“性与社会发展” 第二届中国“性”研究国际研讨会,北京,中国人民大学
Nelle ultime cinque settimane questa università (Renmin University of China) ha ospitato varie conferenze in ambiti diversi. Due in particolare sono state le due più interessanti alle quali io abbia mai assistito: “Social Inequality and Social Change” e “Sex and Social Development”. Soprattutto la seconda, degli ultimi tre giorni. Un orgasmo in diretta.
Organizzata soprattutto grazie al mio prof cinese di “Sex Studies”, massima autorità (credo) in Cina sull’argomento. Uno dei primi a tirar fuori le palle e scriverne (la sociologia cinese è stata bollata come scienza borghese nei primi anni cinquanta e ripescata solo nel 1979), oltretutto in una materia in Cina decisamente tabù. Un mito di persona, ultra simpatico, cinquantenne, sorrisi e sigarette, la sera beve birra furtivo e invita le signore a ballare, anche preside dell’ “Institute for Research on Sexuality and Gender” (www.sexstudy.org). L’hanno aiutato la sua assistente e due mie colleghe di dottorato. Invitati a parlare e dare letture in tema di sessualità esperti e ricercatori da diversi paesi. Principalmente cinesi (soprattutto da Hong Kong e Taiwan), ma anche da Australia, Stati Uniti e Regno Unito. Moltissime donne (classiche quarantenni femministe capelli corti e sandali). Gente appassionata. Che si occupa di cose nelle quali si sente chiamata in ballo in prima persona. Numerosissima la comunità di gay e lesbiche.
Ufficialmente era richiesta l’iscrizione on-line per partecipare alla conferenza come spettatore, di fatto nessuno ha chiesto nulla a nessuno, la conferenza era poco pubblicizzata (non a caso, credo) e chiunque poteva accedere senza alcun problema. Una sessantina di presentazioni in powerpoint, un paio di video, esposizioni e dibattiti (come sempre qualcuno dei quali decisamente acceso). Lingua: mandarino. Ma qualcuno ha presentato in inglese o portato materiale in entrambe le lingue. Pochissimi occidentali. Fra questi, una professoressa che insegna in America e una cinese inglese di adozione, entrambe già presenti con diversi libri e articoli nella bibliografia della mia futura ed utopica tesi di dottorato. “E così siete voi le autrici dei libri sulle quali ho passato notti di birra e sudore… vi facevo più grandi e grosse, con occhi iniettati di fuoco e lunghe lingue biforcute!”. E invece sono proprio loro. E avevo anche scritto loro. Di solito rispondono. Tre righe magari, ma rispondono. Peccato non poter dire lo stesso dei docenti italiani.
Tematiche non sono la partita di calcio di mercoledì scorso o le lasagne al forno. Tematiche sono, ad esempio, sviluppo dell’industria del sesso nelle campagne cinesi, religione e pratiche sessuali, confucianesimo e “civiltà dei castrati” (gli eunuchi), sfruttamento sessuale, educazione sessuale nei figli dei migranti, sesso e vita coniugale, prostituzione maschile, gay lesbiche bisessuali e trasngender nella Cina contemporanea, gay e matrimonio, lavoratrici migranti lesbiche, prevenzione di HIV e AIDS e così via. Tutto riguardante la società cinese contemporanea con diversi riferimenti storici e culturali.
Insomma un pieno orgasmo. Avete presente quando vi frulla in testa qualcosa come “ecco… in questo momento e per il prossimo non mi importa nulla, se non la consapevolezza che per quanto grande e bello sia l’universo io in questo momento (in questo preciso momento) è precisamente qui che dovrei stare, non esiste posto per me più adatto di questo. E così sia. Amen”. Tre giorni pieni di dibattiti e discussioni, un altalenarsi di professori e attivisti ed esperti e curiosi. Presente anche una ricercatrice italiana che lavora fra Milano e il Regno Unito. E il banchetto con tè e biscottini e la sera fiumi di birra. Eccolo il paradiso!
Seduto appassionato rivolto su te stesso, gomiti sulle ginocchia, bicchiere vuoto in mano, l’altra mano a grattarsi la barba che non ho e i capelli che quasi, fisso sul gesticolare sicuro della persona che espone, a cercare di seguire i ragionamenti e rosicarne la tua porzione di conoscenza… E ogni tanto, un po’ così, arreso sul poggia schiena e le gambe allungate, a fantasticare e pensare che forse un giorno, chissà, se San Gennaro fa il miracolo, dall’altra parte del leggio ci sarai tu, a parlare di qualcosa che hai studiato, ad elencare eventuali scoperte e discuterle con altre persone venute da mezzo mondo. Ma solo quando avremo qualcosa che davvero valga la pena di essere detta. Fino ad allora, silenzio. Silenzio e questo blog.
