Monday, December 10, 2007

Volevo la pioggia, è arrivata la neve...


A parte che stamane scena da film di natale: sveglia alle 5 e mezza, altra giornata di lavoro come comparsa per una pubblicità, con gli occhi ancora chiusi metto il naso fuori dall'ingresso del dormitorio, apro gli occhi per il gelo irresistibile e vedo uno spettacolo che mancava da tempo: cadere linda ed elegante come sempre la prima neve invernale pechinese. Saltello divertito fino all'uscita del campus, non un'anima in giro, le mie risate che danno la sveglia agli studenti. Sorpresa!
Ma l'argomento di oggi è un altro. Le ore di punta pechinesi tra metro e bus. Ho la fortuna di fare una vita prevalentemente di campus, cioè satura tra le quattro mura dell'università tra dormitorio - mensa - aule. Ma a volte per lavoro o uscite varie capita di trovarti dall'altra parte della città proprio nelle ore di punta... Racconto un paio di scene drammatiche:
- dopo una notte in casa di Seva in estrema periferia nord a suon di birra, puré e South Park, la mattina verso le 8 ho la sciagurata idea di prendere la metro. La fila inizia trenta metri fuori dall'ingresso. Dopo mezz'ora sono una sardina a pochi metri dal vagone metropolitano. Non posso far niente, mi accontento di respirare. Arriva la metro, si aprono le porte, vengo trasportato dentro, non ho nemmeno mosso un passo, sono schiacciato contro un cinese dal giaccone blu che mi tocca le parti intime, io non capisco se lo fa apposta o meno e subisco per venti minuti buoni. Ho fatto felice un maiale, per oggi basta buone azioni.
- stasera metro nelle linee centrali della città, non troppo affollata, trovo anche posto a sedere, mi lascio distrarre dalla musica, arriva la mia fermata, scatto in piedi e mi dirigo all'uscita, trovo due ammassi di persone a destra e sinistra di un mini corridoio offerto da un omone in impermeabile giallo con le braccia tese perpendicolari alla porta di uscita del vagone. "Take it easy guys" penso. Sciocco. Appena metto piede fuori mi sento sommerso dall'ala sinistra prima e da quella destra poi, qualcuno mi affossa il polpaccio, la mia testa finisce sotto l'ascella dell'impermeabile giallo, sembra solo una scena comica invece non riesco ad uscirne, quand'ecco arrivare la mia salvezza: una braccio umano nero di una giovane guardia cinese che fa quello di mestiere (salvare gli sfigati nasoni occidentali assaliti da masse di lavoratori cinesi in metropolitana, due anni di laurea di base più tre mesi di tirocinio nella metro di Pechino) mi sfila dalla carica dei cinquecentomila assaltaori di vagone metropolitano: sono salvo! Ringrazio la giovane guardia e mi appresto a fare altre dieci minuti di fila per uscire finalmente all'aria aperta.
Pensavo le scene tipo quella nella foto fossero false. Sono invece vere in Giappone e, a quanto pare, anche in Cina!
Se puoi volete spaventarvi con qualche cifra sui chilometri di linea metropolitana, date un'occhiata a questo articolo di Tony Wheeler.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home