Non voto. Però...
Fatta eccezione per le elezioni provinciali (Macerata) di dieci fa, dove votai per i Verdi, non ho mai votato in vita mia. E non voterò neanche stavolta. Le motivazioni sono molteplici:
- perché penso che delegare potere non sia giusto né necessario. Voterei al massimo ai referendum o per altre forme di democrazia diretta;
- perché, un po' come i vari Curcio, Cagol e Franceschini, penso che la democrazia italiana sia stata tradita e non possa essere riscattata per vie istituzionali;
- perché penso che democrazia non significhi "andare a votare il coglione di turno" una volta ogni cinque anni, ma democrazia sia partecipazione, condivisione, impegno politico. Solo che siamo tutti troppo impegnati per badare a queste cose e preferiamo eleggere i soliti noti;
- perché quando penso alle lezioni mi viene in mente di Giuseppe Pinelli ammazzato dallo Stato. E di Federico Aldovrandi. E della caserma Diaz. E della strage di Bologna. E di quella di Ustica. E via dicendo...;
- perché penso che i vincitori delle elezioni siano sempre i potenti di turno, quelli con abbastanza denaro e potere da comprarsi gli spazi e corrompere i singoli. Anche e soprattutto grazie alla collaborazione delle mafie e del cosiddetto "voto di scambio";
- perché non penso che un paese di 60 milioni (ma neanche di 6 o di mezzo) di persone possa essere governato da un pugno di eletti;
- per coerenza ideologica con la filosofia politica dell'anarchismo;
- perché nessuno dei candidati mi dà fiducia;
- perché se si raggiungesse un astensionismo dell'80%, nessuno politico potrebbe arrogarsi il prestigio di "essere stato eletto dal popolo";
- perché anche stavolta non mi trovo in Italia (motivazione di comodo, lo so);
- e per altri motivi ancora che non sto qui ad elencare.
Se però decidessi di andare alle urne, farei queste semplici riflessioni:
- innanzitutto spererei che il mio voto possa davvero cambiare qualcosa. Non dico che porti ad una rivoluzione, ma che almeno possa aiutare a cambiare un minimo la sensibilità delle persone, ripensare concetti importanti del vivere quotidiano, riconsiderare chi siamo, dove siamo e quanto valore dobbiamo dare a parole come "democrazia", "umanità", "profitto" o "solidarietà";
- quindi non darei il mio voto ai vari PD o PdL, perché sono marci dentro, incapaci di ristrutturarsi e liberarsi da una mentalità affamata di potere e conservatorismo. Insomma, li vedo come una manica di reazionari e basta. Non darei il mio voto a Monti perché incarna tutti quei valori borghesi che da sempre mi danno la nausea. Non voterei nessuno a destra di Monti perché sono e resto un anti-capitalista e un anti-fascista. Non voterei neanche Ingroia, perché la sua "Rivoluzione civile" non mi sembra abbia nulla di rivoluzionario. Ideologicamente parlando forse sono più di tutti vicino a SeL, ma vedo il suo movimento e i suoi valori troppo distanti dall'italiano medio: Vendola, in altre parole, è secondo me un pesce fuor d'acqua e il mio voto a lui non servirebbe a cambiare l'Italia neanche se vincesse le elezioni;
- voterei allora forse il Movimento cinque stelle. Intendiamoci: Grillo per me era e resta un comico, un abile oratore impegnato in politica. Non condivido alcune cose che lui e "i grillini" portano avanti, ma "metodologicamente" parlando, mi sento abbastanza vicino a loro. Li vedo legati al territorio, attivi, una democrazia dal basso che coinvolge giovani e appassionati, e non menefreghisti che scambiano il loro voto per 50 euro o la promessa di un lavoro sfruttato e irregolare. Non credo siano tutti onesti e ci mancherebbe altro! Nessuno è o può essere perfettamente onesto. Ma almeno cerchiamo di non candidare figure impresentabili con condanne alle spalle per corruzione o mafia. Mi piace la loro vena ecologista e il fatto di mettere l'uomo al centro, non le banche o il ponte sullo stretto di Messina.
E soprattutto: penso siano gli unici che possano dire "proviamo a cambiare qualcosa". Perché quando lo dicono Bersani o Berlusconi mi viene solo da piangere.