Parlando invece di contenuti: una personale osservazione e la solita personale critica…
1) in una Cina di un miliardo e quattro (cinque?!) cento milioni di persone di cui più della metà contadini e un paio di centinaia di milioni di contadini fuggiti in città, il tema del sesso e della sessualità è atomico. Atomico come l’ignoranza che regna generale. “Non ci sono gay in Cina” è quello che probabilmente si sente più spesso dire in giro (parlo di città come Pechino e Shanghai, ma soprattutto non di loro)…
A mio vedere, questa affermazione delinea due cose:
a) i cinesi non sanno neanche dell’esistenza dell’omosessualità, bi e trans, o la vedono come una perversione degna solo di un popolo decadente e già decaduto: quello occidentale
b) in una civiltà dove tradizionalmente scopo primo e ultimo della vita è quello di mettere al mondo della prole, l’omosessualità è vista necessariamente come malattia, aberrazione, estraneità, sbaglio di calcolo, cervello al contrario. “E gli eunuchi?!”, direte voi. Non vi preoccupate, la Cina basata su un’etica confuciana trovò posto anche per loro. Nel magico mondo di Confucio ognuno ha la sua posizione sociale, il suo ruolo nella società (e il commerciante è allo strato più basso. Ma questo non c’entra niente).
Secondo me, indipendentemente da come si possa o si voglia credere e pensare l’omosessualità, i cinesi hanno il diritto (e forse il dovere) di sapere come “realmente” stanno le cose. Diritto di sapere che esiste l’eterosessualità così come esiste l’omosessualità, non solo nella lontana (e degradata) America (nome per “mondo occidentale”) ma anche e soprattutto a due passi da te, nel Celeste Impero. Diritto a sapere cosa sia un gay, una lesbica, un queer, un trans, un bisessuale e via dicendo. Il diritto della comunità omosessuale ad essere riconosciuta e rispettata. Anche e soprattutto in questo senso si muovono in Cina (e nel mondo) organizzazione e attivisti di vario tipo. In Cina sono pressoché sconosciuti. Ne elenco alcuni (che tanto, ripeto, siamo già censurati da tempo!):
www.aibai.cn
www.tongyulala.org
blog.sina.com.cn/bjlgbtcenter
www.lalabar.com
www.lesplus.org
blog.sina.com.cn/gayspot
www.queercomrades.com
2) proprio per questo credo che il primo dovere di un ricercatore sia quello di far uscire la conoscenza fuori dalle quattro mura dell’università e dei centri di ricerca. Far arrivare la scienza alla gente comune, specie nei paesi dove l’educazione e la cultura sono negate ad ampi strati della popolazione. Altrimenti un ricercatore non ha senso di esistere. Le sue produzione scritte sono carta straccia. Non contribuisce alla sviluppo sociale. E neanche a quello scientifico. Perché quella sarà una scienza elitaria, verticale, gerarchica. Padronale. Gli scienziati sociali non sono e non devono essere un Circolo di Bridge.
Le cose che escono fuori alle conferenze, i risultati di studi e ricerche vanno diffusi, fatti conoscere, non vanno relegati ai baroni delle università. I libri scritti dagli esperti presenti a questa conferenza sono pubblicati e letti da un pugno di esperti come loro. E dallo stronzo in questione, che su quei testi scriverò la tesi finale, il risultato di anni di studio, interviste, ricerca. E non sto parlando di testi scientifici di medicina o astrofisica o alta filosofia, sono studi sul sesso e sul genere, riguardano tutti noi e dovrebbero essere letti da tutti, insegnati nelle scuole insieme a matematica ed inglese.
Il linguaggio e i contenuti usati nella conferenza erano tranquillamente fruibili ad ogni strato della popolazione. Peccato che i materiali distribuiti resteranno nelle valigette di studenti e professori. Non so quanto contenta sia la polizia a trovarti per strada con addosso materiali con falli enormi, baci tra gay e volantini inneggianti alla libertà e contro il controllo sessuale!
Durante i tre giorni di conferenza non sono mancati litigi, urla, studiosi in difficoltà, la femminista Chen Yaya in lacrime, il filosofo taiwanese Ning sudato di sette camicie, le lesbiche in rivolta contro il maschilismo gay, l’intellettuale filo governativo massacrato dagli anti accademici, il sinologo distrutto dagli antropologi. Tensione scienza passione confronto scontro. Abuso sui minori, cultura sadomaso, pedofilia. La prostituzione tra diritto e sfruttamento. Tempeste di applausi e finale col botto.
Durante un momento di pausa mi è caduto l’orecchio su due lesbiche cinesi che parlavano di lavoro salariato: “Vorrei avere soldi solo per vivere lo stretto necessario. Che stronzata ammazzarsi di lavoro per guadagnare! Fare soldi è una stronzata! Più soldi fai più spese hai, più guadagni e più paghi! Si riprendono tutto!”. Da sposarle. Entrambe.
p.s. Di studi di sesso e genere non me ne intendo neanche io, la mia ricerca tocca solo in parte questa materia. Diciamo che sono un simpatizzante, un curioso, un appassionato. In quel che ho scritto qui saranno frequenti imprecisazioni, generalizzazioni, errori. Chiedo scusa. Il fine era solo quello di fare un report della conferenza ed esporre in modo più chiaro e semplice possibile la generale situazione dell’omosessualità in Cina e il mio personale punto di vista. Spero, come sempre, non di esserci riuscito ma neanche di esserci andato troppo lontano.
II p.s. Per i più giovani. E anche per tutti gli altri. Esiste uno strano aggeggio. Si chiama preservativo (o profilattico, o condom). So che è scomodo e toglie gran parte del piacere. Ma è meglio usarlo. Anche se Dio o Confucio pensano il contrario.
III p.s. Nel caso tra i/le lettori/rici di questo blog qualcuno/a stesse facendo ricerca in questi campi è vivamente pregato/a di contattarmi. Ho del materiale in cinese e qualche info che condividerei volentieri.