Diario di viaggio (XVII): notti tremendamente argentine e i saluti...
Fidel
E in serata birrette e musica ancora in compagnia di S. e amici in un centro culturale della capitale, tanto per preparasi alla grande per la giornata di sport del giorno dopo: domenica tutti in curva a sostenere il San Lorenzo, una delle squadre più titolate dell'Argentina e recentemente campione della Copa Libertadores de America (quella che hanno portato al Papa qualche giorno fa). Lo stadio si trova nel quartiere di Boedo, siamo arrivati facendo autostop al semaforo (con la maglietta del San Lorenzo bene in vista) per poi camminare un bel po' tra bancarelle di carne allo spiedo, bar dello sport e vagonate di tifosi rossoblù. Abbiamo anche incontrato l'unico stronzo latino-americano del viaggio, un ladruncolo che ha provato a mettere le mano in tasca a F. Io e un altro paio di passanti siamo subito intervenuti e il povero coglione è scappato via con in mano solo due fazzoletti usati di F., facendo segno con la mano di spararmi in faccia. Ammazza se sono cattivi da queste parti! In realtà questo è davvero l'unico minuscolo episodio negativo di cinque settimane di viaggio per le strade dell'America Latina, a fronte di una quantità enorme di splendide persone conosciute.
Nella capitale argentina ci sono due stazioni dei treni, Retiro e Constitucion. La seconda è una stazione grande ma per lo più vuota, poco movimento di merci o persone, una struttura metallica simile a quella di Milano, come in quel recente film su Anna Karenina. Molte le linee metropolitane che collegano bene la città, per lo meno nella zona centrale e portuale. Ho visto diversi musicisti esibirsi nei vagoni: qui, a differenza che in Italia, gli artisti vengono apprezzati e a fine canzone la gente applaude e lascia qualche moneta. Le mura della città, oltre ai soliti coloratissimi graffiti e alle scritte di natura politica o sportiva, rivendicano soprattutto la proprietà delle isole Malvinas (meglio conosciuto da noi come isole Falkland), rubate dagli imperialisti britannici a seguito di una strage di soldati argentini nel 1982 (non una guerra ma letteralmente una strage).
In questo paese la birra più famosa è la Quilmes, che dal 1888 disseta con orgoglio gli argentini. Al mercato dell'antiquariato di San Telmo ho visto anche un poster ironico con su scritto "Cerveza o muerte: venceremos!". Passando in treno da Buenos Aires a LaPlata è possibile vedere dal finestrino gli impianti industriali della Quilmes. La vendono per lo più in bottiglie da un litro, costa 3 o 4 euro comprata al bar e solo 1 euro se comprata al supermercato con un vuoto a rendere. Tuttavia la bevanda più singolare che abbiamo trovato è un'altra: qui va infatti di moda tra i giovani e i meno giovani un amaro italiano che sa di colluttorio misto a dopobarba... Lo bevono con coca-cola e ghiaccio e lo chiamano "Fernandito". In Italia lo beviamo liscio, è meglio noto col nome di Fernet Branca e a me ricorda tanto questa canzone punk: