Thursday, February 28, 2013

Settimana della fotografia fatta in casa (XII)



Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Nuto Corn. 
Autore: Vikash Karnataka

Settimana della fotografia fatta in casa (XI)




Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: E vi sarà aperto.
Autore: Luis Mario Goicoechea.

Los nietos de Kropotkin



"For us free love was simply that a couple agreed to live together out of affinity. They'd join together quite freely without any papers or contracts, and if there was any discord then they'd separate by mutual agreement and remain friends, without any lawsuits.
At that time it seemed like something very revolutionary for a woman to have a partner, as it were, without marrying in Church or baptizing the child. Back in those days, women had a very closed mentality. You'd have been called a slut."

"Living Utopia - The Anarchists & The Spanish Revolution"
http://www.youtube.com/watch?v=jPl_Y3Qdb7Y&feature=youtu.be

"Scepticism is the first step towards truth" D. Diderot



"Examined Life" (2008), by Astra Taylor.

Mi sposo

A pranzo con un'amica...

"Ah, non ti ho detto la novità: mi sposo".
Io di fronte a queste cose non so mai come reagire, cosa dire, che faccia fare. E si vede. Purtroppo.
"Ah... beh... congratulazioni! Eh... quando ti sposi?".
"Non lo so. Fra qualche mese. Niente cerimonia, niente chiesa, solo una festa con gli amici. In Francia. Non sai quanto ci costa! Sei invitato".
"Ah... bene... grazie..."
Silenzio.

Rivedo la tipa di sera. E' con una sua amica. Parliamo del più e del meno. Poi la sua amica mi fa: "Voi due sembrate moglie e marito. Sareste una bella coppia".
Probabilmente suo nonno non le ha mai detto che a volte è meglio tenere la bocca chiusa per non sembrare cretini, piuttosto che aprirla e togliere ogni ragionevole dubbio.
"Sì, saremmo una bella coppia. Se io non avessi già un partner", rincalza la mia amica.
Continuo a fissare il pavimento. Con quel sorriso da idiota che ritorna puntuale in questo tipo di occasioni.
"Vi piace la nona sinfonia di Beethoven?", tanto per dire una cosa di sinistra. Passo e chiudo.

Socrate e Montaigne. La vita come preparazione alla morte. Filosofia che insegna alla vita come presentarsi di fronte alla morte. In calzini di spugna e mutande. Sporche.

E poi c'è la cucina italiana. La migliore nel mondo, dicono gli Italiani. Forse non hanno provato quella cinese. C'è poi quella vietnamita. E quella russa. E quella giapponese. E quella indiana. Tailandese. Egiziana. Francese. Argentina. Ebbene, va bene tutto, ma a me un piatto con mozzarella, pomodoro a fette, una spruzzata di sale e olio d'oliva delle mie parti dona la felicità. Mi basta questo. Anche senza il resto della cucina italiana. E senza moglie. Anche senza la festa in Francia.
In un'isola deserta porterei con me solo della mozzarella. Del pomodoro. E il mio blog.

Mah.


Wednesday, February 27, 2013

Memoria, scrittura e registrazione: un aneddoto.

Quand'era studente Derrida ebbe, fra gli altri, un giovane docente di nome Foucault. Al momento di scrivere la tesi in filosofia, Derrida si rivolse a lui, lamentando di non avere idee e di non sapere cosa scrivere.

Gli rispose Foucault: "Scriva... le idee le verranno".

Derrida seguì il consiglio e si mise a scrivere. Cento libri.

Gli chiese allora Foucault: "Ma cosa è questa, la vita di un grafomane?"

"No - rispose Derrida - è la vita di uno che è riuscito a capire il ruolo che ha la scrittura e la registrazione non soltanto nella preparazione delle nostre strategie di sopravvivenza ma anche nella costituzione delle idealità e della scienza".

Gender role revolution



Somewhere in China, during the Cultural Revolution (1966-1976)

Source:
http://www.spiegel.de/fotostrecke/photo-gallery-mo-yan-and-the-communists-fotostrecke-93707-3.html

Settimana della fotografia fatta in casa (X)



Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Se è vero che tutto passa, prima o poi il mio cadavere passerà di qui.
Autore: Malachia Katsaros

Settimana della fotografia fatta in casa (IX)



Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Possis nihil urbe Cork visere maius
Autore: Dillon McMillan

In cabina elettorale il mercato ti vede, Stalin no

Mi ero ripromesso di non parlare/scrivere dei risultati delle elezioni. Però qualche considerazione mi viene naturale farla:

- al di là di chi ha vinto (nessuno, mi pare) o perso, a me ha impressionato la copertura mediatica prima e dopo le elezioni. Se ne è parlato, tantissimo, forse più di sempre. Sicuramente questo è dato in primis dalla tecnologia e dai social media. Facebook e Twitter non erano così forti e popolari come nel 2008. Vista anche l'affluenza alle urne, che resta altissima, sono inoltre portato a pensare che, nonostante tutto, ci sia ancora grande interesse per le Stato e le sue istituzioni: l'Italiano ancora ci crede.
Con mia grande meraviglia e costernazione.

