Monday, December 31, 2012

Si può fare: auguri.

Ci siamo quasi. Ultimi strascichi di questo 2012. Il mondo non è finito e stiamo lottando con tutte le forze per non permettere alla crisi di ammazzare la gioia. La lotta è dura e duramente si lotta.
Volevo molto brevemente e informalmente ("la formalità mi mette in imbarazzo") ringraziare tutti&e per i momenti belli e quelli brutti di questo anno.

Esistono infinite ragioni per ubriacarsi senza sosta e le vacanze natalazie sono una di queste. C'è stato parecchio disordine e anche molta confusione di recente, non ricordo bene cosa si faccia o come si passi il 31 dicembre. Per me è un giorno triste a prescindere, e proprio per questo voglio viverlo al massimo. Penso alle belle emozioni e alle cose fatte quest'anno, un anno densissimo, al mio solito. Emozioni. L'affetto di amici e parenti dei giorni passati. Le sue labbra. La Rata che segna e la curva che esplode. Vale la pena. Si può fare. Non è facile, ma si può e si deve fare.

Felice 2013 a tutti&e.

Saturday, December 29, 2012

L'amore ai tempi delle crisi esistenziali e del disadattamento sociale




L'immagine qui di fianco è rubata al film di Leo Carax "Les Amants Du Pont-Neuf" (1991). Non è solo una delle scene più belle del cinema mondiale, ma anche e soprattutto la migliore rappresentazione dell'amore. Nella fattispecie, dell'amore punk. Insomma, del mio modo di vivere l'amore e le relazioni con le tipe di cui mi innamoro. E che hanno il dono di sopportarmi. Anche se solo per poco.

Lui è uno sbandato che vive sotto (e sopra) i ponti, lei una giovane quasi cieca e senza fissa dimora. I due si amano, a loro modo. Combinano tanti casini e vivono al massimo, ovvero ai bordi della società. Di quella borghese, intendo.

Ad uso ed abuso. Abuso soprattutto. Panem et circenses. La prova vivente schiacciante e schiacciata. Un grido al cielo, "a chi non beve vino Dio neghi anche l'acqua!". Opposizione alla pornografia del corpo. Una raccolta firme contro la gioia di vivere. I quattro capponi di Renzo soffocati in un bidone di vernice indelebile. Bile. Molta bile. Questa scena racchiude in sé piacere e follia. Evasione. Eversione. Questa scena è mia, l'ho vissuta io. Più volte. In posti diversi. Con ragazze diverse. E' mia. E' il mio modo di vivere le cose. Di vivere la vita. Di vivere e basta. A modo mio. Non sarà un gran ché ma questo modo è mio, lo sento mio, ci sono affezionato, me ne vergogno ma più spesso me ne vanto. "E forse questo male mio bene è".

Conosci te stesso, afferma l'io, poi cambialo, infine distruggilo. E pentitene. Questa è la vita, la vita è tutta qui.

Questa scena la dedico a N.
Questa scena. Ve la potete godere qui, dal minuto 1:48:

http://www.youtube.com/watch?v=kKOxOA2kTxo

Thursday, December 27, 2012

Prolegomeni a ogni futuro Natale

Anche se non ho scritto e tanto per cambiare, ho pensato molto durante questo periodo.
Un periodo per me di riposo (ironia post-moderna) e di meritato fracasso cerebrale: il periodo del Natale.

