Wednesday, August 31, 2011

Contadini, bancarelle e papera: festa di San Giuliano a Macerata




Servizio video di Cronache Maceratesi

http://tv.cronachemaceratesi.it/il-santo-ospitaliere-accoglie-i-maceratesi-dopo-le-vacanze/

Monday, August 29, 2011

Ai Weiwei on Beijing

"Beijing is two cities. One is of power and of money. People don’t care who their neighbors are; they don’t trust you. The other city is one of desperation. I see people on public buses, and I see their eyes, and I see they hold no hope. They can’t even imagine that they’ll be able to buy a house. They come from very poor villages where they’ve never seen electricity or toilet paper.

Every year millions come to Beijing to build its bridges, roads, and houses. Each year they build a Beijing equal to the size of the city in 1949. They are Beijing’s slaves. They squat in illegal structures, which Beijing destroys as it keeps expanding. Who owns houses? Those who belong to the government, the coal bosses, the heads of big enterprises. They come to Beijing to give gifts—and the restaurants and karaoke parlors and saunas are very rich as a result."


Read all:

http://www.thedailybeast.com/newsweek/2011/08/28/ai-weiwei-on-beijing-s-nightmare-city.html

Sunday, August 28, 2011

San Ginesio, il terrazzo dei Sibillini


Solo chi ha vissuto in Cina per anni può capirlo

Forse ho trovato lavoro come sinologo. E quindi tornerò forse a fare il sinologo.

Sembra assurdo. Solo poche settimane fa annunciavo di averne piene le palle della Cina, di volermene andare e non volerne più sentir parlare. Per un po'. Cioè almeno un anno. E invece rieccoci di nuovo dentro: la materia cinese come pane quotidiano. Un pane duro e secco, eppur sempre presente e dinamico.

Gironzolando per il maceratese, mi fermo ad osservare i pochi studenti cinesi dell'Università di Macerata, i commercianti cinesi nelle vie del centro, o quelli a Civitanova Marche nel mega centro commerciale. Non mi sbaglio, vado sicuro al 101%: sono cinesi. A volte mi fermo a scambiare due chiacchiere. E vengo avvolto da una strana sensazione.

Come di sentirmi a casa, come di tornare in un passato sempre presente, come di guardarmi attorno e chiedermi "Cosa ci faccio qui? Il mio posto è in Cina!". Nei pochi momenti di tempo libero sono tornato a sprecare vista ed energia su internet. E aprire siti in lingua cinese, o media internazionali che parlano di Cina, o chattare con le mie amiche di Pechino. Mi fermo e penso: no, stacca tutto, di Cina non ne voglio più sentire parlare.

Una grande contraddizione. Eppure impossibile ne è la fuga. Come una forma di tossicodipendenza. Se dell'Africa esiste il mal d'Africa, della Cina deve esistere la crisi d'astinenza.

我操!

Saturday, August 27, 2011

Le città di domani, le perversioni sociologiche di oggi...

Di questi migranti sub-sahariani con i quali lavoro da settimane credo che riuscirò a scrivere solo una volta aver smesso di lavorare. Forse.

C'è invece un'altra piccola considerazione da condividere qui nel blog. Ed è la seguente.

Ad essere sociologo e star in mezzo a questi ragazzi c'è da avercelo duro per tutto il tempo. Nel senso che ad osservare i legami che si creano e si spezzano per poi riprendersi e solidificarsi nelle mille dinamiche più o meno programmate di queste persone durante la loro esperienza di migrazione dai paesi al sud del Sahara fino a Lampedusa passando per deserto e tribù, passando per Libia in guerra e Mediterraneo affogatore di popoli... c'è da avercelo duro davvero.

Io la tessera da sociologo l'ho vinta coi punti della Mulino Bianco, e quindi tante dinamiche sociali le fiuto o le osservo per caso, senza essere in grado di scavarle a fondo, analizzarle, riprodurle in parole. Peccato, lo so.

Ad ogni modo ci pensavo quel giorno che abbiamo accompagnato un "ospite" sudanese (richiedente asilo politico, ex partecipante al progetto che curiamo) alla stazione dei treni di Macerata.

