Solo chi ha vissuto in Cina per anni può capirlo
Forse ho trovato lavoro come sinologo. E quindi tornerò forse a fare il sinologo.
Sembra assurdo. Solo poche settimane fa annunciavo di averne piene le palle della Cina, di volermene andare e non volerne più sentir parlare. Per un po'. Cioè almeno un anno. E invece rieccoci di nuovo dentro: la materia cinese come pane quotidiano. Un pane duro e secco, eppur sempre presente e dinamico.
Gironzolando per il maceratese, mi fermo ad osservare i pochi studenti cinesi dell'Università di Macerata, i commercianti cinesi nelle vie del centro, o quelli a Civitanova Marche nel mega centro commerciale. Non mi sbaglio, vado sicuro al 101%: sono cinesi. A volte mi fermo a scambiare due chiacchiere. E vengo avvolto da una strana sensazione.
Come di sentirmi a casa, come di tornare in un passato sempre presente, come di guardarmi attorno e chiedermi "Cosa ci faccio qui? Il mio posto è in Cina!". Nei pochi momenti di tempo libero sono tornato a sprecare vista ed energia su internet. E aprire siti in lingua cinese, o media internazionali che parlano di Cina, o chattare con le mie amiche di Pechino. Mi fermo e penso: no, stacca tutto, di Cina non ne voglio più sentire parlare.
Una grande contraddizione. Eppure impossibile ne è la fuga. Come una forma di tossicodipendenza. Se dell'Africa esiste il mal d'Africa, della Cina deve esistere la crisi d'astinenza.
我操!
3 Comments:
DAI DANI
CHE D'AMORE SI PUò MORIRE MA ANCHE VIVERE
E LA CINA E' UN MAL D'AMORE CHE NON TI MOLLA MAI, ANZI MAI PIù
bacione
LAURA
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Io ti capisco..
Tommy
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