Friday, August 02, 2019

Viaggio in Colombia (IX): ... e arrivo' la polizia.

In viaggio, si sa, non va sempre tutto bene. Se andasse tutto bene, non metterei piede fuori di casa. Per me il viaggio e' vagabondaggio, rischio, improvvisazione, imprevisto, avventura. Anche disavventura, certo. Stavolta e' andata bene. A me. Ad altri meno. Poteva anche andare diversamente. Ad ogni modo... 

Arrivo a Santiago de Tolu', sulla costa caribeña a 250 km a sud di Barranquilla. Il mio viaggio in solitaria e' agli sgoccioli, resta da visitare Cartagena e poi tornare dagli amici a Barranquilla. Di Tolu' avevo letto che fosse un'ottima e nascosta localita' balneare, ricca di attivita' e turisti stranieri, perfetta come punto di partenza per escursioni varie e gite nelle isole. Mi appare invece decadente, con le strade sgarrupate dai lavori in corso, il lungo mare breve e semi vuoto, il mare grigio, la spiaggia quasi assente. Ci sono, e' vero, negozi di materiale per il mare e botteghe di artigianato, ma l'atmosfera e' spenta, come se si fosse in bassa stagione, come la costa marchigiana d'inverno, come la Senigallia dei poveri o la San Benedetto terzomondista. 

Passeggio lungo la costa, visito il centro e l'unica chiesa, poi mi dirigo alla stazione dei bus (che altro non e' che un baracchino lungo la Statale) per chiedere di pullman per Cartagena. Il primo e' alle sei di mattina, mi dice un autista. Bene, ci vediamo qui domattina alle 5.45 circa, penso. Nel tornare in centro, mi fermo nella bottega di un ciabattino per farmi aggiustare le scarpe, ormai quasi prive di suola. Il tizio lavora con cura, applicando del mastice. Mi dice pero' che e' meglio se le ritiro il giorno dopo. Apre alle 7, dice. Pago i tre euro della riparazione e vado a scattare qualche foto al tramonto. Di fronte alla chiesa c'e' un grande spazio a meta' tra una piazza e un parco, abbastanza illuminato. Mi fermo qui, seduto su una panchina, a riposare, osservare le persone attorno, vedere un film all'aperto. Alle 11 di sera la piazza e' quasi vuota, il baccano terminato, le famiglie a casa. Prendo a leggere e cazzeggiare al cellulare, finche' non mi addormento. Non e' un buon posto per passare la notte, pero' e' uno dei pochi abbastanza illuminati. E poi alle 5 e' giorno di nuovo, alle 7 vado a ritirare le scarpe e me ne vado a Cartagena in bus.

Alle 2 di notte mi sveglia la presenza di un ragazzo che si presenta accanto a me. Alto e scurissimo, ha una bottiglia di birra da un litro in mano, ma non puzza di alcool ne' sembra sbronzo. Li' per li' mi spaventa, preso com'ero dal sonno. Si scusa con la proverbiale cortesia colombiana, mi chiede una cicca, poi vuole sapere se posso dargli qualche soldo per comprarsi della droga, che consumerebbe ovviamente assieme a me. Tentenno, faccio finta di non capire, poi gli passo tutta la moneta che ho (60 centesimi di euro circa) pur di levarmelo dalle palle. Nell'andare via noto che la birra non la beve, la sputa e poi butta a terra la bottiglia mezza piena. Penso che non l'avesse in mano per bersela accanto a me. Lo chiamero' el negrito.
Mi alzo, prendo lo zaino, cambio panchina, mi metto a leggere e fumare. Poco dopo arriva un tipo smilzo con un cappello in testa, inizia a chiacchierare, mi scrocca qualche sigaretta, cerca di vendermi a tutti i costi degli improbabili braccialetti e infine mi chiede dei soldi. Dico che ho dato tutta la moneta ad un altro tipo. Non so come quale sia il suo nome, lo chiamo el flaco ("il magro"). Neanche dieci minuti dopo tornano assieme. Sono le 3 di notte circa, nella piazza non c'e' nessuno a parte uno che dorme su una panchina distante e due gatti in calore. I due si siedono accanto a me, uno per parte, con fare amichevole. La vedo brutta, ma non c'e' molto che possa fare: sono mezzo assonnato, in infradito, con uno zaino a fianco, in una citta' che non conosco. In questi casi puoi solo sperare, pregare, affidarti alla Fortuna o a qualche divinita' superiore. 