Giorni fa in via Roma ero seduto nel furgone a motore spento e osservo tre sudamericani uscire da un negozio, fermarsi a parlare con altri due sudamericani appena scesi da una macchina. Una donna col velo integrale attraversava la strada, un cinese fumava appoggiato all'uscio del suo ristorante. In viale Don Bosco dove prima c'era una piscina e la palestra di scherma ora escono in festa di venerdì i musulmani. Lì c'è ora una moschea, dove i musulmani di Macerata si radunano.

L'altro giorno invece ero a piedi sbrigando delle commissioni in alcuni quartieri storicamente popolari di Macerata: le Fosse, le Casette, la Pace. Osservavo le strette palazzine, i terrazzi, i panni stesi al sole, sembravano i quartieri Spagnoli a Napoli, quel tipo di immagine che la borghesia chiama "squallore". Non vivo a Macerata da anni e non ricordavo questo spettacolo popolare. O forse non ci avevo mai fatto caso. Sotto un sole che scioglieva le pietre, bambini giocavano qua e là, in strada. Bimbi di colore. Figli di immigrati. Altri avevano tratti di gente dell'est Europa: albanesi, kossovari, macedoni. La porta di una chiesa, l'oratorio dietro, schiamazzi di adolescenti correre dietro ad un pallone. Che lingua parlano? Non era italiano. E neanche dialetto maceratese. Donne africane tornare a casa con buste della spesa, insalata, pane, latte. Donne coperte da un lungo velo attendere il bus con una trentina di figli al seguito. Al tramonto vedi delle anziane signore del posto uscire in strada con uno sgabello, sedersi in strada a chiacchierare fra di loro. Questo resta dei quartieri popolari: anziane maceratesi e giovani immigrati. I secondi sono il futuro.

Ne sono contento. Sono contento che questi quartieri non moriranno, saranno tenuti in vita da nuove generazioni di uomini e donne venuti da paesi lontani. Persone che portano e porteranno con loro usi e costumi diversi, nuovi colori, nuovi odori. Di spezie, di pietanze, di storia, di Asia, di Africa, di America Latina.

Per quanti io trovi priva di senso (se non orribile) la parola "integrazione", domani questi bambini figli di immigrati andranno a scuola e impareranno l'italiano, l'inno di Mameli, ascolteranno le canzoni Vasco Rossi, si scambieranno le figurine di Totti, mangeranno spaghetti al sugo e quando, lontani dall'Italia, sentiranno odore di caffè avranno nostalgia dello stivale: saranno italiani! Molto più di me. Italiani musulmani, italiani con la pelle nera, italiani dai tratti asiatici. Se esiste una romantica tradizione, fiera dei suoi periodi di gloria, di "santi, poeti ed eroi", se di tutto questo io ne ho ereditato qualcosa io questo qualcosa lo passo volentieri al primo di loro che incontro per la strada.




"Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa / Saro-Wiwa è ancora vivo"

Il teatro degli orrori, "A sangue freddo"

Non era un pogo



E in questi giorni mi rimbalza in testa questa immagine non meglio identificata: una ragazza, un'amica che conosco bene ma non ricordo chi di preciso, saltare con violenza su un tappetone o su un prato spelacchiato durante un concerto alle prime luci dell'alba. La particolarità della ragazza è che salta non fissando il chaos di fronte a sé o ai suoi lati, né volge lo sguardo su, verso il cielo. Lei fissa il suolo, sorridendo, agitando le gambe con violenza quasi a volerlo sfondare. E ancora, e ancora. Questa scena non me la sono sognata, l'ho vista realmente, in una delle ultime serate pechinese al 2Kolegas. Chi sia quella ragazza, però, non ricordo.

Poco importa. Ogni volta che ascolto punk in auto mi torna in mente mentre cerca di sfondare il prato a salti, e mi torna in mente Pechino, e mi viene da ridere.

Photo credits:
http://imagecache01a.allposters.com/images/pic/LIFPOD/969763~Pogo-Stick-Champion-Donald-Saboe-Jr-Posters.jpg

Hanno ammazzato adesso. Cile, 26 agosto, Manuel, 14 anni.