- Berlusconi ha preso ancora tanti, troppi voti. Non ci credo, non me lo spiego, non lo capisco e a questo punto non lo voglio più capire. Come diceva Crozza, "ma cos'altro deve fare Berlusconi agli Italiani per meritare il loro disprezzo?". In rete leggo di ipotesi tra le più disparate, dai paralleli con Mussolini alla teoria di Silvio unto dal Signore...
Per me che vivo all'estero (e per i tanti come me, specie giovani) questa è una bella notizia: l'Italia continuerà a non mancarci.

- ok che i mercati sono importanti e che per questo c'è bisogno di stabilità... però in una democrazia di oggi, con una quarantina di partiti in lista, non ti puoi aspettare che un partito o una coalizione vinca col 70% delle preferenze! Questo a casa mia puzza di broglio e si chiama "voto bulgaro", farse da Stato totalitario. Non capisco perché la gente se ne meravigli o ne resti delusa. Cade la borsa, crisi politica e non sono contenti in Europa? E 'sti cazzi, anche questa è la democrazia, bellezza!

Parafrasando un vecchio slogan democristiano, mi pare che si sia arrivati al "In cabina elettorale il mercato ti vede, Stalin no".

E mi viene in mente quella canzone degli Offlaga Disco Pax:

"e infine il mio quartiere
dove il Partito Comunista
prendeva il 74%
e la Democrazia Cristiana
il 6%"


Buon dopo elezioni a tutti/e!

Tuesday, February 26, 2013

Settimana della fotografia fatta in casa (VIII)











Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Are you talking to me?
Autore: Marina De Biase

Settimana della fotografia fatta in casa (VII)



Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Whisky. Sugar free.
Autore: Ivette O'Leary

Perché dico la verità



"Sacro e profano" (2008), di Madonna.

Simply...


Monday, February 25, 2013

Settimana della fotografia fatta in casa (VI)


Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Watch your back.
Autore: Perpetua Okobi

Settimana della fotografia fatta in casa (V)


Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Colestorolo? Parliamone.
(da un'idea rubata altrove)
Autore: Stenka Ivanovic

Sunday, February 24, 2013

Erzsébet Báthory



"Countess Dracula" (1971), by Peter Sasdy.

Settimana della fotografia fatta in casa (IV)




Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Mate revised.
Autore: Alejandro Barrera Sanchez

Settimana della fotografia fatta in casa (III)




Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Tossicodipendenza.
Autore: Ekaterina W. Velikovna

Settimana della fotografia fatta in casa (II)




Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Morta la natura.
Autore: Bruce Van Dick

Settimana della fotografia fatta in casa (I)




Tema del festival: "Fatte e fatte 'na foto"
Titolo: Sembrava andasse tutto bene, ed invece.
Autore: Yato Sukotomi

Saturday, February 23, 2013

Quei tempi in cui le ambasciate americane bruciavano che era una meraviglia...





 “Argo” (2012), di Ben Affleck.  

Marxism in Cork

Due Rome caddero, ma la terza a Mosca sta, e una quarta Roma non sarà



"Ivan il terribile" (1944), di S. M. Ejzenstejn.

Friday, February 22, 2013

Critica a Freud (parte prima, introduzione)

Da qualche settimana frequento con un'amica un corso serale di psicologia base. Due mesi, tre ore a settimana, docente giovane e brillante. I 110 euro meglio spesi degli ultimi tempi.

Niente di shockante o profondamente illuminante, ma estremamente utile per fare un po' di ordine in testa, psicanalizzarsi a vicenda, fare introspezione, passare del piacevole tempo insieme e mettere in dubbio quelle pochissime cose sulle quali pensavi di non avere più dubbi.

Secondo me al corso partecipano due tipi di persone: quelle che pensano di essere “normali” e scoprono di non esserlo, e quelle che pensano di non essere “normali” e scoprono di esserlo. Io penso di appartenere alla seconda specie.

Freud, Jung, Lacan, Pavlov, Eysenck e tutta quella lunga trafila di teorie e modelli a me non del tutto nuovi, visto che un po' ho battuto le scienze sociali e visto soprattutto che molte di queste teorie sono state riprese da non-psicanalisti, ovvero da sociologici, filosofi, critici artistici e letterari, intellettuali, politologi, cineasti e via dicendo. Insomma, come già diceva qualcuno, nessuno inventa niente, non ci sono grandi idee ma solo persone che riprendono vecchie idee e riescono a venderle spacciandole per nuove, utilizzando semplicemente prospettive o soggetti diversi.

Se poi uno pensa che tutto sia vuoto e che la vita non abbia senso, si rilassi, è la cosa più ovvia e banale del mondo, già pensata e ripensata da miliardi di uomini e donne prima di noi. Se da questo vuole concludere che l'unica cosa da fare sia suicidarsi, allora sappia che comprendo benissimo e sono solidale con lui/lei. Prima di farla finita però, abbia la cortesia di tenere a mente tre scene:

  • il film cinese di Zhang Yimou “To Live” (1994), dove il protagonista ripete più volte nella storia 还是要活着”, ovvero “nonostante tutto, bisogna vivere”;

  • il film iraniano di Abbas Kiarostami “Taste of Cherry” (1997), dove un anziano contadino dice al protagonista: “E quindi hai deciso di ammazzarti? Sei davvero sicuro di voler rinunciare per sempre al profumo dei fiori di ciliegio?”;

  • l'intervista al vecchio Carl Jung dove, nonostante scettico dell'esistenza o meno di qualche forma di Dio, ripete sorridendo “Andiamo avanti, alla ricerca della prossima avventura”. O, se volete essere più romantici e di sinistra, “Hasta la victoria, siempre!”.