Mi chiedono l'ennesima sigaretta, poi ovviamente i due stronzi passano all'attacco. El flaco per primo mi mette le mani in tasca, l'altro fa lo stesso, scatto in piedi cercando di resistere alla loro violenza. Per un attimo penso che piu' che rubarmi soldi volessero strapparmi via i pantaloni. In effetti i pantaloni me li strappano in un paio di punti, perdo una ciabatta, urlo, li insulto, cerco di tenere i pantaloni e, soprattutto, quello che c'e' sotto. Il tutto dura pochi secondi, ma e' comunque una bruttissima sensazione: le mano degli altri addosso, con violenza. Cadono dei soldi, tutto quello che avevo in tasca in pesos colombiani (equivalenti a una ventina di euro circa), el flaco li afferra e scappa via, seguito subito dopo dal negrito, che raccoglie la sua sigaretta da terra. La mia la tengo ancora in mano. Potevo spegnergliela in faccia, penso. Troppo tardi, li vedo allontanarsi, nel buio, alla sinistra della chiesa. 

Adrenalina, spavento, una lieve incazzatura. La ragione che viene a dar man forte e fare ordine: ho perso una ventina di euro in moneta locale, ma ho altri euro che potrei cambiare non appena aprono le banche. Nulla di grave, insomma. Poteva andare molto peggio. Non mi hanno picchiato, non ho visto coltelli ne' altre armi. Due balordi locali con problemi di droga, come ne e' pieno il mondo, anche dalle mie parti.
Poteva finire cosi'. Invece e' appena iniziata.

Passano davvero pochissimi secondi dalla fuga dei due, forse meno di dieci. Sono solo, scalzo, in questa piazza notturna con luce soffusa, a tenermi i pantaloni come un bambino che si e' appena cagato nel pannolone. E si', proprio in quel momento e uscendo chissa' da dove e chissa' per quale motivo, arrivo' la polizia. Due uomini in divisa in moto. Farei volentieri finta di nulla, ma vengono proprio da me, vengono per me. Mi chiedono cosa sia successo. Do una descrizione balbettata in spagnolo maccheronico. Mi dicono che qui e' meglio non stare, mi consigliano di andare in stazione e che loro andranno a cercare i ladri di polli. Cammino per la strada semi buia, anche solo per smaltire lo spavento. Quante altre volte mi hanno derubato nella vita?

- Roma, primi anni del 2000, in un parco con un'amica: un magrebino tento' di portarle via la borsetta mentre eravamo lunghi a pomiciare. Lo rincorro e mi faccio restituire tutto;
- Roma, qualche anno dopo, stazione Termini: un magrebino mi infila le mano in tasca, ma lo blocco in tempo;
- Cork, Irlanda, primavera 2013: due ragazzini nella notte provano a rubarmi la bicicletta fuori casa ma li rincorro e recupero la bici insultando le loro madri in tutte le lingue del mondo;
- Addis Abeba, Etiopia, gennaio 2017: due bambini nella notte cercano di mettermi le mano in tasca e rubarmi il cellulare. Tentativo fallito.

Non ne ricordo altri. Questo furto e' andato invece a segno. Va bene. C'e' sempre una prima volta e per fortuna non sono volate coltellate. Cammino per dieci minuti, arrivo in stazione, non c'e' nessuno se non un bici-tassista alla pompa di benzina. Penso che tutto sommato e' andata bene e che non vedro' piu' ne' i ladruncoli ne' i poliziotti.
Due minuti dopo arriva la moto della polizia. Mi dicono che hanno acciuffato i due e che devo seguirli in caserma. Pagano il bici-tassista per portarmi con loro. Quasi non ci credo, la situazione e' decisamente assurda.