"Manuel Gutierrez 14 anni morto ammazzato in Cile tra proteste arresti e scontri io in Italia non ne sapevo niente
di Doriana Goracci

Io non ne sapevo niente delle Manifeste Azioni in Cile, ma poi oggi 26 agosto ora di cena, leggo una notizia delle agenzie di stampa: “Manuel Gutierrez, è morto nella seconda notte di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a Santiago in Cile. E’ stato colpito al petto da una pallottola sparata da un’auto della polizia. Questa la denuncia partita dalla famiglia del ragazzino, mentre il viceministro dell’Interno, Rodrigo Ubilla, ha espresso l’auspicio “che si chiariscano in modo rapido le circostanze della morte del giovane”. Inoltre sono state arrestate 1.394 persone. E feriti 153 agenti delle forze dell’ordine e 53 civili.”"


Leggi tutto:
http://www.reset-italia.net/2011/08/26/manuel-gutierrez-14-anni-morto-ammazzato-icile-proteste-arresti-scontri-io-italia-non-sapevo-niente/

Friday, August 26, 2011

Friday night... and the working class

"Friday night's pay night guys fresh out of work
Talking about the weekend scrubbing off the dirt
Some heading home to their families some looking to get hurt
Some going down to Stovell wearing trouble on their shirts
I work for the county out on 95
All day I hold a red flag and watch the traffic pass me by
In my head I keep a picture of a pretty little miss
Someday mister I'm gonna lead a better life than this

Working on the highway laying down the blacktop
Working on the highway all day long I don't stop
Working on the highway blasting through the bedrock
Working on the highway, working on the highway"


Bruce Springsteen, "Working on the highway"

Thursday, August 25, 2011

Accoglienza agli immigrati? Ecco come funziona...

"ACQUAFORMOSA (CS) - Altro che risorsa. Da queste parti gli immigrati sono i salvatori della patria. O meglio, del Comune. Sì perché, se non ci fossero loro, il Municipio di Acquaformosa, sperduto paesino nel cuore del Pollino, sarebbe destinato a scomparire, scendendo sotto la fatidica soglia dei mille abitanti per essere inglobato, secondo le regole della nuova manovra fiscale, al Comune più vicino con oltre mille abitanti. Tra queste splendide e isolate montagne il tempo sembra immobile, Cosenza dista oltre un’ora di pullman e ogni piccola amministrazione comunale lotta contro l’agognato fenomeno dello spopolamento, un travolgente decremento demografico che annualmente erode ampie fasce di popolazione mettendo a rischio l’esistenza stessa dei piccoli paesini, dove i giovani emigrano appena possibile e i vecchi affollano strade sempre più svuotate di vitalità.
IL PAESE IN CONTROTENDENZA - Ad Acquaformosa, neppure 1.200 abitanti in tutto, sta succedendo l’esatto contrario e il paese comincia pian piano a rivitalizzarsi. Merito del sindaco Giovanni Manoccio (Lista Civica Acquaformosa) - già famoso alle cronache per aver denominato il suo paese «Comune deleghistizzato» - che da circa tre anni, in virtù dei progetti Sprar (il Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati del Ministero dell’Interno), ha offerto la residenza entro le proprie mura a varie famiglie di profughi. Poco meno di trenta persone (quattro nuclei familiari), ma che hanno contribuito a rimettere miracolosamente in moto un sistema socio-economico destinato al declino. Ogni famiglia, in fuga da guerra o povertà, vive in spaziose case nel cuore del paese. Merito anche del profondo senso d’accoglienza che da sempre contraddistingue gli acquaformositani, le cui origini si perdono nella tradizione arbreshe, gli albanesi d’Italia, sbarcati qui nel 1.400 ma le cui tradizioni resistono intatte in tutto il paese, dove cartelli, piazze e vie portano scritte in doppia lingua. Il primo cittadino, seduto nel suo modesto ufficio con una scintillante maglietta rossa con l’effige di Che Guevara, sfoggia tutto il suo orgoglio: «Senza l’arrivo dei profughi, che qui hanno trovato un po’ di tranquillità, nel giro di pochi anni Acquaformosa sarebbe stato eliminato e inglobato a Lungro», il Comune più vicino, a 4 chilometri di distanza e con oltre 3mila abitanti»."


