Me ne voglio solo andare ma...
Lo ripeto da mesi, come un mantra. Ogni volta che qualcuno mi chiede “Cosa fai in Cina?”, meccanico rispondo “Aspetto solo di andarmene via”. E parto sbrodolando il mio desiderio di prendermi una pausa dalla Cina e andare alla ricerca di nuovi orizzonti. Perché? Perché dopo quasi sette anni tra Pechino, Wuhan, Guangzhou e campagne varie, dopo tre anni di devastante ricerca per il dottorato, dopo tante troppe serate di feste e volti sempre nuovi ho un bisogno impellente di cambiare, cambiare io, cambiare aria, cambiare cibo e marca di sigarette. E di farlo lontano da Pechino, dalla Cina, dall'Asia e dall'emisfero boreale in generale. Con tutto il rispetto e la gratitudine per la Cina, i cinesi e tutta la gente che mi ha sopportato negli ultimi sette anni.
Poi però. Poi capita che me ne voglio solo andare ma. Tipo stasera. Una serata tra bar e amici come tante. E l'incontro casuale con tre casuali cinesi.
Primo casuale incontro. Nel bar. La cinese di fronte a me domanda di dove sono e cosa faccio. “Lavorare? Io?! Neanche a pensarci! Studio”. E lei, come un pesce d'aprile caduto dal cielo “Ah sei italiano! Mica conosci l'Università di Macerata?”. Sbigottito, mi faccio ripetere “Macerata” una decina di volte, per esser sicuro di aver capito bene. E sì, è proprio Macerata. La tipa ha fatto domanda per andare a fare un master in economia all'Università di Macerata... Ma cazzo è casa mia!! Mai successo prima, mai pensato che sarebbe successo! Beccare per caso una tipa cinese che ti chiede dell'università della tua minuscola sconosciuta città. Se davvero andrà a studiare a Macerata avrò l'opportunità di ricambiare tutto l'aiuto e l'amicizia che i cinesi mi hanno dato dal febbraio 2004 ad oggi. Ne ho da ricambiare!
Secondo casuale incontro. Avevo già visto questa ragazza. Cinese anche lei, parla italiano abbastanza bene, studia opera lirica italiana al Conservatorio di Wudaokou. Era l'ultima persona presente nel bar, tolti i camerieri e Simone (per il quale l'unico rimpianto che ho è di non averlo conosciuto prima). Sentirla cantare per noi “Con te partirò” è stata la gioia più grande della settimana. “Da sposarla subito”, come osserva giustamente Simone.
Terzo casuale incontro. Prendo un taxi per tornare al campus universitario. L'autista sta praticamente dormendo e io ne approfitto:
“Ehi amico, posso fumare una sigaretta? È tardi, non ci dice niente nessuno”, domando, cosciente del divieto di fumo in taxi.
Si volta e mi fissa con sguardo perso: “Almeno apri il finestrino”.
Evvai. “Vuoi una sigaretta?”
Pausa. “Ho le mie”.
Accendo la mia.
“Che sigarette fumi?”, mi chiede.
“Honghe. Morbide”.
Mette una mano in tasca e mi mostra il suo pacchetto. Honghe. Morbide.
Grande il tipo, penso ridendo.
“Non fumi sigarette straniere?”, mi fa.
“Sei matto? Quelle cinesi sono buone e costano poco”.
Stavolta a ridere è lui.
E insomma sì, me ne vorrei solo andare, ma so già che Pechino e i cinesi mi mancheranno un casino. Sto già preparando un post dal titolo “Lista delle cose che so già mi mancheranno della Cina”.
Pensando al ragazzo cinese che indossava la maglietta con su scritto “I do not need sex. The government fucks me everyday”, vi saluto che è tempo di nanna...
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