Secondo me sinologia 汉学与疯狂:体现当代中国 Sinology's Not Dead
Blog senza presunzioni di uno studioso di cultura e società cinese. Troverete qui reportage dalla Cina, racconti di viaggio, pagine di diario, serate goliardiche, sviolinate politico-ideologiche, dibattiti intellettuali e non so cos'altro ancora. 大家好! 我是中国文化与当代社会的一位意大利博士研究生。我爱旅游,写作,看书。其次,我爱这两句话:"世界人民大团结万岁!" 与 "革命不是请客吃饭!"。Welcome everybody in this small free space regarding Chinese culture and society, international politics, academic world, travels and much much more.
Sunday, December 30, 2007
Thursday, December 27, 2007
Wednesday, December 26, 2007
Probabilmente è semplicemente così che deve andare. Ovvero porca vacca.
Avrei altro da fare ma stavo rivedendo alcune foto che ho nel portatile… cazzo, ogni volta ci si meraviglia di quanto trascorra in fretta e furia il tempo. E a volte sembra quasi che il tempo ti costringa egli stesso a fare i conti col tuo passato più o meno recente. Di solito questo capita proprio verso la fine di dicembre.
Probabilmente è semplicemente così che deve andare. Ovvero porca vacca.
Avrei dovuto scrivere una lunga lettera a Babbo Natale. Ho smesso di credere in Babbo Natale quando avevo 4 anni, cioè abbastanza da capire che i regali non vanno ai bimbi buoni ma ai bimbi figli di ricchi. Ero marxista già a 4 anni. Smesso di credere a Babbo Natale a 4 anni, ma mai smesso di scrivere letterine a Babbo Natale: il mio rapporto con lui è come quello con dio, NON CI CREDO, MA CI SPERO. SEMPRE. Questo dicembre sono stato troppo affaccendato per scrivere a Babbo Natale, eppure avrei dovuto, sono stato molto bravo direi, modestia a parte ho seminato molto e raccolto di più, spero di continuare così ma per ora mi accontento e godo, e la letterina a Babbo Natale l’avrei dovuta scrivere. Sono stato talmente bravo che questo 2007 è passato più veloce e più bello degli altri 2007 e degli altri 2000 e qualcosa in generale, anche se poi preferivo gli altri 2000 e qualcosa perché nel 2007 ho 25 anni e 25 sono troppi davvero, mi sento quasi grande, a volte proprio vecchio. Sembrano ieri i giorni di festa e anarchia per le campagne del maceratese e a Torino, poi Yu in Italia, le paranoie nei limiti del normale per la discussione di una laurea andata oltre le più laute previsioni, i lavori da interprete e da professore di cinese, la VITTORIA sulla borsa di studio, Londra e Barcellona, l’estate e la spiaggia mentre prendo un altro paio di diplomi mai da buttar via, IMPARA L’ARTE E METTILA DA PARTE mi trova particolarmente d’accordo questo detto e poi come dal nulla dal niente di ignoranza un viaggio di sola andata per il Tibet via terra passando per Mosca, Pechino e Turkestan. Infine questi ultimi mesi di studio e passione ancora a Pechino, lezioni e lavori part-time, nuove esperienze e conoscenze, nuove idee e speranze. E poi il regalo più bello, a Babbo Natale quest’anno non avevo chiesto niente eppure mi ha fatto il regalo più bello e serenamente inaspettato: il natale con i miei. Orrendo se di routine, splendido se improvvisato a settemila chilometri da casa dopo sei mesi che non vedevo il loro brutto muso. Va con dio natale, che io vado bene anche senza.
Buone Feste gente!
Pechino Uber Alles!
Probabilmente è semplicemente così che deve andare. Ovvero porca vacca.
Avrei dovuto scrivere una lunga lettera a Babbo Natale. Ho smesso di credere in Babbo Natale quando avevo 4 anni, cioè abbastanza da capire che i regali non vanno ai bimbi buoni ma ai bimbi figli di ricchi. Ero marxista già a 4 anni. Smesso di credere a Babbo Natale a 4 anni, ma mai smesso di scrivere letterine a Babbo Natale: il mio rapporto con lui è come quello con dio, NON CI CREDO, MA CI SPERO. SEMPRE. Questo dicembre sono stato troppo affaccendato per scrivere a Babbo Natale, eppure avrei dovuto, sono stato molto bravo direi, modestia a parte ho seminato molto e raccolto di più, spero di continuare così ma per ora mi accontento e godo, e la letterina a Babbo Natale l’avrei dovuta scrivere. Sono stato talmente bravo che questo 2007 è passato più veloce e più bello degli altri 2007 e degli altri 2000 e qualcosa in generale, anche se poi preferivo gli altri 2000 e qualcosa perché nel 2007 ho 25 anni e 25 sono troppi davvero, mi sento quasi grande, a volte proprio vecchio. Sembrano ieri i giorni di festa e anarchia per le campagne del maceratese e a Torino, poi Yu in Italia, le paranoie nei limiti del normale per la discussione di una laurea andata oltre le più laute previsioni, i lavori da interprete e da professore di cinese, la VITTORIA sulla borsa di studio, Londra e Barcellona, l’estate e la spiaggia mentre prendo un altro paio di diplomi mai da buttar via, IMPARA L’ARTE E METTILA DA PARTE mi trova particolarmente d’accordo questo detto e poi come dal nulla dal niente di ignoranza un viaggio di sola andata per il Tibet via terra passando per Mosca, Pechino e Turkestan. Infine questi ultimi mesi di studio e passione ancora a Pechino, lezioni e lavori part-time, nuove esperienze e conoscenze, nuove idee e speranze. E poi il regalo più bello, a Babbo Natale quest’anno non avevo chiesto niente eppure mi ha fatto il regalo più bello e serenamente inaspettato: il natale con i miei. Orrendo se di routine, splendido se improvvisato a settemila chilometri da casa dopo sei mesi che non vedevo il loro brutto muso. Va con dio natale, che io vado bene anche senza.
Buone Feste gente!
Pechino Uber Alles!
Foto: Kasghar, mercato degli animali. Donne! uomini! cavalle! date libero sfogo alle vostre fantasie sessuali!
Sunday, December 23, 2007
Uno dei film più toccanti che ho visto recentemente, Kite Runner, bellissimo sotto ogni punto di vista. Parla di Afghanistan, russi, talebani, America. E' stato girato anche in Cina. Sapete quando dico che a volte con qualche altro studente squattrinato vado a fare la comparsa per film e pubblicità... in questo film mio fratello Seva è il soldato sovietico che tenta di stuprare la donna afgana. Grande interpretazione Seva!