Questo è tutto per ora. Nella prossima parte, alcune personali critiche al pensiero freudiano. 

Agnès Varda et la Chine



Hankou, 1957

Source:
http://www.larp.fr/home/?p=5278

Del perdono

"Guardate ora le stelle
e ditemi se ad esse
potete chiedere perdono!"

Simplicius Hayek

Grecia & Turchia

Dodici anni fa con cinque amici andammo in Inter-rail in est Europa, prima tappa Grecia. Ricordo che ad Atene e nelle altre città i turchi non erano ben visti, li trattavano un po' come da noi gli albanesi o i marocchini: morti di fame, delinquenti, feccia. Ricordo soprattutto il confine tra Grecia e Turchia, nel piccolo paese di Pition, dove con altri due passammo la notte nella minuscola stazione dei treni. Nel bel mezzo della notte venimmo svegliati da una guardia in borghese con pistola in mano: ci aveva scambiato per dei clandestini turchi. Poi ricordo che lungo il confine era pieno di mezzi militari e prigioni improvvisate per detenere gli immigrati dall'Asia, in gran parte turchi. Una specie di Guantanamo a cielo aperto.

Leggendo invece oggi della crisi in Grecia, di come se la passano i greci, degli scioperi, dello Stato sociale ormai cadavere e soprattutto considerando che la Turchia è oggi uno dei pochi paesi Europei in crescita e Instanbul motore trainante dell'economia turca, mi immagino un esodo in massa al contrario: giovani greci bussare alle porte dell'Anatolia, cittadini turchi esasperati da questi poveracci ellenici che la crisi ha ridotto alla fame, chissà magari il formarsi di gruppi politici xenofobi organizzati che tappezzano le città di slogan come "La Turchia ai Turchi, fuori i clandestini greci!"...

Che casino, l'umanità.

Thursday, February 21, 2013

Sarà ancora così?


"L’ideologia tipica degli Stati Uniti parte dal falso presupposto che siamo tutti una famiglia felice, che non esistono divisioni di classe e tutti collaboriamo in armonia. Ovviamente non è affatto così. Nel settecento Adam Smith scriveva che sono sempre quelli che possiedono le ricchezze di una società a deciderne la politica: “i mercanti e gli industriali”. Oggi il potere è nelle mani delle istituzioni finanziarie e delle multinazionali. A queste istituzioni interessa molto lo sviluppo della Cina. Gli amministratori delegati della Walmart, della Dell o della Hewlett-Packard sono ben contenti di poter disporre di manodopera a basso prezzo che lavora in condizioni insopportabili e di dover rispettare meno norme per la difesa dell’ambiente. Finché in Cina prosegue la cosiddetta crescita, va tutto bene. In realtà, questa crescita è un mito. La Cina è es-senzialmente un impianto di assemblaggio. È una grande esportatrice, ma mentre il deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti con la Cina è aumentato, quello con il Giappone, Taiwan e la Corea del Sud è diminuito, il che signiica che sta nascendo un sistema di produzione regionale. I paesi più avanzati della regione – Giappone, Singapore, Corea del Sud e Taiwan – mandano i componenti della loro tecnologia avanzata in Cina, che usa la manodopera a basso costo per assemblare i prodotti e spedirli fuori del paese. E le aziende statunitensi fanno la stessa cosa: in Cina i prodotti finali vengono solo assemblati, per essere poi riesportati. Si parla di esportazioni cinesi, ma in molti casi si tratta di esportazioni regionali e in altri casi sono addirittura gli Stati Uniti che esportano a se stessi.
Appena usciamo dallo schema degli stati nazionali come entità unitarie senza divisioni interne, vediamo che è in atto sì un passaggio di poteri, ma dalla forza lavoro globale ai padroni del mondo: ai capitali transnazionali e alle istituzioni finanziarie globali."

Noam Chomsky

Fonte: Internazionale, 22-28 Febbraio 2013

ThinkIN China

Dear friends of ThinkIn China
We wish you all a happy new year!

It is a pleasure to welcome you all to the spring-summer season of the third year if TIC events - in the Year of the Snake.
We will start this season with an event on February 26 (Tuesday), at our usual venue in Bridge Café in Wudaokou.

Below and in the attachment you can find more details about the topic of the lecture and our speaker for this event.

ThinkIN China #23

LOOKING INTO THE FUTURE:
CHINA´S LOW CARBON POLICIES

by Dr. ZHANG Ruijie 
Managing Director at Low Carbon City China Programme , Beijing


Date:  February 26th, 2013
Time: 19:00 
Venue: The Bridge Cafe 
Rm 8, Bldg 12, Chengfu Lu

The ThinkIN China Team
new website coming soon: http://thinkinchina.asia
contact us at bridgethinkinchina@gmail.com

Maestra, vi ho portato del vino vecchio



"Il primo incarico" (2010), di Gioia Cecere.

If Mr. Whiskers dreams about you, it means that something big is gonna happen



"Frankenweenie" (2012), by Tim Burton.

Wednesday, February 20, 2013

Non voto. Però...

Fatta eccezione per le elezioni provinciali (Macerata) di dieci fa, dove votai per i Verdi, non ho mai votato in vita mia. E non voterò neanche stavolta. Le motivazioni sono molteplici:

- perché penso che delegare potere non sia giusto né necessario. Voterei al massimo ai referendum o per altre forme di democrazia diretta;

- perché, un po' come i vari Curcio, Cagol e Franceschini, penso che la democrazia italiana sia stata tradita e non possa essere riscattata per vie istituzionali;

- perché penso che democrazia non significhi "andare a votare il coglione di turno" una volta ogni cinque anni, ma democrazia sia partecipazione, condivisione, impegno politico. Solo che siamo tutti troppo impegnati per badare a queste cose e preferiamo eleggere i soliti noti;

- perché quando penso alle lezioni mi viene in mente di Giuseppe Pinelli ammazzato dallo Stato. E di Federico Aldovrandi. E della caserma Diaz. E della strage di Bologna. E di quella di Ustica. E via dicendo...;

- perché penso che i vincitori delle elezioni siano sempre i potenti di turno, quelli con abbastanza denaro e potere da comprarsi gli spazi e corrompere i singoli. Anche e soprattutto grazie alla collaborazione delle mafie e del cosiddetto "voto di scambio";

- perché non penso che un paese di 60 milioni (ma neanche di 6 o di mezzo) di persone possa essere governato da un pugno di eletti;

- per coerenza ideologica con la filosofia politica dell'anarchismo;

- perché nessuno dei candidati mi dà fiducia;

- perché se si raggiungesse un astensionismo dell'80%, nessuno politico potrebbe arrogarsi il prestigio di "essere stato eletto dal popolo";

- perché anche stavolta non mi trovo in Italia (motivazione di comodo, lo so);

- e per altri motivi ancora che non sto qui ad elencare.


Se però decidessi di andare alle urne, farei queste semplici riflessioni:

- innanzitutto spererei che il mio voto possa davvero cambiare qualcosa. Non dico che porti ad una rivoluzione, ma che almeno possa aiutare a cambiare un minimo la sensibilità delle persone, ripensare concetti importanti del vivere quotidiano, riconsiderare chi siamo, dove siamo e quanto valore dobbiamo dare a parole come "democrazia", "umanità", "profitto" o "solidarietà";

- quindi non darei il mio voto ai vari PD o PdL, perché sono marci dentro, incapaci di ristrutturarsi e liberarsi da una mentalità affamata di potere e conservatorismo. Insomma, li vedo come una manica di reazionari e basta. Non darei il mio voto a Monti perché incarna tutti quei valori borghesi che da sempre mi danno la nausea. Non voterei nessuno a destra di Monti perché sono e resto un anti-capitalista e un anti-fascista. Non voterei neanche Ingroia, perché la sua "Rivoluzione civile" non mi sembra abbia nulla di rivoluzionario. Ideologicamente parlando forse sono più di tutti vicino a SeL, ma vedo il suo movimento e i suoi valori troppo distanti dall'italiano medio: Vendola, in altre parole, è secondo me un pesce fuor d'acqua e il mio voto a lui non servirebbe a cambiare l'Italia neanche se vincesse le elezioni;

- voterei allora forse il Movimento cinque stelle. Intendiamoci: Grillo per me era e resta un comico, un abile oratore impegnato in politica. Non condivido alcune cose che lui e "i grillini" portano avanti, ma "metodologicamente" parlando, mi sento abbastanza vicino a loro. Li vedo legati al territorio, attivi, una democrazia dal basso che coinvolge giovani e appassionati, e non menefreghisti che scambiano il loro voto per 50 euro o la promessa di un lavoro sfruttato e irregolare. Non credo siano tutti onesti e ci mancherebbe altro! Nessuno è o può essere perfettamente onesto. Ma almeno cerchiamo di non candidare figure impresentabili con condanne alle spalle per corruzione o mafia. Mi piace la loro vena ecologista e il fatto di mettere l'uomo al centro, non le banche o il ponte sullo stretto di Messina.
E soprattutto: penso siano gli unici che possano dire "proviamo a cambiare qualcosa". Perché quando lo dicono Bersani o Berlusconi mi viene solo da piangere.

Sono insomma agli unici a cui possiamo ancora dare una possibilità. Se falliscono loro, alle prossime elezioni avremo un motivo in più per non andare a votare.




The Opium Wars



Photo Credit:
https://bir.brandeis.edu/handle/10192/3540?show=full

垂帘听政 To reign behind the curtain


Gender Roles



"凤在上龙在下"

Tuesday, February 19, 2013

Quod vitae sectabor iter



"Cartesius" (1973), di Roberto Rossellini.

Best actress ever...



"For the animals that didn't have a dad to put them in a boat the end of the world already happened"

"Beasts of the Southern Wild" (2012), by Benh Zeitlin.

Diario di un prof: Taiwan?

All'ufficio postale:

"Buongiorno. Dovrei spedire questo materiale a Taiwan..."
La signora allo sportello: "Vediamo... Taiwan... Cina, giusto?"

Voi che avreste risposto?

