Friday, August 29, 2008

Macerata: cacciatori di lepri.


Macerata, Trofeo Birra Moretti. Tolta la birra, molto poco altro...





























p.s. Grazie mille a Chiara per le foto. "Una di noi! Chiaretta una di noi!!"

Thursday, August 28, 2008

Però. Che bello...

... innamorarsi... non mi capitava da tanto tempo... il cuore che torna in fibrillazione per un sorriso femminile. Innamorarsi. Di tre ragazze. Diverse. Che neanche si conoscono tra di loro. Beccate così, per la strada. E in meno di 36 ore. Che bello. E dirvi che siete belle come lune nel deserto non vi rende molto onore. E dirvi che con voi farei l'amore sempre, anche il giorno del mio matrimonio, non sarebbe abbastanza. Che siete belle. Che bello. Però. Che bello...

Foto: Granada, Sevilla, Huelva, Barcelona
























































Monday, August 25, 2008

Andava quasi tutto bene finché...

Andava quasi tutto bene finché il buttafuori ci ha detto che non potevamo entrare con la bottiglia. E so che non è stata colpa tua, so che hai provato a convincerlo, ti ho vista mentre gli mostravi il seno nudo.

“Ti avverto, non reggo molto l’alcool” mi hai sussurrato.

Ho visto. Ti sei fatta mezza bottiglia di rhum in tre sorsi. Io avevo già fatto il pieno di whisky e sangria. Ma al rhum non dico mai di no. E poi vai a sapere cos’è successo, dicono sia stato un bel festival, ci siamo persi e mi sono perso quasi subito, vagato nella notte, ricordo solo di essere caduto in un fiume, so che non ci credi, guardami i jeans.

“Mi dispiace averti perso, è che appena sento tre accordi punk non capisco più nulla e corro a saltare e pogare”
“Daniele, era un concerto reggae, trovati una scusa migliore”

Sono tornato in me poco dopo l’alba, mi sono ricordato di te e sono venuto a cercare il tuo cadavere. Inutilmente. Sono tornato alla macchina, ero mezzo nudo e morivo di freddo, ho fatto della ruota anteriore un cuscino. Sono svenuto per alcuni minuti (forse ore) quando ho riaperto gli occhi vedo te con una felpa verde accompagnata da un poliziotto. Appena il poliziotto mi vede molla te e corre da me, non ricordo la domanda ma ricordo la mia risposta:

“Anfetamina. Mescalina. Antidepressivi. Acido lisergico probabilmente”
“Mi raccomando, non guidate”

Il poliziotto se ne è andato, io ho guardato te, tu hai guardato me, siamo scoppiati a ridere.

“Va bene. Non dirmi nulla di ieri notte. Ma fammi almeno la lista della cose che hai perso” ti ho fatto.
“Chiavi di casa. Quaranta euro. Cellulare”
“Io calzini, cappello, maglietta. E la dignità. E’ andata meglio a te”

Preoccupato mi sono guardato tra le mutande. C’era ancora tutto.

“Non ho perso il pisello”
“L’hai usato stanotte?”
“Sì. Per vomitare. Se mi dicevi che arrivavi con un poliziotto mi conciavo meglio”
“Non era un poliziotto, è il tipo dell’ambulanza. Mi sono svegliata lì”

E poi la strada verso il mare. Hai parcheggiato in mezzo al deserto. Per fortuna quei due tipi. Lo confesso, non sarei riuscito a tirare fuori l’auto dalla sabbia da solo. E della spiaggia mi devi spigare una cosa: perché mi hai detto che era una spiaggia di nudisti se a parte me e te tutti erano in costume?”

I 90 km per Siviglia. In auto in mutande, finestrini tirati giù, semi di girasole, vento nei capelli, Nirvana a tutto, se è un sogno non voglio svegliarmi, se è una scopata non voglio venire.

“Vorresti farmi da fidanzato?”
“Se vieni in Cina. E sappi che il mio pisello è come te: non regge l’alcool”

Non mangiamo da più di ventiquattro ore. Che bello passare davanti al ristorante di classe e tutti quei signori vestiti a sera ingozzarsi di aragoste e caviale! Perché mi guardate storto!? Scusate se vi faccio schifo, sono appena uscito da un fiume. Fangoso. Saluta tutti col dito medio, rubagli un bicchiere “e se vedi una donna toccale il sedere”.
Di nuovo a casa, sfiniti, ancora spazio per del vino rosso. E quel noioso documentario sul Bangladesh.

“Saresti un ottimo fidanzato”
“Saresti un’ottima madre per i figli che ancora non ho”

E stabilito che i figli li chiameremo Fidel e Sangria mi hai chiesto di fermarmi per un altro giorno.

“Meglio di no. E’ che ho paura”
“Paura!? Di cosa!?”
“Lo so io”.

Il coraggio non è il mio forte.
Finito il vino. È ora per te di andare a lavorare. Per me di tornare a Granada.

“Resta un altro giorno”
“Ho paura. Davvero”

Alla stazione degli autobus un lungo e caldo abbraccio.

“Beh… grazie per le 24 ore punk”
“Grazie di tutto. Alla prossima. Un altro giorno. Da qualche altra parte”

Lo confesso, sono stato tentato di cambiare il biglietto del ritorno, per questo sono filato via subito, sparato nell’autobus, ultima fila, per non cadere in tentazione.
Avrei voluto salutarti con un puro e semplice “Ti amo”, ma come il coraggio non è il mio forte ho optato per, come nel film di Kusturica, un puro e semplice “Viva il partito comunista jugoslavo!”.
E forse è stato meglio così.

Friday, August 22, 2008

Un millesimo del vostro coraggio vorrei avere

Wu Dianyuan, 79 anni, e Wang Xiuying, 77, condannate a un anno di reclusione nei campi di lavoro perchè si ostinano a non accettare lo sfratto subito dall'amminstrazione pechinese. Signore, un millesimo del vostro coraggio vorrei avere.

Foto: Repubblica On-line.

Thursday, August 21, 2008

Come dicevamo: alle medaglie non credere mai

Un hacker e' riuscito a provare che la ginnasta cinese ha meno di 16 anni.