Usando il periodo natalizio come strumento di indagine, si riesce benissimo a concepire la vita come mera trasformazione e mutamento. Ad esempio:
Io quand'ero piccolo per me il Natale era la festa più grande perché ricevevo un sacco di regali e quando si giocava a carte gli adulti facevano vincere me e mia sorella e questo ci faceva sentire bravi, capaci, intelligenti e fortunati. In una parola: adulti.
Io quand'ero meno piccolo per me il Natale continuava ad essere una festa di piacere, perché a scuola non si andava e si poteva giocare a palle di neve.
Io quand'ero vicino ai vent'anni per il me il Natale cominciavo a contestarlo, denunciandone la falsità e gli sprechi, il buonismo da quattro soldi e la celebrazione del consumismo borghese. A livello esistenziale una condizione di malessere e solitudine, alla quale l'alcolismo non giovava un gran ché.
Io quand'ero ben oltre i venti per me il Natale non lo festeggiavo più e lo passavo in atea terra cinese, lontano da affetti e cenoni in famiglia. Non male l'esperimento, ma alla lunga cominci a sentire che qualcosa manca e manca di più.
E io che ora di anni ne ho trenta al Natale guardo con occhi diversi: una semplice (semplice come è sempre stata) occasione per rivedere la gente a cui voglio (e ho sempre voluto) bene. E allora vai di consumismo, formalità e informalità, mangiare a morire e bere e resuscitare, baci e abbracci, volersi bene e grande generosità. Che al di là di questo resta ben poco là fuori e allora vale ben la pena celebrarsi una volta all'anno almeno.

Per la prima volta in vita mia non ho fatto assolutamente regali a nessuno e per la prima volta in vita mia me ne so davvero vergognato. Anche perché di regali ne ho ricevuti di graditissimi: vino, tè, libri.

Ora che questo Natale maceratese è finito di già, di questo Natale maceratese in Irlanda con me porterò:

- l'immagine ben stampata in mente di cosa fare quando ti senti solo, triste e abbandonato: nulla. Fissa il soffitto e aspetta finché non ti passa;

- la massima del massimo poeta:
"i bambini trovano il tutto nel nulla, gli adulti il nulla nel tutto";

- uno dei tanti cori gridati in curva con gli ultras (io non seguo il calcio, io sono un ultrà):
"noi saremo
sempre al tuo fianco
con la sciarpa al collo
e il bicchiere in mano".


Sic semper tyrannis. E così sia. Auguri.

Resta ancora la più bella tra le poesie

"Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."


Giacomo Leopardi, "L'infinito" (1826)

Mens sana in corpore sano


Monday, December 24, 2012

Cinepanettoni cinesi (e asiatici): il cinema secondo China Files


China Files va in vacanza, ma non vi lascia soli a smaltire le festività. Se l'anno scorso aveva consigliato piatti tipici per un cenone etnico, quest'anno vi suggerisce pellicole asiatiche da godere a pancia piena. Buone feste e... buona visione. Le nostre trasmissioni riprenderanno il 7 gennaio.

http://www.china-files.com/it/link/24681/un-film-al-giorno

Tuesday, December 18, 2012

在中国做生意

"[In China] it is through gifts (as well as markets) that every kind of relationship that is significant to markets, from a company's relations with regulators, to relations among investors to obligations between employers and employees gets built and maintained"

Annalise Riles, Jack Clarke

Sunday, December 16, 2012

Welcome (?)




“Welcome”, di Philippe Lioret (2009)
Un film bello. Davvero.

Friday, December 14, 2012

A Natale tutti a Fica(na)



GRUCA ONLUS è LIETA DI PRESENTARE:

NATALE A FICANA

DOMENICA 16 DICEMBRE DALLE 8.00 ALLE 20.00
BORGO SANTA CROCE (ZONA FICANA)


MERCATINI CON PRODOTTI TIPICI LOCALI, ARTIGIANATO, VESTIARIO E CIANFRUSAGLIE....E POI... PIZZA CON IL FORNO DI TERRA DI FICANA, CASTAGNE, VIN BRULE' E TANTE ALTRE SORPRESE.

Thursday, December 13, 2012

Allergia (toccata e fuga in lsd minore)

Quando entro in un pubnon ci riesco
proprio non ci riesco
entro per uscirne.

Come sul posto di lavoro
timbro per uscire
soppiatto
dalla finestra
del cesso.

Socialità poca
socialità a gocce
piano piano
senza esagerare
che vado in overdose
facile.


K. L. Mazdakin

Wednesday, December 12, 2012

L'amore della mamma...




They call it "after party"...


