Monday, July 30, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (VI)


台南 Tainan, giornata tot di questo fine luglio: la signora X.

La signora X. e' una parente di E. e mi aspetta sotto casa a braccia aperte, calore e goliardia che non ti aspetteresti da una cinese settantenne. Sorriso fisso in bocca e una gioia di vivere che neanche i miei alunni a 14 anni. Per prima cosa mi presenta ai suoi amici, nell'atrio della palazzina dove vive. Un docente in pensione, un portiere che e' appena tornato da un viaggio in moto, un'inquilina del palazzo di fronte. Ci sediamo a bere del te' verde (del vero te' verde; in Italia oramai leggi scritto "te' verde" ovunque, ma sa sempre di acqua del rubinetto e zucchero) e chiacchierare di Italia e di Cina. Poco dopo l'ex insegnante ci porta tutti in auto in un ristorante a mangiare vitello in brodo, un piatto tipico del posto. Piu' tardi conosco anche figlia e suocero della signora X., che mi accompagnano a fare un tour della citta': "antichi" palazzi costruiti dai giapponesi, il primo ascensore di Taiwan, il museo della letteratura, i mercatini del cibo e, soprattutto, il 奇美博物馆 Museo Qimei. Edificio possente fuori citta', sembra la copia della Casa Bianca di Washington. Dentro spazi enormi di espozioni di vario tipo, tra cui una notevole collezione di opere d'arte europee e una di strumenti musicali, in particolare di violini. Ho scoperto come si dice "organetto" in cinese: 手风琴, cioe' "strumento a vento delle mano". Ho anche imparato che "granita" si dice 冰沙, cioe' "granuli di ghiaccio". Biglietto d'ingresso 6 euro e li vale tutti. Dopo esser stati a cena a gustare le prelibatezze locali facciamo ritorno a casa, per due comode chiacchiere davanti alla televisione.

Il giorno dopo, riposato e rinfrescato, saluto calorosamente questa grande donna che e' la signora X., che ha lasciato in me 一种简单的幸福 un senso di semplice felicita'.
Raggiungo la stazione dei treni di Tainan e ragiono sul da farsi. Avevo l'idea di non fermarmi a 高雄 Gaoxiong, altra grande citta' costiera taiwanese, e tirare dritto fino a 台东 Taidong, tagliando la parte meridionale dell'isola da costa occidentale a costa orientale. Pero' il treno fa innanzitutto proprio tappa a Gaoxiong e decido quindi di scendere per fare due passi nella zona del molo. Li' osservo, oltre ai molti turisti, bambini e fastidiosa pioggia, la zona artistica del 驳二艺术特区 Pier 2 - Art Center (immaginatevi un 798 in una location portuale, per chi avesse familiarita' con Pechino) e il museo del cinema del 高雄市电影馆 Gaoxiong Film Archive.

Il treno che arriva nel tardo pomeriggio a Taidong abbandona la costa ovest per raggiungere quella est passando per verdi montagne e paesaggi niente male. Giunto a Taidong, compio un paio di leggerezze tipiche dei viaggi poco o per nulla organizzati: 1. do per scontato che Taidong sia sul mare, mentre dista ben sette chilometri da esso; 2. do per scontato che la costa sia fatta di sabbiosa spiaggia color platino, mentre trovo roccia e scogli poco ospitali. Morale della favola cammino senza tregua nel mezzo della notte tra risaie e cani randagi per trovare il cemento che si affaccia sull'Oceano Pacifico. Beh, almeno sono giunto sull'Oceano e all'alba del giorno dopo, quando arriva la luce naturale e non c'e' rumore in giro se non quello delle onde, fa un certo effetto sapere che di fronte a te, qualche migliaio di chilometri dopo l'orizzonte, c'e' la California messicana.

Parto quindi in direzione nord, alla ricerca di una spiaggia che si possa definire tale, percorrendo a piedi la Highway 11. Poco dopo si ferma una signora a darmi un passaggio in scooter, ma in totale devo sudarmi una decina di chilometri prima di poter fare il primo bagno (nonostante il divieto di balneazione) e una ventina di chilometri in tutto per raggiugere 都兰 Dulan, villaggio che da piu' parti mi avevano consigliato. Atmosfera rilassata, uomini bianchi e qualche sito di interesse storico-culturale, ma diciamo che anche qui il mare devi un po' andartelo a cercare, possibilmente senza perdersi nei campi di banano come ho fatto io. Onde alte, acqua limpida, spiaggia grigia, quasi nessun altro presente nelle vicinanze. Il mare a cui siamo abituati in Italia di bagnini, ombrelloni, ristoranti di pesce e folle umane spiaggiate non e' di casa qua. Meglio cosi'.
Prima del tramonto riprendo la strada (si', lo so, e' una specie di tossicodipendenza) e mastico i tredici chilometri che portano a 东河 Donghe, altra mini realta' a getto sul mare, molto meno turistica e affollata di Dulan. Meno turistica ma decisamente piu' romantica, devo dire.

Tante ore passate ciondolando sotto il sole tropicale, come passare il tempo? Beh, ad esempio cantando. Cori da stadio, canti popolari, stornelli da cantina, testi punk o canzoni da oratario, insomma qualsiasi cosa che sia di compagnia e tenga alto l'entusiasmo dell'on the road. E' l'incertezza di sapere cosa ci sia dietro quella curva che muove il passo avanti, la curiosita' di sapere dove passerai la notte stavolta e via dicendo, ma ovviamente non e' sempre tutto rose e fiori e spesso la stanchezza ti sfianca, senti le forze abbandonarti, la benzina finire, la gioia calare. E allora dai di canto. Come, per esempio, puoi cambiare le parole a una canzone di Paolo Conte e adattarla alla tua giornata in strada;

Sara' anche bella la sagra di paese,
o quella spiaggia laggiu' fuori citta',
ma un viaggetto fa gola di piu'
in questa estate di ombrelloni e tivvu'.
Sto camminando lungo una Statale
e sto sognando la prossima citta'
tra una curva e l'altra c'e' un silenzio
che descriverti non saprei...
Oh quanta strada resta ancora?
Quanta ne ho fatta finora?
E tu mi fai "Perche' non resti a casa?"
A casa stacci tu!

O riadattare il "Padre nostro" a mo' di preghiera per i viaggiatori solitari;

San Cristoforo nostro che sei in giro
sia chiamato il tuo nome, 
venga il tuo aiuto
sia fatta la nostra volonta'
come ad oriente cosi' ad occidente
dacci i nostri 50 chilometri quotidiani
e rimetti a noi le nostre forze
che noi dispendiamo per la strada
e non ci indurre in viaggi organizzati
ma liberaci dai turisti
amen

Poi, come dicono dalle mie parti, "pe' canta' ce vo' la voce", ma per fortuna nessuno da queste parti capisce quello che blatero.
Adelante!

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