Foto Granada (IV): bar bar bar!!











Wednesday, August 20, 2008

"When the saints go marching in". E altri "nichilisti dell'etere"

Che piacere. Il piacere è scandito da momenti unici e irripetibili, per lo più rari e rareformi, una piccola ondata di piacere, passeggera vagabonda errante. Passata di lì per caso. Dicesi "piacere".

"Grazie di tutto. E' stato bello ierisera"
"Grazie a me? Grazie a voi. Allora... beh, come vola il tempo... Alla prossima volta. Un'altra volta. Da qualche altra parte".
"Da qualche altra parte"

Le gambe un po' tremanti. L'occhio lucido. Baci alla guance. La faccia dello zaino che entra nel bus e le porte che si chiudono. Una scena vista e vissuta ben troppe volte. E ogni volta sempre più toccante. Commuovente. Parole da vecchio. L'età che avanza, impietosa. Non avrei pianto a 19 anni. O forse sì. Dovrei rileggere quello che scrivevo a 19 anni. Mi piace pensare che me ne andassi con le guance asciutte.

"Bello rivederti qua. Sempre in gamba. Alla prossima, porto io da bere"
"Alla prossima. Buon viaggio. Ho vomitato io nel materasso stanotte"

Come salire e scendere da un bus. E il tempo che passa nel frattempo. 24 ore. Tre giorni. Una settimana. Il piacere di condividerlo. Il nostro appartamento è di nuovo pieno di gente, compresi di cuccioli di cane che sono stati battezzati Yin e Yang, probabilmente in onore alle Olimpiadi. Io avevo proposto CazzettoMoscio e Fibrillazione. I cuccioli di cane sono ottimi, piccoli e tenerissimi. Mettono in fuga i gatti, che da due giorni non si azzardano ad uscire dalla camera di Anabel e per la mia allergia è oro che cola dai rubinetti. E poi quel vino da due lire talmente buono che lo allunghiamo con limonata, coca, whisky, latte di cocco. E pogare in cucina davanti a dubbissimi sughi improvvisati italo-andalusi al suono di Joy Division e The Smiths.

"Allora... ci vediamo. Grazie per la zuppa di melanzane. Ottima"
"Già. Ah... scusa, stamattina... sai, la sveglia non ha suonato... buon viaggio sorellina"

E d'improvviso questa sala di nuovo vuota. Si sta troppo larghi in tre. Per fortuna domani saremo di nuovo in tanti. Per fortuna. Il piacere. Ascoltatevi "Drunken Butterfly" dei Sonic Youth prima di lasciarvi alle braccia di Orfeo. E quest'altra che fa:

"oh when the saints go marching in, oh when the saints go marching in..."

Articolo L'Unità, 23-8-2003, intervista a Ciprì e Maresco:

Pensate che dopo cinque anni ci sia attesa per il vostro ritorno sugli schermi?
Non gliene frega niente a nessuno.
Addirittura...
Il pubblico ha ben altro a cui pensare e comunque ben altre forme di evasione, di divertimento... E poi viviamo in un mondo in cui tutto è usa e getta: politica, sesso, sentimenti, arte naturalmente. Altro che attesa...
Si dice in giro che questa volta avete fatto un film diverso...
Questo ci fa incazzare perché non rinneghiamo niente di quello che abbiamo fatto. Se diverso vuol dire attenuare ed esorcizzare paure e preoccupazioni per rendere più accettabile il nostro lavoro, «ripulirlo». In questo film c'è una continuità molto forte col nostro passato, c'è la stessa visione del mondo e degli esseri umani. Piaccia o no ci sono Ciprì e Maresco.

"Scusa, ero fuori che guardavo il cielo cercando Dio" Chiara. E dice di non averlo trovato. Succede.

Monday, August 18, 2008

Amaro umorismo spagnolo

(Dialogo fra due morti di fame)
- Aumenta la campana international para erradicar la pena de muerte.
- Incluye a los millones condenados a morir por hambre?

(Due soldati americani in Iraq)
- Debemos reconocerlo, estamos en esta guerra por el petroleo...
- Lo triste es que yo, ni coche tengo...

(Tra padre e figlio)
- Papà, quien creò el mundo?
- Hay varias teorias sobre el tema... Solo està confirmado quien puede destruirlo: el hombre con su actitud irresponsable.

Sunday, August 17, 2008

Foto Granada (III): la notte, i bar, le piscine









"Good time for a change...": riflessioni sulle Olimpiadi. Non quelle di Pechino, un po' su tutte.


Partiamo da Pechino: sembra vero (guarda blog di Rampini) o comunque fortemente probabile che le tre ragazzine cinesi medaglia d'oro nella ginnastica abbiamo meno di 16 anni e dovrebbero quindi venire squalificate. Per il CIO tutto ok, l'identità di un atleta la stabilisce il passaporto, il passaporto lo fornisce un governo, se il governo bara il CIO non può farci niente e qui finisce la storia.

Cose come questa (e esempi nella storia delle Olimpiadi credo se ne trovino anche troppi) rovinano i Giochi Olimpici. E anche l'articolo di Rampini lo rovina, lo rovinano i giornalisti, le polemiche, il doping. Se è vero (o forse non è vero, è una balla allucinante, come l'esistenza di Dio o di Babbo Natale) che "l'importante non è vincere ma partecipare" perchè i governi, le nazioni e le bandiere si sbattono tanto per le medaglie? Chi vince in una gara, l'atleta o la nazione? Rispondendo a questa domanda credo si possa cominciare a capire qualcosa delle Olimpiadi.

Le buone intenzioni del barone de Coubertin fanno acqua da tutte le parti. Puzzano "gli ideali del socialismo globale" attraverso le Olimpiadi. Sono un evento sportivo, d'accordo. Ma più nel pratico sono sempre state un'occasione in più per le nazioni per farsi guerra. Ma senza armi. O meglio, con l'arma delle gare di sport. E dei trucchi per accapparrarsi più medaglie possibili. E' il medagliere che conta. La nazione che vince più medaglie è la nazione più lodevole al mondo, direi anche più "bella e buona", "più fica" se vogliamo. Se gli USA vincevano più medaglie della ex URSS voleva dire che il capitalismo è meglio del comunismo, Smith meglio di Marx. Chi nega che le Olimpiadi non siano un evento (anche) politico vuol dire che nega l'evidenza.

