Tuesday, July 31, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (VII)


Dai di diario di viaggio...

La giornata inizia proprio bene, trovo infatti una banconota da trenta euro circa per terra. Poi capitola disgraziatamente... Sulle gambe ho tutta la fatica della camminata del giorno prima, cosi' decido di prendere un bus verso la prossima destinazione. Da Donghe e' possibile continuare lungo la costa del Pacifico via Highway 11 o prendere un'altra Statale che procede verso l'interno e termina a 富里 Fuli, dove c'e' la stazione dei treni. E' mattina presto e in giro non c'e' nessuno a cui chiedere informazioni. Il cellulare morira' poco dopo e non ho modo di caricare la batteria. Il cellulare mi e' utile non solo per eventuali chiamate di emergenza o per scroccare la rete wi-fi nei 7-Eleven, ma come bussola e, soprattutto, luce di notte. Decido quindi di infilzare la Statale interna e fermarmi a prendere un bus appena saro' stanco. Poco dopo si ferma un ragazzo in furgone e mi chiede, in inglese, dove stia andando:

"Where are you going?"
"Fuli, train station" - faccio io.
"Oh, noooo! Where are you from?"
"Italy."
"Italy, American!"
"Yes. Little Italy, New York. Bella!"

Chilometri dopo mi fermo in un villaggio e chiedo informazioni ad un commerciante e ad un autista di pullman per scoprire che non ci sono bus per Fuli. Solo piu' tardi capiro' perche'. A occhio e croce fino a Fuli saranno 20-25 chilometri, potrei camminare ancora un po' e poi ricorrere al caro vecchio autostop. Pessima scelta.

Di li' a breve i villaggi lungo la strada finiscono, quindi finiscono anche i chioschi dove comprare bevande. Il sole invece picchia sempre piu' forte e la strada sale a costeggiare alte e verdi colline prive di presenza umana, fatta eccezione per degli operai al lavoro in mini cantieri fai-da-te per rattoppare questa strada sempre piu' stretta e polverosa. Scimmie non meglio identificate che fanno un verso a meta' tra il grugnito di un cinghiale e lo sbuffare di una persona che ha appena rimesso mi sono di compagnia. Le cicale sfondano i timpani. Ma il vero problema e' l'assenza di acqua e di indicazioni stradali che mi aiutino a capire quanto manchi per questa cavolo di Fuli. Verso l'ora di pranzo, sudato, impolverato e disidratato, ho la non brillante idea di calarmi in un piccolo ruscello per rinfrescarmi e bere. Ma il ponte e' alto una decina di metri e devo procedere attraverso la densa flora tropicale. In infrandito. Le ferite ai piedi non sarebbero un problema, se non il venire "pizzicato" da delle strane foglie di pianta sconosciuta, che rilasciano subito un bruciore alle caviglie e ai polpacci. Mi getto in acqua ma il bruciore peggiora, come una specie di formicolio e punture di zanzare assieme. Tipo venti meduse, forse peggio. Dolore che portero' addosso fino al giorno dopo. Mi stanno probabilmente facendo pagare i trenta euro trovati per terra ore prima.

I chilometri fino alla stazione di Fuli erano 45. Con i circa 35 del giorno prima fanno 80 chilometri in 48 ore. Non programmati e in infradito. Non male. Arrivo a destinazione al tramonto, stremato, assetato e con l'orticaria tropicale. Le fortune e le sfortune del viaggiatore disorganizzato e senza batteria nel cellulare. Giunto in stazione scopro di aver anche perso l'uso della parola. Il capo stazione solidarizza col mio disagio e mi aiuta a prendere un treno per 玉里 Yuli e poi per 瑞穗 Ruisui, dove passo la notte.

Prima di arrivare a Fuli trovo in realta' vita in un piccolo villaggio rurale, circondato da risaie e attraversato da un fiume. Mi pare si chiami Fengnan. Quaranta anime in tutto, un piccolo tempio, una chiesa costruita qualche decennio fa. Niente negozi, solo uno spaccio che vende di tutto, dal mangine per le vacche alle sigarette di importazione vietnamita, dai reggiseni alle gomme da masticare. La peggior grappa di riso mai prodotta da essere umano. Niente pubblicita', nessun turista. In quattro sul motorino senza casco. Un operaio sessantenne scalzo ed ubriaco che importuna l'unica ventenne del posto. Animali in strada, un anziano che lavora quelle che sembrano essere foglie di te', il silenzio, le risaie, le zanzare. Credo sia questo il paesaggio umano piu' genuino osservato finora. Uguale a quello di tante altre realta' rurali che ho impresse nella mente, dall'Italia al Montenegro, dal Nicaragua all'Etiopia. L'internazionale contadina.

Vale ancora la pena.

Monday, July 30, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (VI)


台南 Tainan, giornata tot di questo fine luglio: la signora X.

La signora X. e' una parente di E. e mi aspetta sotto casa a braccia aperte, calore e goliardia che non ti aspetteresti da una cinese settantenne. Sorriso fisso in bocca e una gioia di vivere che neanche i miei alunni a 14 anni. Per prima cosa mi presenta ai suoi amici, nell'atrio della palazzina dove vive. Un docente in pensione, un portiere che e' appena tornato da un viaggio in moto, un'inquilina del palazzo di fronte. Ci sediamo a bere del te' verde (del vero te' verde; in Italia oramai leggi scritto "te' verde" ovunque, ma sa sempre di acqua del rubinetto e zucchero) e chiacchierare di Italia e di Cina. Poco dopo l'ex insegnante ci porta tutti in auto in un ristorante a mangiare vitello in brodo, un piatto tipico del posto. Piu' tardi conosco anche figlia e suocero della signora X., che mi accompagnano a fare un tour della citta': "antichi" palazzi costruiti dai giapponesi, il primo ascensore di Taiwan, il museo della letteratura, i mercatini del cibo e, soprattutto, il 奇美博物馆 Museo Qimei. Edificio possente fuori citta', sembra la copia della Casa Bianca di Washington. Dentro spazi enormi di espozioni di vario tipo, tra cui una notevole collezione di opere d'arte europee e una di strumenti musicali, in particolare di violini. Ho scoperto come si dice "organetto" in cinese: 手风琴, cioe' "strumento a vento delle mano". Ho anche imparato che "granita" si dice 冰沙, cioe' "granuli di ghiaccio". Biglietto d'ingresso 6 euro e li vale tutti. Dopo esser stati a cena a gustare le prelibatezze locali facciamo ritorno a casa, per due comode chiacchiere davanti alla televisione.

Il giorno dopo, riposato e rinfrescato, saluto calorosamente questa grande donna che e' la signora X., che ha lasciato in me 一种简单的幸福 un senso di semplice felicita'.
Raggiungo la stazione dei treni di Tainan e ragiono sul da farsi. Avevo l'idea di non fermarmi a 高雄 Gaoxiong, altra grande citta' costiera taiwanese, e tirare dritto fino a 台东 Taidong, tagliando la parte meridionale dell'isola da costa occidentale a costa orientale. Pero' il treno fa innanzitutto proprio tappa a Gaoxiong e decido quindi di scendere per fare due passi nella zona del molo. Li' osservo, oltre ai molti turisti, bambini e fastidiosa pioggia, la zona artistica del 驳二艺术特区 Pier 2 - Art Center (immaginatevi un 798 in una location portuale, per chi avesse familiarita' con Pechino) e il museo del cinema del 高雄市电影馆 Gaoxiong Film Archive.

Il treno che arriva nel tardo pomeriggio a Taidong abbandona la costa ovest per raggiungere quella est passando per verdi montagne e paesaggi niente male. Giunto a Taidong, compio un paio di leggerezze tipiche dei viaggi poco o per nulla organizzati: 1. do per scontato che Taidong sia sul mare, mentre dista ben sette chilometri da esso; 2. do per scontato che la costa sia fatta di sabbiosa spiaggia color platino, mentre trovo roccia e scogli poco ospitali. Morale della favola cammino senza tregua nel mezzo della notte tra risaie e cani randagi per trovare il cemento che si affaccia sull'Oceano Pacifico. Beh, almeno sono giunto sull'Oceano e all'alba del giorno dopo, quando arriva la luce naturale e non c'e' rumore in giro se non quello delle onde, fa un certo effetto sapere che di fronte a te, qualche migliaio di chilometri dopo l'orizzonte, c'e' la California messicana.

Parto quindi in direzione nord, alla ricerca di una spiaggia che si possa definire tale, percorrendo a piedi la Highway 11. Poco dopo si ferma una signora a darmi un passaggio in scooter, ma in totale devo sudarmi una decina di chilometri prima di poter fare il primo bagno (nonostante il divieto di balneazione) e una ventina di chilometri in tutto per raggiugere 都兰 Dulan, villaggio che da piu' parti mi avevano consigliato. Atmosfera rilassata, uomini bianchi e qualche sito di interesse storico-culturale, ma diciamo che anche qui il mare devi un po' andartelo a cercare, possibilmente senza perdersi nei campi di banano come ho fatto io. Onde alte, acqua limpida, spiaggia grigia, quasi nessun altro presente nelle vicinanze. Il mare a cui siamo abituati in Italia di bagnini, ombrelloni, ristoranti di pesce e folle umane spiaggiate non e' di casa qua. Meglio cosi'.
Prima del tramonto riprendo la strada (si', lo so, e' una specie di tossicodipendenza) e mastico i tredici chilometri che portano a 东河 Donghe, altra mini realta' a getto sul mare, molto meno turistica e affollata di Dulan. Meno turistica ma decisamente piu' romantica, devo dire.

Tante ore passate ciondolando sotto il sole tropicale, come passare il tempo? Beh, ad esempio cantando. Cori da stadio, canti popolari, stornelli da cantina, testi punk o canzoni da oratario, insomma qualsiasi cosa che sia di compagnia e tenga alto l'entusiasmo dell'on the road. E' l'incertezza di sapere cosa ci sia dietro quella curva che muove il passo avanti, la curiosita' di sapere dove passerai la notte stavolta e via dicendo, ma ovviamente non e' sempre tutto rose e fiori e spesso la stanchezza ti sfianca, senti le forze abbandonarti, la benzina finire, la gioia calare. E allora dai di canto. Come, per esempio, puoi cambiare le parole a una canzone di Paolo Conte e adattarla alla tua giornata in strada;

Sara' anche bella la sagra di paese,
o quella spiaggia laggiu' fuori citta',
ma un viaggetto fa gola di piu'
in questa estate di ombrelloni e tivvu'.
Sto camminando lungo una Statale
e sto sognando la prossima citta'
tra una curva e l'altra c'e' un silenzio
che descriverti non saprei...
Oh quanta strada resta ancora?
Quanta ne ho fatta finora?
E tu mi fai "Perche' non resti a casa?"
A casa stacci tu!

O riadattare il "Padre nostro" a mo' di preghiera per i viaggiatori solitari;

San Cristoforo nostro che sei in giro
sia chiamato il tuo nome, 
venga il tuo aiuto
sia fatta la nostra volonta'
come ad oriente cosi' ad occidente
dacci i nostri 50 chilometri quotidiani
e rimetti a noi le nostre forze
che noi dispendiamo per la strada
e non ci indurre in viaggi organizzati
ma liberaci dai turisti
amen

Poi, come dicono dalle mie parti, "pe' canta' ce vo' la voce", ma per fortuna nessuno da queste parti capisce quello che blatero.
Adelante!

Sunday, July 29, 2018

Definizioni...


Tratto da "Sbornie sacre, sbornie profane. L'ubriachezza dal Vecchio al Nuovo mondo", di Claudio Ferlan

Friday, July 27, 2018

Immagini di strada: da 南庄 Nanzhuang a 台南 Tainan passando per il 日月潭 Sun Moon Lake.
















Thursday, July 26, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (V)


Si diceva diavventure, ed infatti alle porte di Shuili l'infradito destro mi lascia scalzo sull'asfalto tropicale di mezzogiorno. Meno male un vecchio paio di Converse nello zaino, pero' infranto il sogno di stare cinque settimane in infradito e bermuda dopo solo... perso il conto, poco piu' di una settimana.

Il trenino ciuf ciuf che batte bandiera turista in direzione 嘉义 Jiayi con cambio a Ershui taglia le montagne centrali di Taiwan e in meno di un'ora sono a destinazione. Il benvenuto e' di pioggia, quindi decido di risparmiare un inutile viaggio alle 阿里山 Montagne di Ali, altra meta top del turismo locale. Scelgo invece di visitare il 嘉义旧监狱 vecchio carcere di Jiayi, con guida in cinese tendente al 泰语 / 闽南话 hokkien / minanhua (sulle lingue di Taiwan scrivero' qualcosa piu' in la'). Il resto della giornata e' stata una lotta contro l'acqua alta, davvero non riesco ad immaginare come riescano a vivere a Venezia, ma riesco a ricordare questo coro ultra' del Mestre (tifoseria gemellata con quella della Maceratese dal 1980. Cristiano Ronaldo non era ancora nato, tanto per capirci):

acqua alta, acqua alta
in laguna s'alzera'
perche' il MOSE non serve a un cazzo
e Venezia affondera'

Messa da parte l'idea delle Montagne di Ali, il giorno dopo prendo un treno per 台南 Tainan, metropoli da due milioni di persone ed ex capitale di Formosa. Sono a Taiwan da circa dieci giorni e non ho ancora visto il mare, se non dall'aereo. La signora all'ufficio turistico della stazione e' piu' informata di un agente del KGB e in dieci minuti mi aiuta a cambiare soldi, connettermi ad internet e infilarmi in un bus direzione mare. Ad 安平 Anping, quartiere a nord ovest di Tainan vedo finalmente il mare! La spiaggia grigia, l'acqua sporca, le onde alte e minacciose, ma l'intuizione della Repubblica popolare oltre l'orizzonte. Il piacere di bagni continui e della spiaggia quasi tutta per me. Piu' tardi, di nuovo la voglia di camminare e di battere a piedi i dieci chilometri per rientrare nel centro di Tainan.
Tainan che sembra modernissima, con alti grattacieli alternati ad ampi prati, rimanda alla SOHO di Pechino, ma di gran lunga piu' ordinata e tranquilla. Qui a Taiwan sembrano scoppiare di serenita', stadio massimo di civilizzazione.

Per concludere, parliamo di denaro: un euro vale circa 35 台币 New Taiwan dollar. A giudicare dalle mie spese quotidiane (metropolitana, treno, bus, pasti in giro, street food, musei, sigarette, birra, ecc...), il costo della vita e' inferiore a quello italiano, ma non di tanto: diciamo un 15%-20% in meno. Non pensiate dunque di essere in quei paesi in via di sviluppo dove con 10 euro paghi stanza in ostello, colazione al ristorante, cena, caffe' italiano, taxi e dieci birre al banco della vecchietta. Pero', per dire, con circa 5 euro a Jiayi ho pagato una porzione di 凉面 spaghetti freddi, due involtini sushi, una 台湾啤酒 Birra Taiwan fredda da 66 cl e tre ore on-line in un Internet Cafe'. Non male.


Per i trasporti poi si viaggia con grande comodita' logistica comprando in una qualsiasi stazione la 悠游卡 Youyouka: una tessera che acquisti a 3 euro, carichi a piacimento e accedi a tutte le tratte in metro, treno, bus e con la quale puoi anche fare altro tipo di acquisti o entrare nei musei (oltretutto con uno sconto!). 

Che dire, ci sanno proprio fare questi taiwanesi. Mi sembra di capire che, col senno di poi (Anno Domini 2018), la coppia Confucio / Buddha stracci decisamente gli avversari Gesu' / Maometto, da tempo in cassa integrazione su un barcone che affonda nel Mediterraneo.
Prendete un volo per Taiwan, sposatevi con un/una del posto e passate sereni il resto dei vostri giorni.

Girovagando in rete, qui un sito di stranieri a Taiwan:
https://tw.forumosa.com

E un sito per chi volesse girare organizzato per l'isola:

https://www.taiwantrip.com.tw

Wednesday, July 25, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (IV)


La stazione dei treni di Taibei ricorda un po' quella delle grandi citta' cinesi, cioe' un massiccio stabile moderno di piu' piani con negozi e ristoranti a non finire, e sottoterra un labirinto di scale mobili e corridoi senza soluzione di continuita' tra 捷运 linee metro, 台铁 ferrovie del treno e 高铁 dell'alta velocita'. Senza un po' di familiarita' o almeno un pizzico di praticita' sei spacciato.