Fuori la stazione di polizia non c'e' luce ma molti poliziotti in strada, alcuni con fucile a pallettoni. Uno che sembra il capo chiama i due arrestati fuori e li fa mettere di fronte a me. Cazzo, sono loro! Ma come hanno fatto?! Sono proprio loro, con le manette ai polsi. Fa sempre brutto vedere una persona ammanettata, specie se fino a venti minuti prima ci stavi parlando allegramente. El flaco borbotta qualcosa, quasi a scusarsi. El negrito evita il mio sguardo. Io sono immobile. Cioe', tremo, ma non dico nulla. Li riportano dentro, il capo mi dice che sono delle loro vecchie conoscenze, assaltano le persone coi coltelli per farsi consegnare il denaro. Poi mi chiede i documenti e mi consiglia di presentarmi domattina alle 7.30 in un altro ufficio di polizia per la denuncia e per riprendere i soldi. Si offrono di portarmi in auto in centro, ma preferisco andare a piedi. Tanto mi hanno gia' derubato.

Torno nella panchina dove i due ladri di polli mi hanno quasi portato via i pantaloni. Provo a leggere qualcosa per distrarmi, ma penso e ripenso alla rapidissima sequenza degli eventi. Non capisco come la polizia sia arrivata e come abbia subito arrestato i due. Alle 5.30 vado alla stazione per scusarmi con l'autista di bus. Alle 7 vado dal calzolaio, ma la bottega e' ancora chiusa. Vado allora dalla polizia. I due sono ancora ammanettati, seduti a terra. Via vai di poliziotti, alcuni si fermano a parlare con me, mi chiedono cosa sia successo, mi chiedono della Juve e delle donne italiane. Poi mi mandano in un altro ufficio ancora. Nel tratto di strada incontro il ciabattino, che mi dice che le scarpe sono pronte. Grazie. Arrivo a destinazione, mi chiamano in un ufficio per la denuncia, ci sono degli ufficiali in borghese con la pistola infilata nella cintura dietro la schiena. Caldo, sete, sonno. Non vi dico la difficolta' mia e dell'ufficiale per redigere il verbale. Quando sono ormai alla fine, compare alle mie spalle el flaco. Anche lui per il verbale. Siamo ad un metro di distanza, lui ancora ammanettato. Lo saluto, lui ricambia con un cenno. Chissa' se ce l'ha con me. Io per lui provo, purtroppo, solo pena. Un paio d'ore dopo ho finito con la burocrazia. Mi ridanno il denaro e mi dicono che probabilmente i due staranno in galera per un po', vista la lunga lista di reati alle spalle. Saluto i poliziotti, ancora incredulo per la dinamica dei fatti e l'efficienza norvegese. El flaco si e' addormentato con la testa al muro, el negrito fissa il pavimento. Credevo avessero vent'anni, invece hanno solo qualche anno meno di me. Si chiamano allo stesso modo. Uno ha una figlia, ma la compagna (che ha l'eta della madre) l'ha cacciato di casa. L'altro deve anche rispondere di un furto compiuto qualche giorno fa. Almeno questo e' quello che ho capito. Esco dagli uffici di polizia che e' mezzogiorno, caldo asfissiante, passo a riprendere la scarpe, compro dell'acqua, delle sigarette e corro alla stazione dei bus, dove prendo un pullman per Cartagena.

Cosi' e' andata. O, almeno, cosi' mi sembra siano andate le cose e cosi' le ho narrate. Sarebbero tanti i dettagli da aggiungere, le considerazioni da fare, le ipotesi da proporre, le riflessioni da condividere e sviluppare. Ma le risparmio. 

Per i piu' piccoli, la morale e' una soltanto: il crimine (come l'arte) non paga.  

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