Saturday, August 29, 2009

Diario di viaggio (XIII): le notti magiche di Gerusalemme e il Ramadan

Gerusalemme Gerusalemme, antichissima e magnifica citta' che racchiude in se' diverse culture e religioni, mantiene a tutt'oggi il fascino di sempre. La punta di diamante e' il suo centro, ovvero la Old City, dove sono presenti la moschea di Aqsa (quella col cupolone dorato), il Muro del Pianto (quello con gli ebrei ortodossi che sbattono la testa contro il muro), il Santo Sepolcro (quello dove sembra sia morto e risorto quel giovane ribelle di nome Gesu'), i quartieri ebraico, armeno, greco e non ricordo cos'altro. Pieno di chiese, chiesette, bazar, turisti. Turisti che vengono soprattutto in pellegrinaggio. Notevole il business e le chiese che vomitano soldi di turisti russi, polacchi, italiani, coreani. Alcuni fedeli si caricano una croce di legno e si fanno a piedi il percorso fatto un paio di migliaia di anni fa da Gesu'. Non commento.

Visitate le varie bellezze della citta', la sera ci sediamo in una piazzetta a giocherellare con le palline, aspettando la mattina mentre Chiara si fa offrire caffe' e kebab da un barista li' vicino. Si avvicina un ragazzo di Modena, fa volontariato in Palestina con un'associazione che Chiara ha ribattezzato "Cialtroni Senza Frontiere". Restiamo a chiacchierare col tipo fino a tardi, poi ci consiglia di visitare di nuovo il Santo Sepolcro a mezzanotte. Caricati gli zaini, entriamo di nuovo nella chiesa del Santo Sepolcro. E' vuota di turisti, ma ci sono moltissimi sacerdoti e preti ortodossi, nonche' fedeli russi, armeni, greci. Stanno per preparare la funzione. Fortissimo l'odore di cera e di fumo di incenso. Aperte le nicchie sotterranee, anziane donne vestite di nero rendono l'atmosfera (gia' assurda di per se') da film di Dario Argento. Chiara decide di dormire in chiesa, io e Fabio andiamo a cercare un posto dove passare la notte: un tetto accanto ad un mini parco giochi nella Old City. Il giorno dopo si ritorna a Betlemme, e' iniziato il Ramadan.

Passiamo altri due giorni a Betlemme, sempre dalla famiglia di Amer, che ci ha anche preparato due materassini dove passare le notti, in terrazzo. Ne approfittiamo anche per andare a fare un bagno nel Mar Morto, ad est di Betlemme. Il Mar Morto si chiama cosi' perche' non credo ci sia vita: c'e' una percentuale di sale inimmaginabile nell'acqua, praticamente non si riesce a nuotare, ma solo a galleggiare. Se immergi la testa in acqua i tuoi occhi bestemmieranno per diverse ore. E anche le labbra. Le rocce sono piene di sale e puoi leggere il giornale sdraiato sull'acqua. Posto incredibile davvero.
Per il resto, abbiamo condiviso il Ramadan con Amer e famiglia. Il Ramadan e' il mese del calendario lunare arabo durante il quale ci si astiene dall'alba al tramonto da 1) cibo 2) bevande 3) sesso 4) sigarette 5) divertimenti vari. La sera verso le sei tutti sono stressatissimi e pallidi in volto, non vedono l'ora di bere e mangiare. Non tutti rispettano il Ramadan, tipo i bambini e i malati. E i tabagisti, come il fratello di Amer. Basta non farsi vedere in strada con una sigaretta o un kebab in mano. Il primo giorno di Ramadan e' festa grande, tipo Natale in Italia. Si fa una grande cena con tutta la famiglia (che qui significa avere trenta persone sotto lo stesso tetto), ci si abbuffa di riso, carne di pollo, yogurt e tanta frutta, poi si beve caffe' e si fuma narghile', infine ci si raduna in strada e nelle piazze per una grande preghiera comune. Bellissimo spettacolo.
I due giorni volano e noi dobbiamo riprendere la strada verso Gerusalemme e Tel Aviv. Il momento degli "addii" non e' mai piacevole: scambio di indirizzi e regali, baci, abbracci e qualche lacrima. La famiglia di Amer ci ha fatto veramente sentire a casa e non e' stato facile lasciarli. Chissa' se le nostre strade si incontreranno di nuovo, chissa' se tra un anno saranno ancora li' o l'esercito israeliano verra' e li portera' via... Chissa'. Ancora quel fastidioso senso di ingiustizia ed impotenza.
Poco da dire, poco da fare. Zaini in spalla, bus fino al check point del muro, ennesima volta tra i metal detector e i controlli delle giovani soldatesse israeliane, poi di nuovo la strada fino a Gerusalemme e da li' il pullman fino a Tel Aviv. Capitale economica di Israele.

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