Il viaggio continua: ultime giornate a Bangkok
Dove eravamo rimasti con la cronaca di viaggio?! Ah sì, sul fiume Mekong. E' la quarta volta che lo vedo, i precedenti in Cina, Tailandia e Laos. Marrone e maestoso come sempre, calmo e placido da ricordarmi mia nonna cantare del Piave. La gente di Chiang Khan è ancora più sorridente e gentile del tailandese medio, la zona non è praticamente battuta da turisti occidentali e ci spariamo tre giorni di relax e giri in motocicletta tra i villaggi che costeggiano il Mekong e la giungla negli altopiani. Sorridere è l'unica cosa che conta, il sabato è ciò che resta del venerdì notte. "Chi viaggia molto è più pronto a morire di chiunque altro", ho letto da qualche parte.
Nove ore di bus dopo, rieccoci nella grande capitale tailandese, caotica anche alle cinque di mattina, prima ancora dell'alba. Siamo agli sgoccioli del nostro viaggio, i miei compagni faranno man a mano ritorno in Italia nei giorni a seguire. Non ci resta che goderci Bangkok fino in fondo, i diversi culti buddisti nei suoi molti templi, i tramonti sul fiume Chao Praya, la night-life. Continuo a pensare che camminare sia il miglior modo per conoscere una città o un luogo. In alternativa usare un mezzo più lento. Tipo il dorso di un mulo. Gironzolo solo, dopo svegliato, nel tardo pomeriggio, grandi strade di fronte a me strette fra gli alti grattacieli, il colore vivace dei taxi tailandesi, ascolto i Carsick Cars alle cuffie ed è subito, di nuovo, Pechino... Sì, a forza di sbandare per Bangkok e osservarne palazzi e persone, mi è venuta una forte nostalgia della Cina e una strana voglia di tornare che per fortuna sono subito riuscire ad annichilire o mettere da parte.
Un paio di proverbi tailandesi? "Versare salsa piccante per dar sapore al fiume" (nel senso di "spreco di energia") o "meglio un pezzo di merda che una scoreggia" (nel senso che è meglio avere qualcosa di concreto tra le mano che solo aria).
Oltre i tanti posti super famosi e turistici, io consiglio di visitare i due musei all'ospedale Siriraj, che ospitano anche feti umani, bimbi malformati, malattie su parti del corpo, cadaveri, scheletri umani, ferite da arma da fuoco e da taglio, effetto delle sigarette sui polmoni, effetto dell'alcool sul fegato (la cirrosi ha davvero un aspetto tremendo!), traumi da incidente automobilistico, serpenti vari ed altro. Per l'arte, consiglio le esibizioni fotografiche e video presso il Bangkok Art and Culture Centre, vicino al National Museum. Il lunedì o il martedì affittare una bicicletta e perdersi nell'isola / riserva naturale a sud della metropoli. E attenti ai varani giganti!
L'arte del bonsai qui la chiamano "mai dat": il giardinaggio non mi ha mai interessato, ma credo che prima o poi tocchi a tutti. Il traffico di Bangkok meriterebbe un blog a parte, ma mi limiterò a ricordare un carretto dei gelati in controsenso su una strada a sei corsie o il fatto che di sera "taxi" faccia rima con "whisky", nel senso che non è raro trovare autisti ubriachi. I mezzi di trasporto sono tantissimi, ma non sempre ben collegati fra di loro: oltre ovviamente a treni, bus, taxi e biciclette, ci sono linee sopraelevate, una linea metropolitana, i motor-taxi, i traghetti sul Chao Praya, le barchette per i canali e infine i famosi "tuk-tuk".