Pensiamo a Berlino 1936, Città del Messico 1968, Monaco 1972, Atlanta 1996. Hitler che non partecipa alla premiazione di atleti di colore. I pugni neri di Smith e Carlos al cielo contro il razzismo negli Stati Uniti. La causa palestinese. Il terrorismo ultra-cattolico.

Gli atleti vincono le medaglie ma poi scompaiono. Restano gli inni nazionali, le bandiere, i presidenti dei governi, gli sponsor. Resta il medagliere. Fatevi un giro nella storia dei medaglieri, noterete facilmente che a vincere sono sempre le nazioni più ricche, potenti, sviluppate, egemoni, arroganti. USA, UK, Russia, Germania, Giappone, Francia e oggi anche Australia, Canada, Cina. Vincono le nazioni dei governi che possono permettersi di spendere per la formazione e il culto dei propri atleti, ricorrendo ad ogni metodo possibile. Dopandoli e sperando che non li scoprano per esempio, come accadeva con gli atleti dell'Est Europa durante la Guerra Fredda. O falsificando passaporti, come il caso delle giovani cinesi. O regalando cittadinanze ad atleti di altri paesi (e allora vedi etiopi e kenyoti correre per la Svezia, brasiliane giocare a beach volley per la Georgia, cinesi giocare a ping pong per l'Italia). Intendiamoci: ben venga una nazione, ad esempio l'Italia, piena di atleti di colore, asiatici o dal cognome albanese o romeno. Ma "comprarli" al solo fine della Olimpiadi è vergognoso. Sbarcano migranti ogni giorno in Italia, che andranno ad affollare i CPT o cadranno vittime del caporalato e delle mafie locali, perchè non darla a loro la cittadinanza italiana?! E' vero, non producono medaglie, ma raccolgono pomodori, accudiscono i vecchi, vendono marijuana. Io la cittadinanza la darei anche a loro. Anzi. Solo a loro.

Le medaglie che una nazione vince secondo me vanno divise secondo il PIL della nazione e il numero dei suoi abitanti, questo per avere un rapporto più equo tra i medaglieri delle nazioni. Non è strano che USA, Russia e Cina abbiano così tante medaglie. Strano che non le abbiano India, Brasile, Indonesia. Assurdo che ne abbiano Svezia, Austria, Corea del Sud. Nel mondo un cittadino su sei è cinese, in condizioni paritarie statisticamente la Cina dovrebbe avere un sesto delle medaglie. Nel mondo un cittadino su sei è indiano, perchè l'India non becca mai una medaglia?!

Le Olimpiadi delle medaglie, delle nazioni, degli sponsor, della geografia politica e delle relazioni internazionali. Le Olimpiadi del Risiko. Gli atleti non ci sono, sono marionette, ci sono solo le medaglie e vanno affidate alle nazioni, a quelle più forti. "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono" cantava Gaber. Io non mi sento rappresentato da Yuri Chechi, da Fiona May, da Pierluigi Casiraghi, da Giovanna Trillini. Mi sento molto più rappresentato dai pugni di Smith e Carlos; dalle atlete che alla prime Olimpiadi lottavano per poter partecipare con abiti simili a quelli dei loro colleghi maschi, reputati sconci; dagli atleti che boicottarono Mosca 1980 per l'invasione dell'URSS in Afghanistan; dalle atlete magrebine che correvano senza velo sfidando il fondamentalismo islamico. Da loro mi sento rappresentano.

E non canto l'Inno di Mameli e non esulto se l'Italia ha vinto un'altra medaglia. Vincono i doppati, vincono i fortunati. "La fortuna è un fatto di geografia", si sa. Ma siccome alle Olimpiadi partecipano uomini e donne, non pinguini o canguri, allora alle Olimpiadi (le Olimpiadi delle medaglie, dello sport, della politica, del doping, della lotta) guardo, alla ricerca, come sempre, dell'Uomo. In tutte le sue forme, contraddizioni, debolezze, correttezze, scorrettezze, passioni, gioie, dolori, gesti di fratelleanza e solidarietà, gesti di intolleranza e razzismo. Nelle Olimpiadi cerco l'Uomo e aborro bandiere inni medaglie nazioni, scarto i colori perchè li accetto e apprezzo tutti. Riprendo lo slogan "l'importante non è vincere ma partecipare" e lo porto nel suo significato più alto.

Fanculo i governi, tutti, corrotti o meno, perchè con le Olimpiadi non dovreste avere niente a che vedere.

Bravi agli atleti, tutti, perchè corretti o meno siete una delle tante espressioni dell'Uomo.

Questo Uomo che, per quanto piccolo e misero, è tutto ciò che abbiamo in questo mondo.

In ultima analisi credo le Olimpiadi siano questo: né più né meno che una porzione, un tratto, un aspetto, un carattere dell'Uomo e della sua storia. E la speranza è che i patriottismi, gli sponsor e "il vincere a tutti i costi, medaglie a tutti i costi" ricoprano via via un ruolo e una parte sempre minore.


per Stefano: sì, è il discorso che facemmo un anno fa esatto per le strade di Lhasa e le camere dell'ostello dando in escandescenza tra lo stupore di chi ci stava intorno. Avevamo posizioni opposte. E credo le abbiamo tuttora. Buon finale di Olimpiadi fratello.

Thursday, August 14, 2008

Buen quince de agosto! FERRAGOSTO OI OI!!

Hola tios, hola tias! Espero que vosotros los estais pasando bien! En Granada yo lo paso de puta madre, duermo por el dia y salgo para toda la noche por bar y calles, vuelvo a la cinco y empiezo otra vez. Y mis colegas tambien. Y toda la jente que se va llegando y saliendo de nuestro pequeno piso, gatos inclusos. Mi castellano es una locura, pero vosotros que hareis sin mi locuras?! Vale. No os malesto mas. Solo queria desearos un quince de agosto de puta madre, fiesta, mujeres, borracheras, noches superchulas y todo lo que mas deseais. Nosostros vamos por un festival a la playa de El Ejido (cerca de Almeria) con Bjork, Massive Attack y no se quien mas. Que lo disfruten! Quidados con el higado chicos!!