Leggi il resto dell'articolo:

http://www.corriere.it/cronache/11_agosto_25/storni-acquaformosa-immigrati_921cf3ce-cf19-11e0-9639-95c553466c70.shtml

Net Pornography in China




"People’s Pornography – An interview with Katrien Jacobs

China has a long tradition of erotic art but pornographic films and pictures are currently illegal. Despite frequent anti-porn clampdowns, pornography remains available both online and in the form of DVDs.

A paper titled A Peep at Pornography Web in China compiled by scholars at Xi’an Jiatong University is one of the few authoritative sources of pornography statistics. The scholars examined “part of network traffic in Northwest Net of China, from Mar. 29 2009 to Jan. 25 2010″ and “collected 92,950 online porn web pages from 1,826 porn sites” of which only 12.8% were hosted on servers inside China. The paper looks at usage patterns of the people detected visiting porn sites, but does not attempt to derive any numbers about porn use nationwide.

Nonetheless, anecdotal evidence suggests demand for porn in China is growing. Aside from professionally produced films, there is a growing subculture of DIY porn movies, which is one of the subjects Dr. Katrien Jacobs examines in her new book, People’s Pornography: Sex and Surveillance on the Chinese Internet.

James Griffiths recently interviewed Dr. Jacobs about her new book"


Read the interview here:

http://www.danwei.com/peoples-pornography-an-interview-with-katrien-jacobs/

CNT en lucha. Todavia.

"CNT se concentra en la factoría de FORD-Almussafes contra el cierre de FORD-VISTEON
Este pasado lunes 22 de Agosto, asistieron varios afiliados de CNT-Valencia a la entrada de la factoría que la multinacional FORD tiene en Almussafes (Valencia). Se desplegó una pancarta donde se podía leer: “NO AL CIERRE DE FORD-VISTEON, 45O TRABAJADORES A LA CALLE, CNT EN LUCHA”. En un primer momento la concentración se realizó en el interior de la planta hasta que la Seguridad Privada de FORD nos invitó a salir del recinto.

La concentración se inició a la misma hora del cambio de turno para aprovechar al máximo la salida y la entrada de trabajadores a la factoría y nos colocamos en la entrada principal mientras parábamos a los vehículos para informárles de lo que les estaba sucediendo a sus compañeros de Jerez de la Frontera. Se repartiron cientos de octavillas informativas mientras una patrulla de la Guardia Civil se refugiaba en la sombra de una parada de autobús.

Muchos trabajadores de FORD se quedaron atónitos al ver las banderas de la CNT ondeando en la entrada de su fábrica y nos transmitían su asombro por que pensaban que la CNT-AIT había desaparecido o se había trasformado en otra Organización. Un Sindicato con gran tradición de lucha en FORD y que poco a poco fué desapareciendo con la implantación de CGT y de los Comité de Empresa. Un Sindicato que vuelve a ser visible en la factoría de FORD más grande del Estado Español, un Sindicato que se establecerá en la empresa para continuar con la lucha, con más ganas y fuerza que nunca.

NO AL CIERRE DE FORD-VISTEON CÁDIZ


¡CNT-AIT VUELVE A LA FORD!"


http://valencia.cnt.es/2011/08/cnt-se-concentra-en-la-factoria-de-ford-almussafes-contra-el-cierre-de-ford-visteon/

Wednesday, August 24, 2011

Favole?

"Un contadino ha un campo di grano e produce pasta e pane. Un secondo contadino ha un frutteto. Un allevatore ha un gregge di pecore e produce latte e formaggi. Un artigiano realizza mobili in legno, un altro fila la lana e tesse indumenti.

Quello che ha il pane ne scambia una parte con il formaggio dell’allevatore e con i maglioni del secondo artigiano. Quello che ha la frutta ne scambia un po’ con un tavolo e quattro sedie, e con qualche chilo di pasta. Ognuno produce qualcosa e tutti insieme hanno le cose essenziali per vivere. La natura, del resto, nel medio termine si può considerare prevedibile: se un anno c’è meno frutta, l’anno dopo ce ne sarà di più."

