Conferenze di studi sessuali e attivismo di genere (prima parte)
Appunti dal “Terzo forum internazionale sulla ricerca in tema di sessualità in Cina”, organizzato dal dipartimento di Sex Studies della Renmin University, a Pechino.
Titolo dei tre giorni di forum “Diritti e pluralità”, una settantina di interventi, i gruppi tematici sono stati (liberamente tradotti dal cinese): espressione del diritto alla sessualità, plurisessualità, cultura queer, sessualità e salute, mondo lesbo, psicologia sessuale e di genere, sessualità e lavoro, legge e sessualità, rapporti sessuali, sessualità e media, educazione sessuale, sessualità e letteratura, donne e amore sessuale, pluri-mascolinitià, sessualità e sviluppo economico, politica sessuale.
Alcune delle persone che espongono hanno un profilo accademico estremamente basso. Il fine di questo forum internazionale biennale è infatti l'incontro tra docenti, ricercatori, attivisti e società civile interessata e/o legata al mondo della sessualità in Cina. Il contenuto è decisamente sensibile in un paese come la Repubblica Popolare, e penso che sia già un miracolo la realizzazione di un evento del genere in una università come la Renmin. Di fatto, la conferenza è per nulla pubblicizzata ed il pubblico è presente perché invitato direttamente dagli organizzatori.
Il procedimento di ricerca sembra sempre lo stesso: un team di studiosi si sceglie un tema, si documenta, si pone delle domande e butta giù un progetto di indagine per dare ipotesi di parziale risposta alle domande poste.
Un grosso problema che avverto da tempo alle conferenze, accademiche e non, è la velocità delle presentazioni, che è a mio avviso troppo elevata: si danno categoricamente solo quindici minuti di tempo agli studiosi per esporre lavoro e risultati. Per questo, chi espone va fastidiosamente di corsa, mangiandosi le parole e facendo scorrere una appresso all'altra le varie diapositive, negando ai presenti il tempo per leggere. Risultato: al termine dei quindici minuti il pubblico ha capito a mala pena quale sia il tema trattato dallo studioso. Un bel casino.
Per non contare poi l'influenza che questo ha nella sessione delle domande e risposte.
Molti dei temi trattati sono legati al problema dell'HIV e dell'AIDS, ma anche alle altre malattie sessuali, provinicia per provincia e secondo categorie e gruppi sociali differenti. La disparità di genere tra maschi e femmine in Cina, che se non diminuirà a breve costringerà migliaia di uomini a non avere una partner. C'è poi la parte più attivista (ma non per questo meno accademica) di gay e lesbiche, femministe e radicali, prostitute e trans che nel piatto non mettono solo ricerca ma una grande carica emotiva, morale ed estetica. E qui spesso i toni si fanno più alti, i nervi tesi, si alternano applausi a contestazioni.
Tanto per fare un esempio, un trans che lavora come prostituta a Shenzhen ha terminato il suo intervento così: “Non siamo gay e non siamo queer, non ci piace sentirci dare delle “donne” o degli “uomini”, abbiamo un pene e delle tette, questo è tutto. Sarete voi accademici a darci una definizione o ad inserirci in qualche categoria. Nel sesso non c'è niente di strano. Fai quello che ti piace e che ti senti di fare. In questo non c'è niente di strano”. Ovazione in sala.
Uno dei temi più originali e a mio avviso più interessanti è stato quello della prostituzione maschile in Cina. A sentire i racconti dettagliati di alcuni operatori dell'industria sessuale gay di Pechino ti rendi conto di quanto complicata e malata sia la macchina borghese del piacere in cambio di denaro. Tipo il sesso on-line a pagamento (es.: masturbazione di fronte ad una webcam durante una chat). E il rapporto che gli operatori del sesso gay a pagamento hanno con la polizia e l'autorità in generale. Grande confusione.
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