Evviva il sindacato libero delle comparse a Pechino!!
Saturday, December 22, 2007
Tristezza
Questa foto invece non avremmo mai voluto vederla. Ristoranti, alberghi e perfino il dormitorio della mia università riempiti di loghi di natale e babbi natali che si muovono e illuminano come pupazzi da Luna Park, in un paese come la Cina, dove la parola "natale" è stata importata negli ultimi anni dai commercianti occidentali e presentata come una festa dove bisogna comprare e consumare più del solito fa doppiamente tristezza. Al quadrato.
Performance universitarie
Come nei bei tempi della scuola materna anche nelle università cinesi si improvvisano delle performance studentesche, tutte belle infiocchettate, che vedono scendere in campo studenti di ogni ramo e provenienza per esibizioni di canti balli rappresentazioni videoproiezioni, dopo vari presentazioni e preludi di presidi e docenti vari. Quest'anno non ho partecipato, ma ho assistito alla performance degli studenti stranieri della mia università. Vi mando qualche foto.
Thursday, December 20, 2007
Sempre stati sul cazzo gli epitaffi. E raramente ho avuto così poche parole come adesso. Mi sa che lascerai un grande vuoto tra la gioventù maceratese e i messaggi che arrivano nel tuo blog lo testimoniano. Mi piacerebbe stare a Macerata adesso, vicino a Silvia e Tommaso. Invece sono qui, ti aspetto in Cina: non ti ho ancora portato a Shaolin. Te Maradona del kung-fu, Arlecchino degli stupefacenti.... In gamba Bax
La rabbia e l'orgoglio
Il momento di gloria. Ho fatto il mio primo versamento bancario in una banca cinese. Non ricordo di averne mai fatti in Italia e comunque in Italia ci sono quelle cose che si chiamano "genitori" o anche "amici più grandi" che ti dicono come e dove fare. In Cina sono soddisfazioni. Tutta da solo. Per fortuna che col cinese me la cavo. Era umanamente impossibile realizzare il versamento senza conoscere il cinese e due tre schifezze da banca.
Vi prego guardatevi questi due filmati. Sono di un rincoglionito giapponese, studente all'Università Waseda di Tokyo (la stessa dove sogno di andare a fare il dottorato io l'anno prossimo). Dà spettacolo in televisione vestito solo con un paio di mutande orrende, cantando un ritornello "demo sonnano kankeine" che in italiano significa "ma chi se ne frega!", "' sti cazzi!" o qualcosa del genere. Tipo "sono andato nel nord del paese, venti gradi sotto zero, indossavo solo un paio di mutande e il mio amico mi ha anche dato sola... demo sonnano kankeine... demo sonnano kankeine... demo sonnano kankeine... ah O Pa Pi", dove "O Pa Pi" sta per "Pace nell'Oceano Pacifico". Meglio dei Simpson. Da leccarsi i baffi. Vi prego guardatelo. E aiutatelo.
http://www.doga-net.com/01/1215_1.html
http://www.doga-net.com/01/post_1974.html
Wednesday, December 19, 2007
Quando il gusto chiama.... indovinelli cinesi
国外进口 (la soluzione è un carattere cinese)
全力动员 (la soluzione è un carattere cinese)
只走一半 (la soluzione è un carattere cinese)
一家十一口 (la soluzione è un carattere cinese)
五个兄弟,住在一起,有骨有肉,长短不齐 (la soluzione è un nome comune di cosa)
看着是绿的,吃的是红的,吐出来是黑的 (la soluzione è un nome comune di cosa)
Russia Cina e lavoro
C'è un film, si chiama La promessa dell'assassino, titolo inglese mi pare sia Eastern Promise. Parla della mafia russa a Londra. E dà un'immagine piuttosto pesante ma anche veritiera dei russi. Prima di venire in Cina non avevo mai conosciuto un russo. A Pechino invece mi sono presto circondato di "sovietici", ovvero ucraini, bielorussi, tagiki, kazaki, armeni. Questo perchè tra gli occidentali in Cina sono quelli tra i meno "americani" e meno "ben pensanti", molto pratici, zero puzza sotto il naso, forse troppo superficiali e materialisti, in generale non vedono di buon occhio neri ed omosessuali, capiscono solo vodka, sesso e risse. Le ragazze più dei ragazzi. E ho scoperto grazie a loro che non sono le russe a vestirsi da puttane ma le puttane a vestirsi da russe. Ovvero le mignotte che vedete nei marciapiedi in Italia, senegalesi albanesi italiane che siano, si vestono come le donne dell'ex Unione Sovietica, e non viceversa. Hanno uno strano concetto di amicizia e di famiglia, un po' mafioso ai miei occhi. Ed è soprattutto per questo che mi prendevano subito in simpatia. Italia=Mafia per loro. Italia = Il Padrino, quel film su Cosa Nostra con qualche famoso attore americano. "Mammamia", "The Godfather" mi ripetono spesso. Soprattutto frequentavo e frequento russi perchè quando vai a lavorare come comparsa trovi soprattutto studenti squattrinati, ovvero sovietici. E me. Alle ragazze piace sentirti parlare in italiano e raccontare di Capri e Sicilia, e se finisci le quattro cazzate con "se vuoi un giorno ti ci porto" te la danno subito, sulle mani, in diretta. Dio benedica la donna russa! Se parli invece di politica, Trotsky o Anna Politkovskaya sei subito noioso ed out. Giustamente.
Ma la domanda è: per quanto forte e dislocata possa essere la mafia russa, uccide più lei o lavorare in Italia? Noi abbiamo una media di 3-4 morti sul lavoro al giorno, secondo me la mafia russa non uccide così tanto. Ce ne vuole per fotterci il primato.
E sempre in tema di lavoro. Qualche giorno fa ho letto un articolo di non ricordo chi, parlava di nuove norme di previdenza sociale per i lavoratori cinesi. Roba forte. Roba che se venisse applicata per davvero metà delle industrie cinesi chiuderebbero subito. Ma magari da qualche parte le applicano e renderanno la vita di qualche operaio un po' meno peggio di prima. Il governo del partito liberal-capitalista cinese che si mette a fare da sindacato operaio è qualcosa di commuovente. Altro che la CGIL.
