"Il Duce aveva fatto la sua scelta. Non gli conveniva, non era possibile proibire l'alcool così come avevano fatto gli americani, e quindi concentrò i suoi sforzi anti-droga contro sostanze poco diffuse e poco note come l'hashish, l'oppio e i suoi derivati, la cocaina. Ed è proprio da questa scelta politica che all'improvviso in Italia nasce il problema della droga.
Presentata come medicinale la canapa era ben conosciuta dai medici e non costituiva davvero una droga contagiosa. Nonostante le descrizioni enfatiche di Mantegazza, di Arpino, di Valieri, di Baudelaire, di Gautier, delle Mille e Una Notte, di Moreau de Tours e di altri stranieri tradottti in Italia, l'hashish non sollecitava la curiosità di nessuno. "Un caso di abitudine all'hascich fu osservato a Genova pochi anni or sono in un dottore in chimica" affermava Mascherpa nel suo trattato di tossicologia del 1936.
Quando fu presentato dal regime fascista come "nemico della razza", come "droga dei negri" ossia come elemento distintivo di una minoranza diversa , l'hashish (con le altre droghe proibite) cominciò ad interessare una piccola frangia di emarginati."
Tratto da "Marijuana e altre storie" (1979), di Cesco Ciapanna