Sunday, August 30, 2009

Diario di viaggio (XIV): "Essere femmina costa la meta' ma l'altra meta' ce la rimetti in...". Benvenuti a Tel Aviv

Entrare a Tel Aviv dopo un mese di strada tra deserti, cammelli, donne col velo, soldati armati, check point e cultura araba e', per usare un leggerissimo eufemismo, scioccante. Tel Aviv e' la citta' piu' grande e piu' ricca dello stato di Israele, sulla costa mediterranea. E' un misto di Miami, Barcellona e Berlino, nel senso che e' piena di grattacieli, spiagge da urlo e popolazione quasi esclusivamente giovane. Non abbiam visto o conosciuto ebrei o sionisti durante il nostro percorso tra Egitto, Giordania e Palestina, fatta eccezione per la citta' di Gerusalemme. Abituati ad un'accoglienza calorosa e un clima di fratellanza tra le genti arabe conosciute finora, l'impatto con Gerusalemme ovest prima e Tel Aviv poi e' stato terribile. "Giuro che il primo tatuaggio che faro' sara' una svastica" direbbe qualcuno. Gli israeliani che imbecchiamo nel tragitto tra Gerusalemme e Tel Aviv sono giovani stronzi, ebrei di Francia, Stati Uniti o Russia che vengono a passare l'estate sulle spiagge della ricca Tel Aviv. I centri commerciali e le stazioni degli autobus ti accolgono sempre con un militare in divisa e un metal detector. Una rottura di palle impressionante, non capiamo come faccia la gente a vivere in una gabbia del genere. E lo fanno per sentirsi sicuri. Inoltre Tel Aviv e' carissima, tre o quattro volte piu' della Palestina. Palestina che ci manca tantissimo. In Israele "tranquillo" e' morto kamikaze.

A Tel Aviv abbiamo in teoria due contatti: Uri, ragazzo israeliano di origine ungherese che Fabio ha ospitato tempo fa a Berlino, e Reven, un'attivista di Anarchist Against the Wall. Sfortunatamente nessuno dei due risponde al cellulare, cosi', stanchi e massacrati dal caldo bollente, buttiamo gli zaini in spiaggia e i nostri corpi in mare. Dopo giorni di strada, un bagno ci voleva proprio. Le ore passano e arriva la notte. Oramai in spiaggia ci siamo solo noi e i nostri zaini. Si avvicina un tizio, il primo israeliano simpatico che conosciamo. Ex soldato (come tutti e come tutte, il servizio militare e' obbligatorio, tre anni per i ragazzi, due per le ragazze. Non commento che e' meglio), lavora in un negozio vicino Tel Aviv, sposato con tre figli. Parliamo di politica. Non e' un sionista assassino, anzi anche troppo tollerante e liberale. Dice che ora in Israele si vive una finta pace, che prima o poi sfocera' in guerra di nuovo. Non ha una buona considerazione degli arabi (che qui a Tel Aviv e dintorni vivono con gli ebrei, ma sono la netta minoranza) e dice che non si sopportano neanche tra di loro, secondo lui alcuni palestinesi vorrebbero la sovranita' di Israele in tutti i territori e la condanna delle fazioni piu' radicali di palestinesi (tipo Hamas o l'ala piu' intransigente di Fatah). Al tempo stesso odia l'esercito e le spese militari. Ci parla dei numerosi attentati nei bus e nei locali di Tel Aviv degli anni scorsi, l'ultimo l'anno scorso. In uno di questi attentati ha perso lo zio. La sua idea di pace e liberta' e' l'assenza di frontiere. Concordiamo in pieno. Il tipo se ne va, noi allunghiamo i sacchi a pelo.

Consigli per sopravvivere ad una notte in spiaggia a Tel Aviv: 1) durante il giorno e specie la notte il cielo e' un continuo via vai di aerei militari ed elicotteri, bisogna farci l'abitudine 2) al tramonto uno squadrone di ratti invade le spiagge per mangiare gli avanzi dei turisti e bagnanti, bisogna stare con gli occhi aperti 3) verso mezzanotte ragazzini molto probabilmente arabi vengono a fottere negli zaini dei malcapitati, meglio infilarsi nelle mutande tutti gli oggetti preziosi, tipo passaporto e macchina fotografica 4) all'alba una mega ruspa (il mostro finale) passa a pulire e spianare la spiaggia, bisogna farsi notare onde evitare di venire schiacciati. A noi e' andata bene.
Il giorno dopo il cellulare di Uri e Reven squillano ancora a vuoto. Semi disperati, continuiamo a poltronare in spiaggia. Un tipo cinquantenne che guida una moto d'acqua si avvicina a Chiara. Si chiama Amnon e sara' la nostra svolta. Si dimostra molto gentile e ci invita a stare a casa sua piuttosto che barboneggiare in spiaggia. Why not!?

Amnon e' un ricco uomo d'affari dalla storia interessante. Ha vissuto tutta la vita in una specie di kibbutz, allevando cavalli. Cinque anni fa ha perso la moglie in un'incidente d'auto e da allora la sua vita e' cambiata, si e' trasferito a Tel Aviv e vive affittando e vendendo appartamenti e palazzi ai miliardari. Sebbene abbia cinquant'anni, ha un fisico invidiabile per un ventenne. E un notevole giro di ragazzine (maggiorenni spero) con le quali se la spassa alla grande. Ci ospita nel suo mini appartamento con due mega televisori e aria condizionata. Ci paga la cena e tutto il resto, un vero signore con noi. Dal secondo giorno capiamo pero' il vero (ed evidente a priori) motivo di tanta gentilezza: Chiara. Purtroppo per lui l'affare va in fumo, ma invece di ributtarci in strada ci offre una stanza in un palazzone dove affitta a immigrati e prostitute. Il prezzo dell'affitto per loro e' davvero alto, Amnon si rivela un vero sfruttatore, maestro di speculazione edilizia, ma a noi non chiede una lira. Invece di sputare nel piatto da dove mangiamo, accettiamo la piccola stanza tra mignotte russe e operai africani. Amnon ci lascia le chiavi e scompare.

I quindici chilometri di spiagge a Tel Aviv fanno invidia a quelle di Miami e Rio de Janeiro. Da un lato alto edifici, grattacieli e hotel cinque stelle, dall'altro onde per i surfisti e insenature di sabbia per far giocare i bambini. Molte le spiagge libere, le fontane con acqua potabile e i punti d'ombra per i bagnanti squattrinati. Per il resto ombrelloni per i ricchi signori da ogni parte del mondo (in gran parte ebrei, da quanto ho capito) e un esercito di ragazzi e ragazze tra i quindici e i trent'anni, occhiali da sole e costume ultima generazione, birretta in una mano, narghile' nell'altra, tatuaggi di caratteri cinesi e muscoli pompatissimi, una vera sagra dei fighetti e una marea di ragazzine da farle sbranare in via Condotti a Roma.
Dopo un mese di donne col velo e proteste anti occupazione israeliana, non ci aspettavamo certo uno spettacolo del genere. E passiamo le giornate in spiaggia ad ustionarci e osservare la tamarraggine telaviviana.

3 Comments:

At 7:46 PM, Anonymous Anonymous said...

imparato molto

 
At 7:47 PM, Anonymous Anonymous said...

leggere l'intero blog, pretty good

 
At 12:09 PM, Anonymous Anonymous said...

leggere l'intero blog, pretty good

 

Post a Comment

<< Home