"When the saints go marching in". E altri "nichilisti dell'etere"
Che piacere. Il piacere è scandito da momenti unici e irripetibili, per lo più rari e rareformi, una piccola ondata di piacere, passeggera vagabonda errante. Passata di lì per caso. Dicesi "piacere".
"Grazie di tutto. E' stato bello ierisera"
"Grazie a me? Grazie a voi. Allora... beh, come vola il tempo... Alla prossima volta. Un'altra volta. Da qualche altra parte".
"Da qualche altra parte"
Le gambe un po' tremanti. L'occhio lucido. Baci alla guance. La faccia dello zaino che entra nel bus e le porte che si chiudono. Una scena vista e vissuta ben troppe volte. E ogni volta sempre più toccante. Commuovente. Parole da vecchio. L'età che avanza, impietosa. Non avrei pianto a 19 anni. O forse sì. Dovrei rileggere quello che scrivevo a 19 anni. Mi piace pensare che me ne andassi con le guance asciutte.
"Bello rivederti qua. Sempre in gamba. Alla prossima, porto io da bere"
"Alla prossima. Buon viaggio. Ho vomitato io nel materasso stanotte"
Come salire e scendere da un bus. E il tempo che passa nel frattempo. 24 ore. Tre giorni. Una settimana. Il piacere di condividerlo. Il nostro appartamento è di nuovo pieno di gente, compresi di cuccioli di cane che sono stati battezzati Yin e Yang, probabilmente in onore alle Olimpiadi. Io avevo proposto CazzettoMoscio e Fibrillazione. I cuccioli di cane sono ottimi, piccoli e tenerissimi. Mettono in fuga i gatti, che da due giorni non si azzardano ad uscire dalla camera di Anabel e per la mia allergia è oro che cola dai rubinetti. E poi quel vino da due lire talmente buono che lo allunghiamo con limonata, coca, whisky, latte di cocco. E pogare in cucina davanti a dubbissimi sughi improvvisati italo-andalusi al suono di Joy Division e The Smiths.
"Allora... ci vediamo. Grazie per la zuppa di melanzane. Ottima"
"Già. Ah... scusa, stamattina... sai, la sveglia non ha suonato... buon viaggio sorellina"
E d'improvviso questa sala di nuovo vuota. Si sta troppo larghi in tre. Per fortuna domani saremo di nuovo in tanti. Per fortuna. Il piacere. Ascoltatevi "Drunken Butterfly" dei Sonic Youth prima di lasciarvi alle braccia di Orfeo. E quest'altra che fa:
"oh when the saints go marching in, oh when the saints go marching in..."
Articolo L'Unità, 23-8-2003, intervista a Ciprì e Maresco:
Pensate che dopo cinque anni ci sia attesa per il vostro ritorno sugli schermi?
Non gliene frega niente a nessuno.
Addirittura...
Il pubblico ha ben altro a cui pensare e comunque ben altre forme di evasione, di divertimento... E poi viviamo in un mondo in cui tutto è usa e getta: politica, sesso, sentimenti, arte naturalmente. Altro che attesa...
Si dice in giro che questa volta avete fatto un film diverso...
Questo ci fa incazzare perché non rinneghiamo niente di quello che abbiamo fatto. Se diverso vuol dire attenuare ed esorcizzare paure e preoccupazioni per rendere più accettabile il nostro lavoro, «ripulirlo». In questo film c'è una continuità molto forte col nostro passato, c'è la stessa visione del mondo e degli esseri umani. Piaccia o no ci sono Ciprì e Maresco.
"Scusa, ero fuori che guardavo il cielo cercando Dio" Chiara. E dice di non averlo trovato. Succede.
1 Comments:
Oh, there's a light that never goes out.
:)
Ira
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