuscito neanche a pronunciare, non ti avevano ancora insegnato a contare una cifra con cosi’ tanti zeri dopo. Ma il libero mercato fa miracoli. E allora io mi siedo, tu produttore cerchi di tirare fuori quelle venti parole di inglese che ti ricordi a mala pena, io annuisco traduco e intanto mi infilo in tasca due caramelle, poi l’imprenditore comincia a fare le domande e li’ sono dolori, in 2 minuti e 14 secondi netti devi chiedere in cinese misure, qualita’, materiali, tempi, produzioni, costi, clienti e presentare la ditta al produttore. Non e’ difficilissimo ma farlo urlando tra gente che urla molto peggio che al normale mercato rionale e ripeterlo per trenta volte al giorno puo’ provocare seri disturbi alla salute mentale. E il produttore si stupisce del tuo cinese, forse non capisce tutto, ma e’ comunque contento, e poi ti aiuti con calcolatrici, mimica e fogli di carta e in una decina di minuti s va tutto liscio l’affare e’ fatto, il prezzo lo discuteranno poi con piu’ calma via e-mail. Soddisfatto l’imprenditore si alza in piedi, i cinesi scattano sull’attenti, salutano e riveriscono, traduco le ultime raccomandazioni che l’imprenditore sbotta anche lui stanchissimo e ti appresti ad andartene, e in quel momento in quel preciso momento ti senti strattonato, ti giri e vedi i cinesi che ti sorridono e il produttore che ti stringe la mano (sa benissimo che sei solo un giovane interprete dal naso grosso e non capisci una dannata mischia di affari e di prodotti) e ti dice ‘grazie’ e non ‘grazie a voi’ o ‘vi ringrazio’ ma ‘grazie’ nel senso ‘grazie dell’aiuto per la reciproca comprensione’ e tu sei talmente estasiato del momento che senza alcun motivo o intenzione rispondi ‘evviva il presidente Mao’ e ti infili in tasca altre due caramelle. Questo e’ il momento piu’ alto. Grazie. Molta voglia di fava cotta e finocchio falso.Molto probabilmente hanno censurato il mio blog. Non riesco piu’ ad aprirlo da nessun computer. Non e’ grave. Posso scriverci e questo e’ quello che piu’ mi sta a cuore. D’altronde hanno in parte riaperto Wikipedia e bisogna dire che era proprio ora vacca puttana.Io ho fatto bei soldini, oggi mi riposo e porgo omaggio a Bacco, il tirocinio al consolato continua, ho parecchio da fare in ricerche per tesi e non solo, un libro in cinese da leggere, cominciare a pensare al ritorno in Italia, vedere le ultime cose da vedere a Canton… noia zero sembra, e’ tutto apposto gente, tutto apposto…Seva (fratello tagiko di origine russa) e donna brasiliana sono venuti a trovarci a Canton la scorsa settimana. Neil (fratello inglese) e donna cinese idem. Stefano (fratello vicentino che lavora a Shanghai) era qui l’altro ieri, ora ripartito per mete decisamente piu’ tropicali. Ann (sorella cinese) e’ venuta ieri da Pechino e ora dorme beata sul divano. Yu (non proprio sorella, comunque giapponese) viene dopodomani e si ferma qua qualche giorno, forse facciamo visita a Hong Kong, la Manhattan cinese. Mi piace molto questa situazione in cui noi piccoli piccolissimi giovani studenti in Cina venuti per caso o per fortuna in terra tanto nobile e diversa portiamo avanti con gran dignita’ le nostre misere vite perdendoci in assurde e intrecciatissime faccende di amori, convenienze, avventure, giochi e originalissime anarchie vecchie come la notte dei tempi. Un brindisi di cuore a tutti noi Brigata BeiWai, un brindisi a tutti voi sparsi e spersi per la Cina tutta! Ole’!

A Cesare quel che e' di Cesare e il Profeta Daniele











Un paio di osservazioni prima di evadere dall'internet point...




