Saturday, September 08, 2007

Breve storia noiosa delle solite quattro noiose cazzate


Era solo una stupida questione di soldi. Lo stato, l’idea, il regime, la politica, l’etica, l’estetica… tutto finto. Era solo una stupida questione di soldi. Morto il vecchio Mao fecero presto a trovare un ottimo modo di risolvere i problemi: aprirsi al mercato, far affluire capitali stranieri. Dalla radici del vecchio sistema centralizzato (e da quello imperiale più vecchio ancora) crearono un nuovo sistema, una grande macchina che ordinasse il tutto e mantenesse stabilità nella nuova politica sociale ed economica. Inventarono nuovi slogan per giustificare la nuova egemonia del denaro, se ieri era glorioso morire per la rivoluzione ora lo era arricchirsi. Al popolo non interessò più di tanto, specie quando videro circolare la prima carta moneta di grosso taglio. E poi vestiti nuovi, diversi, la carne più volte al mese, le auto, i frigoriferi, la televisione e via via fino alla Coca Cola, alla Nike, a l’Oreal, ai figli all’università e alle vacanze a Parigi. E con essi arrivarono anche la proprietà privata, “il servizio ha un costo, io lo pago e lo pretendo”, la cultura dell’immagine e nuovi modelli estetici a cui rifarsi. Del passato così vicino non restano che i quadri dirigenti, cioè quelli che da tutto ciò traggono più profitto, gli ultimi a desiderare cambiamenti e mantenere profitto e potere. Al servo interessa solo che il padrone sia magnanimo, e finché il padrone lascia credere di esserlo il servo serve e lo fa con soddisfazione. Era solo una sciocchissima questione di soldi. Erano lì, bastava solo andarseli a prendere. Non era vero che culturalmente il popolo non si toccava o baciava per strada, non era vero che ideologicamente il popolo non faceva uso di droghe, non si vestiva in modo indecoroso o si abbandonava a facili costumi, non era vero nulla. Era solo una questione di soldi. E neanche tanti. Ma era solo questione di soldi. Sciocca stupida questione. “I soldi fanno andare l’acqua all’insù” diceva mio nonno, molto di più caro mio nonno, rendono i giovani di paesi culturalmente e tradizionalmente lontani come l’Artide dall’Antartide vestire e mangiare le stesse cose, di più, amare le stesse cose, di più, avere gli stessi bisogni e le stesse necessità. Che poi chiamano tali, ma tuo caro mio nonno che di guerre ne hai vissute ben due “bisogno” e “necessità” sai bene cosa volevano dire, e col lessico dei giovani d’oggi c’azzeccano assai poco. Stessi vestiti, cibi, divertimenti, interessi, bisogni. Non è strano: ai vertici delle lobby di potere, a riscuotere i profitti del nostro antistorico e tremendo standardizzarci, i padroni sono sempre gli stessi, uguali in tutto il mondo, senza differenza (se non apparente) di razza, religione, credo politico, etnia. Ed ora la cosa più interessante e forse l’unica che conti veramente è capire quale sarà la prossima mossa o, come l’avrebbe detta mio nonno, dove andremo mai a finire. Per ora io ho finito questo post. E già non mi sembra poco.

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