Sunday, December 16, 2007
Liberamente immagine
C'è un'immagine che oggi non riesco a cacciar via. Passeggia nei meandri di quel che resta del mio cervello. Se batto i denti o colpisco la testa sento rumore attutito di vuoto, come quando tua nonna batte le angurie al mercato per sentire se sono buone.
L'immagine. Un'immagine legata a un periodo fortunamente non troppo lungo della mia vita, periodo di depressione nera. Avevo vent'anni, vivevo a Roma ed era inverno. Uno di quei periodi che stai tutto il giorno in camera tua in pigiama. Quei periodi che leggi scrivi bevi fumi odi. Odiavo soprattutto, a cominciare da me. Non avevo internet ma avevo una macchina da scrivere che mi aveva prestato Elisa. E una chitarra. E degli acquarelli. Avevo un compagno di stanza che votava Forza Italia e mi regalava i sottaceti della madre.
L'immagine. Forse Irene se la ricorda. Non so sia nata nel mio cervello o me l'abbia descritta un amico, vista in un film, letta in un libro, sentita da un folle. Ma l'immagine mi affascinò talmente tanto che la ricordo tuttora. L'immagine era questa:
Immaginatevi una festa in una villa. Una festa tra giovani, stile americano, villa di chissà quale figlia di papà senza papà, megavillone con piscina, cane, musica, ninfomani mozzafiato, erba messicana, profilattici, chitarre elettriche, voglia di vita, voglia di eccesso. La festa è ormai alla fine, la maggior parte dei ragazzi han già vomitato tutto nel cesso, le coppiette si sono appartate, un paio di ambulanze sono state chiamate, il vicino ha minacciato di chiamare la polizia per l'ultima volta, i maschietti che non han rimorchiato tentano l'ultima carta con la bionda ancora sveglia o si danno direttamente all'ultima fumata di bong.
Questo è lo sfondo della nostra immagine. Veniamo al particolare.
Il particolare sono due ragazzi, un lui e una lei. Circondati da cadaveri di coetanei stanno discutendo nei pressi della piscina. Lui è un tipo molto sexy, alto, capelli castani sgarrufati, jeans attillati, giacca di pelle marrone, maglietta a righe, oreccino a sinistra. Lei è più sexy di lui, bionda, grandi tette, smalto nero, jeans strappati. Lui sa che lei è la tipa del suo miglior amico. E anche per questo le fa "Allora... ti va di andare a divertirci un po'?" e lei titubante risponde "Non so... non dovrei... mi dispiace per lui..." indicando il suo tipo, a pochi metri di distanza. E allora il maschietto ribatte prontamente "Chi?! Lui?! E' un fratello per me... e ti dico, a lui non gliene frega nulla... non si cura di questo... è un nichilista...". E il tutto si chiude con una telecamera immaginaria che stringe in direzione del ragazzo di cui parlano i due, un tipo che è vestito con Converse rosse, jeans blu e chiodo nero, è disteso su un materassino nella piscina, con una mano regge un bicchiere di whisky, con l'altra inzuppa e giocherella nell'acqua che sa di cloro. Ondeggia nel materassino con lo sguardo fisso al cielo, valuta se farla finita direttamente subito buttandosi di fianco in acqua o aspettare ancora il prossimo bicchiere di whisky.
E questa era l'immagine.
Liberamente nostalgia
UN'AMICA MI HA MANDATO QUESTA MAIL. NOSTALGIA...
Dedicato a chi c'era.........Noi checi divertivamo anche facendo 'Strega comanda color' Noi chefacevamo 'Palla Avvelenata'.Noi chegiocavamo regolare a 'Ruba Bandiera'.Noi chenon mancava neanche 'dire fare baciare lettera testamento'.Noi chei pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.Noi chequando giocavamo col Lego facevamo anke castelli alti 6 piani ke nn sismontavano mai.Noi chechi andava in bici senza mani era il più figo. Noi cheanke quelli ke impennavano però non se la tiravano poco.Noi che'posso giocare anke io?' 'e no...sai, la palla non è mia'Noi chesuonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa. Noi chefacevamo a gara a chi masticava più big -babol contemporaneamente.Noi cheavevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessunamalattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.Noi chei termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.Noi chedopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la belladella bella.Noi chese passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le maninon era fallo.Noi chegiocavamo a 'Indovina Chi?' anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.Noi chesul pullman della gita giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la Dera sempre Domodossola)..Noi checon 100 lire ti prendevi 1 cicca con le 3 figurine dei calciatori..Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire pure l'album Panini.Noi checelo celo...MANCANoi chele cassette della Disney le abbiamo viste così tante volte ke ora a distanzadi 15 anni sappiamo ancora cosa cantavano robin hood e little john. Noi chein TV guardavamo solo i cartoni animati.Noi cheavevamo i cartoni animati belli!!!Noi chelitigavamo su chi fosse più forte tra le tartarughe ninjaNoi cheabbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino.Noi checercavamo di far sorridere i sofficini ma si rompevano sempre in 2Noi chenon avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo. Noi chei messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.Noi chesi andava in cabina alla fine della scuola x prendere le schede finite.Noi chec'era la macchina fotografica usa e getta e facevi fino a 20 foto. Noi chenon era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola o dellaBauli con l'albero.Noi chele palline di natale erano di vetro e si rompevano.Noi chese guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a Dormire tardissimo. Noi cheguardavamo film dell'orrore anche se avevi paura.Noi chegiocavamo a calcio durante l'intervallo col tappino della bottiglia.Noi chec'era sempre quello che veniva a scuola con la bottiglia dell'acqua solo per avere il tappinoNoi chesuonavamo ai campanelli e poi scappavamo.Noi chenelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.Noi cheil bagno si poteva fare solo dopo 2 ore che avevi finito di mangiare. Noi chea scuola andavamo con cartelle da 2 quintali e senza rotelle.Noi chequando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta e con lescarpette nello zaino.Noi chea scuola ci andavamo da soli e tornavamo da soli.Noi chese a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terroreNoi chele ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google. Noi cheinternet non esisteva.Noi cheil 'Disastro di Cernobyl' l'abbiamo vissuto nascendo e ci pensavano tuttidestinati a 6 dita.Noi chela merenda a scuola te la portavi da casa Noi chela merenda portata da casa, all'intervallo era sempre in bricioleNoi chenon sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella.. far merenda conGirella..Noi chesi poteva star fuori in bici il pomeriggio.Noi chese andavi in strada non era così pericoloso.Noi cheperò sapevamo che erano le 4 perché stava per iniziare BIM BUM BAM.Noi cheil primo novembre era 'Tutti i santi', mica Halloween. Che fortuna, esserci stati.