(Premetto sempre che avrei mille miliardi di aneddoti e storielle da raccontare/svelare. Ma cosi' facendo priverei i futuri turisti / viaggiatori / curiosi / studenti diretti in Cina di emozioni che sarebbe delitto privare. Ricordate solo che se vi sentirete schifati, imbarazzati, molestati, disturbati (continuo ad usare eufemismi), impressionati, ossessionati od irrimediabilmente toccati da immagini, modi di fare o situazioni occorvisi in Cina RICORDATE che e' comunque tranqua e che fondamentalmente ogni paese ha i suoi usi e costumi e che l'imperialismo occidentale ha rovinato tutto, mettendoci nell'impossibilita' di capire. Non e' piu' tranqua...)








Primo: a Cesare! Venti mesi ho passato in Cina, mai ho visto mangiare i fangbianmian come ha osato fare Ianna. Innanzitutto i fangbianmian sono spaghetti in scatole di carta comprati a 3 yuan (30 centesimi di euro) che si preprano con semplice aggiunta di acqua bollente ovunque reperibile in Cina durante i viaggi (specialmente in treno). Ianna mette prima l'acqua bollente, 2 minuti per far "cuocere" gli spaghetti, poi scola l'acqua e infine aggiunge "dado" e salsine.... orripilante per un cinese credo, ottimo per un italiano. Registriamo l'invenzione Ianna e mettiamoci sopra un copyright








Secondo: da giovane (ormai non piu' tanto) aspirante sinologo / free lancer / vagabondo quale molto umilmente sono, credo di aver capito qualcosa stavolta che per la quinta (volta) sono tornato in Cina: cari/e amici/che , LA PACCHIA STA PER FINIRE... la Cina quella anarchica, senza legge, dove tutto e' possibile, dove nessuno controlla e nessuno rompe, dove basta che metti mano al portafoglio e anche i re si inchinano, questa stessa Cina, quella che esci la sera, ristorante francese, 12 taxi stile "Fantozzi ho vinto la lotteria di capodanno", caviale e salmone, discoteca 5 stelle, ashish afgano, coca colombiana portata a nuoto, massaggio taildandese anche per i 12 tassisti, prosituta di prima classe e hotel piu' lussuoso di Pechino, il tutto per si e no 50 euro a serata, questa Cina signori miei sta bella bella per finire. E meno male. Era ora. Prezzi triplicati, passaporto richiesto agli internet point e negli ostelli, occidentali accettati solo in certi hotel, occidentali non piu' visti come portafoglio che cammina ma come ennesimo cazzone da spennare se possibile, che tanto di cazzoni pieni di contante negli ultimi tempi ne passano anche troppi...




Voltiamo pagina. E sinceramente ne godo assai cosi'...




A Lhasa joder!!








Ale Stefano Daniele Yu chitarra e fronzoli...
Foto: giocoleria con cavalletto di Stefano, Piazza Rossa a Mosca, bruttissimi a Piazza Tiananmen, Ianna e il braccio di ferro

Altre due righe...











