HH
"Nella grande città dove ormai insegnava agli studenti e passava per un celebre erudito, Anselm camminava, passeggiava, stava seduto e all'impiedi esattamente come tante altre persone al mondo, con una giacca e un cappello eleganti, serio e cordiale, con occhi attenti e talora un po' stanchi, ed era un signore e uno studioso proprio come aveva voluto. Adesso si sentiva come si era sentito alla fine della sua infanzia. Improvvisamente percepiva che molti erano ormai alle sue spalle e si ritrovava stranamente solo e insoddisfatto nel mondo che aveva voluto conquistare. Non era una vera felicità fare il professore, non era un gran piacere essere salutato dai concittadini e dagli studenti con profondi inchini. Tutto era come vizzo e impolverato, e la felicità era di nuovo situata in un lontano futuro, e la via che vi conduceva sembrava torrida e polverosa e banale."
Hermann Hesse, "Sull'amore"
Hermann Hesse, "Sull'amore"
3 Comments:
bello.
si confa' allo stare sola e malaticcia in un monolocale a BsAs, mentre l'Asburgico e' fuori a divertirsi.
oddio che malinconia.
non so a te ma per me la malinconia è lo stato d'animo più ricorrente, vero, necessario e (per un certo verso) bello che conosca. malinconia è per me nostalgia del passato, il piacere dell'angoscia, il dare libertà a quel "qualcosa che non va". non riuscirei a essere felice se non fossi ripetutamente in stato di malinconia. alcuni scrittori sanno rendere molto bene questo stato e al leggerli ti senti meno solo. ecco un altro piacere della vita.
hai ragione, pero' bisogna anche stare attenti a non lasciarsene sommergere, no? e' pericoloso, secondo me, guardare troppo al passato. non lo puoi far tornare, per quanto possa magari volerlo. lo dico come persona generalmente cazzara, ma con cadute nella malinconia di cui farei bene a meno, talvolta.
in ogni caso, mi trovo molto d'accordo con la tua ultima frase, quello si'... viva la letteratura!
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