Saturday, December 15, 2007
Liberamente foto
Il 798 in località Dashanzi (periferia est di Pechino) è un'area laboratorio-esposizione di arte contempranea cinese troppo famosa per starne qui a parlare. Volevo invece dire due cose sugli sviluppi che (come tutto il resto nella Cina di oggi) ha avuto. Benché stra-sputtanata e stra-speculata nonché "commerciale" solo per usare qualche eufemismo, mantiene tutt'oggi un grande fascino, innanzitutto artistico. La vasta area (ex fabbrica, so che lo sapete ma lo scrivo lo stesso) si è riempita di bar e caffé, internet point, negozietti e negozi che sembra di stare al centro di Milano, ma magazzini e laboratori, sale di esibizione e librerie hanno ancora la meglio. Il fatto è che oramai sono in troppi gli artisti e le mostre, che se vai a fare un giro o hai una meta precisa o se "vai tanto per dare un'occhiata" entri all'alba ed esci al tramonto. Tre anni e mezzo fa venne Vinicio Capossela per un concerto gratuito, giovani con bottiglie di vino e vecchie signore a saltare in tacchi a spillo e peliccia, uno dei concerti più belli della mia vita. In giro moltissimi stranieri, a vederli sembrerebbero più mercanti d'arte che artisti o critici. Oggi ho fatto un salto con Yu per visitare l'esibizione '85 New Wave presso l'Ullens Center for Contemporary Art (grazie Silvia, sei stata la prima ad avermi dato la dritta). Piaciuta. Biglietto un euro per studenti, tre euro per tutti gli altri. Opere più o meno famose di artisti cinesi che han segnato (o meglio creato) l'arte contemporanea cinese (ancora complimenti Agata per il numero a Shanghai. Rispetto ed ammirazione). Un percorso storico dal '76 ad oggi, con particolare attenzione al periodo '85-'89. Non poteva mancare lo 枪击事件 o "shooting incident" del febbraio '89. Lo ricordo bene questo, perchè valse il 30 e lode all'ultimo esame di specialistica che ho dato un anno e mezzo fa. Mi sono appuntato "molto pacatamente" qualche data qua e là: 1.1.1979 La Coca Cola rientra nel mercato cinese. 6.12.1979 Proibito il cosidetto "Muro della democrazia a Xidan" (西单民主墙), dove la gente scriveva tutto quello che voleva (soprattutto critiche al regime) in un muro "pubblico" non lontano da Tianamen. 11.9.1982 Enunciata per la prima volta l'espressione "Costruire il socialismo dalle caratteristiche cinesi" (建设有中国特色的社会主义) .
Al 798 espongono molti artisti cinesi e non. Ho anche fatto incursioni mordi e fuggi in altre stanze e laboratori. Voi che passate di Pechino un salto al 798 ve lo dovete concedere.
Se interessati, vi lascio qualche indirizzo di siti per farvi un'idea...
Friday, December 14, 2007
Questo però non l'avete mai fatto...
"L'hanno trovato che aveva ancora il pisello tra le mani"
"Vada avanti Esposito"
"Un pene fra le mani. Barba rasata. Due sigarette spente vicino al piede sinistro. Un libro in lingua... americano credo... Un giornale di tre giorni fa. Un fermacarte lungo il fianco destro. Un gatto morto, accanto al fermacarte"
"Non è morto il gatto Esposito. Ed il libro è in francese... cosa dice il medico legale?"
"Non è ancora arrivato commissario"
"Meglio. Caso chiuso. Morto d'infarto mentre si masturbava. Quanti anni ha il vecchio?"
"Abbiamo trovato un documento... Di Giannantonio Marino, 53 anni..."
"Li porta malissimo... facciamo 61 e il caso è risolto"
"Ma commisario... ha un buco in testa... gli anni sparato..."
"Ma tu Esposito non avevi il giorno libero oggi?"
"..."
"Ah... ecco cos'era quella macchia rossa su camicia e pavimento... qualche indiziato?"
"Per ora solo io e lei commisario"
"Pessimo umorismo da lunedi mattina Esposito"
Lyudi ne letayut
"Centro informazioni iscrizioni ******. Posso aiutarla?"
"Sì. Vorrei iscrivermi al ******"
"Consulti il nostro sito"
"Ho visto nel vostro sito che non ci sono posti per iscriversi fino a luglio"
"Per quando ha bisogno del ******?"
"Prima possibile. E' per una domanda di iscrizione in università all'estero"
"Si iscriva per gennaio allora"
"Gennaio 2009?"
"No, gennaio 2008"
"Ma le ho detto che nel sito non c'è posto fino a luglio"
"Magari qualcuno si cancella"
"Devo aspettare che qualcuno si cancelli?"
"Sì"
"Mi vuole dire che in tutta Pechino non c'è un posto per fare l'esame del ****** fino a luglio?"
"Esatto"
"La ringrazio molto"
(chiudo prima che possa dire qualsiasi altra cosa. Inavvertitamente prendo a calci il termosifone e sempre inavvertitamente scaravento contro il muro gli scarponi made in China)
Ti avevano mai detto che la vita fosse facile? No?! Neanche a me. Non dev'essere stato un caso...
"Lyudi ne letayut", ("gli uomini non sanno volare") come dicono i russi.
Thursday, December 13, 2007
"Fa piao fa piao fa piao"
Il mestiere del "Fa piao".
Fa piao (发票) in cinese significa "ricevuta", "biglietto", "emettere un biglietto", "scontrino", "ticket". Lo potete sentir dire nei taxi, nei negozi di lusso, nei ristoranti di classe, alla biglietteria della stazione. Normali ricevute. E poi ci sono i "fa piao" da strada. Per lo più poveracci e disoccupati che nei luoghi affollati (uscite della metropolitana, ingressi grandi centri commerciali, piazzale delle stazioni, etc...) dicono a voce medio-alta, facendo finta di niente, "fa piao fa piao fa piao". Che cosa vogliono? Niente. Vendono. Vendono biglietti aerei e del treno, vendono anche documenti falsi e licenze. Di fianco all'uscita est dell'università dove studio ci sono ogni giorno una decina di mamme coi figli in braccio che stanno sedute in fila su un muretto a distanza di venti metri e ripetono in continuazione "fa piao fa piao fa piao". Se ti fermi e chiedi loro un biglietto del treno o aereo loro contattano chissà quale agenzia e ti procurano il biglietto, falso o vero che sia, prendosi una piccola mancia per questo. Fanno anche documenti falsi, tipo documenti di matrimonio, di divorzio, di paternità, diplomi di laurea. O meglio, non li fanno loro, ma conoscono il delinquente di turno che li rimedia. Quando vedono un poliziotto se ne vanno per un po', poi tornano. Un po' come da voi in Italia coi senegalesi e le borse di Gucci o i bengalesi con le cinte tarocche. Non credo diano fastidio a nessuno, ma obbligare i figli a stare tutto il giorno nel traffico a sentirsi all'orecchio "fa piao fa piao fa piao" forse non è proprio del tutto condivisibile. Ma io sono solo un borghese benpensante occidentale e in un paese come la Cina faccio testo come il due di spade a briscola.
