15 aprile: l’armoniosa società dei barboni
E beh, poi sì chiaro che resta l’enorme disparità sociale
cinese. È qualcosa di cui ogni persona non può far a meno di notare, dal
viaggiatore solitario al turista per caso, dall’industriale in viaggio per
affari allo studente straniero. La disparità è lì, la si vede, la si tocca con
mano. Innegabile.
Disparità sociale. O società armonizzata, se preferite.
Non che in Italia non ce ne sia. E ve n’è ancora di più
nelle metropoli dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia. Ma per un europeo
non propenso a viaggiare, la vita in Cina ti mostra quello che tuo nonno ti
insegnava da piccolo: “Al mondo, mio caro, ci sono i ricchi e ci sono i poveri.
I primi hanno troppo, i secondi troppo poco”.
Grattacieli altissimi, metropolitane super tecnologizzate,
centri commerciali finiti di costruire ieri, aria condizionata sparata a tutto…
Basta girare l’angolo per trovare vecchie case tirate al suolo di recente,
anziani vestiti di stracci che le abitano ancora, bambini sporchi di polvere
giocare nelle pozzanghere. In Cina la chiamano la “la società armoniosa”, cioè
la società ancora da armonizzare. L’armonizzazione, mi sa, sta nel fatto che i
morti di fame convivono tranquillamente con gli straricchi, accettando (a
quanto pare) la loro condizione di miseria. Ok, in Cina non c’è miseria nera
come la vedi in India o in Kenya, non c’è neanche quel passaggio shock tra
hotel di lusso e slums che vedi a Buenos Aires o a Lima. Però io, da cazzone
europeo, sin dalla mia prima volta in Cina non sono mai riuscito a capire come
sia possibile che in una bettola dove un operaio migrante consuma un pasto per
80 centesimi di euro, nel bar a fianco frequentato da giovani occidentali un
bicchiere di birra costa 4 euro, esattamente come una pinta in Irlanda. Se
l’operaio guadagna 120 euro al mese, significa che quel bar è accessibile solo
alla classe media cinese e agli stranieri. La cosa ridicola è che questo taglia
fuori gran parte della popolazione cinese, ma “taglia dentro” persone che non
definirei esattamente “ricche”. Il miracolo della modernità, evviva
l’armonizzazione!
Ebbene, stamattina mentre uscivo dal mio palazzone moderno a
27 piani e mi recavo a piedi verso la metropolitana-centro commerciale
all’ultimo grido, sono passato sotto un ponte dove di solito ci sono una
trentina di anziani muratori che sistemano dei piloni di cemento. Sotto il
ponte c’è anche una baracca con su scritto “lavaggio auto”. Tre giovani tipi
passano lerci stracci imbevuti d’acqua su macchine di lusso. Oggi di fronte
alla baracca, in mezzo alla strada, ho anche trovato un vecchio divano raccolto
chissà dove e sopra uno striscione (quasi come quelli che vedi allo stadio) che
recitava a caratteri rossi 和谐社会 无家可归, “società armoniosa, senza fissa dimora”.
Probabilmente ce l’hanno messo quei migranti che lì non si
sa bene che lavoro facciano, ma di sicuro non portano a casa più di 150 euro al
mese. Un terzo di quello che la mia amica prostituta si guadagna con due ore di
piacere.
Disparità sociale. O società armonizzata, se preferite.
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