La domanda mi ha spiazzato (e fatto calare le palle a terra). Ho cercato di reagire formulando una risposta nel più breve tempo possibile. Mi sono venute in mente queste tre:
- quella più facile e corretta: "Sì, Cina, ma non quella Popolare". Questo però avrebbe sicuramente confuso di più la signora;
- quella più pigra: "Esatto!". Con la paranoia di vedere finire il mio materiale a Pechino, invece che a Taiwan;
- quella che mi avrebbe fatto espellere immediatamente dalla facoltà di studi orientali: "No signora, Taiwan è Taiwan, la Cina è un altro paese".

Voi quale avreste scelto?

Io non ho scelto. Ho continuato a fissare la tipa negli occhi, che alla fine ha lasciato cadere la domanda e mi ha fatto: "Normale o prioritaria?".
"Normale, grazie".

Sottotitolo: lunga vita al partito nordcoreano dei lavoratori!

Monday, February 18, 2013

Freud, public relations, consumerism, propaganda and Edward Bernays: a shocking story...



"The Century of Self" (2002), by Adam Curtis.

http://www.youtube.com/watch?v=OmUzwRCyTSo

Sunday, February 17, 2013

Film



"Film" (1965), by Samuel Beckett.

A me dei tuoi casini non parli mai



"Tu devi essere il lupo" (2005), di Vittorio Moroni. 

Sogni

Nella primavera del 2010 cominciai ad appuntare i sogni che facevo. E ne facevo tanti. Cioè. Ne facevo il normale, ma di solito li ricordavo e appuntavo quello che ricordavo. Ne ho molti, al momento. Ho pensato molte volte se fossi il caso di pubblicarli, ma alla fine ho sempre scelto di no. Ho pensato molte volte se fosse il caso di farli vedere ad uno psicologo o altro tipo di specialista, ma alla fine ho sempre scelto di no.

Stamane mi sono svegliato con un sogno abbastanza chiaro in testa. Un bel sogno. Per questo voglio condividerlo con voi pubblico non pagante.

Sogno di stanotte, parte prima.
Ero con un caro amico su un galeone di filibustieri. Un grande galeone che se ne va per i Caraibi battendo bandiera pirata. Non so dove nel tempo. Né come siamo finiti lì, ma a me e al mio amico piace quello che facciamo. Assaltiamo con successo l'ennesima nave spagnola, spogliandola dei suoi beni. Però siamo preda di una grande tempesta che rende l'oceano impraticabile, spezza l'albero maestro e ci lascia privi di speranza in un mare nero come la pece. Però mi ritrovo appeso ad un grande pezzo di legno, col mio amico e il capitano, un grosso ceffo con la barba nera. All'alba avvistiamo terra e ci dirigiamo in spiaggia.

Sogno di stanotte, parte seconda.
Il capitano scompare, io e il mio amico ci ritroviamo su un'isola di notevoli dimensioni. Si avvicina a noi un bagnino che ci dice che quella è una spiaggia privata e che ce ne dobbiamo andare via. Camminiamo verso nord (sinistra?) costeggiando il mare, incontriamo file interminabili di chalet, resort lussuosi, gente straricca e figli di papà. Tutti ci impediscono di andare verso l'entroterra, nessuno ci aiuta, alcuni chiamiamo anche la polizia, che ci ricorda di stare alla larga e non dare fastidio ai bagnanti. Entriamo alla fine in una specie di centro commerciale dove dei ragazzini stanno giocando a biliardo. Chiediamo informazioni su come andarcene da quel posto di merda, ma nessuno fa troppo caso a noi, così rubiamo dei panini e della birra e ci mettiamo a vagabondare per la piazza del villaggio turistico, cercando di raggiungere l'entroterra verde e selvaggio dell'isola.

Sogno di stanotte, parte terza.
Mi ritrovo in carcere. Con un'amica. Il secondino mi accompagna alla mia cella, fredda e buia. La porta si chiude dietro di me, la cella è stretta e io sono solo. Sento che la mia amica viene messa nella cella a fianco, con un'altra detenuta. Mi siedo e penso che sia finita. Penso che, dopo aver letto tanto di detenzione e punizione di Stato, finalmente in prigione ci sono finito per davvero. Penso a quanto tempo dovrò passare dietro le sbarre. E improvvisamente la porta si apre, ora della ricreazione. Scopro che il carcere non è poi così male: c'è un vasto giardino, un'arena dove corrono i cavalli, un bar, una sala giochi, un centro anziani. In cella si torna solo per dormire, per il resto si sta sempre tra bar e giardino. Uomini e donne insieme, di tutte le età. Viene a trovarmi mia madre che sembra di ottimo umore. Cammina svelta e io non riesco a starle dietro, va troppo veloce, la perdo più volte e chiedo preoccupato agli altri detenuti dove sia andata a finire. Noto che ci sono molti brutti ceffi, ma che alla fine della fiera questo carcere è più tranquillo di quanto pensassi. Noto anche che i detenuti devono scontare pene abbastanza lievi, da pochi mesi a qualche anno. Ritrovo mia madre e andiamo a farci un tè al bar. Nel bar ritrovo anche una mia ex, bellissima come sempre. Parliamo un po', poi il sogno finisce.



Sul comodino ho ""L'interpretazione dei sogni" di Sigmund Freud, prestato da un'amica. Vado ad immergermi nella lettura e so già che sarà una piacevolissima domenica di carta stampata.

Communist!


Who built Thebes of the seven gates? 
In the books you will read the names of kings. 
Did the kings haul up the lumps of rock ? 

