Wednesday, March 24, 2010

Sinologia oggi: che farne?

Lo scorso dicembre qui alla Renmin University di Pechino hanno organizzato un convegno internazionale di Sinologia. Tra i tanti interventi, ricordo quello del prof. Paolo Santangelo, mio ex docente all’Università di Roma e sinologo di fama internazionale. Parlava di Sinologia non come contrapposizione di studi classici e contemporanei ma come piattaforma di scambio e dialogo interculturale contemporaneo.

Ricordo anni fa di una lezione nelle aule della Facoltà di Studi Orientali a Roma, dove il prof. Filippo Salviati, docente di Storia dell’arte dell’estremo oriente, si rivolse a noi studenti facendoci notare come fossimo noi i futuri mediatori culturali (o anche, "interpreti" culturali) tra Italia e Cina.

Penso che il ruolo del sinologo al mondo d’oggi sia proprio questo. Il sinologo oggi deve sapersi districare tra le speculazioni intellettuali del mondo accademico e le ottiche di profitto del mercato del lavoro, cercando un suo posto all’interno della cosiddetta “mediazione culturale” con la Cina. Il sinologo dev’essere una guida all’introduzione del “mondo Cina”.

Vivendo a Pechino da anni, conosco decine di giovani sinologi neo laureati e disoccupati a zonzo per la Cina o sbattuti tra mediocri lavori di traduzione, interpretariato, guida turistica o servo in azienda per tutto il paese. Penso che il nostro posto sia altrove.

La Cina d’oggi è anche piena di architetti, artisti, fotografi, antropologi, ingegneri, agronomi, avvocati e commercianti stranieri da tutto il mondo. Penso che stia a noi “guidare” questa gente all’approccio umano e professionale con la Cina. Andare all’aeroporto a prendere questi avventurieri stranieri che niente o quasi sanno della millenaria civiltà cinese per aiutarli a conoscere questo affascinante mondo, che sia per viaggio, per business o per altro.

Penso che solo così ogni ora passata sui libri di sinologia o nelle aule delle Facoltà di Studi Orientali avranno avuto senso. In caso contrario, no.

4 Comments:

At 7:38 PM, Anonymous Anonymous said...

Bravo Daniele! Scrivi ancora e facci sapere come vivete e che cosa possiamo fare per aiutare o scoraggiare coloro che, sempre più numerosi, stanno seguendo le vostre orme.
Federico Masini

 
At 1:40 PM, Anonymous Anonymous said...

ciao! è da qualche tempo che seguo il tuo blog, complimenti! trovo sempre molte notizie interessanti dalla cina. Questo tuo post mi ha colpito particolarmente, anche perché, essendo un "aspirante sinologo" che studia da appena due anni questa lingua e questa cultura meravigliose, spesso mi trovo davanti ad una realtà in contraddizione, in quanto da una parte moltissime persone, soprattutto imprenditori o commercianti italiani che si affacciano alla Cina, mi dicono di avere un disperato bisogno di persone che facciano da mediatore culturale per poter fare affari con i cinesi, persone che conoscano, oltre la lingua, la cultura e, soprattutto, il diritto e le prassi commerciali cinesi. Dall'altra invece mi ritrovo a parlare con tantissimi ragazzi laureati che si trovano, come scrivi tu, o a zonzo per la Cina, o in Italia, a fare lavori "mediocri" che spesso non centrano niente con tutto quello che hanno studiato. Quale sarà la verità? E' tutta questione di fortuna o che altro? Chissà...
Una buona giornata,
Benedetto

 
At 6:44 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

caro benedetto,

a mio avviso il discorso è abbastanza semplice: uno studente deve sempre chiedersi "perchè studio questo? perchè voglio conoscere?". se si studia solo per un titolo e la speranza di un lavoro, allora capisci come mai molti giovani italiani scelgano di studiare il cinese: il mercato ora dice "cina! cina!". che poi non è neanche troppo vero, nel senso che molti imprenditori cominciano a delocalizzare in altri paesi in via di sviluppo (vietnam, cambogia, etc...).

c'è poi la frustrazione di aver studiato per anni le culture asiatiche per poi ritrovarti in un ufficio a tradurre email dall'italiano al cinese o andare a formalissime e noiosissime cene con uomini in giacca e cravatta cinesi ed italiani che si interessano solo di soldi e profitti.

il post era rivolto a tutti/e coloro che dopo anni di studio della cultura cinese si sbattono per cercare (in cina come nel resto del mondo) realtà più appaganti ed idonee dell'azienda che compra spazzolini in cina o dalle aule universitarie spesso troppo alienate intellettualmente e lontane dalla "gente comune".

buona fortuna e buon lavoro coi tuoi studi

daniele

 
At 6:44 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

caro benedetto,

a mio avviso il discorso è abbastanza semplice: uno studente deve sempre chiedersi "perchè studio questo? perchè voglio conoscere?". se si studia solo per un titolo e la speranza di un lavoro, allora capisci come mai molti giovani italiani scelgano di studiare il cinese: il mercato ora dice "cina! cina!". che poi non è neanche troppo vero, nel senso che molti imprenditori cominciano a delocalizzare in altri paesi in via di sviluppo (vietnam, cambogia, etc...).

c'è poi la frustrazione di aver studiato per anni le culture asiatiche per poi ritrovarti in un ufficio a tradurre email dall'italiano al cinese o andare a formalissime e noiosissime cene con uomini in giacca e cravatta cinesi ed italiani che si interessano solo di soldi e profitti.

il post era rivolto a tutti/e coloro che dopo anni di studio della cultura cinese si sbattono per cercare (in cina come nel resto del mondo) realtà più appaganti ed idonee dell'azienda che compra spazzolini in cina o dalle aule universitarie spesso troppo alienate intellettualmente e lontane dalla "gente comune".

buona fortuna e buon lavoro coi tuoi studi

daniele

 

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