"la carriera di Chet Baker fu anche caratterizzata dai suoi problemi di droga, che ebbero un impatto notevole sul successivo declino della stessa. In particolare, la sua dipendenza dall'eroina gli causò anche numerosi problemi legali, inclusa una detenzione di oltre un anno in Italia nel carcere di Lucca e successive espulsioni da Germania Ovest e Inghilterra. Nel 1966, Baker fu gravemente ferito in una colluttazione mentre cercava di acquistare droghe dopo un concerto a San Francisco. Baker, a causa di ciò, si ritrovò anche completamente privo dei denti anteriori (che uno spacciatore gli aveva fatto saltare con una bottiglia durante la rissa), menomazione molto grave per un trombettista." da Wikipedia

"e nell'entroterra soffia forte il vento della guerra. Invano voi li cercherete,tanto non li scoverete, perchè quei passamontagna sono in Francia,Cile e Spagna donde sta la resistencia di chi vuol rivendicare la sua sopravvivenza" Punkreas, Chiapas


Amici consigliano gli artisti musicali Honeychild Coleman , Muchachito Bombo Infierno e Ioioi (ragazza di Macerata che ha anche suonato al concerto del primo maggio al Dos Kolegas di Pechino. C'ero. Ad averlo saputo!).
Io consiglio i film "Buffalo 66", "El efecto mariposa" (in italiano credo il titolo sia "L'effetto farfalla") e "Los limites del silencio".

E soprattutto questo post/denuncia/invito dell'inviato Stampa a Pechino Francesco Sisci. Riassume perfettamente in poche righe quello che io e tanti ragazzi/e che in Cina hanno vissuto e studiato cercano da anni di dire e suggerire a chi legge di Cina dai giornali italiani.

Wednesday, August 13, 2008

A volte è incredibile...

A volte è incredibile come certo giornalismo riesca ad essere così beceramente servo, mercenario, arrivista. Pur di vendere riescono a presentarti le paggiori balle. Vendono merda e ti dicono che è oro.
Guardate questa foto da Repubblica, riguardano le Olimpiadi, o meglio Pechino. E leggiamo insieme il commento:

"Prima la bufera sulla cerimonia d'inaugurazione con la storia delle scenografie contraffatte e dei giochi d'artificio realizzati con effetti speciali da film. Poi è stata la volta della bambina che ha cantato in playback con la voce di un'altra. Adesso a rovinare la festa alla Cina arriva questo reportage, che smaschera i trucchi usati dagli organizzatori dei Giochi Olimpici per nascondere agli occhi degli ospiti internazionali le aree più povere di Pechino. Un enorme muro cancella dall'orizzonte i quartieri malfamati della città, lasciando isolati con la loro disperazione le migliaia di persone che vivono in condizioni di indicibile degrado. Nelle foto di Elizabeth Dalziel, raccolte in questa galleria, le immagini che il governo cinese avrebbe preferito non fossero mai state scattate. Case fatiscenti, bagni comuni e pasti arrangiati: è questa l'altra faccia dello sfarzo olimpico"

Nelle prime tre righe anticipano lo scoop: tanto per cambiare, parliamo male di Pechino per fare audience. E va bene, vivete di questo, anche voi giornalisti servi dovrete pur mangiare. Poi raggiunge il culmine coi termini "nasconde" e "zone più povere di Pechino"... Chi a Pechino c'ha vissuto capisce al volo la follia di questo commento, per gli altri vorrei puntualizzare che:

1) Qui non si nasconde nulla. Tutti sanno tutto. Pechino è un enorme ammasso di cantieri che hanno al loro interno (e non "nascondono") macerie e la vita di molti comuni cinesi che vivono a Pechino. Forse qualche italiano pensava che i cinesi vivessero in hotel di lusso e piscina in camera?

2) Io non credo Pechino abbia zone povere. Ha zone dove abitano i ricchi, gli occidentali e i quadri di Partito, poi ha zone dove vive la gente comune. La gente comune non è "povera" nel senso che noi diamo qui in Italia, non ci sono "quartieri malfamati" (come ci sono a Napoli, Bari, Roma, Milano, Palermo), la gente che vedo per strada a Pechino non vive in "disperazione" né tanto meno in "condizioni di indicibile degrado". Le "Case fatiscenti, bagni comuni e pasti arrangiati" è la semplice realtà della comune gente di Pechino. Dove spesso vado a trovare gli amici, mangiare nelle bettole, passeggiare in compagnia di studenti stranieri. E attraggono turisti (a volte schifatim molto più spesso no) proprio per il loro essere caratteristici.

Questa gente oggi vive una ricchezza (che il resto della Cina si sogna) che non ha mai avuto prima. Se per voi giornalisti venduti borghesi con la puzza sotto il naso che spendete per un pranzo quanto il salario mensile di un operaio medio cinese, la colpa non è di Pechino o dei pechinesi, la colpa è vostra che vi riempite le tasche manipolando la realtà, offendendo la dignità di persone delle quali siete ospiti. E perchè probabilmente siete abituati a vivere troppo bene. Basta a vendere questa tesi del complotto e del Partito che "nasconde". Ovvio che non usa questi luoghi come sponsor, ovvio che ci metta sopra un cartellone della Nike. Per fare contenti voi, borghesucci falsi reporters. Per farvi scrivere, fotografare, denunciare. Mai stati nelle periferie di Nairobi, nei villaggi del Marocco, nelle foreste della Cambogia, nelle bidonville dell'India?! Io sì. Quella puoi anche chiamarla miseria e degrado. Mai stato nelle campagne cinesi? Nell'ovest cinese? Se questo vi fa squallore allora mollate Pechino e andate a guardare là. A Pechino la gente vive in modo semplice e dignitoso, dopo milleni di schiavitù e feudalesimo, dopo decenni di comunismo di Stato. E io con loro. Altro che "Case fatiscenti, bagni comuni e pasti arrangiati"! Certo, all'Hilton o al Grand'Hotel dove vivete voi le "Case fatiscenti, bagni comuni e pasti arrangiati" non le hanno. Capisco che per voi sia una sorpresa. Benvenuti nel mondo reale. Vergogna!

