Diario di viaggio (XVI): Goodbye Palestine, see you in a free Palestine!
Le ultime ore in Israele le abbiam passate all'aeroporto internazionale Ben Gurion. Seduti in scomode panchine anti barbone, nel centro di questo enorme aeroporto poco fuori Tel Aviv, a cercare di cancellare foto compromettenti e decidere una unica versione turistica da presentare se interrogati dai soldati israeliani prima di prendere l'aereo. Avevamo sentito orribili storie di attivisti e giornalisti spogliati e tenuti per ore sotto interrogatorio, agende, macchine fotografiche e computer passati sotto raggio X, Y e Z alla ricerca di ogni prova di un supporto politico alla causa palestinese. Pena, venire espulsi da Israele per dieci anni. Suona maluccio.
Ma a noi è andata bene, niente di tutto ciò. Solo qualche domanda sul viaggio e controllo zaini e passaporti. A me han anche fatto la perquisizione e la prova metal detector in uno stanzino, da solo con un soldato israeliano che forse aveva solo voglia di toccare. Tutto liscio insomma, partito alle 11.40 ora italiana da Israele, arrivato alle 23.30 a Macerata. A Fiumicino un abbraccio e un sorriso commosso con i miei compagni di strada Chiara e Fabio. Poi la prova Trenitalia. Da bravo italiano, anche io odio Trenitalia. Le devi soffrire tutte. Ma è anche una buona scuola di vita, Trenitalia. Prima a Roma Termini mi tocca sentire i commenti di diversi passeggeri nei confronti di un ragazzo (palesemente ridotto male e palesemente eroinomane) che si lavava i piedi in una fontanella della stazione; poi un lungo dialogo con un ragazzo siciliano che lavora "nel nord" (ovvero nel centro dell'Umbria) su Mafia e lavoro; infine un dialogo in inglese di due prostitute nigeriane sulla scarsità di clienti e il consiglio di una sull'altra di andarsene a Milano o Torino. Dopo il lungo calvario di ore e ore negli Interregionali di Trenitalia eccomi a Macerata.
Per me l'unico treno possibile è l'Interregionale. Un Intercity non è un treno, è una vigliaccata. Un Eurostar non è un treno, è un privilegio. Quando penso ad un Eurostar penso a "La locomotiva" di Guccini. Ma il finale col botto.
E anche per stavolta ho riportato la pellaccia a casa e il viaggio si conclude. Schiena a pezzi, testa che scoppia di emozioni, voglia di riposo e di pettinarsi i pensieri.
Buon ritorno a quelli/e che stan tornando, buona partenza a quelli/e che stan ripartendo. A breve a me tocca di nuovo la Cina e la mia vita pechinese. Per ora... Goodbye Palestine, see you in a free Palestine!!
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