Prima tappa del mio viaggio e' 南庄 Nanzhuang, che raggiungo in autobus dopo che un trenino mi ha portato a竹南 Zhunan dalla capitale. Trattasi di un villaggio tra verdi colline abitate da cinesi di etnia 客家 hakka. Nemmeno il tempo di arrivare che viene giu' il diluvio universale. A Taibei il tempo ha retto, ma per questa settimana sono previsti acquazzoni in tutta l'isola. Quindi se piove?! Se piove ci bagniamo. Elementare, Watson!

Fuori da un gelataio una signora mi guarda impietosita e mi cede il suo ombrello con cortesia. Rifiuto sorridendo e attraverso la strada per giungere in un vicolo meno affollato, per ripararmi sotto la tettoia di una casa. Dopo qualche minuto esce il padrone che mi offre una sedia e del pesce fritto. Gentili, da queste parti. Finito di piovere, faccio un bel giro per il villaggio e dopo un paio d'ore sono di nuovo alla fermata dei bus. Noto passare un tale che nella fretta perde una banconota da 3 euro. Lo rincorro per restituirgli il denaro caduto. Ringrazia sorridendo. Dev'essere il karma.

Due ore di bus e treno dopo arrivo a 彰化 Zhanghua, piccola cittadina di 250.000 abitanti. E' ormai notte e stendo il sacco a pelo sotto un padiglione di un parco di periferia, mentre fuori batte forte il temporale.
In strada seguo per lo piu' il ritmo del sole: mi sveglio alle prime luci dell'alba e mi corico poco dopo il tramonto. La giornata va quindi dalle 5 alle 21 circa. Al mattino il cielo e' rosso, le strade vuote, la citta' tua e dei cani randagi, gia' svegli prima di chiunque altro. Salgo su un bus in direzione 鹿港 Lugang (che, curiosamente, significa "Porto Cervo"), villaggio non lontano dalla costa occidentale. Le guide lo descrivono come un "museo a cielo aperto". Per me pero' un museo a cielo aperto sono i Fori imperiali a Roma; ma questa e' solo la sfiga di essere nato italiano e purtroppo troppo abituato alla bellezza. Lugang offre case e quartieri storici, oltre alla solita sfilza di templi e street food. Anche qui, e per fortuna, non ho incontrato troppi turisti.

Rientrato a Zhanghua prendo un treno per 台中 Taizhong e da li' un autobus per una delle destinazioni piu' gettonate di Taiwan: il 日月潭 Sun Moon Lake, un lago circondato da templi e pagode nel verde delle colline circostanti, nel cuore del cuore dell'isola di Taiwan.
Mi aspettavo orde di turisti asiatici, invece anche qui e' andata liscia. La voglia di camminare e' tanta, quindi rubo qualche informazione all'ufficio turistico, porto via un paio di cartine e scappo sotto la pioggia con l'intenzione di circumnavigare il lago (un percorso di 34 chilometri) entro l'ora di pranzo del giorno dopo. Appena un'oretta piu' tardi sono pero' costretto a fermarmi sotto ad un tempio causa ennesimo diluvio. Quando si apre il cielo riparto; il caldo asciuga in fretta gli abiti, non fosse per la forte umidita' che lo impedisce. A tarda sera giungo ai piedi della 慈恩塔 Pagoda di Ci'en, a circa 1000 metri sul livello del mare. In giro non c'e' nessuno, silenzio assoluto e buio pesto. A farmi compagnia solo rospi, pipistrelli e uccelli non meglio identificati. La notte nella foresta pluviale in completa solitudine fa in effetti un po' paura. Ma la stanchezza fisica non ha paura della paura e cado subito in un sonno profondo.

