A me gli esami non piacciono. Ma siccome (per lavoro e da
contratto) me ne devo occupare, mi tappo il naso e mi rimbocco le maniche.
Ultime giornate di maggio. Le lezioni sono finite a marzo,
gli esami sono appena terminati, gli studenti sono finalmente in vacanza mentre
a te l’imminente entrata in vigore dell’estate porta un mucchio di carta da
leggere, giudiciare e compilare: non sempre e solo possiamo fare quello che ci
piace.
Nei miei moduli non metto in programma esami finali, né
scritti né orali. Piuttosto preferisco far fare temi da consegnare e argomenti
da discutere o presentare in classe.
Però a fine maggio arrivano sempre e puntuali gli esami
scritti di altri colleghi da correggere. Allora, qualche consiglio per gli
studenti…
Per prima cosa (davvero fondamentale!) non mettetevi subito
a scrivere, ma leggete bene cosa chiede il foglio d’esame. Ad esempio, se nel
questionario c’è scritto di rispondere solo a due domande, è inutile che voi
rispondiate a tre o a dieci: tanto non le leggo e non le correggo. È lavoro
inutile. Concentratevi su due domande e rispondete solo a quelle!
Poi, cercate innanzitutto di capire il senso della domanda,
ovvero cosa il docente vuole sapere da voi. Ad esempio, se c’è scritto “One
China Policy” e tu mi scrivi cinque pagine parlando della “One Child Policy”,
io alla fine che voto ti devo dare? Ti dovrei bocciare e darti del coglione,
però provo a inventarmi qualcosa per darti la sufficienza risicata, quella che
ai miei tempi del liceo era il 6 meno meno.
Se non avete studiato niente, se ignorate del tutto la
materia, se non sapete neanche di cosa tratta l’esame restate a casa a dormire.
Non vi svegliate così presto la mattina per andare a fare l’esame! Restate a
letto, fate l’amore, uscite a passeggiare, guardatevi un fim di Jia Zhangke,
chiamate vostra nonna e ditele che le volete bene… ma non venite a fare
l’esame! Il “almeno c’ho provato” va bene quando avete una preparazione scarsa,
ma non una preparazione nulla! Dimostrate solo di essere, oltre che completamente
impreparati, anche dei campioni di sfacciataggine!
Non serve, anzi, è
masochismo.
In generale, poi, le performance si dividono in due parti:
chi qualcosa ha studiato e chi invece non ha quasi aperto libro. A volte leggi
questi fogli e, cercando di decifrarne la calligrafia, non sai se ridere o
piangere quando capisci il senso di quello che stai leggendo. Alcuni sono dei
maestri di fantasia, degli arrampicatori di specchi di professione. Però non
funziona: si vede che non sai niente. E in questi momenti credo che il buon
professore sia quello capace di inventarsi una qualche maniera, nella grigia
zona tra legalità e illegalità, per darti almeno la sufficienza stra-risicata.
Un compito arduo, un’impresa difficilissima.
Poi sì, ci sono anche quelli che eccelgono. Sono pochi,
pochissimi, praticamente due o tre… ma che soddisfazione danno! Leggi il loro
scritto d’un fiato, posi il foglio, ti togli gli occhiali e commosso fissi
l’orizzonte oltre la finestra.
E pensi: grazie!
“Tu… tu che sei diverso… almeno tu… nell’universo”