E poi arrivano gli speculatori...

Leggi il resto del post qui:

http://www.byoblu.com/post/2011/08/19/Non-ce-nessuna-crisi.aspx

Tuesday, August 23, 2011

Il prezzo del menefreghismo: storia dell'acquisto d'un paio d'occhiali

Ieri ero con altri a far pranzo e fissavo il cestino per la raccolta differenziata della carta, ed ho pensato: ma che cazzo di occhiali porto?

Gli occhiali li porto da quando sono nato. Molti li ho persi, altri li ho cambiati perché l'oculista diceva che la gradazione delle lenti non andava più bene. L'ultimo paio di occhiali li avevo comprati una decina di anni fa quando ero a Roma a fare l'università e la rivoluzione. Un paio di occhiali da due lire, neri, di ferro. Dieci anni di viaggi, studio, concerti e sbronze: di vivere non ne potevano più. Decido quindi che è ora di cambiare e comprare un nuovo paio di occhiali.

Odio comprare. Specie gli occhiali, perché sono un bene necessario ma estremamente costoso. Maledetti venditori di occhiali!

Un bel pomeriggio di mezza estate entro con mia madre in un centro commerciale nei pressi di Macerata, per sbrigare il maledetto acquisto. Reduce da una nottata di esagerazione etil-chimica non ho affatto un bell'aspetto. Mia madre, come spesso succede, si vergogna di me. Non ricordo quale sia il motivo per il quale mia madre sia voluta venire a comprare gli occhiali con me, probabilmente non si fida o crede che io non sia in grado di farlo da solo. Ha ragione, indubbiamente.

Una signorina commessa si avvicina, "vi posso aiutare?". "Sì, guardi, devo comprare un paio di occhiali", comincio malissimo. "Di che tipo?" mi fa. In effetti il negozio è pieno di occhiali. "Quelli che costano di meno", mi sembra evidente. Ci porta di fronte ad una parete fitta fitta di occhiali. Ne provo tre quattro paia. Tutte orribili. Ma ho mal di testa e di stomaco, ho caldo, mia madre parla troppo, io voglio solo andarmene via, non voglio morire per un paio di occhiali. Ne afferro un paio a caso "Prendo questi!" esclamo contento. "Ma questi sono da donna!" fa la commessa. "Dove sta scritto scusi? E poi mi piacciono, vanno bene questi" rispondo io. "Almeno provateli" aggiunge la mamma. Ma perché non sono venuto da solo, penso in testa mia. Alla fine ne afferro un altro paio, quasi uguali a quelli di prima ma senza brillantini e dallo stesso modico prezzo.

La commessa non mi sopporta più e chiama una sua collega. Ci sediamo ad un tavolino con sedie verdi di plastica. O almeno così ricordo. Vorrei solo andarmene via, giuro. E qui vieni il pezzo più bello: sono venuto per comprare un cazzo di paio di occhiali e cosa mi chiede la nuova commessa? Nome, cognome, indirizzo, generalità varie. Sbrocco, ma con educazione post sbronza: "Scusi, il nome non glielo do. Voglio solo un paio d'occhiali. Mica un'assicurazione sulla vita o l'abbonamento a TelePiù!". Infastidita la tipa risponde per le rime, scordandosi del fatto che il cliente sarei io. Chissenefrega di un trentenne ancora ubriaco e squattrinato che viene a comprarsi degli occhiali con la madre, avrà pensato. Ha fatto bene. E poi la capisco. Lavorare col caldo di una domenica d'agosto non fa piacere nessuno, incontrare clienti stronzi come me ancora meno. Va bene tipa, facciamo come vuoi, io voglio solo andarmene, tu vuoi solo che io me ne vada, vogliamo entrambi la stessa cosa, vediamo di velocizzare, firmo tutto, voglio solo andare via. Per grazie ricevuta, cinque minuti dopo sono fuori di lì. "Ti chiamiamo noi per venire a ritirare gli occhiali con le lenti montate", ripete la tipa. Guarda, fosse per me neanche li comprerei più gli occhiali...