Signori/e, sembra che ce l'abbiamo fatta. SEMBRA. Siamo spaparanzati in un internet point a Golmud. E in tasca un biglietto per Lhasa. In realta' poco da raccontare, ma il treno parte fra una dozzina d'ore buone e la citta' non offre molto a parte festaggiare il ferragosto arretrato... Dunque, tutti bene, la salute regge, solo qualche postumo di influenza e dissenteria. Ma e' tranqua. Golmud e' una triste cittadina nel deserto, 2.600 m d'altezza. Tranqua anche questo, se non per il freddo e per quello che ci aspetta a Lhasa (3.700 m), con una felpa a testa e pantaloni corti di tranqua c'e' ben poco. A Golmud abbiamo solo da comprarci qualche indumento e le birre per festeggiare lo scorso 15 agosto. Abbiamo messo piede in citta' alle 3 di notte, buio pesto e gelo fastidioso, a piedi fino alla stazione, biglietteria chiusa e 30 proletari a dormire di fronte allo sportello. Il bankomat poco distante ci ha salvato la vita, ritiriamo il necessario per sopravvivere in Tibet i prossimi 4-5 giorni, poi ci mettiamo in fila per comprare il biglietto del tanto sperato treno. Alle 8 aprono lo sportello, 2000 cinesi stremati accalcati fra spintoni e odori importanti, un'ora di fila in vera resistenza tra gomitate di proletari e polizia che picchia indiscriminatamente (la scena piu' bella quando ancora lo sportello non era aperto e un tizio calvo e grassoccio ha preso a morsi la testa di uno smilzo in camicia bianca slacciata che lo prendeva a cazzotti nello stomaco, sembravano Lello Arena e Massimo Troisi), sto per menare le mani con due stronzi arroganti ciccioni dagli occhi a mandorla, finalmente capisco di aver sbagliato fila, una ventina di bestemmie per non tradire la tensione, altri 10 minuti di fila e... biglietto per Lhasa!! Yu cade distrutta, noi 3 maceratesi ci spariamo spaghetti al brodo e 3-4 canzoni alla chitarra, qualche birra ed eccoci all'internet bar. Non prima di aver beccato per strada due monaci tibetani ubriachi che prima ci han chiesto dei soldi e poi della birra. Ma tranquilli, e' tranqua. In realta' non molto, e' piuttosto triste: giungere a Golmud dopo un anno passato a leggere e scrivere sulla ferrovia che collega Pechino al Tibet e avere finalmente un biglietto del treno Golmud - Lhasa in tasca e' discretamente emozionante, come realizzare un sogno, vivere quanto scritto nella tesi di laurea, pazzesco, folgorante... scendere dalla stazione di Golmud e beccare due monaci tibetani ubriachi che ti chiedono soldi per una birra non e' proprio il massimo, la paura di arrivare a Lhasa e trovare due McDonald's sotto il Potala con una comitiva di turisti americani col cappellino del Dalai Lama e prostitute cinesi vestite da tibetane ballare il saltarello sarebbe piuttosto deludente... speravo ancora di entrare a Lhasa cavalcando uno yak su teste sanguinanti di burocrati mandarini... colpa mia, maledetto idealismo...
Beh, a presto per eventuali news dal Tibet
Oi oi!!
Foto: non proprio recenti... deserto del Taklamakan, epilogo della Transiberiana, mercato degli animali a Kashgar

Thursday, August 16, 2007

Due righe...

Ultimi giorni piuttosto duri... anche se siamo duri a perdere sono stati giorni di sofferenza e incertezza. Ma il morale resta alto. Ancora io Stefano Ale Yu e la chitarra, tra di noi sbroccate ("litigi", dal tardo maceratese) zero, comunismo barbaro e condivisione totale, soldi finiti, abbiamo speso gli ultimi per comprare il biglietto del pulman per Golmud (provincia del Qinghai, Cina occidentale) da 15 ore (tranquillissima) e una volta a Golmud speriamo di ritirare e/o cambiare soldi alla Bank of China. Gli ultimi giorni sono stati di deserto, paesaggi surreali, sabbia e polvere ovunque, il nulla, cielo perennemente grigio e polveroso, villaggi di fango, paesi di niente, zero servizi, internet mal funzionanti, ostelli per miracolo, pochi parlano cinese. E fin qui sarebbe tranquilla, se non per il fatto che tra stanchezza, cibo e altitudine finalmente ci han fatto visita vomito, diarrea, influenza, mal d'ossa e di stomaco. Ma abbiamo usato una strategia rivelatasi vincente: ci siamo ammalati a due a due, ovvero quando uno aveva febbre e vomito, un altro aveva solo la diarrea e gli altri due si reggevano ancora in piedi per andare a comprare acqua e chiedere a che ora passa il prossimo bus per "ovunque ma non qui". Ci sappiamo fare modestamente. Oggi sembra che stiamo quasi tutti bene. Siamo a Huatugou, minuscolo villaggio di operai del petrolio al confine tra Qinghai e Xinjiang. Tra poco pulman per Golmud e se abbiamo soldi e fortuna finalmente sara' Lhasa. Ieri abbiamo preso un pulmino che in 7 ore avra' fatto si e no 150 km tra deserto, rocce, fiumi in secca e cave di pietra. "Una via di mezzo tra l'inferno e un paesaggio post-atomico" come l'ha perfettamente descritto Stefano, che continuava a chiedermi come potessero esseri umani abitarvici; nonostante i miei sforzi e tentativi di appello a relativismo culturale, punti di vista e conoscenze di storia e civilta' cinese c'e' stato poco da fare, non sono riuscito a convincerlo.
Non ho modo di mettere foto, non funziona MSN, non funziona SKYPE, i 3-4 siti che riesco ad aprire sono grazie all'uso di proxy, siamo a qualche migliaio di metri d'altezza e fa un freddo boia. Ma tanto e' tranqua.
Vi vogliamo bene

Daniele Yu Stefano Ale

Sunday, August 12, 2007




Montagne del Pamir, 4000 m d'altezza, confine col Tagikistan, due passi dal K2... feel really good!