Magari in India mi innamoro di una filosofia, di una donna, di una mucca (non necessariamente sacra) e metto una pietra sopra la Cina per sempre. Ho già un piano per abbandonare Yu all'aeroporto di Madras. Ma voi non diteglielo.
Se cercate immagini su internet, scrivendo "发票发票发票" o "Fa piao fa piao fa piao" qualche foto interessante la trovate; ma io volete metterne una presa direttamente dalla strada (che al momento non ho e alle 11 e 19 di sera le mamme "fa piao" sono a dormire). Sono un giornalista reporter free-lance incompreso io, mica rucola e bresaola!
Wednesday, December 12, 2007
I grattacieli di Pechino e l'acciaio di Torino
Fa piacere che la tragedia del 6 dicembre a Torino non sia finita 24 ore dopo ma che venga riproposta (speculazioni a parte) da media e lavoratori. Oggi alcuni video su L'Unità. Ieri un articolo nel blog di Sisci mi ha fatto muovere il culo: volevo vedere per quale acciaio sono morti gli operai della ThyssenKrupp, sono andato a fotografarlo nei quartieri alti di Pechino.
"人们为了生计,老板为了利润" ("La gente per la sopravvivenza, il padrone per il profitto") era scritto in un giornale cinese di qualche giorno fa.
«Partire da un grande disagio ci ha fatto riconquistare una sensibilità e una umanità quasi dimenticata»
Monday, December 10, 2007
Volevo la pioggia, è arrivata la neve...
A parte che stamane scena da film di natale: sveglia alle 5 e mezza, altra giornata di lavoro come comparsa per una pubblicità, con gli occhi ancora chiusi metto il naso fuori dall'ingresso del dormitorio, apro gli occhi per il gelo irresistibile e vedo uno spettacolo che mancava da tempo: cadere linda ed elegante come sempre la prima neve invernale pechinese. Saltello divertito fino all'uscita del campus, non un'anima in giro, le mie risate che danno la sveglia agli studenti. Sorpresa!
Ma l'argomento di oggi è un altro. Le ore di punta pechinesi tra metro e bus. Ho la fortuna di fare una vita prevalentemente di campus, cioè satura tra le quattro mura dell'università tra dormitorio - mensa - aule. Ma a volte per lavoro o uscite varie capita di trovarti dall'altra parte della città proprio nelle ore di punta... Racconto un paio di scene drammatiche:
- dopo una notte in casa di Seva in estrema periferia nord a suon di birra, puré e South Park, la mattina verso le 8 ho la sciagurata idea di prendere la metro. La fila inizia trenta metri fuori dall'ingresso. Dopo mezz'ora sono una sardina a pochi metri dal vagone metropolitano. Non posso far niente, mi accontento di respirare. Arriva la metro, si aprono le porte, vengo trasportato dentro, non ho nemmeno mosso un passo, sono schiacciato contro un cinese dal giaccone blu che mi tocca le parti intime, io non capisco se lo fa apposta o meno e subisco per venti minuti buoni. Ho fatto felice un maiale, per oggi basta buone azioni.
- stasera metro nelle linee centrali della città, non troppo affollata, trovo anche posto a sedere, mi lascio distrarre dalla musica, arriva la mia fermata, scatto in piedi e mi dirigo all'uscita, trovo due ammassi di persone a destra e sinistra di un mini corridoio offerto da un omone in impermeabile giallo con le braccia tese perpendicolari alla porta di uscita del vagone. "Take it easy guys" penso. Sciocco. Appena metto piede fuori mi sento sommerso dall'ala sinistra prima e da quella destra poi, qualcuno mi affossa il polpaccio, la mia testa finisce sotto l'ascella dell'impermeabile giallo, sembra solo una scena comica invece non riesco ad uscirne, quand'ecco arrivare la mia salvezza: una braccio umano nero di una giovane guardia cinese che fa quello di mestiere (salvare gli sfigati nasoni occidentali assaliti da masse di lavoratori cinesi in metropolitana, due anni di laurea di base più tre mesi di tirocinio nella metro di Pechino) mi sfila dalla carica dei cinquecentomila assaltaori di vagone metropolitano: sono salvo! Ringrazio la giovane guardia e mi appresto a fare altre dieci minuti di fila per uscire finalmente all'aria aperta.
Pensavo le scene tipo quella nella foto fossero false. Sono invece vere in Giappone e, a quanto pare, anche in Cina!
Se puoi volete spaventarvi con qualche cifra sui chilometri di linea metropolitana, date un'occhiata a questo articolo di Tony Wheeler.
Sunday, December 09, 2007
Mi manca la pioggia. Di quelle forti, rumorose, heavy metal. Gli acquazzoni di mezza estate, non le pisciate londinesi. Le piogge di talento. Non piove da troppo tempo ormai. Se piove ti senti più solo ma almeno ha un buon motivo per sentirtici: il rumore della pioggia di talento. E allora se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna. Ti chiudi in camera, silenzio assoluto, luce spenta, una tazza di tè bollente, biscottini all'aroma di bucce d'arancio, un film taiwanese con i sottotitoli in portoghese (la storia di due giovani ribelli cinesi), una coperta sulle spalle. La coperta sulle spalle è fondamentale. In camera fanno 40 gradi ma la coperta è fondamentale per creare l'atmosfera solitudine - buio - film taiwanese - pioggia artificiale di talento. La mente deve dettar legge al corpo, non viceversa. Evadere con la mente. Sentir caldo in Antartide e freddo all'inferno. Forse dovevo studiare cultura indiana e specializzarmi su meditazione e yoga.
