5 aprile: Di questi tre giorni a Shanghai
Il gatto fa miao, il gatto fa miao, evviva evviva evviva il Presidente Mao!
Pensavo ieri che... alla fine questi venti mesi fuori dalla Cina sono passati abbastanza in fretta. Mi è sembrato infatti di non averla mai lasciata. Specie appena arrivato all'aeroporto di Pudong. Un miliardo di cinesi attorno a me e quella strana sensazione (orribile, probabilmente) di sentirmi completamente a casa. Ci metto poco a riprendere il “ritmo cinese”: tutti di corsa, tutti in file disordinate, tutti al telefono, tutti gridando, tutti e tanti insieme, come negli autoscontri al luna park. Non ci metto molto a sbrigare le pratiche doganali, prendere soldi al primo ATM, comprare una scheda telefonica e una stecca di sigarette. Non ci metto molto perché, viste tutte le indicazioni e il personale di servizio, per perderti devi essere un analfabeta. E poi non ci metto molto perché, modestamente, sono per metà cinese anche io.
La metropolitana impiega circa un'ora e mezza per arrivare in zona Zhongshan Gongyuan, dove vive la tipa che mi ospita. Pudong, a confronto dell'aeroporto di Pechino, è una base militare sovietica circondata da risaie. Io, modestamente, sono pechinese e me ne vanto. E non sono mai stato imparziale, mai, manco per scherzo. L'imparzialità non è di umana competenza, l'imparzialità spetta al massimo a Dio: viva Pechino, abbasso Shanghai!
Shanghai che vi dirò non è poi così male. Voglio dire... sono arrivato che c'era il sole e 18 gradi. Mentre 24 ore prima ero a 2 gradi sotto la pioggia della grigia Dublino. L'inquinamento shanghaiese è cortese e non disturba. Rispetto a Pechino, qui si respira aria fresca. A occhio e croce la vita costa un po' più qui che nella capitale. Mangiare in un ristorante decente o in una bettola per migranti costa qualche spicciolo di più di quello che ricordo a Pechino. Anche la metropolitana e i taxi. Ma chissenefrega, ora ho uno stipendio da docente e non una borsa da studente, posso comprarmi un quartiere di Shanghai con uno schiocco di dita. O quasi. In realtà qua il costo della vita è aumentato assai. E, cosa che più desta la mia preoccupazione ma non la mia sorpresa, i cinesi (ebbene sì) si sono imborghesiti. E tanto. Ricordo quando nel 2004 alcuni studenti americani a Pechino mi facevano “dovremmo insegnare a questi cinesi come vestirsi e come comportarsi civilmente” e io, giovane punk anti-imperialista con la merda nel cervello, giù a insultarli. Beh, a distanza di quasi dieci anni i cinesi sembrano aver seguito il consiglio degli yankees. Moda, stile di vita, marche e senso estetico sono per nulla sorprendentemente identiche a quelle del “mondo occidentale”, specie tra gli under 30 e specie in una metropoli come Shanghai. Ma questo lo discutiamo da anni e lo sapevamo già. La fine era vicina ed ora lo è sempre di più. Ma passiamo ad altro.
Per me che vengo dall'Irlanda, dove la gente ti sorride e ti dice “hi lads”, “sorry”, “thanks”, “how are you doing?” e via dicendo almeno cinquanta volte al giorno e gratuitamente, l'arrivo a Shanghai genera naturalmente un notevole shock culturale. Qui la gente non ti guarda in faccia, ti monta sopra, ti pesta in testa e sentire qualcuno dire “grazie” o “scusi” è merce molto rara. Ma a me non fa più effetto, non ci faccio caso, non mi aspetto un “prego” da un cinese. Come dicevo, io sono cinese per metà. Fiumi di persone che affollano le carrozze e le banchine della metropolitana, esercito di formiche dal simpatico caschetto nero, l'iPhone in mano e l'MP3 all'orecchio. Ecco alcune cose che sì conoscevo ma che non sempre ricordo della Cina:
la fila per ogni cosa: la fila per pisciare, la fila per entrare nel bus, la fila per uscire, la fila per comprare un panino da McDonalds, la fila per comprare un biglietto del treno, la fila per chiedere informazioni ad uno sbirro del traffico, la fila per fare la fila, la fila per chiedere dove si deve fare la fila per fare la fila. La fila, insomma.
La pubblicità ovunque, te la infilano pure su per il buco del … naso. Le illuminazioni pubblicitarie fanno risplendere la città di giorno e di notte, con un velo di tristezza che oscura tutto il resto. È praticamente impossibile avere la vista ad altezza d'uomo e non fissare qualcosa di diverso da una cazzo di pubblicità.
La tecnologia che sta divorando ed alienando praticamente ogni strato sociale e generazionale del caro popolo cinese. In metropolitana nessuno parla ma tutti stanno a guardarsi film nei tablet o giocare a Tetris al cellulare. Che perfetto esempio di alienazione! Non so se a Milano sia lo stesso, io continuo a pensare che gli orientali hanno davvero qualche problema con questi apparecchi elettronici del cazzo.
La disarmante disparità sociale. E il darwinismo sociale.
Il piacere di entrare in un bettola sudicia di grasso di maiale e sfondarsi di birra fredda, ravioli, spaghetti al brodo, aglio lesso, uova alle alghe, fagiolini con peperoncino. Fumare mezzo pacchetto scambiando due chiacchiere col muratore immigrato chissà da dove ed uscire pagando sì e no 2 euro in tutto. Piacere che sempre meno paesi nel mondo riescono a darti.
Sentire per la strada milioni di persone che fondamentalmente parlano solo di due cose: di soldi o di mangiare. O di entrambi allo stesso tempo.
Le persone in divisa. Quelle divise di quattro taglie più grandi. Con i guanti bianchi o lo sguardo da pesce lesso. Fenomenali.
Le sigarette cinesi. Considerando che in Irlanda un pacchetto costa 9 euro e qui 50 centesimi, io penso che non fumare sarebbe un atto contro la morale e il pubblico pudore.
Gli sputi con risucchio di catarro. Oh questi sì che mancavano. Nei civili paesi occidentali questo è un rumore che ci è negato. Maledetti.
Beh, è la Cina signori: mica cazzi.
Questo è sì un post pieno di banalità e luoghi comuni, il classico post da turista italiano per la prima volta in Cina, indegno per un blog di sinologia. Ma che posso dirvi, mi mancava talmente la Cina che queste sono le cose che più sto apprezzando in questi giorni: le diversità culturali e comportamentali che per me ancora contraddistinguono (con grande dignità) il popolo cinese. In culo alla modernità, in culo ai vostri iPhone del cazzo!
Ah, e mi dimenticavo della censura! Oltre a Facebook e a Youtube è bloccato anche Blogspot, quindi scriverò molto di rado. Ma con più intensità. O almeno così spero.
2 Comments:
Daniele in cina! Come mi sei mancato.
Un abbraccio
Laura, mi sei mancata tu! spero tutto bene dalle tue parti.
Daniele. P.s. Ma perchè a Milano avete tutti la "r" moscia e la "s" impura? ;)
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