Friday, August 10, 2007

...tanto e' tranqua!

Signori salve!Era in programma di scrivere a viaggio finito, ma le emozioni da scrivere sono talmente troppe che rischiano di essere dimenticate。 E allora。。。
Kashgar!! Siamo a Kashgar, estremo oriente nel Turkestan cinese (Xinjiang), baluardo storico della Via della Seta, poche decine di chilometri ci dividono dal Tagikistan。 Siamo? Io, Yu, Ale e Stefano。 Ma procediamo con ordine: la Transiberiana?Mission accomplished!Ovvero, ce l‘abbiamo fatta, siamo giunti vivi e strapresiabene a Pechino dopo 6 lunghi (ma non troppo) giorni di treno。
Macerata addio ai genitori che non vedro’per un anno e passa, io Ale Stefano a Fiumicino per un addio alla vita, notte in bianco con svariati litri di vino e Irene che e‘ venuta a salutarci, la mattina aereo per Mosca:cazzo la Russia!Ci muoviamo bene, raggiungiamo la stazione Yeroslav e il tipo russo che ci porta i biglietti della transiberiana。Godendo andiamo per metropolitane a fare un giro per l’enorme citta‘, la Piazza Rossa, San Basilio e il Cremlino, “russe da paura, russi fa paura” come osserva giustamente Stefano。 Di nuovo stazione Yeroslav, gli alcolisti gonfi in volto, baccala‘ e stufato di rape per noi, montiamo in un treno con su scritto “Mosca – Pekin” in alfabeto cirillico, il treno parte, sono le 11 e 58 di sera, la nostra avventura comincia。 L’inserviente del nostro vagone, un ubriacone russo, cerca subito di elemosinarci dei soldi, Ale risponde pronto “nada!“, non ci ha piu‘ rotto le palle per il resto del viaggio。 I sei giorni sono passati tra letture, tonno in scatola, vodka, Dungeons and Drangons (per chi non sapesse cosa e’。。。 meglio cosi‘!),allegre chiacchierate e foto。 Fuori dal finestrino intanto passava la Russia, grigia quella europea, monotona e fangosa quella asiatica, ci aspettavamo steppe desolate di verde e vegetazione tundraica (tundraica?!?)abbiamo trovato invece villaggi fangosi e recinti di melmosi bimbi biondi。Ma, come disse Ale al secondo giorno pisciando nel nostro scompartimento in una bottiglia di plastica vuota, ”ormai tutto e’ tranqua“。 Questa frase e‘ stata un po‘ il leitmotiv del viaggio e il ritornello di una canzone che abbiamo scritto, almeno fino alla frontiera con la Cina, quando Stefano se ne e’ invece uscito con un ”tranquillo e‘ morto suicida a bastonate“。 Frontiera russa, otto ore fermi a terra, controllo passaporti, cambio rotaie, affoghiamo nella birra a due lire mentre un siberiano sui cinquanta di origine polacca da genitori ebrei fuggiti in Russia nel 1940 ci regala un presunto e puzzolente osso di mammuth。 A tarda sera mettiamo piede in Cina, il nostro vagone di alte ragazze russe saluta l’arrivo con un‘ovazione e un applauso, per me una grande emozione, un po’ come tornare a casa, scendo dal treno, assalgo un baracchino, sfodero il mio miglior cinese, porto via tre bottiglie di grappa e schifezze varie per un euro e mezzo mentre gli ambulanti cinese riducono in mutande i turisti russi。 Ti amo Cina。 Ultime ore di transiberiana, il 3 agosto alle cinque di mattina mettiamo piede a Pechino, stazione centrale, niente di piu‘ familiare, taxi a prezzo contrattato, destinazione casa di Ianna, altro maceratese a Pechino per un tirocinio, che attualmente barboneggia a casa di Lavinia, cara vecchia compagna di studi。 E’ l‘alba, Ianna ci riceve mezzo nudo sulle scale di casa, nell’appartamento c‘e’ anche Viola。 