Sunday, May 08, 2011

INCONTRI COI CINESI (IV): cinismo materialista

Per cominciare a conoscere una società, e per cominciare a farlo fuori dai circuiti più dotti e ortodossi della produzione letteraria, credo sia importante “sporcarsi le mani” ed entrare a diretto contatto con essa. Vale a dire entrare a contatto con gli individui dei quali una società (in senso lato) è composta. “Società cinese” significa ben poco, poiché essa è tutt'altro che omogenea o ben definita. Di seguito riporto l'incontro con giovani cinesi che vivono a Pechino, narrando il tempo passato insieme e cercando di descrivere la persona con le poche informazioni e le tante sensazioni che il tempo trascorso insieme ha fermato nella mia testa.



Fengshui (nome inventato) avrà poco più di vent'anni e studia ingegneria aerospaziale in una delle tante università di Pechino. Viene da una provincia della Cina meridionale, da una città con una lunga storia di emigrazione, avventura e amore per il dio denaro.

Non è raro trovare giovani cinesi così fottutamente orientati verso il business e i soldi. Ma il cinismo delle sue parole non mi ha lasciato indifferente.
I suoi genitori fanno business. Così come tutti gli altri membri della sua famiglia, fino al terzo grado di parentela. Non ama Pechino e disprezza i pechinesi, perché dice che pensano solo a divertirsi e che non lavorano mai. Disprezza anche l'università, che reputa inutile, così come i lavori statali, noiosi e da sfigati.

Massima ed unica aspirazione è per lui andare all'estero per fare esperienza, per poi tornare in Cina ed aprire un business che lo faccia diventare ricco. Non che gli interessi molto dei soldi in sé per sé, ma vuole che i suoi genitori siano fieri di lui, e sa che l'unico modo per far sì che questo accada è diventare ricco. Non ama divertirsi, in università si annoia ma si consola con la fidanzata, che abita in un'altra università. Lei vorrebbe andare a convivere, affittando un appartamento, ma lui non è d'accordo: le case non si affittano, si comprano. Buona fortuna, amico.

Molto conservatore e tradizionalista, apre la sua mente solo in senso economico e si rivela improvvisamente pro global e modernista. Quando gli ho chiesto a cosa servono i soldi e come spenderebbe i soldi quando diventerà ricco mi ha risposto che i soldi servono a fare altri soldi e a sperperarli: viaggi, donne, case. Non avevo il coraggio di andare avanti nella conversazione.

Su una cosa è stato più che chiaro: i soldi servono in Cina soprattutto per “comprarsi la faccia”. Non sono un fine, ma un mezzo per un fine ben preciso. Un po' come una volta si compravano le indulgenze plenarie o oggi va di moda tra classe politica ed imprenditoriale andare in giro con una bella e giovane figa (una escort, meglio nota come “puttana per ricchi”) per fare bella figura coi colleghi.

Spero di morire povero. E ringrazio ancora una volta il caso di non avermi fatto nascere cinese. Ok, scherzo. Ma non troppo.

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