Squatting Japan (4): Kyoto, un centro sociale chiamato dormitorio studentesco
PREMESSA: gli occhi con i quali ho osservato e descritto il “mio” Giappone sono quelli di un italiano che ha vissuto in Cina per molti anni. La lettura ai seguenti post dovrà necessariamente tenere conto di questo.
Altra cosa molto importante: sono rimasto davvero entusiasta di questo viaggio. Il piacere del viaggio stesso, le novità trovate in terra giapponese e la curiosità per la sua cultura hanno completamente ricaricato le batterie che da troppo tempo avevo ormai spente nella mia noiosa e stressante vita pechinese.
Vi sto scrivendo da uno dei posti più fighi che abbia mai visto: il dormitorio Yoshida dell'Università di Kyoto. Più che un dormitorio per studenti, un centro sociale. Uno spazio autogestito, dove l'autonomia è l'unica parola d'ordine. Le foto che metterò a breve nel blog parlano più di ogni altra descrizione.
Mi è stato consigliato da Yuka, una ragazza giapponese conosciuta sempre tramite amici anarchici di anarchici amici. Si trova nella parte meridionale del campus, ed è una vecchia struttura in legno, fradicia e scricchiolante. Al suo interno decine di camere, stanze per lo studio, cucine, bagni, sale lettura, videogiochi, strumenti musicali e tanta tanta anarchia. Appena entrato non credevo ai miei occhi: ha davvero tutta l'apparenza di uno squat. E non solo l'apparenza. Incontro un ragazzo per il corridoio e gli spiego che vorrei passare la notte lì. Mi accompagna ad un altro ingresso e mi chiede di registrarmi: scrivere su un fogliaccio un nome a caso, un recapito telefonico e la cifra pagata. 3,5 euro per due notti. Praticamente gratis, considerando i prezzi degli ostelli giapponesi: 20 euro a notte.
Gasatissimo, lascio le mie cose in uno stanzone che è il disordine fatto camera da letto. A terra una ventina di materassi, vestiti, chitarre, libri e oggetti di uso quotidiano ovunque. Alcuni ragazzi stanno ronfiando sotto le coperte, altri studiano, altri mangiano, ma nessuno fa caso a me. Il dormitorio, così come il campus, non chiude mai. Nei corridoi e nelle stanze comuni è pieno di poster, fotografie e slogan politici. Il colore domina sovrano, ognuno sembra farsi i cazzi suoi nel più totale rispetto degli altri. La cosa buffa è che anche i perfetti sconosciuti come me possono poltronare qui. Ci sono anche studenti stranieri, soprattutto cinesi, coi quali faccio subito amicizia. C'è uno stanzone per le feste, con tanto di pianoforte, batteria ed altri strumenti musicali. Fuori dal dormitorio c'è un edifico dove studiano gli studenti di musica e belle arti. Gli studenti del campus spendono 25 euro al mese per dormire qui. Incredibile. Incredibile soprattutto la vita sociale al suo interno, 24 ore al giorno. Feste ogni sera, cucina perennemente piena di gente, un anziano barbone vive nel divano della cucina stessa. Tutta gente super cordiale, se non fosse per il solito problema di comunicazione in lingua inglese. Una studentessa cinese mi ha aiutato nella bisboccia serale coi colleghi giapponesi.
Davvero un posto da favola. Se mai tornerò a Kyoto saprò dove passare le notti.
2 Comments:
Complimenti dottor Punk, leggo sempre con piacere i tuoi report. Certi posti micidiali ce la fai solo tu a trovarli! :)
figata!
devo consigliarlo ai miei amici che in jap ci sono andati facendo il wwoofing..
un abbraccio!
s
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