Doccia doverosa dopo 7 giorni tra aereoporto e treno, cambio anche le mutande visto che ci sono, qualche secondo dopo colazione a base di frittata e birra al baracchino sotto casa, dopo poco arriva Yu (maledetta fiamma giapponese), tolgo il disturbo con lei, in autobus il cuore batte forte e le nostre labbra si saldano da sole (di nuovo poesia?!)。 Faccio giri nella mia vecchia universita‘, pit stop a casa di Yu, un’altra doccia (due in un solo giorno, staro‘ diventando un borghese anch’io!?),stazione dei treni compriamo sei biglietti per Lanzhou (direzione Turkestan cinese, 19 ore di treno senza posto a sedere!! Vai che e‘ tranqua!), torniamo in bici (ne ho trovata una in universita’ e me ne sono appropriato, era di qualche italiano che conoscevo), giro per i grattacieli e i megastore di Pechino, ci becchiamo con gli altri, giro nei dintorni della Citta‘ Proibita e nei vicoletti di arrosticini, panini al vapore e biciclette。 Ilarita’ e sfrontatezza, birre e foto, a cena in una bettola, mangiato e bevuto come maiali, Ianna sfida a braccio di ferro un ciccione cinese, andiamo a finire la sbronza in un locale all‘aperto nel quartiere degli studenti stranieri, ribecco vecchie amicizie, il cuore batte sempre piu’ forte, a mezzanotte al grido di ”all‘attacco“ rotoliamo fino a casa di Ianna, sveniamo sfiniti tutti e sei nel divano。 Tanto e’ tranqua。
Zabe zabe za。。。un giorno per riprenderci, il pomeriggio di nuovo in stazione,provviste in spalla, io Ale Stefano Yu Ianna Viola e la mia chitarra cinese (viola anch‘essa)。 Se I cinesi sono un miliardo e trecento milioni allora almeno un miliardo di questi erano nel treno per Lanzhou。。。 spazio neanche per sputare in terra, pieno strapieno, ognuno si arrangia come puo’,personalmente a birre e grappette fino a svenire sopra ad un bambino che per meta‘ dormiva sotto un sedile。 Evvai。 Dopo ben 19 ore arriviamo a Lanzhou, giro per la citta’ e subito prendiamo un treno di altre 17 ore per Dunhuang (provincia del Gansu,estremo nord)。Stavolta il treno e‘ semivuoto e dormiamo nei sedili o spaparanzati per terra。 Mattino e finalmente Dunhuang!Deserto terroso, distese di arbusti e montagne varie all’orizzonte, pulmino fino alle famose (si fa per dire) grotte di Dunhuang, leggendaria tappa della Via della Seta, dove mercanti e fedeli di religione manichea prima e buddhista e musulmana dopo si fermavano per pregare e costruire statue e pitture all‘interno di alcune grotte (piu’ di settecento!)per diversi secoli, fino a quando gli imperialisti inglesi, francesi, russi,giapponesi e americani nei primi trenta anni del secolo scorso (Stein e Pelliot in primis)sono venuti in Asia Centrale in cerca di civilta‘ scomparse e han depredato tutto quello che potevano。 I cinesi non ci sono rimasti bene, ma ottant‘anni fa ancora non lo sapevano。 Finito il tour lasciamo le grotte per la citta’,prendiamo il primo bus a lunga percorrenza per Turfan (altra meta storica),solo altre ventidue ore in pullman con lettini dove se devi pisciare ti attacchi e aspetti fino alla prossima sosta (ognuna ogni 6 ore circa)。A Turfan (Turkestan cinese, Xinjiang centrale, provincia al nord del Tibet e a sud della Russia,est di Pakistan e repubbliche ex sovietiche)finalmente ci fermiano e prendiamo una stanza in hotel a 2 euro e 50 a testa。