Tuesday, December 11, 2012

I talebani irlandesi: il dibattito sull'aborto

Ieri sera sono capitato, per pura curiosità, ad un incontro pubblico sul tema dell'aborto in Irlanda. L'aborto in questo paese è permesso solo nel caso in cui la donna sia vittima di stupro e/o nel caso in cui la gravidanza sia rischiosa per vita della donna.

Recentemente ha fatto molto scalpore la morte di una giovane donna indiana in un'ospedale irlandese che le ha rifiutato l'aborto fino all'ultimo, sottostimando le complicazioni che la donna stava avendo. La tragedia ha riaperto un dibattito iniziato decadi fa sulla legalizzazione dell'aborto, sui diritti civili e sulle scelte della donna. L'incontro di ieri sera rientrava in questo dibattito. E' stato organizzato da un'associazione femminista, promosso dal movimento pro-scelta (o pro-aborto) e aperto a tutti/e.

Chi c'era in sala? Non che conosca ogni singola persona, ma direi che in sala c'era la cittadinanza. Uomini e donne, giovani e meno giovani. Ho notato alcuni colleghi dell'università, dei rappresentanti della comunità gay e lesbo, quelli del collettivo anarchico, alcuni giovani dell'ex Occupy Cork, le femministe e quelli del Partito socialista. Ma questi sono solo quelli che ho riconosciuto io visto che, a modo mio, bazzico questi ambienti. La sala era soprattutto piena di donne e di persone di mezza età. Compreso un bimbo di qualche mese di vita.

Hanno parlato una politica di estrema sinistra, una professoressa in Legge e un medico donna, moderate da una rappresentante dell'organizzazione femminista. Ci hanno illustrato la situazione dell'aborto in Irlanda, le cose che si sanno e quelle che non si sanno, gli errori, i tabù, il ruolo dei media. E soprattutto la situazione che molte donne vivono di dover andare ad abortire nel Regno Unito (Belfast o Londra), dello stigma sociale che subiscono, dei rischi per la salute delle donne incinta, degli alti costi dovuti all'andare all'estero per un aborto e via dicendo. Molto informativo e sicuramente di parte, visto che l'incontro si intitolava "It's My Choice!" ed era organizzato dalle femministe.

Fin qui tutto bene. Il delirio è arrivato al momento delle domande dal pubblico. Premetto che, per la prima volta in vita mia, ho assistito a una conferenza dove su ogni posto a sedere trovavi un volantino intitolato "Code of conduct to which we ask all he attendees to adhere". E giù una lista di "norme di comportamento" per i presenti in sala, su come e quando intervenire e un invito al rispetto per le idee altrui, con tanto di divieto di offendere o insultare gli altri. "Cominciamo bene", ho pensato.

Ed infatti già alla prima domanda è scoppiato il casino, cinque sei uomini del servizio d'ordine hanno allontanato un anziano signore che con fare violento aveva prima provocato e poi minacciato il medico pro-aborto. E' stata poi la volta della giovane donna col piccolo bambino in braccio iniziare con un "Io vi trovo semplicemente disgustosi". Poi un paio di uomini e un terzo col crocifisso al collo a commentare, in modo violento e per nulla rispettoso, le tre donne che avevano fatto gli interventi iniziali. Risultato, grande caos in aula.

Io non credevo alle mie orecchie. Voglio dire, sei liberissimo di pensare che un spermatozoo in un ovulo sia vita o che un embrione sia un bambino o che la donne vergini procreino ugualmente o che la Terra sia piatta o che Babbo Natale arriva il 25 dicembre, ma bisognerebbe rispettare sempre e comunque le idee altrui senza offendere, dare in escandescenza o minacciare con violenza...