And Babylon, many times demolished, 
Who raised it up so many times? 

In what houses of gold glittering Lima did its builders live? 
Where, the evening that the Great Wall of China was finished, did the masons go?

Great Rome is full of triumphal arches. 
Who erected them? 

Over whom did the Caesars triumph?  
Had Byzantium, much praised in song, only palaces for its inhabitants? 

Even in fabled Atlantis, the night that the ocean engulfed it, 
The drowning still cried out for their slaves. 

The young Alexander conquered India.
Was he alone? 

Caesar defeated the Gauls. 
Did he not even have a cook with him? 

Philip of Spain wept when his armada went down. 
Was he the only one to weep?  

Frederick the 2nd won the Seven Years War. 
Who else won it? 

Every page a victory. 
Who cooked the feast for the victors?  

Every ten years a great man. 
Who paid the bill? 

So many reports.  
So many questions.


Bertolt Brecht, "Questions from a Worker who Reads",  1935

Saturday, February 16, 2013

Diario di un prof: domanda di lavoro


Il bello dell'essere precario è che hai sempre la terra che frana sotto ai tuoi piedi. Nessuna stabilità, nessuna certezza del domani lavorativo, oggi fai qualcosa qui, domani là, passato domani chissà. Magari passa un altro asteroide e i suoi meteoriti spianeranno tutte le università che ci sono nei paraggi, così da evitare di preoccuparti per il lavoro e finire per accettare il tuo status di disoccupato squattrinato e contento.

Da precario ti tocca quindi, quasi come parte del contratto da precario che hai, stare sempre con le orecchie tese e i gomiti alti, pronto a fiondarti su ogni minima possibilità di impiego che fiuti.

In termini accademici questo si traduce come "application", ovvero fare domanda per un posto di insegnamento o di ricerca X nell'università o istituto Y. Le possibilità escono fuori di tanto in tanto e tu devi essere sempre pronto e non lasciartele sfuggire. Inutile dire che la mia natura di pigrizia e menefreghismo si lascia andare un buon 80% delle opportunità, per poi lamentarmi se non riesco ad accaparrarmi le restanti 20%.

"Basta insomma dare domanda!" penserete voi, ma la realtà è ben diversa, dato che per fare anche solo una "application" ci vogliono ore di lavoro.

Innanzitutto bisogna sapersi vendere, e a me il mercato ha sempre e solo fatto schifo. Non sono una vacca e non voglio addobbarmi da puttana per trovare uno straccio di lavoro.

Secondariamente, bisogna avere le carte in regola per mandare una application (Curriculum Vitae aggiornato e in inglese, vasto numero di pubblicazioni, estratti delle pubblicazioni a portata di mano, una lettera di introduzione, un progetto di ricerca valido, ecc...). I materiali possono cambiare di volta in volta.
Devi avere quindi un computer e internet funzionante sotto mano per almeno tre o quattro ore di fila.

Capita a volte che la figura che cercano è esattamente la copia spiccicata di te, peccato che la domanda scadesse proprio ieri. O che hai tutto perfetto, ma l'area di studi è lievemente diversa da quella che cercano. O che proprio oggi il loro maledetto sito non funzioni. O che ti chiedano di imparare un po' di norvegese per fare lezioni in lingua locale. E varie altre sfighe che sembrano fantozziane, ma invece sono la triste realtà.

Inoltre, dulcis in fundo, le contraddizioni interne al sistema: la "recommendation letter", ovvero la lettera di referenza. Sono delle lettere scritte da tuoi diretti superiori, tipo il datore di lavoro, il preside del dipartimento o altro responsabile, un professore per il quale hai lavorato, il supervisore della tua tesi di dottorato, ecc... Servono a dare autorevolezza alla tua domanda di lavoro e a verificare che effettivamente quello che hai affermato sia vero.
A me capita spesso di avere ex studenti che mi chiedono una lettera di referenza quando fanno domanda per corsi di Master e simili. Ne avrei bisogno anche io quando faccio domanda di insegnamento o ricerca nelle varie università, il problema è però che il mio ex supervisore odia perdere tempo con queste cose... Per questo ho come unico referente la preside della facoltà dove insegno al momento. Il guaio è che quasi mai ti chiedono una sola lettera di referenza, ma almeno due o tre da persone diverse.

Che sfiga sarebbe una sfiga solo a metà...
  
Talmente di buon umore oggi da aver voglia di party selvaggio, di quelli da svegliarti il giorno dopo e mettere il fegato a stendere assieme ai calzini ancora sporchi di vomito...

Friday, February 15, 2013

A sober writer's 2 square meters corner...



Perle di saggezza


Thursday, February 14, 2013

Les fleurs du mal


A funny story. And Happy Valentine's Day.

A 80 years old woman was arrested for shoplifting.
When she went before the judge in Cincinnati he asked her, "What did you steal?"
She replied, "A can of peaches.."
The judge asked her how many peaches were in the can.
She replied, "6."
The judge said, "Then I will give you 6 days in jail."
Before the judge could conclude the trial, the woman's husband spoke up and asked the judge if he could say something.
The judge said, "What is it?"
The husband said, "She also stole a can of peas."