Con la luce dell'alba e' tutta un'altra storia e lo spettacolo del lago che si vede dalla base della pagoda mette il sorriso in bocca e la voglia di macinare gli oltre 20 chilometri che restano da camminare. In strada non incontro nessuno, se non un paio di monaci che passano la scopa e degli uccelli che gracchiano come la sirena che annuncia i bombardamenti aerei. Verso le 10 la sete comincia a farsi sentire distintamente. Decido di cambiare rotta, non completare il giro del lago e dirigermi invece verso un villaggio attraversato da una vecchia ferrovia.  Scelta che non posso dire saggia ma si' fortunata: la valle e' uno spettacolo di campi coltivati a banani, palme, frutta e cucurbitacee. Ruscelli, farfalle e il saluto dei contadini rendono l'atmosfera magica. Un paio d'ore dopo sono finalmente a 水里 Shuili, a spegnere la sete e pronto per nuove (dis)avventure.

出国旅行万岁 ! Un viaggio a Taiwan (III)


Quindi nei primi giorni sono stato in giro per Taibei, da solo o in compagnia dei cuginetti di E.
Bene, cosa c'e' da fare e/o vedere a Taibei? Innanzitutto uscire di casa e sedersi sul primo marciapiede armato di sigarette, penna e taccuino ad osservare i taiwanesi che passano. Poi, dopo varie passeggiate per i quartieri, sono andato a fare un giro per le colline di piante da te' fuori Taibei con la 猫空缆车 Funivia di Maokong, che qui chiamano "Gondola". Per 4 euro e in una trentina di minuti raggiungi uno dei punti piu' alti e da li' puoi addentrarti nel verde della foresta, tra templi buddisti e negozi di te'. 

Tornato a valle, ho preso un autobus in direzione 九份 Jiufen, un villaggio a 40 chilometri da Taibei. Il paesaggio e' piacevole e dopo un'oretta di sonno scendo a Shifen, vicino Pingxi, dove i turisti si fermano a far partire delle piccole mongolfiere di carta con messaggi augurali in caratteri cinesi. Qui ho trovato la prima ordata di turisti, per lo piu' coreani e giapponesi, ma anche di cinesi della Repubblica popolare (che qui chiamano proprio 中国人 o persone del 大陆, cioe' del "continente" ). Li riconosco non tanto da come parlano ma dal fatto che parlano ad alta voce; anzi spesso urlano, un po' come noi italiani. Non mi lascio scoraggiare e con un 慢车 trenino lento lento e l'aria condizionata sparata a tutto raggiungo finalmente Jiufen. Qui la quantita' di turisti raggiunge il top, asiatici al 99% con l'aggiunta di qualche uomo bianco. Ho impiegato un'ora solo per capire cosa ci fosse da vedere: e' un ex villaggio di minatori, ha una pagoda sopra una collina e delle tombe funerarie, ma poco altro. Le viuzze del centro non sono poi cosi' appetibili, anche se piene di negozietti, fast-food, ristoranti ed esercizi commerciali a mo' di Luna Park concentrato in centro storico medievale nostrano. Un po' come piace in effetti ai turisti asiatici. Sembra sia una cittadina dalla quale abbia preso ispirazione l'autore giapponese Miyazaki; una piccola Taormina con vista sul mare molto meno mozzafiato. 

Che poi questa cosa di identificare le persone per la loro (presupposta) nazionalita' mi da' la nausea, devo aver preso la Salvinite. Salgo sul primo bus che mi riporta a Taibei citta'.  

Il giorno dopo vado a visitare il 国立故宫博物院 National Palace Museum, dove i nazionalisti in fuga dalla guerra civile hanno portato tesori artistici vari prelevati dalla 故宫 Citta' proibita di Pechino e non solo. Il biglietto costa 10 euro, ma li vale tutti: orgasmo plurimo sinologico. Il "pezzo da novanta" e' il 翠玉白菜 Cavolo di giadeite, un pezzo di giada scolpito nel XIX secolo dalla forma incredibilmente simile ad un cavolo cinese. Ma lo aspettavo piu' grande, ma va bene cosi'.