Io ho firmato

Raccolta firme per chiedere al re dello Stato del Vaticano (Giuseppe Ratzinger, meglio noto come "Papa Benedetto XVI") di togliersi per sempre la pelliccia di ermellino dal suo piu' che vergognosamente abbondante guardaroba. E facciamo anche notare al cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo che ha perso un'altra occasione per starsene zitto.

Leggi l'articolo qui.
Per firmare, qui.

Tuesday, August 12, 2008

L'ultimo caffe'. Molto zuccherato, prego.

"Ne avevo chiesto uno con molto zucchero... Fa nulla, magari la prossima volta"

Severino Di Giovanni, poco prima della sua esecuzione capitale il primo febbraio 1931.

Questo alla TV cinese non si puo' dire

"quella trasmissione di Ma Dong, una specie di Massimo Giletti locale. Una volta, a un ospite milionario domandò quanto avesse pagato le scarpe da scicchettone con cui si era presentato in trasmissione. «Seimila yuan», rispose il tipo, una specie di Briatore locale. «Accidenti, sono circa 750 dollari. Più di quanto guadagna un cinese normale in un anno», scappò detto a Ma Dong. E lì si chiuse la sua carriera di spiritoso."
Tratto da un articolo di Luciano Gulli, per Il Giornale.

Ah, e se siete in paranoia con spionaggi e controspionaggi, se pensate che esista nel mondo una nuova Guerra Fredda fra l'Asia e i paesi occidentali, state tranquilli. Siamo al sicuro: leggi l'articolo, tratto da Corriere Asia.

Non desiderare la donna d'altri

"Bevo Johnnie Walker da quando tu ancora credevi in Babbo Natale"

Avrei un paio di cosa da dire sui bambini. Diceva un mio amico "se non vi piace questo mondo, perchè fate dei figli, ma che cazzo!". Vivere col fine di riprodursi è almeno medievale. Lasciare qualche moccioso qua e là nel mondo solo per sentir di aver vissuto una volta che si è sul letto di morte è da pazzi incoscienti antisociali. Sfigati oltretutto. No. Penso che un figlio devi volerlo. Chi deve volerlo? Mi piace quello slogan che gridavano le femministe pro-aborto negli anni settanta "Decido io!". Lo dicevo totalmente decontestualizzato ai giovani amici cinesi a Pechino, "sapete, in Europa decidono le donne". Pezzotta (quello della CISL con le sopracciglia di colore diverso) sostiene invece che deve decidere anche l'uomo. Secondo me, che di figli non ne ho, deve decidere chi lo vuole. Ovvero a decidere se far nascere o meno un nuovo o una nuova, deve essere chi lo vuole, insomma, uno dei due, o tutti e due. Il problema è quando l'uomo vuole il bimbo e la donna no. Perchè è la donna che deve astenersi da alcool, droga e sesso per nove mesi. E molto altro. O giù di lì. Invece, si sa, l'uomo fa il cattolico per i primi due anni, poi scappa con la prima ventenne che trova. E il conto in banca. Allora credo debba decidere la donna. Sì, mi piace lo slogan, "Decido io!". A proposito di questo, due fatti che mi sono capitati. Non importa se totalmente veri o solo al 99%. Importa ancora meno il nome delle persone in questione. Li chiameremo, ogni volta, LUI e LEI.

Caso n. 1)
LUI bello LEI anche, entrambi sedicenni, LEI resta incinta, ovviamente di LUI, LUI non vuole il bimbo, LEI non sa che fare, i suoi di LEI sono ultracattolici e anche se hanno una figlia troia il nipote lo DEVONO tenere lo stesso. Fine della storia? No. Passano i mesi, LUI si rassegna, non so come qualcosa cambia in LEI, profonda crisi, al settimo mese LEI si afferra la pancia e comincia a sbatterla dove le capita, più e più volte. Quel bimbo non nascerà mai e quella madre, che mai sarà tale, finirà per la strada a sbattersi per un buco.

Caso n.2)
LUI italiano LEI francese. Entrambi poco più che ventenni. Entrambi in qualche grande città universitaria italiana. LEI è sul finire del programma Erasmus (viaggio-scambio di studio di un anno circa) in Italia, a breve tornerà in Francia. Noi (gli amici-conoscenti) siamo a casa, atmosfera di festa non ancora cominciata, quasi tutti studenti, quasi tutti giovani. Entrano LUI e LEI. LEI faccia da piccola giovane bellissima mora francese un po' spaventata un po' sicura di sè. LUI guarda per terra. LEI fa "Sapete, sono incinta". Silenzio. Cerca inutilmente lo sguardo di qualcuno. "LUI mi ama. Verrà con me in Francia". E' una palese cazzata. LUI esce dalla stanza. LEI conclude "Tengo il bambino". Gli amici-conoscenti riprendono a bere e chiacchierare, se ne andrebbero se potessero, qualcuno esce dalla stanza, nessuno la guarda in faccia. Io siedo distante, da solo, scazzi personali, non faccio troppo caso alla scena. LEI invece cerca lo sguardo di qualcuno, non trova quel qualcuno, barcolla tra la gente fino a me. Incrocia il mio sguardo stanco, scazzato. Lo sguardo della piccola giovane francese con le palle "decido io!" mi illumina. Mi fissa, insicura. "Sono contento per te. Sei coraggiosa. Grazie per avermi risollevato la giornata" le dico. "Tengo il bambino" conclude LEI.

E nient'altro. Sono stati giorni pesanti. Anzi, dovrei dire notti. Diversa gente è passata in queste quattro mura. Due ragazze spagnole, una artista l'altra assistene sociale. Le dico che anche io avrei bisogno di un assistente sociale. Lei crede sia una battuta, non mi risponde neanche. Poi un ragazzo spagnolo venuto in macchina da lontano. Mi ha imparato tutte le porcate del gergo slang underground valenziano. Peccato non ne ricordi neanche una. Infine cinque amici maceratesi venuti in camper. I bar negli sporchi vicoli del centro di Granada si ricorderanno di loro. Per il resto punk iberico, soliti film in bianco e nero dei soliti registi polacchi morti suicidi, se butta bene al massimo Kieslowski o Bergman. Strano trovarsi di notte a casa. E senza nessuno in casa. Solo ieri eravamo più di dieci. Una quindicina coi gatti. E invece ora è buio e silenzio. E solo questo amico che non vedevi da otto anni circa e a cui devi raccontare tutta la tua vita e ascoltare la sua degli ultimi otto anni tra un bicchiere di bourbon e una puntata dei Simpsons. Che stakanovisti.