Wednesday, February 13, 2013

武松杀虎


Tuesday, February 12, 2013

Cinquecento lire

"Per la stanchezza uno si sente i dolori al fegato, al cuore e al collo; e ne avverte piu del solito perché si sente, come dire, meschinamente chiuso e preoccupato. Quando poi uno scende dal pullman, tutto è cattivo e deserto, e uno si ficca in un bar a prendere un brandy, ma il bar sta chiudendo. Ma uno entra lo stesso e dice: "Un brandy". Poi uno si accorge che non ha gli spicci per pagare - in genere al giorno di stipendio uno arriva con le cento lire del pullman e basta; il segretario ha dato due centoni e qualche altra cosa, ma questa volta i centoni erano netti perché ci sono state le trattenute per gli scioperi. Uno ha aperto il portafoglio, ha cominciato a contare, a cercare mille, cinquemila lire, o almeno cinquecento lire, ma niente; e i tre ragazzi che erano nel bar semichiuso hanno visto i soldi; li hanno guardati, si sono guardati. Uno ha paura, mormora in fretta: "Pago domani" e se ne va - per fortuna il bar è vicino casa e uno è conosciuto, un credito per un brandy lo ottiene. Ma uno continua a camminare con paura verso casa, ha paura forse solo perché è stanco; comunque se gli rubano lo stipendio, come si fa a pagare la casa e il mangiare, uno cosi non ha risparmi."


Fabrizia Ramondino (1936-2008), "Il calore"

Ci faranno a pezzi

"Riesci a pensare a quello che dici mentre lo stai dicendo? Voglio dire… ci riesci al medesimo istante? O forse solo qualche attimo dopo? Riesci a masturbarti e a scrivere a macchina allo stesso tempo? Quella macchina da scrivere… vedi… mi salvò il culo tanto quanto questo aggeggio mi sta trascinando ancora una volta nella solitudine del mio pensiero."

Fiodor Kerenzski, "Omaggio a Irina Petra Vasilevna"


Sabina Spielrein (1885-1942), psicanalista russa fucilata dai nazisti.


"A Dangerous Method" (2011), di David Cronenberg.


"Prendimi l'anima" (2002), di Roberto Faenza.

Monday, February 11, 2013

Pizza can be only Italian ;)


Sunday, February 10, 2013

Diario di un prof: sai parlare cinese?

In ambiente accademico e non solo, sento sempre più spesso chiedermi o chiedere la domanda "parli cinese?", come se fosse un fatto di fondamentale importanza o interesse.
Continuo a pensare che non lo sia, né importante né interessante, ma ovviamente aiuta molto se hai a che fare con i cinesi. Che sia per motivi di ricerca o altro.
Ho sempre visto l'apprendimento di una lingua straniera come un mezzo, mai come un fine in se stesso.

Questo vale specialmente in epoca di globalizzazione, dove un professionista ha bisogno di conoscere le lingue per poter lavorare e offrire le sue abilità tecniche all'estero. In altre parole, un ingegnere o un architetto è meglio se sanno parlare bene l'inglese, anche se questo significa per loro togliere prezioso tempo allo studio dei loro relativi campi professionali. Uno psicologo che vuole lavorare in America Latina dovrà passare molte ore ad apprendere lo spagnolo, anche se questo toglierà spazio e tempo alla lettura di Freud, Jung o Lacan. Un linguista dovrà rompersi il culo a studiare francese, tedesco o russo, togliendo preziose ore allo studio di critica letteraria, teorie di letteratura comparata o glottologia.
Insomma, non si può essere bravi ed esperti in tutto, ma si può provare ad aprirsi un po' a tutto. Io lo chiamo "formazione inter-disciplinare".

E comunque la risposta alla domanda "parli cinese?" non si esaurisce in un semplice "sì" o "no", ma in un ben più articolato "quanto?".

Credo insomma che la domanda non sia tanto "Sai parlare cinese?" ma piuttosto "Quanto sai parlare cinese?". Una persona assolutamente digiuna di lingua cinese (mia nonna, ad esempio) dovrebbe rispondere "assolutamente nulla", uno che ha fatto un corso a Roma di due mesi "pochissimo", un neo laureato che ha speso un trimestre in Cina "un po'", uno che ha vissuto in Cina per alcuni anni "abbastanza", la moglie di un cinese a Pechino da vent'anni "molto bene". Ecco, la vedo più o meno così.



p.s. Qualcuno potrebbe interpretare questo mio post come una personale apologia al fatto che a trent'anni io non mi possa definire né un sinologo, né un sociologo, né tantomeno un esperto di lingua cinese o inglese (per non parlare di quella italiana!)... Cosa dire a difesa di questa oltraggiosa e maliziosa interpretazione? Assolutamente nulla, concordo in pieno! ;)

波波玩偶实验


"We are with him, not with them"



Il quadro in foto si intitola "Lezione di anatomia del dottor Tulp" (1632), del pittore olandese Rembrandt (1606-1669). Il cadavere appartiene ad un uomo di nome Aris Kindt, impiccato per rapina. Il docente è invece un noto medico del tempo, Nicolaes Tulp.

Il quadro presenta un errore: la mano anatomizzata è troppo grande rispetto al reale, ed è una mano destra (mentre dovrebbe essere una sinistra). Probabilmente Rembrandt fece l'errore di proposito, per concentrare l'attenzione dell'osservatore non sulla lezione del dottore, ma sul libro che gli altri medici stanno fissando.
Il libro contiene qualcosa che solo loro possono vedere, noi no. L'attenzione è quindi sul cadavere dell'uomo, come una velata critica alla discutibile scelta etica di usare i cadaveri dei condannati a morte per scopi scientifici.