Nel pomeriggio sono andato a 淡水 Danshui, nella parte nord-occidentale di Taibei. Anche qui, oltre al piacere del lungo fiume che presto si riversa nel mare, trovi una 老街 lunga via "antica" (per noi forse "antico" e' Antica Roma, qui sono le vie e i templi costruiti dagli immigrati cinesi dal 福建 Fujian due o trecento anni fa) pieni di negozietti, fast-food e ristorantini, come piacciono ai turisti asiatici. Ci sono anche una chiesa e una universita', entrambe fondate da un missionario cristiano occidentale parecchio tempo fa. Ma l'attrazione principale e' un forte olandese poi passato agli spagnoli, poi agli inglesi e ai giapponesi, infine ai taiwanesi (insomma, negli ultimi tre o quattro secoli qui sono passati tutti, un po' come in Sicilia dai Greci in poi). Si chiama 红毛城 cioe' "Castello del pelo rosso" (dal colore dei capelli degli olandesi) o Forte San Domingo.

Taiwan piena di templi, molto piu' del continente o altri luoghi del sud est asiatico. Apparentemente vero. Massiccia presenza, ingresso gratuto, servizi igienici e acqua fredda per abbeverarsi, imponenti esteticamente, senso del sacro, odore forte di incensi, i fedeli in preghiera. Si dividono (mi hanno spiegato) in 庙 , a seconda che siano abitati da monaci o semplicemente gestiti da laici. A voler esser stronzi e sinofili, farei pero' notare che qui il piu' vecchio e' del XVIII secolo... quando nella Cina continentale ti trovi davanti la 长城 Grande muraglia o il Buddha della 峨眉山 Montagna Emei o le grotte di 敦煌 Dunhuang lungo la Via della seta l'effetto e' ben altro, tipo di un viaggio nel tempo con salto triplo carpiato.


Ma il pezzo forte della vita sociale taiwanese sono i 夜市 mercati notturni, esaltati come la principale attrazione culturale e turistica. Immaginatevi vie del centro cittadino starcolme di gente schiacciate tra grattacieli, file di auto e bancarelle dove si vende di tutto. Fondamentalmente un'orgia collettiva di consumo di cibo, congestionato e frettoloso, rituale e decisamente offensivo per chi nel mondo non ha di che riempirsi la pancia. Ricordano un po' le sagre di paese nello Stivale, ma concentrate in qualche ora serale di violenta abbuffata. Bisognerebbe stare una settimana senza mangiare prima di andare ad un mercato notturno, ma io non lo sapevo e la famiglia di E., che mi ha accompagnato e che ci teneva a farmi avere un assaggio di vera Taibei, mi ha letteralmente ingozzato con ogni sorta di cibo e bevanda locale, finche' io, povero pivello, non ho scosso la testa e alzato bandiera bianca. 


I musei li amo e prima di andarmene da Taibei ho visitato il 台北市立美术馆 Taipei Fine Arts Museum per delle mostre di foto e la performance di un'artista; poi il 国立台湾博物馆 National Taiwan Museum (etnografico e naturalistico; ingresso 1 euro) e il Taipei 228 Memorial Museum (gratuito e utile a conoscere un po' la storia politica di Taiwan dagli inizi dello scorso secolo ad oggi e il periodo del 白色恐怖 Terrore bianco), entrambi al 二二八和平纪念公园 228 Peace Memorial Park, che "ospita" anche l'occupazione da parte di attivisti per i diritti degli aborigeni di Taiwan. O almeno cosi' mi e' sembrato di capire. Una visita al 国父纪念馆 Sun Yat-sen Memorial Hall tanto per un saluto un vecchio rivoluzionario 孙中山 Sun Zhongshan e al mercato dei prodotti biologici presso il 花博公园 Taipei Expo Park terminano questa prima scoperta di Taibei. 


Saluto la famiglia di E. con la promessa di rivederci tra una decina di giorni e parto finalmente per un vero on the road: il giro dell'isola di Taiwan, che per la cronaca e' grande una volta e mezzo la Sicilia.