Ricetta: compra cinque litri di vino di ultima qualità, in boccia di plastica. Lascia nel congelatore per tre giorni. Al termine dei tre giorni, tira fuori il boccione. Il segreto è che anche l'alcool gela, ma non nel congelatore di casa. Metti la boccia sotto il lavandino e lascia uscire acqua calda. Apri la boccia e versa quel poco che ne esce in un bicchiere. Aspetta un po' e ripeti l'operazione con altri bicchieri fino a che non ti sei stancato. Noterai che nella boccia si crea una montagna di ghiaccio (stile granita) contorniata da denso densissimo liquido nero. Quel liquido nero è concentrato d'alcool d'uva. Quando nella boccia resta solo la montagna di ghiaccio puoi buttare via la boccia (o tenerla per ricordo. Nel freezer) e sederti comodo in mutande a spararti due tre dei primi film di Almodovar sorseggiando concentrato nero d'alcool di uva fino al sorgere del sole: è quello il segnale, puoi andare a dormire.

Dio maledica l'acetaldeide. E buongiorno di sonno.

Monday, August 11, 2008

Mi incazzo sempre. E sempre inutilmente.

Resto sempre allibito di quanta rabbia in corpo produca in me la visione o anche solo la notizia di un conflitto armato. Ovvero di due fottuti governi del cazzo eletti dagli stronzi che li hanno votati che decidono di massacrarsi a vicenda tramite bombe e carri armati un po' di popolazione civile (magari gli stessi elettori). Che razza di merda barbarica è la guerra!? Non dovrebbe forse appartenere al passato, chiusa nei musei insieme con Santa Inquisizione, Crociate, Colonialismo, Corrida, Lager, Gulag, Hiroshima e via via dicendo?! L'uomo che sembra non voler smettere di sbagliare. L'uomo idiota. I governi idioti. Ma i governi non sono idioti, sono cani bastardi. Oggi Putin e Saakašvili, più in là Bush e Berlusconi. Votati e pagati dai civili che mandano al macello. 2.000 vittime civili, 40.000 profughi. Una città grande come Macerata che non esiste più. Non fa rabbia e vergogna?! Ah, dimenticavo, abbiamo di meglio da fare in questi giorni, guardare le Olimpiadi e prendere la tintarella al mare. Magari contemporaneamente. I governi dialogano, gli aerei bombardano villaggi di contadini e a noi restano le immagini di donne e bambini in fuga, uomini senza gambe, edifici in fiamme, sangue negli obiettivi di giornalisti Reuters. Scene già viste. Scene solite. Io ho venticinque anni e credo di averne già viste abbastanza in vita mia. Le immagini fanno orrore, ma poi neanche tanto, sono già viste e riviste, ieri Giappone e Vietnam, oggi Iraq, Palestina, Caucaso. Per pranzo.

Ho sempre provato a capire come cazzo ci si deve sentire a star tranquillo a casa a mangiare spaghetti al pomodoro e vedersi la città saltare per aria sotto i tuoi occhi, allibito e confuso (magari è solo un brutto sogno...) afferri moglie e figli e cerchi riparo. Figli... Figlio. Ne afferi solo uno, l'altro era in bagno, lo stesso bagno che han appena fatto saltare per aria. Riparo. Riparo dove?! Mica ho la casa anti terza guerra mondiale! Non sono nato per la guerra, non sarò mai pronto a nessuna guerra. Quanto è facile (e non lo è!) guardare alla televisione saltare in aria villaggi di case a te così distanti, in Afghanistan o Sudan, case di gente che non conosci, vestono diversamente e pregano un altro dio, ma gli occhi disperati di una madre che abbraccia il corpo maciullato di un bimbo che non aveva neanche cinque anni quegli occhi penetrano il tuo cervello in ogni caso. Quella mamma non aveva scelto di vedersi morire il figlio sotto le bombe di un esercito di governi che non hanno mai scelto per lei ma per i loro schifosi interessi, petrolio armi droga capitali potere terra gas petrolio petrolio petrolio. Basta petrolio per sangue. Questa computer va a petrolio!? Basta, non lo uso più, da domani scrivo a mano. Sui muri. E per oggi la televisione la posso spegnere, di sangue ne abbiamo visto abbastanza, di guerra, di bombe, di carri armati, di profughi. 2.000 morti solo nelle ultime 48 ore, solo in una regione della quali ieri neanche sapevi l'esistenza. Per oggi basta. Alla prossima bomba. Bastardi.

Friday, August 08, 2008

E' andata... e con essa i 120 milioni di euro. Ma va bene cosi'.