O almeno così ha interpretato il quadro il regista tedesco Christian Petzold nel suo film "Barbara" (2012). 

Friday, February 08, 2013

Sinologia italiana: pubblicazioni


G.Marco Cavallarin, Aglaia De Angeli, Ludovica De Courten, Barbara Henry, Jérôme Pauchard, “Gli ebrei in Cina e il caso di Tien Tsin”. Livorno: Salomone Belforte & C. Editori, 2012. ISBN: 9788874670642;ISBN: 8874670648.

Maurizio Paolillo, “Il fengshui. Origine, storia e attualità”. Roma: Carocci editore, 2012. ISBN: 9788843062591; ISBN: 884306259X.

Naturalmente ubriaconi

"Secondo Robert Dudley, dell’università di Berkeley, in California, la selezione naturale ha favorito i primati e altri mammiferi che si nutrono di frutta e seguono l’odore dell’etanolo per individuare i frutti commestibili nelle grandi foreste. Da questo, sostiene Dudley, si è sviluppata un’affezione per l’odore che porta a provare sensazioni positive prima ancora di consumare alcol. Secondo questa teoria, ogni volta che un primate sente l’odore dell’alcol si attiva un centro del piacere nel suo cervello."

Rob Dunn, "Le origini di una bevuta"
Fonte: Internazionale, 8-14 febbraio 2013

Omosessuali: Stati Uniti, un paese che sta cambiando?

"[Arizona, Stati Uniti] sono andato con lo scrittore e regista Paul Festa a cercare un posto dove mangiare. Siamo riusciti a trovare solo un fast-food. Abbiamo ordinato senza scendere dall’auto, al drive-through. Accanto a noi c’era un’auto ferma piena di studenti. Poco dopo un’altra macchina ha imboccato contromano il vialetto, rombando, e ha frenato con una sgommata. Un ragazzo alto, biondo e visibilmente ubriaco, con la classica tenuta da college (jeans e maglietta sopra una maglia a maniche lunghe), è uscito barcollando e ha urlato: “Un figlio di puttana mi ha chiamato frocio!”. Il cassiere ha dato a Paul il suo milk-shake alla fragola. Paul e io siamo entrambi gay. Ci siamo scambiati uno sguardo preoccupato mentre il ragazzo andava avanti. “I miei genitori mi hanno tirato su bene”, ha continuato il biondo rivolgendosi agli studenti dell’altra auto, evidentemente suoi amici. “E io sono iero di quello che sono”. Paul e io ci siamo guardati di nuovo, stavolta con stupore. Un tizio muscoloso, con la faccia torva e un cappellino da baseball messo al contrario, è spuntato da dietro l’angolo. Era chiaramente lui ad aver dato del frocio al biondo. “Ti spacco la faccia!”, ha urlato il nuovo arrivato, seguito da un amico. Come la maggior parte degli omosessuali, anche io a volte mi sono sentito chiamare frocio. E ho visto amici rispondere a insulti omofobi. Ma non avevo mai assistito a nulla del genere: la scena sprigionava una strana e intensa teatralità, come se un regista stesse spronando il ragazzo da dietro le quinte. “Come ti permetti?”, ha strillato il biondo. “I nostri antenati sono venuti in questo paese per sfuggire alle loro religioni ed essere liberi. Come ti permetti, stronzo! Non sai che questo è il paese delle pari opportunità? Tornatene nel tuo cazzo di Connecticut con le tue due macchine e il garage!”. Il tipo muscoloso si è sgoniato di fronte a quell’invettiva quasi sensata. Ha alzato le spalle guardando l’amico e si è allontanato insieme a lui. Il ragazzo biondo li ha seguiti incespicando per un paio di minuti, continuando a sbraitare: “In questo paese posso sposare chi mi pare! Perché questo paese sta cambiando!”."


Alex Ross, "Happy Gay"
Fonte: Internazionale, 8-14 febbraio 2013

新年快乐!! Happy Chinese New Year!!


Wednesday, February 06, 2013

CFP

Call for Papers: ESSHC 2014 Panels: Anarchists, Marxists, and Nationalists in the Colonial and Postcolonial World, 1870s-1940s: Antagonisms, Solidarities, and Syntheses

Papers on Asia and Asians especially welcomed.

We invite papers that examine examples of antagonisms, solidarities, and syntheses between anarchism and syndicalism on one hand, and Marxist and nationalist currents on the other. The papers should address historical movements, rather than intellectual history, narrowly conceived; they should analyze intersections, not parallels or apparent similarities between different currents; and explore the complex relations and overlaps between anarchist, Marxist, and nationalist movements. Case studies should focus on the colonial and post-colonial world (Africa, Asia, Eastern Europe, Latin America and the Caribbean).This CFP is for two planned panels to be held at the European Social Science History Conference in Vienna, Austria, April 23-26, 2014.

Please send abstracts (250 words) to the panel organizers, Steven Hirsch (shirsch@artsci.wustl.edu) or Lucien van der Walt (l.vanderwalt@ru.ac.za) by March 1, 2013.