Wednesday, July 25, 2018

出国旅行万岁 ! Un viaggio a Taiwan (III)


Quindi nei primi giorni sono stato in giro per Taibei, da solo o in compagnia dei cuginetti di E.
Bene, cosa c'e' da fare e/o vedere a Taibei? Innanzitutto uscire di casa e sedersi sul primo marciapiede armato di sigarette, penna e taccuino ad osservare i taiwanesi che passano. Poi, dopo varie passeggiate per i quartieri, sono andato a fare un giro per le colline di piante da te' fuori Taibei con la 猫空缆车 Funivia di Maokong, che qui chiamano "Gondola". Per 4 euro e in una trentina di minuti raggiungi uno dei punti piu' alti e da li' puoi addentrarti nel verde della foresta, tra templi buddisti e negozi di te'. 

Tornato a valle, ho preso un autobus in direzione 九份 Jiufen, un villaggio a 40 chilometri da Taibei. Il paesaggio e' piacevole e dopo un'oretta di sonno scendo a Shifen, vicino Pingxi, dove i turisti si fermano a far partire delle piccole mongolfiere di carta con messaggi augurali in caratteri cinesi. Qui ho trovato la prima ordata di turisti, per lo piu' coreani e giapponesi, ma anche di cinesi della Repubblica popolare (che qui chiamano proprio 中国人 o persone del 大陆, cioe' del "continente" ). Li riconosco non tanto da come parlano ma dal fatto che parlano ad alta voce; anzi spesso urlano, un po' come noi italiani. Non mi lascio scoraggiare e con un 慢车 trenino lento lento e l'aria condizionata sparata a tutto raggiungo finalmente Jiufen. Qui la quantita' di turisti raggiunge il top, asiatici al 99% con l'aggiunta di qualche uomo bianco. Ho impiegato un'ora solo per capire cosa ci fosse da vedere: e' un ex villaggio di minatori, ha una pagoda sopra una collina e delle tombe funerarie, ma poco altro. Le viuzze del centro non sono poi cosi' appetibili, anche se piene di negozietti, fast-food, ristoranti ed esercizi commerciali a mo' di Luna Park concentrato in centro storico medievale nostrano. Un po' come piace in effetti ai turisti asiatici. Sembra sia una cittadina dalla quale abbia preso ispirazione l'autore giapponese Miyazaki; una piccola Taormina con vista sul mare molto meno mozzafiato. 

Che poi questa cosa di identificare le persone per la loro (presupposta) nazionalita' mi da' la nausea, devo aver preso la Salvinite. Salgo sul primo bus che mi riporta a Taibei citta'.  

Il giorno dopo vado a visitare il 国立故宫博物院 National Palace Museum, dove i nazionalisti in fuga dalla guerra civile hanno portato tesori artistici vari prelevati dalla 故宫 Citta' proibita di Pechino e non solo. Il biglietto costa 10 euro, ma li vale tutti: orgasmo plurimo sinologico. Il "pezzo da novanta" e' il 翠玉白菜 Cavolo di giadeite, un pezzo di giada scolpito nel XIX secolo dalla forma incredibilmente simile ad un cavolo cinese. Ma lo aspettavo piu' grande, ma va bene cosi'.

Nel pomeriggio sono andato a 淡水 Danshui, nella parte nord-occidentale di Taibei. Anche qui, oltre al piacere del lungo fiume che presto si riversa nel mare, trovi una 老街 lunga via "antica" (per noi forse "antico" e' Antica Roma, qui sono le vie e i templi costruiti dagli immigrati cinesi dal 福建 Fujian due o trecento anni fa) pieni di negozietti, fast-food e ristorantini, come piacciono ai turisti asiatici. Ci sono anche una chiesa e una universita', entrambe fondate da un missionario cristiano occidentale parecchio tempo fa. Ma l'attrazione principale e' un forte olandese poi passato agli spagnoli, poi agli inglesi e ai giapponesi, infine ai taiwanesi (insomma, negli ultimi tre o quattro secoli qui sono passati tutti, un po' come in Sicilia dai Greci in poi). Si chiama 红毛城 cioe' "Castello del pelo rosso" (dal colore dei capelli degli olandesi) o Forte San Domingo.

Taiwan piena di templi, molto piu' del continente o altri luoghi del sud est asiatico. Apparentemente vero. Massiccia presenza, ingresso gratuto, servizi igienici e acqua fredda per abbeverarsi, imponenti esteticamente, senso del sacro, odore forte di incensi, i fedeli in preghiera. Si dividono (mi hanno spiegato) in 庙 , a seconda che siano abitati da monaci o semplicemente gestiti da laici. A voler esser stronzi e sinofili, farei pero' notare che qui il piu' vecchio e' del XVIII secolo... quando nella Cina continentale ti trovi davanti la 长城 Grande muraglia o il Buddha della 峨眉山 Montagna Emei o le grotte di 敦煌 Dunhuang lungo la Via della seta l'effetto e' ben altro, tipo di un viaggio nel tempo con salto triplo carpiato.


Ma il pezzo forte della vita sociale taiwanese sono i 夜市 mercati notturni, esaltati come la principale attrazione culturale e turistica. Immaginatevi vie del centro cittadino starcolme di gente schiacciate tra grattacieli, file di auto e bancarelle dove si vende di tutto. Fondamentalmente un'orgia collettiva di consumo di cibo, congestionato e frettoloso, rituale e decisamente offensivo per chi nel mondo non ha di che riempirsi la pancia. Ricordano un po' le sagre di paese nello Stivale, ma concentrate in qualche ora serale di violenta abbuffata. Bisognerebbe stare una settimana senza mangiare prima di andare ad un mercato notturno, ma io non lo sapevo e la famiglia di E., che mi ha accompagnato e che ci teneva a farmi avere un assaggio di vera Taibei, mi ha letteralmente ingozzato con ogni sorta di cibo e bevanda locale, finche' io, povero pivello, non ho scosso la testa e alzato bandiera bianca. 


I musei li amo e prima di andarmene da Taibei ho visitato il 台北市立美术馆 Taipei Fine Arts Museum per delle mostre di foto e la performance di un'artista; poi il 国立台湾博物馆 National Taiwan Museum (etnografico e naturalistico; ingresso 1 euro) e il Taipei 228 Memorial Museum (gratuito e utile a conoscere un po' la storia politica di Taiwan dagli inizi dello scorso secolo ad oggi e il periodo del 白色恐怖 Terrore bianco), entrambi al 二二八和平纪念公园 228 Peace Memorial Park, che "ospita" anche l'occupazione da parte di attivisti per i diritti degli aborigeni di Taiwan. O almeno cosi' mi e' sembrato di capire. Una visita al 国父纪念馆 Sun Yat-sen Memorial Hall tanto per un saluto un vecchio rivoluzionario 孙中山 Sun Zhongshan e al mercato dei prodotti biologici presso il 花博公园 Taipei Expo Park terminano questa prima scoperta di Taibei. 


Saluto la famiglia di E. con la promessa di rivederci tra una decina di giorni e parto finalmente per un vero on the road: il giro dell'isola di Taiwan, che per la cronaca e' grande una volta e mezzo la Sicilia.

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