Per un bacio della figlia dell'ambasciatore tunisino in Cina anche le mie Converse sfondate darei.
Saturday, December 08, 2007
Improvvisarsi giuristi. Ovvero ho trovato la soluzione.
Tempo fa un professore cinese ci ha detto che moltissimi ricchi cinesi prima di morire fanno testamento e lasciano tutto allo Stato. E ci ha chiesto se sapevamo il perché. "Legge di governo" ho risposto facile io, dimenticando per un momento che Mao è morto trent'anni fa. "No. Lo fanno perché vogliono che i figli si formino da soli e costuiscano le proprie fortune senza i mezzi del padre". "Che cazzata" ho pensato io sorridendo sotto i bassi che non ho. Figurati se in Italia c'è qualche coglione che fa lo stesso, roba da pazzi.
Poi c'ho ripensato. E non è affatto una cazzata. Illuminazione! E' la soluzione a tutti i problemi socio-economici! La più grande trovata dopo l'invenzione di dio!
Che uno sia pure libero di lavorare e guadagnare quanto vuole. Arricchitevi! Ma una volta morti proprietà e capitali tornano nelle casse dello Stato, cioè nelle tasche dei cittadini tramite strutture e servizi. Nella situazione attuale il denaro non è un mezzo, è un fine. Non è uno strumento, è fine a se stesso. La gente accumula capitali non per goderseli o farli godere agli altri, ma per farli ammuffire nelle banche, nelle cassaforti, nelle ville in Sardegna. Alcuni criticano la tassa sulla succesione. Io abolirei proprio la successione. Hai guadagnato? Bravo. Sei morto e non hai avuto tempo di spenderti i soldi? Ci dispiace. Ma i soldi accumulati li prendiamo noi Stato. Che senso ha l'eredità? Che senso ha non spendere soldi e accumularli? Per chi li accumulo? Se mio padre guadagno 1000 euro col suo lavoro, cosa c'entrano quei 1000 euro con me? O con mia madre? O con mio figlio? Che i soldi e le proprietà tornino allo Stato e che lo Stato le redistribuisca in base ai bisogni! Utopia? Come sempre l'utopia non è l'irrealizzabile ma l'irrealizzato. Sta a noi. Se non si cambia è colpa nostra. Evidentemente ci fa comodo così. Fatte le dovute eccezioni siamo tutti figli di papa', anche se non ci piace ammetterlo. Ieri pomeriggio ho lavorato come inteprete, stanotte vado a fare la comparsa per un film; i soldi che faccio li metto da parte per il mio viaggio in India di fine gennaio. Se nel frattempo muoio, questi soldi per quale motivo non dovrebbero ritornate allo Stato?! A chi dovrebbero andare!? A mio padre? A mia sorella? Alla mia ragazza? Al padrone che mi ha pagato? Non ne vedo ragioni. Che tornino allo Stato e che siano spesi per comprare carta, penna e libri nelle zone povere della Cina dove i bambini siedono in sette su una panca per due. Che quei miei soldi vengano utilizzati come parte per una borsa di studio per un ragazzo che vuole venire a studiare in Cina, come io ho fatto. I figli e le vedove vengano mantenuti ed aiutati dai fondi di Stato, non dai capitali del defunto. Che ognuno usufruisca di quello che produce in vita. Basta parassiti nullafacenti obesi velinesenzatalento e figli di papa'. Il primo egualitarismo è quello economico di partenza. Inutile essere uguali di fronte alla legge se poi la legge la compra il più ricco. Basta eredità, che tutto torni allo Stato! Che questa cosa non sia una scelta personale ma una legge di Stato. Mai creduto nella legge, ma bisogna pur essere pragmatici come ci ha insegnato San Deng Xiaoping. Che lo Stato abolisca eredità e successioni e obblighi il ritorno di beni e capitali dopo la scomparsa del proprietario, che non si chiamerebbe più tale ma casomai "utilizzatore". I soldi non vanno accumulati o posseduti, vanno usati. Non deve essere l'uomo puttana del denaro, dovrebbe essere casomai il contrario. Ma se questa cosa la fa il singolo diventa solo quella figura che alcuni definiscono "benefattore" ed altri "coglione". Non serva volontà per questo, non funzionerebbe. Serve un comune accordo (fa male parlare di "legge" e "stato" per un anarchico).
Ora non ho più dubbi: sono pazzo sul serio.
In Cina muoiono per lavoro 55 persone al giorno. Nell'Italia del potere sindacalista, delle lotte operaie e dei diritti umani 4 al giorno. La Cina ha 1.300.000.000 di persone (milione più milione meno). L'Italia 60.000.000. In proporzione vanno meglio in Cina. Cioè rischi meno di morire per lavoro in Cina piutosto che in Italia. Incredibile ma vero.
In un paese libero, ricco, civile, democratico la tragedia di Torino non sarebbe dovuta accadere. Quando poi nei giornali ti affiancano la foto del dolore di Torino (su cui partiti e sindacati speculano e basta) alla foto delle pellicce dei miliardari d'Europa riuniti alla Scala di Milano i coglioni un po' ti girano. Scene da fine settecento francese. Andavano lavati col fuoco anche alla Scala forse.
Friday, December 07, 2007
Da grande voglio fare il giornalista. Anzi no. Il barbone.
Interessante inchiesta di un giornalista de L'Espresso che si finge nomade romeno lavavetri e si gira l'Europa per dieci giorni, "facendosi crescere la barba e dormendo sulle panchine".
p.s. A L'Espresso: la prossima volta che avete bisogno di qualcuno che giri l'Europa tra panchine, semafori e treni senza biglietto, scrivendo un reportage di quattro pagine, potete chiamare me. Lo faccio gratis. Parlo anche cinese. Ho gia' il sacco a pelo e la barba di qualche giorno. Non ho il patentino da giornalista ma mi sto organizzando...
Thursday, December 06, 2007
Anche io di Tibet
Negli ultimi tempi la "questione tibetana" impazza nei forum e blog di molti giornalisti. Io come aspirante Giornalista Sinologo Punkabbestia Presidente Operaio ad Interim non voglio essere da meno:
Pechino protesta, Miss Tibet si ritira. La giovane non accetta l'imposizione della fascia «Miss Tibet-Cina»
Non mi sembra il caso di farne una questione politica. Plachiamo gli animi, lasciamoli al Dalai Lama...