Ho pensato "L'Afghanistan ha i talebani, l'Irlanda questa gente qua". Non so descrivervi meglio il clima di tensione che si è creato all'improvviso in sala. I presenti, da una parte e dall'altra, erano visibilmente nervosissimi, ansiosi e angosciati d'un tratto, si contorcevano le mano e i capelli, grida di qua, urla di là, insulti, qualcuno alza le mani, le organizzatrici scuotere la testa. Ho quasi avuto paura, mi sembrava di essere in un film dove qualcuno all'improvviso prende e lancia una bomba sulla folla rivendicando il gesto con la sigla di qualche gruppo fondamentalista religioso.
Roba mai vista in Italia. Voglio dire, di manifestazione, cortei, lotte e scontri (anche violenti) ne ho vissuti tanti, quasi tutti di matrice politica. Mai visto niente di simile neanche in un paese come il nostro di profonda e opprimente tradizione cattolica, dove il Papa (monarca dello Stato del Vaticano) praticamente ce lo abbiamo in casa, ovvero, nel buco del culo. L'Italia mi è quasi sembrato un paese laico e civile rispetto all'Irlanda. Per lo meno in quel particolare momento.
   
Ho trovato particolarmente piacevole l'intervento di un omosessuale di mezza età che ha detto, rivolgendosi agli estremisti cattolici, "Questo odio e disprezzo nei confronti di chi lotta per l'aborto è lo stesso di trent'anni fa, quando odiavate e disprezzavate noi gay. Non so da che parte sia Dio, ma la Storia non è dalla vostra".  



"You measure democracy by the freedom it gives its dissidents, not the freedom it gives its assimilated conformists."
Abbie Hoffman

Monday, December 10, 2012

Diario di un prof: un tuffo nella cinesità.


In Irlanda si parla inglese. Anche e soprattutto nelle università. Ho diversi colleghi e amici cinesi, ma di solito comunico in inglese con loro. Forse per colpa della pigrizia, forse perché ho sempre odiato chi usa le altre persone per migliorare l'uso di una lingua straniera. Schiavitù mentali, diciamo.

Certo, spesso vedo film in mandarino, mi scrivo in cinese con gli amici che ho lasciato in Cina o leggo articoli in cinese. Ma fondamentalmente quello che sto facendo con la lingua cinese è dimenticarmela.

Oggi invece sono venuti in visita nel nostro dipartimento dei delegati del governo cinese. Abbastanza giovani e ben disposti a studiare le diverse realtà locali, curiosi, aperti al dialogo e collaborazioni per progetti futuri. Niente di paragonabile al classico anziano burocrate cinico e freddo. Due piacevolessime ore passate in loro compagnia.

Masticavano poco e male l'inglese e così ho dovuto rispolverare quanto imparato nei miei sei anni di Cina, dai convenevoli all'accento pechinese. Sono felice. Un bel tuffo nella cinesità. Mi ricordo ancora qualcosa di 'come si fa'. La memoria, scrivevo un paio di giorno fa, è una cosa importantissima.

In cinese la parola 学好, composta da 学 'studiare, imparare' e 好 'bene, buono', significa 'imparare dagli altri, seguire le buone azioni altrui, ricordare come si fa'. Ecco, ancora me la cavo e questo mi fa piacere. Un'altra espressione cinese che amo è 做事情, ovvero 'fare cose, organizzare cose, essere attivi, progettare'. Un modo come un altro per dimenticarsi del pesante fardello dell'essere, del malessere esistenziale, dell'incapacità alle relazioni sociali. 做事情 è un'ottima cura.

Oggi ho anche ripescato una vecchia email mandata anni fa a un'amica lontana. Chiudeva fantasticamente con un: "Non temere, anche io non sto facendo assolutamente NIENTE".

Sunday, December 09, 2012

Grande Bergman

"- How silent it is.
- A perfect achievement in its way, Professor.
- And the punishment?
- I don't know. The usual, I suppose.
- The usual?
- Loneliness.
- Loneliness?
- Precisely"


"Wild Strawberries", by Ingmar Bergman, 1957

Saturday, December 08, 2012

Perdete tempo.

"spegnete la tv
fate l'amore
parlate con gli amici
amate chi suona
scrivete poesie
guardate il cielo
camminate nei boschi
spegnete gli iphone
comprate i dischi
perdete tempo"

non abbiate una tv
fate sesso e producete amore
sbroccate con gli amici
sparate a chi suona
copiate poesie
attaccate il cielo
camminate coi boschi
ignorate gli iphone
comprate niente
perdete tempo
perdete tempo
perdete tempo

Perdete tempo.

