Wednesday, February 08, 2012

Diario di un prof: ricevimento studenti.

Sulla falsa riga di un blog ospitato nel sito di China Files (The Leftover of the day), riporto qui a libera frequenza le mie personali e quotidiane (dis)avventure nel dipartimento di studi orientali di un’università irlandese. Questi sono i racconti delle giornate di un docente italiano di cultura e società cinese alla University College Cork.


“Ciao Daniele. Ti scrivo questa e-mail per sapere quando fai il ricevimento studenti. Sulla bacheca non c’è scritto. Grazie”. Uno dei tanti studenti.
Sulla bacheca non c’è scritto perché all’inizio non sapevo come si dicesse in inglese “ricevimento studenti”. Beh, rimediamo subito: a che ora ricevo gli studenti? Io sono in ufficio dal lunedì alla domenica, dalle nove alle nove. Sabato e domenica esco prima. Oh, no, io vorrei lavorare, è solo che chiudono la facoltà alle cinque di pomeriggio nel weekend. Come? Quando sono in ufficio di preciso? Tolte le ore di lezione che trovate in bacheca diciamo pure che sono sempre in ufficio. Ah, certo, salvo durante i pasti. Il mio concetto di “pausa pasto” equivale alla congiunzione delle due seguenti condizioni: 1) se la mensa è aperta 2) se ne ho voglia. Sì, è un po’ come giocare al lotto. O alla schedina. Se la Maceratese gioca in casa è 1 fisso.

“Prof, ha mai pensato di scrivere un libro?”
“No, ma scrivo spesso di pensare un libro”.

Beccato coi calzoni calati, sangue, bigiotteria, il barista sulla statale, l’arista di maiale. Arrosto. Simon, Garfunkel e Anton Cechov. Bob Witz è un altro di quei giovani artisti da tenere sott’occhio. Ma ha 78 anni. Appunto.

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