Affittiamo anche un pulmino con autista, che per 6 euro a testa ci scarrozza tutto il giorno tra antiche citta‘ sepolte dal deserto,valli d’uva, villaggi in oasi verdi,moschee。。。descriverle sarebbe un‘impresa e in questo internet point la tensione e’ alta (virus nella penna usb di Stefano, forse abbiamo perso tutte le foto。。。)ma tanto per capirci:il Xinjiang e‘ ufficialmente Cina, ma in pratica e’ una grossa regione autonoma grande tre volte la Francia, abitata principalmente dall‘etnia uigur, una sorta di turcomanni, che hanno tratti somatici, lingua, abitudini, cucina e religione che con la Cina non hanno nulla a che vedere (un po’ come il Tibet)。Sembra di stare in Afghanistan, ma con le scritte in cinese oltre che in arabo (o persiano?)。 Atmosfera calma e surreale, carne di pecora e pane arabo, calcolando che siamo in Cina mi sembra di stare in qualche paese del Mediterraneo。 Il mattino dopo prendiamo un pullman per Urumqi (capitale del Xinjiang)e dopo tre ore di sonno siamo alla stazione。 Con romanticismo e malinconia decidiamo di divederci:mentre eravamo nel deserto di Turfan a Yu e‘ venuto in mente di rendere il viaggio ancora piu’ pazzesco: Tibet!Non sappiamo ancora se sia possibile, come arrivarci (treno da Golmud con la nuovissima ferrovia piu‘ alta del mondo?!)e se ci sia bisogno di permessi e visti particolari。。。 ma l’idea ci ha preso di brutto e siamo intenzionati ad andare (come la vedete Mosca-Pechino-Kashgar-Lhasa!?!?!?), ma Ianna e Viola devono stare a Pechino per il 18 agosto, dunque devono saltare Kashgar e la Via della Seta。 Partono per la stazione dei treni e cercheranno di raggiungere Golmud。 Io Ale Stefano Yu e la chitarra invece prendiamo un bus di 22 ore per Kashgar。
E a Kasghar siamo adesso。 Kasghar e‘ una terrosa citta’ di 250。000 e passa anime, incastrata tra il deserto del Taklamakan a destra e i monti del Pamir a sinistra。 Il Tagikistan e il Pakistan non sono molti distanti da qui。 Inutile dire che di cinese ha solo il centro della citta‘, pieno di banche, negozi, capitalismo e un’enorme statua di Mao。 La citta‘ vecchia invece e’ spettacolare, botteghe di artigiani, carretti trainati da asini, una grande moschea del XVesimo secolo,angurie, fichi,uva, il mercato di bestiame piu‘ grande d’Asia。。。molti ma non troppi i turisti e/o viaggiatori stranieri (niente a che vedere con la Thailandia ovviamente!)e molte le escursioni organizzate per andare in bici, moto, auto, cammello o cavallo nei dintorni della citta‘, tra deserti e montagne, laghi ed oasi e,per chi ne ha la possibilita‘, svalicare in Pakistan,Kazakistan, Afghanistan, Kirghizistan,Tagikistan,Tibet。。。uno dei posti piu’ affascinanti che io abbia mai visto insomma。 Abbiamo affittato una topaia con 4 letti (1 euro a cinquanta a testa per notte), domani partiamo per un tour in montagna (in bus semplice, il portafoglio comincia a piangere)e dopodomani ci spariamo il mercato del bestiame per poi partire per Hotan (deserto del Taklamakan, Via della Seta Meridionale)e da li‘ con molta speranza e altrettana fortuna contiamo di raggiungere Golmud con mezzi improvvisati in 4-5 giorni e da li’ potenzialmente Lhasa。。。
Presto per parlarne。。。 avrei mille miliardi di altre cose da dire ma il tempo e‘ tiranno e comunque vi aggiornero’ presto。
Gente, il morale delle truppe e‘ alto, Lhasa sara’ nostra e zabe zabe za a parte tanto e‘ tranqua。。。“。。。sei borghese, ARRENDITI!!”
Oi Oi
Daniele Yu Stefano Ale

... e non aggiungo altro