Sunday, March 04, 2012

Un post triste triste: cosa resta?

Tra i tanti pensieri dai quali non tiro fuori le gambe neanche dopo ripetute nottate insonni, da diversi mesi a questa parte ve ne è uno fisso. Recita così: cosa resta. È una domanda, quindi: cosa resta?

Ultimamente mi chiedo: cosa cazzo è rimasto? Cosa rimane, nel nostro misero vivere quotidiano, delle esperienze fatte, delle cose vissute? Non parlo in generale, voglio focalizzarmi su un aspetto in particolare della nostra esistenza: i rapporti umani, le relazioni sociali. Non resta molto, mi sembra. La superficialità è al potere.
Certo, un po’ è “colpa” dei tempi che viviamo, individualismo e asocialità come conseguenze del post-modernismo. E poi che amici vuoi avere se stai tutto il giorno davanti a Facebook?

Il programma di studio all’estero chiamato “Erasmus” mi pare una perfetta metafora del tipo di relazioni sociali di cui sto parlando: ragazzi e ragazze di diversa origine e provenienza si incontrano in un determinato posto d’Europa per condividere un’esperienza di istruzione. Non si conoscono, ma fanno amicizia, escono assieme, studiano assieme, organizzano cene e feste, vanno a ballare, sviluppano un rapporto umano che li porterà a un livello di affetto e attenzione reciproca preziosi. Sembra tutto idilliaco. Il problema è che (tutti lo sanno e lo tengono bene a mente) questo finirà in pochi mesi: e alla fine tutti a casa! Quasi sempre questo combacia con la fine del bellissimo rapporto costruito insieme. Quella che sembrava quasi una storia d’amore si è invece rivelata per quella che era: un’amicizia di comodo, superficiale, a orologeria. Che ben sta a tutti. D’altronde è solo un Erasmus. A me invece sembra di vivere la vita così.

Dei momenti passati insieme, delle serate di goliardia, dei brindisi e delle danze, delle carezze sotto le lenzuola, della strada percorsa insieme, della fatica condivisa e delle difficoltà superate, di quel senso di unione e comunità, cosa resta il giorno dopo? Quando la musica si ferma e tutti corrono a casa, come robot alla fine di un turno in fabbrica. Quando l’Erasmus finisce e per te è ora di imboccare la strada per l’aeroporto, cosa resta di quei momenti?
Si deve davvero solo “rubare un altro giorno” (carpe diem) e accettare il tramonto di ogni giorno come se fosse l’ultimo? O è invece il caso di costruire qualcosa, dare un senso alle esperienze accumulate e alle relazioni umane intraprese? Siamo davvero più egoisti e menefreghisti di quanto già non sembriamo?

L’ansia di trovare un senso. È tipica dei trentenni? I miei trenta si avvicinano. Ho sempre creduto al detto “non ti fidare di nessuno sopra i trent’anni”. Fra meno di otto mesi non potrò più fidarmi di me stesso. Devo sbrigarmi a risolvere il quesito: cosa resta?

11 Comments:

At 10:02 PM, Anonymous Anonymous said...

...siamo tutti ad orologeria. O no?
E' l'essere innamorati che annulla tempo e spazio convenzionali.
LSD democratico, l'amore.
Cosa vuoi che resti....
Il DNA, per un certo periodo.

Ti suggerisco un post : la prospettiva.
Da quale prospetto della tua identità temporanea hai scritto l'ultimo post?
Seguirebbe una lista stucchevole di opzioni che ti risparmio.

Patate rosse di Colfiorito e lenticchie.

straordinaria
la
vita

Animo, Massaccesi!

 
At 11:32 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

animo da vendere.
l'amore è solo un altro tipo di droga, uno dei tanti.
da quale prospettiva? da un pub irlandese, da una poltrona in pelle rossa strappata, sotto un televisore che trasmetteva la premier league inglese, dopo tre beamish ed una supercazzola a destra. la prospettiva è un cane che sembra di scopare, avrebbe detto oggi bukowsky.
di patate mi bastano quelle irlandesi. sto diventando una patatina fritta. unta.
straordinaria
vita
la

 
At 10:20 AM, Anonymous Anonymous said...