Bene. Il grande momento e' passato. Per la gioia di tutti direi. Io mi ero promesso di "boicottare" (anzi, basta termini politici da centro sociale, diciamo "evitare, in quanto disinteressato") la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008 alla televisione. Alle ore 14.00 qui in Spagna danno due episodi dei Simpsons, a seguire due episodi dei Griffin (quale miglior modo per imparare lo spagnolo!?), e dunque da una settimana mi alzo alle ore 14.00 per seguire i Simpsons alla tele, mentre in contemporanea leggo il giornale e controllo la posta elettronica. Ero solo oggi in sala, davanti al computer, al giornale, alla tele. Ore 14.00, sincronizzato sui Simpsons. Arriva un coinquilino, si piazza sul divano "Stanno per cominciare le Olimpiadi..." e cambia canale. Mugugno, mi concentro sul computer. Pian piano arrivano gli altri coinquilini di casa, ospiti e gatti e compresi. Io invece vengo bombardato via chat (MSN e Skype) da amici ed amiche, ex compagni di studio e vita a Pechino cinesi, giapponesi, indiani, taiwanesi... Mi chiedono "Stai seguendo la cerimonia alla televisione?", "Guarda che spettacolo!", "Sono fiero di essere cinese!". Inutile dirgli che schifo le cerimonie del genere, perche' mai rovinargli la festa, sanno gia' come la penso. La sala e' piena di noi abitanti della casa, gatti compresi ripeto. Dal tavolo in fondo, col computer tra le mani fisso i loro sguardi fissi alla televisione, vedo i loro occhi luccicare, splendere di luce propria riflessa dai fuochi d'artificio che vengono da Pechino. Sono italiani, spagnoli, messicani... vedono i colori delle loro bandiere, delle loro squadre sfilare nello stadio piu' chiacchierato degl ultimi quattro anni. E parlano, commentano. "Daniele, ti stai perdendo i Giochi!", "Daniele, perche' i cinesi si pitturano di bianco la faccia?", "Daniele, perche' cominciano alle otto e zero otto di sera?". Rispondo per quel che so, per quel che ho imparato e conosciuto della Cina. Ma non guardo la televisione. Guardo i loro sguardi fissi alla televisione, i giornalisti spagnoli che glorificano l'avvenimento, le luci che illuminano questa grande sala. Anche i gatti sono imbambolati davanti alla tele. E il mio computer si illumina di messaggi in chat di amici e conoscenti d'oltre continente. Tutti entusiasti. Boh, mi sento un po' coglione? Mi sento un po' coglione. Per fortuna arriva l'occasione per fuggire via, lasciare la sala e la casa: il gatto caga sangue, accompagno Vittorio di corsa dal veterinario. Sono le 4 di pomeriggio, fuori fanno 37 gradi, e' tutto chiuso, il veterinario aperto solo per le emergenze. Usciamo.

Mi e' piaciuto questo articolo de La Stampa.

Illustri ubriaconi

"Non sei ubriaco se riesci a stare sdraiato a terra senza doverti aggrappare da qualche parte" Dean Martin
"La realta' e' solo un effetto prodotto dalla mancanza d'alcool"
Jack Nicholson
E poi Chavela Vargas, Edith Piaf, Frank Sinatra, Janis Joplin e tanti tanti tanti altri ancora...

Wednesday, August 06, 2008

Ai ghiaccioli al limone non credere mai

La trovai la mattina. Era di fronte al supermercato e gia' sapeva di vino. Mi chiese qualche moneta per un ghiacciolo al limone. Poco dopo la ritrovai a casa sua. In cucina, preparava pigramente un sugo alle zucchine, sul tavolo uno stereo e un cd dei Ramones. Aveva due gatti, uno si chiamava Berlino, l'altro Cazzetto Moscio. Ti amo. Ti amo anch'io. E per motivi politici bruciammo di notte ubriachi un cartellone pubblicitario di una ditta che affama gli operai. E cosi' sia.

"Carrero Blanco aveva un sogno: volare. Un giorno l'Eta rese il suo sogno una grande realtà". Soak

"Alle armi, cittadini! / Formate i vostri battaglioni! / Marciamo, marciamo! (Marciate, marciate!) / Che un sangue impuro / Bagni i nostri solchi!" La Marsigliese

"As merry as the days were long / I was right and you were wrong" The Smiths, You've got everything now

Monday, August 04, 2008

Foto Granada (II): l'orto occupato
















Foto Granada (I): Illora, festival & castello





























Storie di concerti, castelli, orti e anarchici

A Granada, nelle notti di bar e viuzze, capita di chiacchierare con gli immigrati cinesi che gestiscono piccoli supermercati o sentire da ragazzi colombiani parlare di un festival musicale in un paesino vicino per la sera dopo. I colombiani dicevano di andarci in bicicletta, ma io, Roberto e Vittorio preferiamo i mezzi pubblici. Per 1euro e 25 a testa i 30 km se li fa il pullman, non la bicicletta che non abbiamo. E nel pullman semivuoto conosciamo due italiane, a Granada per un tirocinio teatrale con ragazzi da tutta Europa. Arrivati al piccolo paesino di nome Illora e sormontato da un castello del secolo IX, le due italiane ci portano nella sede di un gruppo di allegri e vivaci ragazzi del luogo, una organizzazione di gay cattolici a giudicare dai poster che hanno nella sede. Il paesino e' vivissimo e pieno di gente e bar. Assistiamo alla performance di un chitarrista argentino di tango. Poi verso le 11 e' la volta del festival vero e proprio, gratuito: suonano una band blues di Granada (dio benedica il blues, se dio esiste sopra a lui c'e' di sicuro il blues, e piu' in alto ancora il rock!) e un gruppo folk cubano. Balli e canti fino alle quattro di mattina, pasteggiando con whisky e birra, approfondendo le conoscenze delle italiane e dei ragazzi del luogo, nonche' dei colombiani arrivati effettivamente in tre biciclette, tutti sudati e pazzi come sempre ("no somos de Colombia, somos de Loco-mbia"). A festival finito i colombiani sono ancora a cantare e danzare canzoni popolari, le italiane vanno a dormire nella sede degli spagnoli, a noi tre invece salta in mente di andare al castello, chiuso al pubblico da anni perche' pericolante. Sacchi a pelo in spalla entriamo da un buco nel portone principale e saliamo fino al punto piu' alto, notte di stelle e poesia, luci in lontanza e battito d'ali di pipistrello e rompere il silenzio: peccato le italiane non siano venute con noi. La mattina seguente, dopo svariate ore di sonno e qualche ora di lettura e' il momento del lavoro: tutti all'orto "occupato". Per farla breve, date le solite storie di speculazioni edilizie e occupazioni, costruzioni di nuove e veloci autostrade e sgomberi, lotte e resistenze cittadine, etc... un gruppo di attivisti (locali e non) un paio di mesi fa ha occupato una terra abbandonata di proprieta' di una signora che vive in Germania da anni e trasformato il tutto in un bellissimo orto con tanto di capanna, fonte, ruscello, due cuccioli di cane, cancello, fiori, piante e ortaggi vari (pomodori, cipolle, zucchine, peperoni, basilico, meloni, cocomeri e via dicendo). L'orto e' (auto)gestito da una decina di attivisti, tra cui un gitano che vive nella capanna e Roberto. Roberto mi parla dell'orto e decido subito di donare il mio tempo e le mie braccia all'agricoltura (e finalmente direi!). Andiamo io, Roberto e Anabela (bellissima coinquilina catalana, animalista e aspirante veterinaria). Lungo il cammino a piedi mi parlano di orticoltura e mangiamo more. L'orto si trova di fianco ad una superstrada che conduce in citta', dove sembra vogliano costruire una seconda corsia e abbattere gli ultimi alberi che addobbano le colline che precedono la Sierra Nevada per farci nuove costruzioni edilizie. Prima dell'orto occupato ci sono abitazioni e orti di contadini veri e propri. Ci salutano con un cenno della mano. Quando le ruspe verranno per costruire la seconda corsia quei contadini non saranno soli a resistere. Mano alle zappe, mano alle vanghe, liberiamo il tappo che permette al ruscello di entrare nell'orto e abbeverare fiori e piante, giochiamo con i cuccioli, togliamo le erbacce. Poco dopo siamo noi ad abbeverarci alla fonte, cento metri piu' avanti: acqua freschissima che sgorga da una parete della collina. Verso le dieci, quando qui tramonta il sole, una sciacquata a mani e piedi e poi cena con birra gelata e panini in un bar verso casa, non prima di aver raccolto due grosse zucchine e spinaci per il pranzo di domani. Mangiare di quello che coltivi al giorno d'oggi e' quasi utopia, quando ero con la zappa in mano ero ispiratissimo, l'agricoltura e' cosa graziosa assai, non nascondo di averci pensato a mandare in culo Italia, Cina e tutto il resto per restare a fare il contadino anarchico in questa calda e calorosa parte del mondo. E a proposito di Cina: oggi mi e' arrivata la mail dall'universita' dove mi comunicano di aver accettato la mia domanda di borsa di studio per un dottorato in scienze sociali di tre anni a Pechino. Non so se essere triste o felice. Sono angosciato per le scelte che a breve dovro' fare: Argentina o Cina? O anche: zappa o dottorato?

