Diario di viaggio (III): il Monte Sinai, i neo catecumenali, i barboni e il Mar Rosso
Lasciate Madusa e la sua famiglia la nostra prossima destinazione e' il Monte Sinai. Avevo in testa di visitare Luxor, le tombe dei faraoni, 12 ore a sud de Il Cairo, ma dopo tutto questo viaggiare artistico per i musei e le piramidi egizie, abbiam deciso di tagliare fuori Luxor e andare a scalare il Monte Sinai. Il Monte Sinai e' al centro del Sinai, una specie di penisola egiziana al confine con Israele. "Monte Sinai" mi riporta alla memoria uno dei tanti discorsi che quel giovane ribelle di Cristo fece in vita sua nelle terre palestinesi. E non capisco cosa c'entri con l'Egitto. Ogni volta resto allibito dalla mia ignoranza. Secondo la leggenda, sul Monte Sinai (che in arabo si chiama Jabal Musa, cioe' "Monte di Mose'") Mose' avrebbe ricevuto le tavole con i dieci comandamenti direttamente da dio. Quel dio comune ad ebrei, musulmani e cristiani. Il monte e' dunque meta di pellegrinaggio per gente di religione e nazionalita' diversa. Uno dei luoghi dal piu' grande fascino spirituale al mondo. Con Chiara e Fabio abbiam dormito ai piedi del monte, vicino ad un antichissimo cimitero e di fronte ad un bar turistico dove abbiam elemosinato del pane all'albergatore. Tizio in gamba. Di fronte al nostro agnosticismo ha domandato "Chi ringraziate quando vi rimette in sesto da una malattia?". Forse "dio" e' un semplice nome al dativo, come sentii dire da un mio professore di filosofia indiana. Alle due di notte abbiamo cominciato con molti altri la marcia verso la vetta del monte, tra sassi e deserto, tra cammelli e beduini. Nonostante lo zaino, sono arrivato in cima per primo. Forse era solo la stanchezza, ma mi sentivo come chiamato dal monte e affrontavo deciso il cammino, illuminato solo dalla luna, circondato dal silenzio. Una pizza margherita di dimensioni giganti mi e' apparsa piu' volte lungo la strada. Credo sia successa la stessa cosa a Mose' qualche migliaio di anni fa. Due ore dopo ho goduto del paesaggio ineguagliabile che si ammira dalla vetta. Poco dopo son comparsi Chiara e Fabio. Stesi i sacchi a pelo a terra, ci siamo svegliati due ore dopo, quando decine di persone da ogni parte del mondo erano pronti ad osservare l'alba. Tra questi, molti italiani. Ho notato ragazzi parlare italiano, spagnolo e francese armati di chitarre e jambe'. Al sorgere del sole han intonato canti di fede. Sono neo catecumenali da diversi paesi, in pellegrinaggio verso la terra santa. Quando han cantato "Ama il prossimo tuo come te stesso" ho chiesto una sigaretta ad un tizio italiano. "Me dispiace, ne ho solo due". Ho chiesto allora ad uno di quei beduini che fan da guida. Mi ha lasciato tutto il pacchetto. Dio ha dato anche a me oggi un grande insegnamento: alle parole non credere mai, specie a quelle dei neo catecumenali. Finite le canzoni, i neo catecumenali han fatto colazione. Con mia grande sorpresa ed orrore han lasciato nei cestini dell'immondizia quantita' sfacciate di cibo. Quando se ne sono andati, Fabio, Chiara ed io ci siamo divisi i rifiuti con i beduini: pane, formaggio, marmellata, miele e succo di mela. Anche qui dio non ci ha risparmiato un altro grande insegnamento. Sulla strada di ritorno ho osservato gruppi e comunita' varie: italiani improvvisare una messa, coreani leggere la Bibbia, ortodossi russi scattarsi foto, anziane signore di Hong Kong, giovani musulmane malesi. Decisamente un grande posto, il Monte Sinai.
Abbiamo poi speso un'oretta a cercare un pulmino e contrattare il prezzo verso la nostra prossima destinazione: Neweba, a 120 chilometri, sul Mar Rosso. All'autista facevamo cosi' pena che ci ha comprato di tasca sua una quindicina di focaccie di pane.
A Neweba speravamo di trovare una grande citta' con spiagge da incanto e una nave economica per Aqaba, in Giordania. Abbiamo invece trovato un afosissimo villaggio di pescatori, dove nessuno parla inglese e un posto in nave per Aqaba costa 65 euro. La classica situazione dove non sai se ridere o piangere. Abbiamo pero' incontrato per strada un bus scassato con a bordo molti viaggiatori zaino in spalla diretti verso nord, al confine con Israele. Un'ora dopo eravamo a Taba, altro afosissimo villaggio di pescatori e militari, a due chilometri dalla frontiera. Abbiam cosi' deciso di raggiungere Aqaba e la Giordania passando via terra per Eilat, in Israele. Alternativa piu' lunga, faticosa e stupida, ma decisamente piu' economica delle fottute 65 euro di nave. Taba si trova in una posizione davvero intrigante: le spiagge del golfo puntano la Giordania, hanno Israele a nord e l'Arabia Saudita a sud. In venti chilometri attraversi tre paesi: Egitto, Israele e Giordania.
Sfiancati dal caldo, abbiam gettato zaini e mutande in spiaggia e ci siamo concessi un lungo bagno nelle limpidissime acque del Mar Rosso. Giusto in tempo per osservare le donne musulmane fare il bagno completamente vestite, un tizio pescare un barracuda di un metro e venti e ricevere l'ennesima offerta di scambio Chiara-cammelli da un simpatico ragazzo egiziano. Molti chilometri piu' a sud c'e' Sharm El Sheik, nota zona balneare dove il turismo non conosce crisi. Specie quello italiano.
2 Comments:
Per completare l'interessante intervento, invito a dare un'occhiata alle foto delle frontiere di Egitto, di Israele e di tutti i Paesi del mondo nel mio sito italo-estone http://www.pillandia.blogspot.com
Saluti e cordialità!
Perche non:)
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