Diario di un prof: cosa non dire mai a un accademico
Tra le varie mansioni che non rientrerebbero nel mio contratto da docente ma che mi accingo a fare, c'è quella dell'esaminatore per una selezione di studenti per un corso post-laurea che inizierà a breve. Un corso molto yeah. E io che mi sento sempre più fuori luogo. Io esaminatore?! Ma dai!!
Non ci crederete ma:
1) è meglio essere un candidato che un esaminatore (cioè meglio essere studente che docente)
2) non è facile fare l'esaminatore: per questo c'è bisogno di un paio di ore di formazione
Così è venuta a trovarci una rampante signorina, una professionista che si occupa di risorse umane. Una di quelle che lavorano per le grandi aziende, con un background educativo nel campo della psicologia sociale, del marketing e giù di lì.
Impeccabile e molto professionale, ha tenuto il corso di formazione per noi poveri docenti che ci accingiamo a diventare esaminatori. Eravamo in cinque, cioè io e quattro accademici sulla sessantina, vicini alla pensione. La gentile signorina ci ha spiegato cosa, come, dove e perché fare nei minimi dettagli.
Io ho capito solo che è tutto molto più difficile di quanto pensassi. E non ho capito come mai queste cose invece di dirle all'esaminatore non le spiega al candidato, così almeno il candidato sa come prepararsi e come presentarsi durante il colloquio... boh!
Sul finire del corso di formazione parte la classica domanda: "Ci sono domande?". Uno dei prof chiede timidamente ragguagli riguardo alla valutazione degli candidati. La signorina compie un grave errore, rispondendo "Non si preoccupi di questo. Ci pensiamo noi. Lei faccia quello che le ho detto e basta".
Non c'è cosa peggiore che dire a un accademico di non pensare. Di non pensare lo puoi dire a un soldato, a un servo, a un sottoposto. Un accademico ha solo la sua libertà intellettuale da offrire alla società, se gli togli anche quella diventa completamente inutile. E' come togliere le braccia al contadino, le gambe al calciatore, la fica alla velina: è finita.
Un accademico funziona solo con la sua libertà di pensare, discutere, dibattere, dubitare, negare, ripensare. Puoi anche sbatterlo in un manicomio a un accademico, se gli lasci la sua libertà di pensare stai sicuro che non si lamenterà. Ma se gli dici "Lei non deve pensare" un accademico lo vedrai gettarsi dalla finestra...
Tornando alla signorina aziendale e al corso di formazione forse la domanda più intelligente da fare sarebbe stata: quanto ci pagano per non pensare?
Non ci crederete ma:
1) è meglio essere un candidato che un esaminatore (cioè meglio essere studente che docente)
2) non è facile fare l'esaminatore: per questo c'è bisogno di un paio di ore di formazione
Così è venuta a trovarci una rampante signorina, una professionista che si occupa di risorse umane. Una di quelle che lavorano per le grandi aziende, con un background educativo nel campo della psicologia sociale, del marketing e giù di lì.
Impeccabile e molto professionale, ha tenuto il corso di formazione per noi poveri docenti che ci accingiamo a diventare esaminatori. Eravamo in cinque, cioè io e quattro accademici sulla sessantina, vicini alla pensione. La gentile signorina ci ha spiegato cosa, come, dove e perché fare nei minimi dettagli.
Io ho capito solo che è tutto molto più difficile di quanto pensassi. E non ho capito come mai queste cose invece di dirle all'esaminatore non le spiega al candidato, così almeno il candidato sa come prepararsi e come presentarsi durante il colloquio... boh!
Sul finire del corso di formazione parte la classica domanda: "Ci sono domande?". Uno dei prof chiede timidamente ragguagli riguardo alla valutazione degli candidati. La signorina compie un grave errore, rispondendo "Non si preoccupi di questo. Ci pensiamo noi. Lei faccia quello che le ho detto e basta".
Non c'è cosa peggiore che dire a un accademico di non pensare. Di non pensare lo puoi dire a un soldato, a un servo, a un sottoposto. Un accademico ha solo la sua libertà intellettuale da offrire alla società, se gli togli anche quella diventa completamente inutile. E' come togliere le braccia al contadino, le gambe al calciatore, la fica alla velina: è finita.
Un accademico funziona solo con la sua libertà di pensare, discutere, dibattere, dubitare, negare, ripensare. Puoi anche sbatterlo in un manicomio a un accademico, se gli lasci la sua libertà di pensare stai sicuro che non si lamenterà. Ma se gli dici "Lei non deve pensare" un accademico lo vedrai gettarsi dalla finestra...
Tornando alla signorina aziendale e al corso di formazione forse la domanda più intelligente da fare sarebbe stata: quanto ci pagano per non pensare?
2 Comments:
Partito bene ma finale inglorioso... Il primo effetto dei trent' anni..Hai proprio scavalcato il muro. Sei di la' ora..nel regno dei pochi che sono migliori di tutti gli altri.
Firmato : il soldato, il servo, il sottoposto ( neanche a me, nel mio piccolo / grande, piace sentirmi dire cosa devo pensare.. e' comune sai, non sei solo.
"Nora è tutto leggibile; in semi-
oscurità fuori dal legno parlano
colombe. stazioni
ferroviarie, nazioni limitrofe: sono
stanco sullo sgabello. a pian
terreno si offrono
betulle, faggi. saluto
qualcosa che manca. tutto il tempo
di dio, questo voleva seneca. io volevo
una fisarmonica e un cane, vedevo
cose, che precipitavano,
dal tavolo, nelle quali
ero contenuto io."
Lutz Seiler
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