Tuesday, July 24, 2018

Qualche altra foto da Taibei













出国旅行万岁 ! Un viaggio a Taiwan (II)


On the road, "sulla strada". Se piove come nell'alluvione del '66 a Firenze, la notte e' fonda e lo zaino zuppo, c'e' solo una cosa da fare: trovare un posto dove scrivere. E allora...
Mi trovo sotto un 亭 padiglione cinese X di un parco X di una citta' X nella costa occidentale di Taiwan. Cosa ho fatto nei giorni scorsi? Beh, innanzitutto sono stato ospite a casa di H., per gli amici E., un'anarchica cinese di Taibei, conosciuta quando facevo il dottorato a Pechino. La famiglia di E. mi ha accolto e trattato come un figlio. I cinesi sono cosi', non credete solo alle superficiali e screditanti narrazioni sul loro conto che leggete nei media nazionali. E. e famiglia vivono in un appartamento di un palazzone che in Italia chiameremmo "grattacielo", nella periferia sud di Taibei (periferia che sembra comunque centro, considerando servizi, trasporti e tutto il resto). Padre e madre in pensione, fratelli tecnici informatici. Il nipotino di appena un anno non sa dire il mio nome, in compenso sono gia' diventato amico degli adolescenti di casa.

Non troppo inaspettatamente, la mia propensione disorganizzativa all'organizzazione dei viaggi e' andata inasprendosi negli ultimi anni (eh, la pigrizia!) e quindi questa volta sono partito per Taiwan decidendo la meta dieci giorni prima e non sapendo pressoche' nulla del paese ne' portando uno straccio di guida con me. Cosi', la prima cosa che ha fatto E., dopo avermi presentato alla famiglia, e' stata portarmi nelle due biblioteche del quartiere a cercare una guida (addirittura in inglese!) di Taiwan. Il rischio di usare una Lonely Planet e' sempre quello di far decidere "ad altri" il tuo tour quotidiano e ritrovarti in luoghi affollati da orde di turisti stranieri. Il vantaggio invece e' quello di, potenzialmente, pianificare le giornate risparmiando notevolmente tempo e denaro. Insomma, bisogna trovare una "via di mezzo" tra i due estremi, o meglio, una propria via. E comunque vale sempre il consiglio di fare come si crede e di andare dove ti porta il cuore. O la sete. Io d'altronde non ho alcun piano od obiettivo per queste cinque settimane, se non quello di stare permanentemente in bermuda ed infradito.

台北 Taibei citta' da 8 milioni e mezzo di abitanti, contando l'area metropolitana. Non male, considerando che tutto il paese fa 23 milioni di persone, secondo dati che sto spulciando da Wikipedia. Beh, Taibei sembra la bella copia di Milano. Via Paolo Sarpi ovunque. Servizi ed efficienza, puntualita' e rispetto, pulizia e silenzio, bagni e acqua gratuiti, carica batteria del cellulare nelle stazioni metropolitane (sempre gratis!): il top della civilta' (?). L'Italia fra trent'anni almeno. Se giri per Taibei ti senti come a Singapore o in Svizzera. Questa e' la Cina che l'uomo bianco ha sempre sognato quando si e' imbattuto in Pechino o Shanghai o, peggio ancora, nell'universo rurale della Repubblica popolare. Non so se siano stati i giapponesi durante i circa cinquant'anni di occupazione, il governo del 国民党 Partito nazionalista al potere in pianta semi stabile dal 1949 o l'influenza del Grande alleato gli Stati Uniti d'America, fatto sta che se metti piede a Taibei dopo due mesi di vita nella Cina comunista ti sembra di essere improvvisamente in un altro mondo, una specie di Cina abitata da giapponesi con modi di fare europei.
Certo, io preferiro' sempre la guida del Grande timoniere, si intende. Ma in una democrazia un popolo ha il governo che si merita. E non aggiungo altro. Certo, molto dipende dal sistema educativo e sarebbe bello farsi un giro per le scuole di Taiwan. Ad ogni modo, le zanzare hanno iniziato a maciullarmi le caviglie e la chiudo qui: mi sembra un buon momento per tirare fuori il sacco a pelo.

Il repellente che ho nello zaino sa di gomma da masticare alla fragola. Dai tempi del primo viaggio in Est Europa credo fortemente che l'Autan non respinga le zanzare, ma le attiri.

L'alluvione non accenna a diminuire. Volevi l'on the road ai tropici? Eccotelo l'on the road ai tropici! 

Saturday, July 21, 2018

Immagini da Taibei: Danshui e il mercato notturno di Shilin.