I giorni volano, la ricerca un po’ meno e così oggi ho
comprato un biglietto del treno di sola andata per Canton. Sedile rigido, 20
euro, 9 lunghissime ore. Non vedo l’ora.
Nel frattempo ho buttato via la casacca del ricercatore
allegro e mi sono infilato quella del turista idiota. A parte il Bund 外滩, via
Nanchino 南京路
e la concessione francese 法租界 che avevo già visto a Shanghai, questa città offre le
seguenti attrazioni artistico-culturali:
1) Il museo di Shanghai 上海博物馆, in piazza del Popolo 人民广场.
Ingresso gratuito, aperto tutto l’anno. Pieno di turisti, in gran parte
occidentali. Merita decisamente una visita, è diviso in quattro piani e
raccoglie migliaia di anni di storia di cultura cinese: bronzi, giade,
ceramiche, porcellane, pitture, sigilli, mobili. È come farsi due esami di
Salviati insieme, in soli cento minuti di visita.
2) Il museo di arte contemporanea di Shanghai 上海当代艺术馆, sempre
in piazza del Popolo 人民广场. Prezzo 30rmb (sui 4 euro). In tre parole? Una cagata
pazzesca! Giorni fa sono andato all’apertura di una mostra di un’artista
americana… Boh… Sarà che “ah, non capisco l’arte contemporanea”, però a me
sembra che questi artisti ci marcino… cioè ai loro occhi vedere un coglione
qualsiasi impallidire davanti a un’opera d’arte cercando di capire che minchia
significhi tutto ciò è già arte di per sé! Quindi ci sta, l’esibizione è
riuscita, è arte e magari la vendono pure. Tutta colpa del linguaggio, ci siamo
fatti fregare dal linguaggio…
3) La stazione dei treni di Shanghai 上海火车站.
Post-moderna di facciata, sovietica nello spirito, funzionale di fatto. Non
piacevole alla vista come quella di Pechino, ma anche molto meno trafficata
(forse perché siamo solo ad aprile) e senza milioni di migranti seduti sui loro
zaini a giocare a carte e fumare sigarette. Se vuoi evitare di fare la fila
alla biglietteria c’è un enorme salone (anzi, due) con delle macchinette
automatiche. Magari non è una novità, ma non ne avevo mai viste prima. Vendono
solo biglietti fino a tre giorni. Oltre i tre giorni (e fino ai diciotto) si
possono acquistare biglietti nei negozi appositi oppure on-line. Anche questa
per me è una mezza novità.
4) Il tempio della pace e della tranquillità 静安寺. L’ho visto
passando in moto con un amico. Lascia pensare che un tempo fosse esteticamente
supremo, ma oggi è coperto di impalcature e attività commerciali: da evitare.
5) I giardini Yu 豫园. Linea metropolitana n.3, vicino via
Nanchino. Uno schifo di negozi, ristoranti e altre attività commerciali in
un’ambientazione da Far West cinese. Una via di mezzo tra Wangfujin e Qianmen a
Pechino. Roba che piace ai turisti cinesi. E forse anche a quelli occidentali.
Io pensavo di trovare un bel parco e invece solo legno,
plastica e commercio. Oltretutto c’ero già stato per lavoro quattro anni fa.
Colpa mia che non mi sono informato abbastanza, ma credo che a informarsi
troppo quando sei in viaggio perdi tutto il gusto dell’avventura.
6) La cattedrale di Sant’Ignazio 徐家汇天主教堂. Perché un po’ di sano
e onesto colonialismo francese fa sempre bene, tanto per non deludere il
pubblico cattolico. Linea metropolitana n.1, in zona 徐家汇, dove potete ammirare anche
il centro tecnologico più fastidioso al mondo (中关村 a Pechino a confronto è l’Italia
in miniatura). La zona attorno alla cattedrale è interessante anche perché ha
una biblioteca, una scuola e un vecchio osservatorio.
7) Il centro d’arte e propaganda di Shanghai 上海杨培明宣传画收藏艺术馆.
Questo invece è per un pubblico nostalgico e neo-maoista. Si trova in zona 江苏路, in
uno scantinato a venticinque minuti a piedi in direzione sud-est. Una delle
collezioni più belle di poster propagandistici che abbia mai visto. Il
biglietto d’ingresso costa due euro e cinquanta, ma purtroppo non si possono
fare foto. I poster e alcuni libri sono in vendita (prezzi decisamente non
proletari).
8) Il tempio Longhua 龙华寺. Linea metropolitana n.10, quindici minuti
a piedi in direzione est. Carino, merita una visita soprattutto per chi non è
mai stato in un tempio buddista. Certo, non è il Tempio dei Lama a Pechino,
però ospita anche un’antica pagoda e all’ingresso un mazzetto di incenso è in
omaggio. Li ho usati in preghiera a Buddha: “Dai panzone, facci il miracolo:
porta la Maceratese in serie C!”.
9) I campus universitari. Io consiglio la Normale della Cina
Orientale 华东师范大学
e l’Università di Shanghai (campus di Baoshan) 上海大学宝山校区.
Sconsiglio invece l’Università Jiaotong 上海交通大学 e il campus Yanchang dell’Università
di Shanghai 上海大学延长校区.
Un unico suggerimento: evitate i taxi. I taxi sono borghesi,
distruggono il fascino del viaggio e della scoperta. Andateci in metropolitana,
in bus, a piedi. Perdetevi per le strade, parlate con le persone, anche se non
conoscete la lingua, anche se vi fissano sbigottiti, anche se non capite, anche
se non vi capiscono, anche se vi mandano in tutt’altra parte. Andateci in
autostop, smarritevi nelle linee metropolitane, armatevi di birra, seguite lo
spirito guida di Terzani, sporcatevi i pantaloni, buttate via le scarpe, maledite
Buddha, affidatevi a qualche divinità taoista, sbroccate con l’autista del bus.
Se vi interessa conoscere un po’ di Cina evitate i taxi e le visite guidate,
fatevi assalire dalla folla, rincorrere dalla polizia, fermatevi a giocare a
palla coi bambini, fatevi una partita a scacchi cinesi con gli anziani di
quartiere, scavalcate ogni volta che c’è scritto “vietato l’ingresso”. Salvate
quel poco di romanticismo che ci resta in questa cazzo di modernità. Fatevi
rapire dalla curiosità, come recita la pubblicità di una nota marca di jeans:
“Curiosity knows no limits”.
Aaargh, all’attacco!
p.s. Scoperto nuovo tè in bottiglia:
茉香蜜茶. Tè al
gelsomino e miele, sublime!