A Lhasa le nuvole a batuffoli sonnecchiano sulle creste delle montagne circostanti, che chiamarle montagne non e' che un eufemismo, sono vere e proprie porte per il cielo... che qui, a differenza del resto della Cina, e' celeste, limpido. Da' assuefazione.
Buongiorno a tutti/e figli/e del proletariato urbano, siamo ancora noi quattro e ancora in Tibet. Meglio che non vi dico come, ma abbiamo comprato miracolasamente quattro biglietti del treno che domani mattina ci riporteranno a Pechino (posti a sedere, 48 ore non stop... comincia a non essere piu' tanto tranqua...).
Ieri sera brutto incidente, causa virus alla digitale, ansia di Ale e un computer bastardo sono andate in culo tutte le foto di Stefano, quelle dalla transiberiana al Tibet passando per Pechino e il Xinjiang... ci restano solo poche decine di foto nel computer di Viola e nella scheda di Yu. Stefano non l'ha presa bene, si e' attaccato a svariate bottiglie di birra e non ha piu' parlato. Un brutto colpo per tutti.
Ma guardiamo avanti. E soprattutto cerco di dirvi due cose su Lhasa, credo sia questo quello che piu' interessa...
Impatto bruttissimo, abbiamo trovato una Lhasa piena di turisti ed attivita' cinesi, prezzi alti e ben poco di tibetano. Ianna mi aveva preavvisato di una Lhasa straturistica, ma per me turistica e' una citta' come Rimini o Porto Recanati, mete per gente che non cerca altro che sole e relax. O anche Venezia puo' essere turistica, dove cultura e storia sono racchiuse nei musei o sul fondo dei canali e dove il turismo va in massa per un giro in gondola e una foto a Piazza San Marco col piccione in mano. A Lhasa invece speravo di trovare cultura e tradizione per strada. Sviluppo economico e modernizzazione del Tibet sono stati i temi della mia tesi di laurea, sapevo bene di trovare una Lhasa totalmente trasformata e "modernizzata", ma non pensavo fino a questo punto. Nel 1951 faceva 30.000 abitanti, oggi ne fa piu' di 200.000, ma secondo me i tibetani sono meno di 30.000. La vecchia Lhasa era composta da poche case fangose e edifici in pietra di fronte al colossale Potala (residenza invernale del Dalai Lama e sede del governo tibetano). Oggi la vecchia citta' e' un misto di bancarelle per turisti, mercato della carne e della verdura, monaci col cellulare, mendicanti, turisti a bizzeffe, agenzie di viaggio cinesi. Poi c'e' tutta la nuova citta', che parte dalla vecchia e arriva fino ai piedi delle montagne in ogni direzione, fatta di ostelli, alberghi, karaoke, sale biliardo, megastore, ampie strade nuovissime, ristoranti, negozi d'abbigliamento, officine e simili, il tutto rigorosamente in mano ai cinesi e al capitalismo socialista alla cinese. Una coltellata al fegato, un calcio sui coglioni, un 18 all'esame orale di cinese.
Enorme la macchina che si muove attorno al turismo, fatto principalmente di sessantenni tedeschi e giapponesi in gite organizzate, studenti stranieri in giro per la Cina, qualche viaggiatore solitario (ne ho conosciuti diversi, specie giapponesi, qualcuno addirittura in bicicletta da mesi!) e alpinisti - appassionati di montagna sui trenta - quaranta anni (europei in primis). Non lo stesso tipo di turista o viaggiatore che si poteva incontrare negli ostelli di ChangMai in Thailandia. Qui la gente viene per motivi ben precisi, quali l'alpinismo o la passione per il buddhismo tibetano, non proprio per "viaggiare" in se' per se'. O almeno credo.
Come dicevo di monaci ne ho visti pochi, di cui troppi col cellulare. Giro nel tempio del Jokhang (il piu' importante del Tibet), tra decine di fedeli in preghiera e centinaia di turisti a rompere i coglioni ai fedeli in preghiera; poi escursione nella citta' - monastero di Sera (una delle tre piu' importanti nel Tibet e ancora in piedi nonostante la furia delle Guardie Rosse durante la Rivoluzione Culturale), splendido posto, ai piedi di una montagna piena di raffigurazioni religiose coloratissime, atmosfera strarilassata e silenziosa, piccoli edifici tutti da esplorare, statuette e sale per pregare e riunirsi nella stradine di mattonelle che arriva in cima fino ad un tempio dove ogni giorno alcune decine di monaci si siedono e dibattono a gran voce, con la mimica tipica del rito. Estasiato mi faccio spazio tra anziane occidentali e cinesi rumorosi, entro dall'ingresso principale e osservo i numerosissimi monaci giovani e anziani, bevono qualcosa da una coppa dorata... cazzo, non e' una coppa dorata, e' una Red Bull!!! Colpo durissimo, ci metto un puo' per riprendirmi e capire che la cerimonia e' solo una triste boiata per turisti, dove i monaci bevono Red Bull a go go, indossano scarpe Adidas, gozzivigliano e scherzano durante tutto il tempo, giocando a farsi fotografare da obiettivi occidentali per 30 kuai (3 euro) a scatto. Saluto un tipo australiano conosciuto a Kashgar e tristemente mi dirigo verso l'uscita...
Avrei molto altro da dire, ma il tempo a mia disposizione e' terminato, Yu vuole andare a visitare il parco attorno al Potala e nel pomeriggio finalmente visiteremo questo spettacolare edificio. Stasera Stefano e Ale vogliono comprare carne di yak dal macellaio e cucinarla sui fornelli del nostro ostello (che non ha cucina, ma il padrone gentilmente ci presta la sua stanza dotata di fornelli).
Non ho foto da mettere e il motivo mi sembra abbastanza ovvio.
Nemici/che del popolo, alla prossima!
Ale Yu Daniele Stefano
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