Diario di un prof: gli studenti e le loro tesi.
Sulla falsa riga di un blog ospitato nel sito di China Files (The Leftover of the day), riporto qui a libera frequenza le mie personali e quotidiane (dis)avventure nel dipartimento di studi orientali di un’università irlandese. Questi sono i racconti delle giornate di un docente italiano di cultura e società cinese alla University College Cork.
Capita anche di dover seguire gli studenti dell’ultimo anno per la tesi che devono presentare alla fine del percorso di studi. Detta così non fa paura. Ma la matematica ci insegna che tutto dipende dal numero di studenti che dovrai seguire.
La preside mi aveva detto che gli studenti ce li saremmo divisi tra me e lei. Non so perché, ma vengono tutti da me. Bussano alla porta del mio ufficio, io spero sempre sia l’addetto alle pulizie o il mio collega di filosofia coreana. Invece sono loro.
“Ciao Daniele, come stai? Sono una studentessa del quarto anno, ti ricordi di me? Sei occupato? Vorrei fare la tesi con te”.
(Un’altra!??! Cazzo no!!). “Ciao, certo che mi ricordo di te. Prego, siediti, dimmi pure”.
“Ecco, avevo pensato di farla su…”
(In quel momento io sento la schiena rizzarsi, mi aggrappo ai poggia braccia della poltrona e mi preparo al peggio).
Il più delle volte non va male. Correggo loro un po’ il tiro, consiglio qualche autore, due tre saggi di partenza, un paio di film, accenno una bozza di struttura e ricordo loro che la scadenza è tra due mesi.
A quel punto, puntualmente… “Beh, vedi Daniele… Ho ancora quattro esami da dare, lavoro nel weekend e sono una ragazza madre. Mi aiuti a finirla in tempo?”.
Ma certo. Tanto io non ho nulla da fare. Sei solo la tredicesima persona che viene a chiedermi la tesi. E poi io non sono un ragazzo padre, né faccio altri lavori nel weekend. Il weekend scrivo le tesi per voi.
Per fortuna a luglio mi licenziano.
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