A reaction against seriousness


Riapro gli occhi. Fuori vedo solo il Generale Inverno. E dentro? Dentro vedo una stanza come tante, non la mia. Sono solo. Poteva andare peggio. Ho ancora il giubbetto addosso, ma non le scarpe. Bravo Daniele, facciamo progressi.

Una stanza come tante, una domenica mattina (le domeniche mattina arrivano fino alle tre di pomeriggio) come tante.
In frigo trovo mezza pinta di birra: quale notizia migliore! Raccolgo i miei pezzi e non trovo niente di meglio da fare che pensare. Pensare a quello che è stato, ieri. 
La memoria è importante, molto importante, a volte più importante delle parole stesse.

E' incredibile come sia facile alterare l'umore delle persone, specie di quelle così dette "sensibili". Alterazioni dovute ad alcool, droga, guerre civili o, molto più semplicemente, un atteggiamento sbagliato. 
Così ieri sera ho preso una strada a caso e sono finito al porto. Faceva freddo e tirava il vento ma se non fa freddo e non tira il vento un porto è un porto di merda. 
Così mi sono seduto sotto una gru, un mostro di acciaio altissimo. In qualche modo e per qualche motivo ho preferito le fredde catene di quella gru alle luci assordanti del centro cittadino. Il cielo nero, il fiume nero, il grasso nero anche lui. Ho pensato per alcuni minuti, forse ore. Ho prodotto pensieri profondissimi, unici, irrepetibili. Il vento e la notte li hanno portati via e mai più li troverò. Meglio così.
La memoria è importante, molto importante, a volte più importante delle parole stesse. 

Di più, non so. Quindi me ne sono uscito (il vantaggio di andare a dormire vestiti è che poi puoi uscire di casa così come sei entrato) a fare due passi e pettinare i pensieri. Si sa, tutte le strade portano al supermercato. Il supermercato è un ottimo posto dove incontrare gente per nulla interessante e fare nuove amicizie. Ma io sono timido e non faccio amicizie, tanto meno al supermercato. Così mi sono avvicinato alla cassa e ho comprato un ovetto Kinder. Non avevo fame e meno ancora voglia di cioccolato. Le sorprese poi neanche mi piacciono. Solo avevo bisogno di affondare i denti sul sapore della memoria. Il gusto. Il gusto come ricordo di quando, da piccolo, mia nonna mi faceva sempre trovare un ovetto Kinder di domenica mattina: mangio e ricordo.
La memoria è importante, molto importante, a volte più importante delle parole stesse.

"Non sai versare la birra!"
No. Ma so fare alcune altre cose. Tipo...
Pisciare mentre cammino. 
Saltare da un motorino in corsa.
Cadere dalle giostre.
Rispondere alle e-mail.
Mentire a me stesso.

Provaci tu.

Thursday, December 06, 2012

Pour faire du cinéma...



"To make movies
it's easy
you have to close your eyes
have you closed your eyes?
you have to close your eyes
and you see points of light
and then you open your eyes
and you have a story"



Djibril Diop Mambéty (1945-1998), Senegalese film director

Viva Cecile Duflot, viva il socialismo!


"Francia, per dare un tetto ai clochard si requisiscono le case sfitte della Chiesa.
Per scongiurare il problema il ministro Duflot ha pensato di 'utilizzare' gli edifici vuoti, di proprietà pubblica (come le caserme abbandonate) e privata, ovvero i palazzi inutilizzati da banche e assicurazioni. Nel mirino anche il patrimonio immobiliare dell'istituzione cattolica. Ed è polemica"


Fonte:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/05/francia-per-dare-casa-ai-clochard-nel-mirino-case-sfitte-della-chiesa/435406/

Wednesday, December 05, 2012

Diario di un prof: lo studio ai tempi di Facebook e Youtube


All’interno del mondo universitario metterei in ordine di bellezza, subito dopo le conferenze, la biblioteca. Quel silenzio fatto di bisbigli, la moquette, i guardiani e il clima ovattato sono l’ideale per rilassarmi. Essere circondati da libri fa il resto. Il mio sogno erotico più ricorrente è quello di fare sesso tra gli scaffali di una biblioteca. Magari con una collega di lavoro sposata con ventuno figli.