Ritorno quindi un paio di settimane dopo a riprendere gli occhiali. Stesso scazzo, stesso post sbronza. Stavolta però taglio corto, prendo gli occhiali, li provo, sorrido, pago, scappo. Solo un paio di giorni dopo mi sono finalmente guardato allo specchio: cazzo come sono brutti. Brutti loro e brutto io. Sono orribili. Grandi, ellissoidali, da donna andata via di testa, da zoccolone sessantenne, da checca morta suicida. Disgusto. Rifletto sul prezzo pagato per il mio menefreghismo. D'altronde non c'è scelta: li tengo e basta.

Mannaggia a me.

Sunday, August 21, 2011

...

"She talks to birds, she talks to angels
she talks to trees, she talks to bees
She don't talk to me
Talks to the rainbows and to the seas
she talks to the trees
She don't talk to me, don't talk to me"


Ramones - "She talks to rainbows!"

Friday, August 19, 2011

Riassaporare il gusto del venerdì

E' successo di nuovo: riecco il venerdì! Le porte al weekend, che puntuali si aprono solo al calare del sole. Intorno al nove, d'estate, in Italia. E con esse ti lasci alle spalle una settimana (leggi "cinque giorni") di dure fatiche lavorative.

Parlando di "durezza" poi, il venerdì per noi ragazzi che gestiamo a Macerata l'emergenza profughi (meglio conosciuta come "neverending emergency" dal 1962) è il giorno più duro di tutti. Praticamente stiamo dalle 9 di mattina alle 9 di sera, imprevisti permettendo, a caricare e scaricare pesanti scatoloni di beni alimentari tra supermercati, furgoni, magazzini, auto e appartamenti. Una fatica del cazzo, per intenderci.

Non che la cosa non abbia il suo fascino. Indiscutibile, oserei: ragazzi e ragazze a passarsi senza sosta chilate di olio, salsa di pomodoro, banane e riso, poi pronti in furgone, pochi minuti dopo a scaricare e ripartire di nuovo. Il sudore condiviso è quello che ha l'odore più gradevole. E poi si sa, lo fai per ragazzi che vengono da migliaia di chilometri di distanza e hanno attraversato nonno Sahara e mamma Mediteranneo per giungere fin qui. Mica cazzi dico. Quando arrivi alla soglia del loro appartamento, suoni il campanello e li vedi scendere a prendere le scatole di pasta e latte, ti si rallegra leopardianamente il cuore. E senti che ne è valsa comunque la pena. Anche a farlo gratis. Non può capirlo chi non si è sentito dire "grazie!" ogni venerdì da questi ragazzi del continente nero.

Ma veniamo a noi. Il lavoro e il venerdì sera. Se per miracolo alle nove sono in auto verso casa, ci sta che per un chilometro e mezzo neanche me ne rendo conto di aver finito un altra settimana di fatica. Wow! Orgasmo in diretta. Sono comodamente seduto sulla mia Fiat a metano, ascolto punk col finestrino abbassato, sono sudato, sporco e felice perché la strada che percorro è quella per tornare a casa. Il magazzino è vuoto, tutti i nostri ospiti hanno avuto la loro razione settimanale di beni alimentari e io non ho altro da fare che riposarmi per un paio di giorni...

Guida sportiva, rovino quel poco che rimane di frizione, fischietto mentre penso a come godermi questo weekend e a chi chiamare per prima una volta tornato a casa: al mio pusher? Al mio migliore amico? A lei che so mai me la darà? A mia madre? Ci penseremo una volta a casa. Parcheggio selvaggio di fronte l'uscio, lascio aperti finestrini e luci dell'auto, un paio di serrature da far scattare ed eccoci: il weekend!

Mi guardo allo specchio: sembro evaso dal carcere. E la cosa mi fa sorridere. Dallo specchio al frigorifero in cucina ho già abbandonato a terra scarpe calzini maglietta pantaloni mutande. D'altronde fa caldo. Tengo solo gli occhiali, il laccio ai capelli, il sudore e lo sporco di una giornata di lavoro sul resto del corpo. Lei la trovo sempre lì, la mia birretta fresca fresca, sorridente in alto a sinistra del frigorifero. "Tutto bene, e te?". "Anch'io baby", le sussurro. E' un attimo. La stappo con un gesto fermo e deciso, ci buttiamo sul divano, soli, io e lei, e come non far partire una lenta e dolce pomiciata...