Non si prenda sul serio ciò che scrivo.
Ve lo dico per marcare una netta distinzione: non sono l'anonimus di prima.
Quindi...
Mentre anonismus ne ho praticato, ano-a-nimus lo tollero perché a nimo significa a nessuno, dalle parti dell'Apua.
Si, faccio outing e mi dichiaro eterosessuale. Coscientemente da circa trentanni, storicamente da quasi mezzo secolo. Aggiungo che oggi la si afferma la eterosessualità con spirito resistente, carbonaro e complottista, un po come sventolare il tricolore davanti alla sacra ampolla.
I dandies invece, si dichiarano etero per provocare ed essere alternativi.
E' un mondo difficile.
Per non scontentare nessuno, soprattutto il Massaccesi, dico che non garantisco continuità nei prossimi cinquanta, e allora...
(scherzo Daniele..)
E allora, non so quanto sia asettica e disinteressata, ma è etero la simpatia che c'ho per la testa del Massaccesi.
Il dissenso, nel mio caso, vale il contrario di non considerazione , di alterità.
Anzi, è una sorta di identità. Critica, per vizio originario.
Questo mi concede di dissentire intorno a ciò che mi piace. Il resto lo ignoro.
Scriverei pagine e pagine di vana critica al cospetto di Las Meninas , arrischiando il flusso di coscienza che mi renda intollerabile Velasquez e più tollerabile la mia coscienza.
Quando Daniele invoca la vanità del tutto col culo sulla pelle rossa strappata, che fuori già piove, (siccome gli garba Leopardi) il suo spirito è (legittimamente) lontano migliaia di miglia da un Mojito languidamente offertogli da una bellezza esotica che, per vocazione e non per professione, vorrebbe scoparselo li, sotto il palmeto, sulla spiaggia oceanica disegnata dal netto chiaroscuro di uno sfolgorante sole a picco.
Li, tra gli effluvi osceni e corrotti delle infiorescenze tropicali, in mani sapienti, evocherebbe egli il Qohèlet?
Macchè, ne Chinaski ne Ecclesiasti. Pause prospettiche.
(o forse il profdimezzo li evocherebbe proprio li, per protofuturismo)

Stia bene, Marinetti,
lasci i mangiatori di patate (non rosse per giunta), venga a farsi strapazzare dal Mistral!
...e attenda altre prospettive, se vuole.

Tutto è vano sotto il sole.

Con grande considerazione e deferenza.

 
At 11:00 AM, Anonymous Anonymous said...

"che cosa resta?" è una domanda retorica, non solo dei trentenni, ti sale su per la gola proprio quando intorno non hai niente, se non doveri e responsabilità, quando non hai la forza di inventarti un giorno nuovo e caldo, quando non vedi piùl'orizzonte ampio ma solo come una linea. In questi giorni ho la voglia di vivere sotto i piedi, lo yoyo si alza o ricade giù solo se una cazzo di pillola gialla e bianca fa il suo lavoro o no. 2970 speranze che rimbalzano e molto spesso confondono la realtà. Dovrei strappare l'attimo bello e tenermelo stretto, la verità è che qualsiasi sia il problema non ci basterà mai solo una gioia momentanea. Le esperienze a orologeria sono una medicina momentanea che ti fa stare bene. L'unica cosa che non riesco mai a riconoscere è la potenza della volontà, la disperazione a volte, che ti fa arrivare dove non avresti pensato. Quel che resta è solo ed egoisticamente la nostra forza di volontà.

scusa il pippone mentale di sfogo !
ciao masa

 
At 7:54 AM, Blogger sopranz said...

poeta rivelati per cio che sei..

 
At 7:54 AM, Blogger sopranz said...

poeta rivelati per cio che sei..