E amo soprattutto questi grandi stanzoni dove decine e centinaia di studenti sono chini sui libri a studiare e preparare esami. E io tra di loro a leggere del più e del meno e chiedermi cosa fare della vita.

Un attimo. Noto qualcosa che non va. E non è la prima volta che mi succede.

Attorno a me ci saranno un centinaio di studenti. Almeno novanta hanno davanti a loro un portatile. MacBook, Acer, Toshiba, … abbiamo di tutto. Se mi alzo e faccio un giro tra i tavoli scopro che almeno il cinquanta per cento ha aperta la pagina di Facebook o quella di Youtube. Ok, non dico che non siano utili strumenti di apprendimento e di ricerca, ma io credo che questa sia più una mania. Siamo una gioventù di falliti e questo stanzone in una biblioteca come tante ne è l’ennesima prova.

Zuckerberg è il nuovo oppio dei popoli.

Diario di un prof: classe, genere, etnia


Siamo vicini alla fine del trimestre, comincio a tirare le somme e spingere le sottrazioni.

Tra i corsi che più mi piace tenere c’è sempre quello di “classe, genere ed etnia nella Cina contemporanea”. Un vero spasso, perché ha molto a che vedere col mio lavoro per la tesi di dottorato e inoltre coinvolge gli studenti (quelli dell’ultimo anno) in tematiche a loro in qualche modo vicine.

Parto con una introduzione teorica generale (teoria di genere, sex studies, Marx, Weber, stratificazione sociale in Cina, ecc…) per poi andare a toccare la polpa del corso (ruolo delle donne, industria del sesso, migrazione, nuova classe media, ecc…) e infine concludo provando a collegare le tre aree della classe, del genere e della provenienza etnica.

E allora dico, ad esempio, che alla Foxconn di Dongguan i prodotti Apple li assemblano giovani cinesi che vengono dalle zone interne e rurali ma li comprano i figli dei ricchi a Londra, Mosca e New York. A dieci volte il costo mensile del lavoro usato per produrlo. 
O che le operatrici del sesso negli alberghi di Chongqing sono quasi sempre giovani donne che vengono dalle campagne e che hanno un prezzo diverso anche in base al gruppo etnico di provenienza (han, mongole, uigure, tibetane, russe, malesi, ecc…).

Ok, ma Dongguan e Chongqing stanno in Cina e la Cina è lontana. Serve un esempio più semplice, più vicino, più concreto. Ecco: andate nei locali dell’università, nelle aule, in biblioteca, a mensa, nei bagni e chiedetevi come mai gli addetti ai lavori di pulizia o sono africani o sono donne e parlano polacco... 

Tuesday, December 04, 2012

HH

"Nella grande città dove ormai insegnava agli studenti e passava per un celebre erudito, Anselm camminava, passeggiava, stava seduto e all'impiedi esattamente come tante altre persone al mondo, con una giacca e un cappello eleganti, serio e cordiale, con occhi attenti e talora un po' stanchi, ed era un signore e uno studioso proprio come aveva voluto. Adesso si sentiva come si era sentito alla fine della sua infanzia. Improvvisamente percepiva che molti erano ormai alle sue spalle e si ritrovava stranamente solo e insoddisfatto nel mondo che aveva voluto conquistare. Non era una vera felicità fare il professore, non era un gran piacere essere salutato dai concittadini e dagli studenti con profondi inchini. Tutto era come vizzo e impolverato, e la felicità era di nuovo situata in un lontano futuro, e la via che vi conduceva sembrava torrida e polverosa e banale."


Hermann Hesse, "Sull'amore"