Sono insomma agli unici a cui possiamo ancora dare una possibilità. Se falliscono loro, alle prossime elezioni avremo un motivo in più per non andare a votare.
- perché penso che delegare potere non sia giusto né necessario. Voterei al massimo ai referendum o per altre forme di democrazia diretta;
- perché, un po' come i vari Curcio, Cagol e Franceschini, penso che la democrazia italiana sia stata tradita e non possa essere riscattata per vie istituzionali;
- perché penso che democrazia non significhi "andare a votare il coglione di turno" una volta ogni cinque anni, ma democrazia sia partecipazione, condivisione, impegno politico. Solo che siamo tutti troppo impegnati per badare a queste cose e preferiamo eleggere i soliti noti;
- perché quando penso alle lezioni mi viene in mente di Giuseppe Pinelli ammazzato dallo Stato. E di Federico Aldovrandi. E della caserma Diaz. E della strage di Bologna. E di quella di Ustica. E via dicendo...;
- perché penso che i vincitori delle elezioni siano sempre i potenti di turno, quelli con abbastanza denaro e potere da comprarsi gli spazi e corrompere i singoli. Anche e soprattutto grazie alla collaborazione delle mafie e del cosiddetto "voto di scambio";
- perché non penso che un paese di 60 milioni (ma neanche di 6 o di mezzo) di persone possa essere governato da un pugno di eletti;
- per coerenza ideologica con la filosofia politica dell'anarchismo;
- perché nessuno dei candidati mi dà fiducia;
- perché se si raggiungesse un astensionismo dell'80%, nessuno politico potrebbe arrogarsi il prestigio di "essere stato eletto dal popolo";
- perché anche stavolta non mi trovo in Italia (motivazione di comodo, lo so);
- e per altri motivi ancora che non sto qui ad elencare.
Se però decidessi di andare alle urne, farei queste semplici riflessioni:
- innanzitutto spererei che il mio voto possa davvero cambiare qualcosa. Non dico che porti ad una rivoluzione, ma che almeno possa aiutare a cambiare un minimo la sensibilità delle persone, ripensare concetti importanti del vivere quotidiano, riconsiderare chi siamo, dove siamo e quanto valore dobbiamo dare a parole come "democrazia", "umanità", "profitto" o "solidarietà";
- quindi non darei il mio voto ai vari PD o PdL, perché sono marci dentro, incapaci di ristrutturarsi e liberarsi da una mentalità affamata di potere e conservatorismo. Insomma, li vedo come una manica di reazionari e basta. Non darei il mio voto a Monti perché incarna tutti quei valori borghesi che da sempre mi danno la nausea. Non voterei nessuno a destra di Monti perché sono e resto un anti-capitalista e un anti-fascista. Non voterei neanche Ingroia, perché la sua "Rivoluzione civile" non mi sembra abbia nulla di rivoluzionario. Ideologicamente parlando forse sono più di tutti vicino a SeL, ma vedo il suo movimento e i suoi valori troppo distanti dall'italiano medio: Vendola, in altre parole, è secondo me un pesce fuor d'acqua e il mio voto a lui non servirebbe a cambiare l'Italia neanche se vincesse le elezioni;
- voterei allora forse il Movimento cinque stelle. Intendiamoci: Grillo per me era e resta un comico, un abile oratore impegnato in politica. Non condivido alcune cose che lui e "i grillini" portano avanti, ma "metodologicamente" parlando, mi sento abbastanza vicino a loro. Li vedo legati al territorio, attivi, una democrazia dal basso che coinvolge giovani e appassionati, e non menefreghisti che scambiano il loro voto per 50 euro o la promessa di un lavoro sfruttato e irregolare. Non credo siano tutti onesti e ci mancherebbe altro! Nessuno è o può essere perfettamente onesto. Ma almeno cerchiamo di non candidare figure impresentabili con condanne alle spalle per corruzione o mafia. Mi piace la loro vena ecologista e il fatto di mettere l'uomo al centro, non le banche o il ponte sullo stretto di Messina.
E soprattutto: penso siano gli unici che possano dire "proviamo a cambiare qualcosa". Perché quando lo dicono Bersani o Berlusconi mi viene solo da piangere.
Sono insomma agli unici a cui possiamo ancora dare una possibilità. Se falliscono loro, alle prossime elezioni avremo un motivo in più per non andare a votare.
1 Comments:
estremamente condivido.
viola
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