Una delle frasi più sciocche e, al tempo stesso, più incisive che mi sia capitato di sentire negli ultimi anni al cinema è forse "Invidio gli ultrà. Sanno dare un senso alla loro domenica".
Già. Senza un senso da dare alla giornata, la domenica si rivela una brutta gatta da pelare.
Da studente universitario, il problema non si pone. La domenica è un giorno come un altro. Vai a lezione quando vuoi, studi quando vuoi, cazzeggi quando vuoi. I dì di lavoro o di ferie li decidi tu. Non c'è domenica comandata. Oltretutto il "Giorno del Signore" (e conseguente riposo settimanale) è un'invenzione cristiana, perciò in Cina, ad esempio, non c'è nulla di tutto questo. Quindi fino ai 28 anni non ho avuto il problema della domenica.
I guai sono iniziati in Irlanda, ai tempi del mio primo impiego contrattualizzato. Dal lunedì al sabato la settimana scorreva via impegnativa, fluida e piacevole. Il problema arrivava la domenica. Coinquilini assenti, poche conoscenze, meno amici, niente internet in casa, grigio e pioggia fuori dalla finestra.
Tornato nella mia città natale ho riscoperto l'italianità. E, con essa, la domenica in famiglia per il pranzo e il pomeriggio allo stadio. Non tanto per la partita (lo spettacolo siamo noi, non gli undici in campo), quanto per l'aggregazione e la goliardia.
La sera arriva sempre un po' di malinconia. Ma ci sta, fa parte del gioco. Lo sapeva anche Giacomo Leopardi.
In alternativa, ho scoperto una passione che non sapevo di avere: guidare. Prendere l'auto e andarsi a perdere nelle campagne, nelle colline e nelle montagne, nel verde e nell'azzurro di prati e di laghi. Fino al tramonto, fino a tardi, fino all'arrivo di un po' di malinconia. Viaggiare resta sempre il modo migliore di spendere il proprio tempo.
vorrei che fosse ogni giorno domenica
vorrei che fosse sempre insieme a te
perché sei quella che non si dimentica
perché io sono cresciuto con te
e non c'è donna che possa competere
e non c'è stella che brilla più di te
perché mi basta sapere che è domenica
e che ritorno di nuovo da te