Tempo fa una mia amica che studia in Inghilterra mi ha chiesto come vanno i preparativi per le Olimpiadi 2008 di Pechino. Provo a rispondere e lo faccio con un post.
L'impressione che spesso si ha è quella di stare in un grande, enorme, variegato cantiere dove operai e capomastri lavorano giorno e notte. Questo già da parecchi anni. Specie da tre anni a questa parte. Hanno buttato giù mezza Pechino per costruirne una più nuova e moderna, a prova del più fastidioso occidentale con la puzza sotto il naso. Esagero, mi voglio rovinare: a Pechino non si muove una mosca che non sia per i preparativi delle Olimpiadi. Oramai anche i cinesi si divertono a rispondere così ad ogni domanda che gli stranieri fanno: "Perchè hanno distrutto quel ristorantino e ci hanno costruito una palestra di tre piani?" e il cinese ti risponde "E' per le Olimpiadi". "Perchè hanno costruito un altro megastore di undici piani se ce ne sono già quattro nella stessa strada?". "E' per le Olimpiadi". "Perchè hai iscritto tuo figlio al corso di cucina giapponese?". "E' per le Olimpiadi". "Perchè tua moglie ti ha lasciato?". "E' per le Olimpiadi". E così via. Anche stamane la mia professoressa ha risposto così alla domanda "Perchè piove così spesso?" posta da una venere kazaka. Mi sto abituando anche io a rispondere così a ogni tipo di domanda e a iniziare ogni discorso con "Grazie allo sviluppo economico cinese...". Ma torniamo alle Olimpiadi. Distruggono il vecchio (e tradizionale) e ricostruiscono moderno e confortevole. Costruiscono servizi e facilities. Tutto molto formale e apparisciente, chiedete a chi è stato in Cina cosa pensa di sicurezza, qualità ed igiene anche negli hotel a cinque stelle e nei ristoranti di lusso. Tutto finto. Conta la forma. I migliaia di turisti stranieri e uomini di affari che verranno a Pechino per un paio di mesi al massimo durante le Olimpiadi, troveranno un grande Luna Park di cartapesta e penseranno di stare a Tokyo, Sidney o Francorte. E investiranno.
Dispiace vedere quelle bettoline, casette, tempietti, stradine, vecchine buttate giù dalle ruspe del progresso, dispiace vedere il ristorantino dove andavi a mangiare tutte le sere ravioli e arrosticini e osservare gli anziani giocare a schacchi cinesi o a majiang ridotto ad un cumulo di macerie il giorno dopo. Dispiace vedere raddoppiato il prezzo di una bottiglia di birra solo perchè ora chi te la vende è una ragazza con le unghie rifatte e il grembiule pulito e non maleodorante. Il servizio costa. Non è gratis. Mi chiedo ancora chi sia lo stronzo ad aver chiesto questo "servizio", a me era molto più simpatico il vecchietto sdentato maleodorante distributore di sigarette. Ma il servizio costa. Anche se è finto. Lo paghi lo stesso. Io personalmente mi sento preso per il culo, ma questo è un altro discorso. Distruzione semi totale. Il tema urbanistico e demografico è uno dei più sentiti tra gli alti quadri. Ciò che non sono riusciti a devastare i mongoli prima e gli imperialisti inglesi e le Guardie Rosse dopo lo sta devastando questo progresso e le sue tanto attese Olimpiadi. La scorsa settimana Lavinia (dottoranda nella migliore università cinese, modestamente ho amici di un certo livello) era in cerca di una bettolina per un pasto frugale in uno dei quartieri più moderni di Pechino, grattacieli e banche; dopo lungo camminare ha individuato un ristorantino "cinese" e ha chiesto al proprietario come mai non fosse stato ancora cacciato via e il locale demolito. "Questione di tempo". Chiede Lavinia se il proprietario è d'accordo con la politica di distruzione e ricostrione. Alzata di spalle come risposta. Credo non sia stata la domanda più azzeccata: nessuno ha mai chiesto ai cinesi se sono d'accordo con le scelte di chi omanda. Questo storicamente e culturalmente, né con gli imperatori né con la Repubblica né con i comunisti. La domanda più interessante è a mio avviso se ai pechinesi piaccia o meno la nuova Pechino. Se ne sono felici o meno. Se ci si ritrovano o meno. Ho indagato. Poco ma ho indagato. Molti odiano la nuova città con i suoi grattacieli, alberghi, supermegamercati, macchinoni. Le nuove buone maniere e questa nuova marea di sporchi stranieri come il sottosritto. Altri apprezzano e cercano la loro piccola o grande parte di profitto. E delle Olimpiadi? Noto menefreghismo. Ma anche curiosità, aspettative, voglia di vedere cosa cazzo succederà in questo maledetto agosto del 2008. E dissenso. Nei siti liberi, nei blog, nei giovani. E poi ci sono gli attivisti anti-olimpiadi veri e propri, cinesi in esilio, indipendentisti tibetani e uiguri, attivisti del falugong, democratici, vittime di sfratti e ingiustizie sociali, movimenti e organizzazioni per i diritti umani e ambientalisti. Ci sono tutti. Due anni fa con un'amica italiana e una giapponese fondammo in una saletta d'attesa della Stazione Sud (la peggiore stazione di treni al mondo) il Libero Sindacato dei Lavoratori Cinesi al motto di "Evviva il sindacato libero!" subito mutato in "Qui vive il sindacato libero!" con chiara allusione alla saletta buia e sudicia della Stazione Sud. Ci dissero che l'avrebbero demolita a breve. Non credo esista più. Protesterò.
Gli operai sono ancora al lavoro, costruiscono nuovi stadi, piscine, palazzetti dello sport, nuove strade ed alberghi, saune, ponti, stazioni. A costruire i nuovi cinesi ci pensano i media, televisione e giornali. La filosofia del bisogno, "ho bisogno ergo sum" che diventa subito "compro quindi esisto". Di sicuro il più curioso sono io, sono anni che aspetto questo evento e come un cinese mi chiedo "che cazzo succederà ad agosto 2008!?". Spero solo di non perdermi lo spettacolo. Nel frattempo, Evviva il Libero Sindacato dei Lavoratori Cinesi!, Evviva il Libero Sindacato degli Studenti Stranieri a Pechino!
p.s. Spero di aver risposto alla domanda.
II p.s. La foto? Mosca!