Sento tutto il corpo rilassarsi, i muscoli perdersi nel divano della cucina, la schiena dolermi ancora per un po', le membra del cervello già in sollazzo da fine settimana.

Sembra quasi quella pubblicità della Tuborg: sì, ne voglio ancora.



"affanculo tutto il resto grazie a dio è venerdì
a timbrare il cartellino ci pensiamo lunedì"

Los Fastidios, "Birra, Oi! e divertimento"

Wednesday, August 17, 2011

Bringing light to the poor

"July 11 - A bottled liter of water with a few teaspoons of bleach is proving to be a successful recipe for dwellers in the light-deprived slums of the Philippines. The simple technology is spreading sunlight in places where it has never been, and saving residents money at the same time. Gemma Haines reports."

Video and source:

http://uk.reuters.com/video/2011/07/11/bringing-light-to-the-poor-one-liter-at?videoId=216968892

Bilancio di Ferragosto...




Photo tribute: Mentecatta

Tuesday, August 16, 2011

Sulla mia ribellione

Non è stato un capriccio da bambini, non un periodo di tollerata immaturità. Non un moda del momento, non un incidente di percorso. Non un dispetto ai grandi, non una scoreggia contro l'autorità. E non è un segnale evidente di immaturità, né un complesso di Peter Pan. La mia ribellione non era una cena di gala, era e resta un atto di violenza. Violenza pacifica, disobbedienza in progresso, rivoluzione costante.

Se c'era qualcosa che avevamo intuito era proprio che dovevamo fottercene di "quello che pensano e dicono gli altri". "Ma non pensi a quello che pensano e dicono poi gli altri?" mormorava tua madre, e tu prontissimo come il secchione in classe "Sì. E non me ne frega un cazzo. Già è un miracolo se pensano. Gli altri". Non posso credere a quello che sentono le mie orecchie: trentenni illustrarmi il sistema delle chiacchiere di paese. La paranoia delle chiacchiere di paese? Speravo fosse morta e sepolta con mia nonna. Ma anche se così non è, io non posso far altro che continuare a fottermene.

Se si andava per concerti a ballare le canzoni dei CCCP "Non sono come tu mi vuoi" e quelle dei 99posse "non mi avrete mai / come volete voi" non mi spiego questo novello bisogno di stare sull'attenti, delegando (non solo alle urne) potere agli altri. Potere di decidere, di decidere per noi, quando, se, come, cosa, perché. Decidano per loro, io decido per me. E me ne frego di quello che penseranno poi. Cosa è questo agire allineati!? Vestire finalmente i panni del borghese di fatto, che (non senza ipocrisia) chiamano "maturità".

E per cosa poi? Per il paradiso? Non vedo paradisi in terra. Per un posto di lavoro? La prostituzione dovrà pur avere un limite. E non escludo che a suggerircelo saranno proprio le donne di marciapiede. Prima o poi.


Orgoglio cotto

"Sagra del Vino Cotto – Loro Piceno (MC) – dal 18 al 21 agosto 2011

Giovedì 18 agosto alle ore 18, prende il via la 40ª edizione della Sagra del Vino Cotto a Loro Piceno. Chi non ha mai assaggiato il vino cotto, bevanda alcolica, conosciuta sin dal tempo degli antichi romani e ormai diventata famosa in tutto il Centro Italia? L’occasione di gustare un prodotto tipico per le sue qualità organolettiche e per l’originalissimo metodo di produzione, si ripresenta dal 18 al 21 agosto alla XXXXª edizione della Sagra del vino cotto di Loro Piceno."

Fonte:

http://www.laprimaweb.it/2011/08/16/sagra-del-vino-cotto-loro-piceno-mc-dal-18-al-21-agosto-2011/

Beccata oggi su FB...