Innanzitutto la bella signorina tibetana studia sociologia a Nuova Dehli, cosa abbastanza incomune per un tibetano che vive in Cina. E' forse Miss Tibetana in India? L'articolo non dice molto e non spiega a che titolo la ragazza sia lì, punto centrale della faccenda secondo me. Ovvero: chi è Tsering Chungtak e a che titolo partecpiava al concorso di bellezza in Malesia?? Qualcuno l'aveva eletta in precedenza Miss Tibet? Dove? O forse è stata lei a decidere di indossare la fascia con quel nome sopra? In tal caso non avrebbe senso, il Tibet non esiste politicamente ma solo geograficamente, sarebbe come dire Alpi o Padania, e Miss Padania non gareggia con Miss Burundi (ma forse mi sbaglio e gareggia con Miss Burundi). Si sente Miss dei tibetani? Dubito che esista una gara del genere. Se invece al concorso partecipano anche Miss Marche, Miss Catalogna, Miss Alaska e Miss Caucaso allora Pechino ha torto marcio. Se invece è un concorso a nazioni la bella Tsering Chungtak è un'attivista tibetana. Se in ultima analisi la ragazza è andata a letto con l'organizzatore del concorso allora è solo una comunissima troia da televisione e dovremmo portarla in Italia a fare la velina o a mostrare il culo al Processo di Biscardi. Vedrai che con 3.000 euro nette al mese ti scordi facile facile di qualsiasi causa tibetana.
La post rivoluzione post industriale post maoista post
A volte mi fermo a riflettere sulla crescita del Pil cinese. Quella mostruosa frase "crescita a due cifre". Significa che cresce a più del 10% annuo. Più di ogni altra nazione al mondo, anche se gli indiani tengono testa con un modestissimo 9% da Champions League. Di questa "crescita a due cifre" ne senti parlare o la vedi citata in tutte le tesi e discussioni che riguardano la Cina, anche su quelle che riguardano le statue di bronzo in epoca Zhou. Non bisogna essere degli economisti per capire il signifcato di questa frase, ovvero che lo sviluppo economico cinese corre che fa paura. Ma paura davvero. Chiedete a Taiwan, Giappone, USA, Europa. Ma fa anche gola.
Da studente di lunga data a Pechino e ignorante di economia mi lascio affascinare dai cambiamenti che la capitale dell'impero a due cifre subisce giorno per giorno. Esempio: ierisera con tre amici a passeggiare e passarsi una bottiglia di vino per le viuzze di Sanlintun, quartiere puttane e cocaina per stranieri coi soldi. Tre anni fa c'erano fango e ruspe, qualche nigeriano a vendere droga agli studenti occidentali e un paio di locali che possono piacere ai teenagers stranieri di Pechino. Oggi è ancora puttane e cocaina, ma tutto più splendido splendente, mille milioni di locali e ristorantini, panino americano, caffé italiano, mignotta tailandese, tutto più a misura di uomo bianco cresciuto a minigonne e patatine del McDonald's, "tutto e subito", "io pago e quindi esigo un servizio". Quel poco di cinesità che manteneva questo quartiere puttane e cocaina per occidentali scomparirà nel giro di mesi, giorni, ore. Entrando in una viuzza ho avuto la totale sensazione di non trovarmi in Cina ma piuttosto a Stoccolma o Londra. Fin qui tutto ok, lo sanno tutti e sta bene a tutti (o quasi).
Ma da "studente di lunga data a Pechino e ignorante di economia" mi chiedo cosa cazzo significhi una cresciuta del Pil a due cifre per un cinese qualunque. Due anni fa uno studente di storia polacco mi rispose aggressivo "significa che se trenta anni fa c'erano duecentocinquanta milioni di poveri cinesi, oggi ce ne sono solo pochi milioni!". E' questo quello che pensa un cinese qualunque!? Penso ad un pechinese medio. A mio vedere per lui significa vedere la "sua" città cambiare e trasformarsi a suon di ruspe e capitali stranieri, vedere sorgere grattacieli dove prima c'erano "case del popolo", vedere sempre più "diavoli stranieri" per mano con donne dagli occhi a mandorla, sempre più giovani cinesi con i capelli colorati e in tasca i soldi del padre imprenditore. I ritmi di vita molto più elevati, fare tutto bene e più in fretta ("bene" in Cina non fanno niente, ma fra qualche anno...). Idee, valori e tradizioni antichissime morire pian piano. Bambini avere sulle spalle attenzioni e pressioni di quattro nonni e due genitori. Migranti neri di fuliggine venire a fare gli schiavi da regioni lontanissime. Inquinamento di aria e acqua a livelli mai raggiunti nella lunga storia del paese più popolato del mondo. Istruzione e sanità non più pubbliche e dai costi insopportabili. Ma il Partito dice che questa è la strada e tutti si devono allineare (e rassegnare, come sempre hanno fatto).
Magari però il singolo pechinese pensa che visto che la Cina è stata sempre agricola e povera inventarsi lo sviluppo economico in ventiquattro ore e lasciarlo correre a due cifre forse è un po' esagerato. Anche per rispetto degli antenati! E che cazzo! Magari un sviluppino più moderato, ad una sola cifra andava bene lo stesso no!?
"Stop that train..."
Tuesday, December 04, 2007
Non sapevo il golf l’avessero inventato i pastori scozzesi nel quindicesimo secolo, quando per scacciare la noia tiravano sassi in delle buche con delle pertiche che usavano per frustrare le capre. Non sapevo il nostro “dare perle ai porci” avesse un corrispettivo in cinese che letteralmente significa “suonare il violino ai buoi”.
Non sapevo gli Ittiti fossero stati i primi eco-terroristi, perché portarono in territorio nemico diversi capi di pecore infette.
Non sapevo neanche che per chiedere una borsa di studio ad un’università giapponese bisognasse prima andare a letto col preside dell’istituto, poi col figlio, poi con la nonna e poi con tutti e tre insieme.
Ma so di aver comprato un biglietto di andata e ritorno per l’India, partenza il 20 gennaio destinazione Madras. Al solo pensiero godo che mi si arruffa tutta la coda. Peccato sia sempre troppo presto per gridare vittoria. Vittoria!!
Non sapevo gli Ittiti fossero stati i primi eco-terroristi, perché portarono in territorio nemico diversi capi di pecore infette.
Non sapevo neanche che per chiedere una borsa di studio ad un’università giapponese bisognasse prima andare a letto col preside dell’istituto, poi col figlio, poi con la nonna e poi con tutti e tre insieme.