 
At 9:13 AM, Anonymous Anonymous said...

semplicemente questo e' il motivo principale per cui poi la gente si sposa, fa i figli e torna nella terra dei padri. l'illusione di un senso, l'illusione dell'immortalita'

 
At 10:56 AM, Blogger Massaccesi Daniele said...

anonymous n.2:

la scena " lontano migliaia di miglia da un Mojito languidamente offertogli da una bellezza esotica che, per vocazione e non per professione, vorrebbe scoparselo li, sotto il palmeto, sulla spiaggia oceanica disegnata dal netto chiaroscuro di uno sfolgorante sole a picco" l'hai presa dal film "le sexe noir" di aristide massaccesi (meglio conosciuto come joe d'amato)? ;)

anonymous n.4:

sto lentamente arrivando alle stesse conclusioni. letale. letame.

come gia' scrissi in un altro post, a macerata si dice "magna, fatte grossu, pija moglie e zompegne addossu" (mangia, cresci, sposati, fai figli) e anche "se lavora e se fatica pe' lo pa' e pe' la fica" (si lavora col solo fine di mangiare e di scopare), io ho sempre sperato non fosse tutto qui. sto lentamente prendendo coscienza di questa mia illusione, ma penso anche sia tipica del trentenne. a vent'anni sei ancora troppo impegnato a sognare, studiare, conoscere, viaggiare (non necessariamente in senso motorio).
amen.

 
At 3:06 PM, Anonymous Anonymous said...

...mi spiace,
credo che sia una battuta quella su Aristide e d'amato ma..???
Non ho colto,
nulla di male,
ad majora.

No,no, sbaglio di mio illustre Prof. Semmai, cito.

"A Lei non avrei attribuito tale nefandezza"
da: Scritti inediti e sparsi(ndr)
noblesse oblige.

 
At 7:14 PM, Anonymous Antonella said...

"L' ansia di trovare un senso. E' tipica dei trentenni?"
Ne ho 30, ho qualche mese di vantaggio insomma... :) per poterti dire che:
e' tipica delle persone che cercano un senso in ogni cosa o quasi. Un senso mosso dalla "ragione", che non ci limiti ad essere rasenti al basso, cioè alla cosiddetta superficie delle cose, quelli che vorrebbero lasciare un segno, semplicemente nelle cose che fanno e fra le persone di cui si circondano...
E beh, se non ti lasci intaccare dal cinismo contagioso, credo che il tuo "cosa resta?" te lo ritroverai lì, fedele, anche alla soglia dei quaranta.
Il punto (varcati i 30) non è solo: costruire qualcosa piuttosto che aspettare il tramonto del giorno dopo, è il "come" si vive nell' uno o nell' altro modo...
Io credo che per ognuno di noi ci sia un filo conduttore che lega insieme: le serate in goliardia, i brindisi e le danze, le carezze sotto le lenzuola, la strada, la fatica condivisa ecc ecc...

Cmq, all' alba dei miei 30 è risuonata questa canzone più che nota: "Redemption song"...("archiviata" da un bel po' di anni...) Mah... semplice casualità?! chissà... non me lo sono chiesto, ma mi sono fermata un attimo e ho sorriso!
Non so esattamente cosa ha rievocato in me in quel preciso momento ma mi ha fatto tirare un sospiro.
Posso dirti, poichè l' ho provato qualche mese fa, che quella sensazione di ansia, quello spasmodico bisogno di "trovare un senso..." anch' io ce l' ho avuto e... (non per darti un colpo al cuore) non è tipico dei trentenni... ;-)
Ora non vorrei dilungarmi oltre nè lasciare altre perle che magari neanche ti aiuteranno a sciogliere l' enigma, anche perchè discorsi così... ahimè.. vanno sviscerati e gesticolati e animati e "parlati"! Ergo... vengono bene solo faccia a faccia :)

antonella

 
At 4:25 PM, Anonymous Anonymous said...

Anche il poeta non c'è più.
Un mio amico che indovinava la tristezza della gente, osservava le vitalità traboccanti e la natura pragmatica dei profili composti.
Ai senza tempo specialmente, spietati come rose rosse recise, senza ironia rivelava loro: 'salve fratello! mi-sono-accorto-di-te. buona giornata!'
L'ego svaniva.
(L'azione svaniva)
Ed anche la poesia subito svaniva.
Come l'attenzione.
Sopravanzava

nimus1/2

 

Post a Comment

<< Home