"Lions sleep 18 hours a day, but Donkey work 18 hours a day.
If hard work is the secret to success then donkey would have been the king of the forest.
Be lazy think crazy...)))"

Cose che non hanno prezzo

E anche a questo ferragosto siamo sopravvissuti. Vivissimi complimenti.
Il primo non al mare a fare casino e ballare intorno ai falò fino alle prime luci dell'alba. Il primo in montagna. In un signor casolare di montagna. Tanti amici, qualche cane, birra e vino a fiumi. Pacato il risveglio, impressionante lo spettacolo offerto gratuitamente dalla natura, impressionante per chi come me vive in ammassi di cubi e cemento chiamati città. Di vino ne è avanzato ma di acqua neanche l'ombra: nessun problema ci pensa la fonte. Gratuita, anche lei. Come le quattro chiacchiere con gli anziani del posto. Lo sguardo ad una piccola chiesetta per schiarirti le idee. Poi una pulita al casolare, tutti in macchina, di corsa verso il tram tram quotidiano. Sai che ti dico? Me ne vado al mare! Oppure in campagna.

Colazione a rucola, pomodoro e insalata dell'orto della mamma di Gatta è qualcosa che davvero non ha prezzo.

Protest Over Chemical Plant Shows Growing Pressure on China From Citizens

"By official estimates, 12,000 demonstrators marched in Dalian — by other estimates, many more — to demand the removal of the expensive new Fujia chemical factory, whose Pacific coast sea wall had been breached a week earlier in a typhoon. The plant makes paraxylene, a toxic chemical used to make polyester products. It can cause illness and, if concentrated, death."


Source:

http://www.nytimes.com/2011/08/16/world/asia/16dalian.html?_r=1

Sunday, August 14, 2011

Grazie al cazzo

Eccoci qua. Invece noi. Chiedo scusa a chi legge questa cagata di blog. Scusate. Alla nostra età invece noi guardiamo Raitre. Mia mamma invece mi ha cacciato di casa. Ho conosciuto una ragazza minchia bellissima. Si chiama non ve lo dico come si chiama. Ho preso dieci chili almeno. Il mio migliore amico non mi parla più per lo schifo che faccio. Succede. Ragà, viva le Marche! Qui si mangia e si beve mica cazzi! Per il resto, lavoro duro e me ne vanto, faccio casino e non me ne vergogno, presto me ne vado via ma non sentirete la mia mancanza. Grazie a tutti, grazie al...

Tuesday, August 09, 2011

Gli sbronzi di Riace... viva lu paliu, viva Sagninesci!





Friday, August 05, 2011

Tutto ciò che c'è da sapere sulla storia della Cina. In tre minuti e mezzo. 中国的历史,好酷!

"History of China in 3½ Minutes"

Tuesday, August 02, 2011

Yes, I admit it: I miss China. Somehow.




East gate of Renmin University, Beijing, June 2011.

Armonia. Ovvero: il comunismo vincerà?

Speciale TG1 del 1 agosto 2011

Di Roberto Olla

"I cinesi possiedono gran parte del debito pubblico di molte nazioni, compresi gli Stati Uniti. Stanno conquistando i nuovi mercati, come in Africa, ed acquistando nuovi beni strategici come il porto del Pireo in Grecia. Chi fa affari con loro, come la Germania, vede risollevarsi la propria economia. Sono convinti di essere una vera società socialista in marcia verso il comunismo e ad un tempo si basano sui millenari principi confuciani dell’armonia. Non era mai successo niente di simile nella storia dell’umanità. Non c’è un precedente a cui rifarsi. La Cina è un paese così grande da mostrare contemporaneamente più facce: quella dura della repressione dei dissidenti, quella avanzata del business ecologico, quella tecnologica della conquista dello spazio, quella spettacolare dei grandi film. Speciale Tg1 presenta il documentario “Armonia. Ovvero: il comunismo vincerà?”: una giornata a casa di due famiglie cinesi lanciate verso la ricchezza, per capire cosa pensano, che progetti hanno e perché credono che ciò che stanno vivendo sia il vero comunismo."


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-43770bce-9247-47bf-88ac-4282b5620d28.html#p=0