Riassaporare il gusto del venerdì
E' successo di nuovo: riecco il venerdì! Le porte al weekend, che puntuali si aprono solo al calare del sole. Intorno al nove, d'estate, in Italia. E con esse ti lasci alle spalle una settimana (leggi "cinque giorni") di dure fatiche lavorative.
Parlando di "durezza" poi, il venerdì per noi ragazzi che gestiamo a Macerata l'emergenza profughi (meglio conosciuta come "neverending emergency" dal 1962) è il giorno più duro di tutti. Praticamente stiamo dalle 9 di mattina alle 9 di sera, imprevisti permettendo, a caricare e scaricare pesanti scatoloni di beni alimentari tra supermercati, furgoni, magazzini, auto e appartamenti. Una fatica del cazzo, per intenderci.
Non che la cosa non abbia il suo fascino. Indiscutibile, oserei: ragazzi e ragazze a passarsi senza sosta chilate di olio, salsa di pomodoro, banane e riso, poi pronti in furgone, pochi minuti dopo a scaricare e ripartire di nuovo. Il sudore condiviso è quello che ha l'odore più gradevole. E poi si sa, lo fai per ragazzi che vengono da migliaia di chilometri di distanza e hanno attraversato nonno Sahara e mamma Mediteranneo per giungere fin qui. Mica cazzi dico. Quando arrivi alla soglia del loro appartamento, suoni il campanello e li vedi scendere a prendere le scatole di pasta e latte, ti si rallegra leopardianamente il cuore. E senti che ne è valsa comunque la pena. Anche a farlo gratis. Non può capirlo chi non si è sentito dire "grazie!" ogni venerdì da questi ragazzi del continente nero.
Ma veniamo a noi. Il lavoro e il venerdì sera. Se per miracolo alle nove sono in auto verso casa, ci sta che per un chilometro e mezzo neanche me ne rendo conto di aver finito un altra settimana di fatica. Wow! Orgasmo in diretta. Sono comodamente seduto sulla mia Fiat a metano, ascolto punk col finestrino abbassato, sono sudato, sporco e felice perché la strada che percorro è quella per tornare a casa. Il magazzino è vuoto, tutti i nostri ospiti hanno avuto la loro razione settimanale di beni alimentari e io non ho altro da fare che riposarmi per un paio di giorni...
Guida sportiva, rovino quel poco che rimane di frizione, fischietto mentre penso a come godermi questo weekend e a chi chiamare per prima una volta tornato a casa: al mio pusher? Al mio migliore amico? A lei che so mai me la darà? A mia madre? Ci penseremo una volta a casa. Parcheggio selvaggio di fronte l'uscio, lascio aperti finestrini e luci dell'auto, un paio di serrature da far scattare ed eccoci: il weekend!
Mi guardo allo specchio: sembro evaso dal carcere. E la cosa mi fa sorridere. Dallo specchio al frigorifero in cucina ho già abbandonato a terra scarpe calzini maglietta pantaloni mutande. D'altronde fa caldo. Tengo solo gli occhiali, il laccio ai capelli, il sudore e lo sporco di una giornata di lavoro sul resto del corpo. Lei la trovo sempre lì, la mia birretta fresca fresca, sorridente in alto a sinistra del frigorifero. "Tutto bene, e te?". "Anch'io baby", le sussurro. E' un attimo. La stappo con un gesto fermo e deciso, ci buttiamo sul divano, soli, io e lei, e come non far partire una lenta e dolce pomiciata...
Sento tutto il corpo rilassarsi, i muscoli perdersi nel divano della cucina, la schiena dolermi ancora per un po', le membra del cervello già in sollazzo da fine settimana.
Sembra quasi quella pubblicità della Tuborg: sì, ne voglio ancora.
"affanculo tutto il resto grazie a dio è venerdì
a timbrare il cartellino ci pensiamo lunedì"
Los Fastidios, "Birra, Oi! e divertimento"
1 Comments:
http://www.youtube.com/watch?v=zsKOZXw-Ras
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