"alcuni di loro che hanno gia' finito il soggiorno restano a raccontare storie di sbronze, specialmente gli inglesi. Per loro non e' vacanza se non hanno vomitato tutte le sere"

Joe Sacco, Palestina

"si trovava in posizione orizzontale il classico bevitore serio che il giorno prima si era preso una sbronza di quelle da segnalare sugli annali della Storia dell'Alcool. Si accingeva ad alleviare i suoi postumi della sbornia con un bel bicchierozzo di birra in mano e un'aspirina dentro"

Juan Bas, Trattao sui postumi della sbornia

Friday, August 01, 2008

Dio mio che ficata Granada!!

Hola chicos! Viva la Spagna sempre, nel particolare Granada è da paura! Granada città universitaria, sono in un appartamento con un ragazzo messicano, una tipa di Barcellona, il mio ex compagno di classe Roberto e Vittorio, un tipo troppo in gamba, uno di quelli che dopo venti secondi che ci parli capisci benissimo che è un fratello e peccato non averlo incontrato prima in quella strada che si chiama vita. Vittorio è venuto a prendermi alla fermata del bus e accompagnato a casa, in meno di ventiquattro ore mi ha fatto girare tutta Granada, mi ha spiegato tutto della vita in questa città, dei luoghi delle persone delle cose permesse e di come fare le cose non permesse. La notte l'abbiamo passata in giro senza sosta in tutti i bar di Granada, tornando a casa appoggiati l'un l'altro a tarda mattina sudando whisky sudando rhum. I bar di Granada sono superiori. L'amministrazione è di destra, ma regna un'atmosfera di sinistra, libertà, tolleranza e permessivismo che impressiona. La città è pulita e coloratissima, sembra Barcellona in piccolo senza quella fretta, zelo nel lavoro, rispetto della legge e negozi del cazzo che invece caratterizzano Barcellona. L'andaluso (la lingua che si parla qui e nel resto della Spagna meridionale) è oltremodo ben comprensibile, è uguale al castigliano (ovvero il cosiddetto "spagnolo") senza le "s" alla fine. Ma ho rinunciato a parlare spagnolo, perchè anche parlando maceratese la gente mi capisce lo stesso, parlo la lingua del sorriso, "ciao, una birra, grazie", tanto alla fine è sempre l'amore che vince. Veniamo agli aspetti negativi: 1) sono allergico ai gatti e in casa abbiamo tre gatti, ma non fa nulla perchè alla fine è sempre l'amore che vince e ieri li ho accompagnati dal veterinario. 2) da mezzogiorno alle sette di sera non si vive, ovvero tutti chiusi in casa a sonnecchiare davanti alla televisione perchè fuori è un caldo torrido che spaventa anche i dromedari. 3) non si può bere per strada e questo fatto è brutto davvero: come già ho visto in altre parti del mondo qui è vietato girare con bottiglie di vino o birra, si beve solo nei bar. Ovviamente io e Vittorio non rispettiamo il divieto, mala che vada spiegheremo alla sbirraglia che non parliamo spagnolo, che non abbiamo documenti e che scommettiamo che corriamo più veloce di loro. Evvai.
Il quartiere arabo e quello gitano sono spettacolosi come spettacolose sono le persone che ballano flamenco in strada e nei bar la notte. Ci sono murales bellissimi un po' ovunque, numerosi come i bar. Sembra una città di freakkettoni, sembra la facoltà di lettere e filosofia all'università di Bologna e io mi sento una matricola alla scoperta del mondo. Anche se ho quasi ventisei anni. Ma questo non conta, è l'amore che vince. Sempre. Evvai.
Il motto qui a Granada è "lavorare con lentezza, lavorare meno, lavorare tutti", il mio di motto è sempre lo stesso "Viva la Spagna! E abbasso il re!!"
Nella prossima puntata parlaremo dei centri sociali di Granada e della famosa Alhambra. La marca di birra, non il palazzo, si intende!
Vi saluto chicos, ricordo che qui avete un letto e ci si diverte da matti
Hasta luego!!