Ma so di aver comprato un biglietto di andata e ritorno per l’India, partenza il 20 gennaio destinazione Madras. Al solo pensiero godo che mi si arruffa tutta la coda. Peccato sia sempre troppo presto per gridare vittoria. Vittoria!!
Sunday, December 02, 2007
Un'intervista di qualche mese fa, fatta al sottoscritto da un amico che collabora col giornalino dell'Università di Macerata, tema l'esperienza di studio all'estero. Non so che fine abbia fatto quell'intervista, io l'ho ritrovata tra i vari files che ho nel computer. Oggi non ho nulla di meglio da postare...
Perché hai scelto di fare un’esperienza di ricerca/lavoro all’estero?
Diciamo che per il tipo di studi che faccio (corso di laurea specialistica in “Lingue e civiltà orientali”) è semplicemente un imperat; credo infatti che tranne alcuni rari casi sia impossibile imparare una lingua come il cinese senza mettere mai piede in Cina. Anzi diciamo che proprio perché volevo ricercare/lavorare/vivere all’estero ho scelto questo tipo di studi. E ho scelto la Cina per vari motivi, quali il fascino dell’Oriente, una terra lontana con genti, usi, costumi, lingue e filosofie diversissime dalle nostre, ma soprattutto perché, quando mi iscrissi all’università sei anni fa, volevo studiare e apprendere cose mai affrontate prima, quali appunto le civiltà dell’Asia orientale.
Come sei venuto/a a conoscenza di questa opportunità?
La nostra facoltà organizzò per la prima volta tre anni e mezzo fa un periodo di studio di tre mesi in una delle università di lingua più prestigiose di Pechino; avevo dato già parecchi esami ma credevo fosse troppo presto per partire. Genitori e amici hanno avuto la meglio sul mio scetticismo, partii poco dopo con altre 18 studentesse del mio corso (unico maschio, ahimè, il sottoscritto) alla volta di Pechino. L’anno dopo vinsi una borsa di studio per tornare nella stessa università a frequentare corsi di cinese per altri tre mesi. Tornato in Italia, sono partito in viaggio per il sud-est asiatico e da lì mi sono fermato altri 10 mesi in Cina, lavorando e studiando in diverse zone, ma principalmente a Pechino. Lo scorso agosto sono invece partito per un tirocinio di tre mesi al Consolato Generale d’Italia a Canton.
Come ti sei trovato presso l’Università in cui hai collaborato o collabori e come valuti la tua esperienza?
Esperienza enorme e poliedrica quella fatta in Cina nelle quattro volte in cui sono stato negli ultimi anni. Mi sono trovato benissimo anche all’università, anche se non condivido molto il tipo di vita stile “college americano” e la rigida divisione che c’è tra studenti stranieri e studenti cinesi, nonché tra studenti e studentesse. Resta il fatto che per imparare in fretta un buon cinese è quasi sempre fondamentale un lungo periodo di studio presso università o istituti in Cina.
Quali sono le differenze principali se dovessi fare un paragone col “sistema”italiano?
A mio avviso quello cinese è uno studio molto più mnemonico, dove l’insegnante dirige i lavori e gli studenti devono attenersi a quello che il docente indica, compresi i libri di testo; le lezioni sono obbligatorie, a numero chiuso, i tempi ferrei, gli esami da fare assolutamente nelle date indicate, non si boccia ad un esame ma si boccia per l’intero anno accademico (insomma, un po’ come la nostra scuola superiore); manca il dibattito, apertura al di là del fine stretto dell’esame e di un impiego immediato futuro. La maggior parte degli studenti cinesi (per un fatto soprattutto economico e di pressione da parte della famiglia) stanno sui libri giorno e notte, non perdono mai una lezione e seguono pedissequamente l’insegnante. Poter studiare in un’università per molti di loro è un lusso, un’occasione per la vita da non perdere in nessun modo, non un luogo anche e soprattutto di confronto e dialogo (oltre che di crescita e divertimento) come invece, secondo me, il “sistema italiano” è.
È stato difficile adattarsi?
Amo viaggiare, sperimentare, confrontarmi e sono oltretutto molto curioso, per questo mi sono adattato abbastanza facilmente. Ma da un punto di vista più oggettivo (vale a dire guardandomi intorno e ascoltando i commenti e le reazioni di altri stranieri, europei, americani e giapponesi soprattutto) non posso non dire che gli usi, i costumi, le abitudini e gli stili di vita cinesi sono spesso difficilmente digeribili per gli stranieri. Specie a livello di organizzazione, pulizia, sanità, ordine, “buone maniere”. Altrettante lamentele trovo negli studenti asiatici e stranieri in generale che vengono a vivere in Italia, e personalmente trovo i reciproci disagi una cosa decisamente interessante e anzi stimolante.
Non solo università e studio…divertimenti? Vita di tutti i giorni? Cose interessanti a livello di cultura, intrattenimenti e svago?
Bella domanda. I giovani cinesi si divertono e svagano in modi non proprio uguali ai nostri: karaoke, giochi da tavolo in casa, cene chiassose, sport. Fino a un paio di decenni fa quasi non c’erano discoteche, locali, pub. I bar non esistono tuttora. Al giorno d’oggi in metropoli come Pechino, Shanghai, Canton, Tianjin e tante altre esistono dei quartieri fatti quasi solo apposta per stranieri di tutte le età, locali per ballare diversi tipi di musica, pub dove sedersi e passare la serata, bowling, sale biliardo. Trenta anni fa droga e prostituzione erano vietate e quasi non esistevano; oggi sono ugualmente illegali e i trasgressori sottoposti a pene severissime, tuttavia la prostituzione e lo spaccio di droga è all’acqua di rose specie in questi quartieri per stranieri. In altre parole in molte città cinesi potete sempre più trovare quello che avete a Londra, Barcellona o Bologna.
La Cina ha una delle culture più antiche della storia dell’umanità, per questo musei, templi ed esibizioni sono presenti un po’ ovunque (tra qualche anno la Cina avrà il maggior numero di turisti all’anno su scala mondiale); posso dire che Pechino offre tantissimo dal punto di vista culturale ed artistico, e stesso discorso vale per i divertimenti (seppure ancora non paragonabile secondo me a quello che per musica, cultura o svago possono offrire città come Roma o Madrid); certo, scordatevi di scendere in piazza con tre quattro amici, due chitarre e una bottiglia di vino a passare la serata, a meno che non decidiate di andare nelle più moderne e “occidentali” Macao o Hong Kong.