Un'intervista di qualche mese fa, fatta al sottoscritto da un amico che collabora col giornalino dell'Università di Macerata, tema l'esperienza di studio all'estero. Non so che fine abbia fatto quell'intervista, io l'ho ritrovata tra i vari files che ho nel computer. Oggi non ho nulla di meglio da postare...
Perché hai scelto di fare un’esperienza di ricerca/lavoro all’estero?
Diciamo che per il tipo di studi che faccio (corso di laurea specialistica in “Lingue e civiltà orientali”) è semplicemente un imperat; credo infatti che tranne alcuni rari casi sia impossibile imparare una lingua come il cinese senza mettere mai piede in Cina. Anzi diciamo che proprio perché volevo ricercare/lavorare/vivere all’estero ho scelto questo tipo di studi. E ho scelto la Cina per vari motivi, quali il fascino dell’Oriente, una terra lontana con genti, usi, costumi, lingue e filosofie diversissime dalle nostre, ma soprattutto perché, quando mi iscrissi all’università sei anni fa, volevo studiare e apprendere cose mai affrontate prima, quali appunto le civiltà dell’Asia orientale.
Come sei venuto/a a conoscenza di questa opportunità?
La nostra facoltà organizzò per la prima volta tre anni e mezzo fa un periodo di studio di tre mesi in una delle università di lingua più prestigiose di Pechino; avevo dato già parecchi esami ma credevo fosse troppo presto per partire. Genitori e amici hanno avuto la meglio sul mio scetticismo, partii poco dopo con altre 18 studentesse del mio corso (unico maschio, ahimè, il sottoscritto) alla volta di Pechino. L’anno dopo vinsi una borsa di studio per tornare nella stessa università a frequentare corsi di cinese per altri tre mesi. Tornato in Italia, sono partito in viaggio per il sud-est asiatico e da lì mi sono fermato altri 10 mesi in Cina, lavorando e studiando in diverse zone, ma principalmente a Pechino. Lo scorso agosto sono invece partito per un tirocinio di tre mesi al Consolato Generale d’Italia a Canton.
Come ti sei trovato presso l’Università in cui hai collaborato o collabori e come valuti la tua esperienza?
Esperienza enorme e poliedrica quella fatta in Cina nelle quattro volte in cui sono stato negli ultimi anni. Mi sono trovato benissimo anche all’università, anche se non condivido molto il tipo di vita stile “college americano” e la rigida divisione che c’è tra studenti stranieri e studenti cinesi, nonché tra studenti e studentesse. Resta il fatto che per imparare in fretta un buon cinese è quasi sempre fondamentale un lungo periodo di studio presso università o istituti in Cina.
Quali sono le differenze principali se dovessi fare un paragone col “sistema”italiano?
A mio avviso quello cinese è uno studio molto più mnemonico, dove l’insegnante dirige i lavori e gli studenti devono attenersi a quello che il docente indica, compresi i libri di testo; le lezioni sono obbligatorie, a numero chiuso, i tempi ferrei, gli esami da fare assolutamente nelle date indicate, non si boccia ad un esame ma si boccia per l’intero anno accademico (insomma, un po’ come la nostra scuola superiore); manca il dibattito, apertura al di là del fine stretto dell’esame e di un impiego immediato futuro. La maggior parte degli studenti cinesi (per un fatto soprattutto economico e di pressione da parte della famiglia) stanno sui libri giorno e notte, non perdono mai una lezione e seguono pedissequamente l’insegnante. Poter studiare in un’università per molti di loro è un lusso, un’occasione per la vita da non perdere in nessun modo, non un luogo anche e soprattutto di confronto e dialogo (oltre che di crescita e divertimento) come invece, secondo me, il “sistema italiano” è.
È stato difficile adattarsi?
Amo viaggiare, sperimentare, confrontarmi e sono oltretutto molto curioso, per questo mi sono adattato abbastanza facilmente. Ma da un punto di vista più oggettivo (vale a dire guardandomi intorno e ascoltando i commenti e le reazioni di altri stranieri, europei, americani e giapponesi soprattutto) non posso non dire che gli usi, i costumi, le abitudini e gli stili di vita cinesi sono spesso difficilmente digeribili per gli stranieri. Specie a livello di organizzazione, pulizia, sanità, ordine, “buone maniere”. Altrettante lamentele trovo negli studenti asiatici e stranieri in generale che vengono a vivere in Italia, e personalmente trovo i reciproci disagi una cosa decisamente interessante e anzi stimolante.
Non solo università e studio…divertimenti? Vita di tutti i giorni? Cose interessanti a livello di cultura, intrattenimenti e svago?
Bella domanda. I giovani cinesi si divertono e svagano in modi non proprio uguali ai nostri: karaoke, giochi da tavolo in casa, cene chiassose, sport. Fino a un paio di decenni fa quasi non c’erano discoteche, locali, pub. I bar non esistono tuttora. Al giorno d’oggi in metropoli come Pechino, Shanghai, Canton, Tianjin e tante altre esistono dei quartieri fatti quasi solo apposta per stranieri di tutte le età, locali per ballare diversi tipi di musica, pub dove sedersi e passare la serata, bowling, sale biliardo. Trenta anni fa droga e prostituzione erano vietate e quasi non esistevano; oggi sono ugualmente illegali e i trasgressori sottoposti a pene severissime, tuttavia la prostituzione e lo spaccio di droga è all’acqua di rose specie in questi quartieri per stranieri. In altre parole in molte città cinesi potete sempre più trovare quello che avete a Londra, Barcellona o Bologna.
La Cina ha una delle culture più antiche della storia dell’umanità, per questo musei, templi ed esibizioni sono presenti un po’ ovunque (tra qualche anno la Cina avrà il maggior numero di turisti all’anno su scala mondiale); posso dire che Pechino offre tantissimo dal punto di vista culturale ed artistico, e stesso discorso vale per i divertimenti (seppure ancora non paragonabile secondo me a quello che per musica, cultura o svago possono offrire città come Roma o Madrid); certo, scordatevi di scendere in piazza con tre quattro amici, due chitarre e una bottiglia di vino a passare la serata, a meno che non decidiate di andare nelle più moderne e “occidentali” Macao o Hong Kong.
4 Comments:
挺欣赏你的! 继续加油吧~! stef.
necessita di verificare:)
good start
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
Post a Comment
<< Home