Cina: hukou, bimbe mai nate, demografia, sessualità…
Ultimamente si parla molto della riforma del sistema di registrazione cinese (hukou) e del divario demografico di genere tra maschi e femmine in Cina. Tutto ciò, prima di ogni considerazione etica a riguardo, ha un evidente “problema” alle spalle: i cinesi sono un miliardo e trecento milioni circa.
Signori, quando parlate di Cina pensate innanzitutto ai numeri. L’Italia, una delle nazioni più popolate in Europa, ha meno abitanti di una singola provincia cinese. Pensate alla Cina come ad un continente, ad una provincia come ad una nazione, ad una città come ad una regione italiana…
Il sistema di registrazione del 1958, la politica del figlio unico del 1979, il fenomeno del figlio maschio a tutti i costi (a discapito delle femmine) sono tutte cose collegate tra loro e grande preoccupazione del governo cinese, che da decenni ha a cuore il controllo su una popolazione non di un milione di persone, non di sessanta ma di un miliardo e trecento milioni di bocche da sfamare, educare, far lavorare e vivere.
Il controllo sessuale di un governo sui suoi cittadini ha, immagino, origini antichissime. Pensate ad esempio all’infibulazione nei paesi musulmani. O a quanto peso si dia in moltissimi paesi alla verginità di una donna (cosa che, per quanto mi sforzi, non ho mai capito). Si chiama controllo sessuale e ha varie motivazioni dietro, di ordine politico, storico, economico e così via. Gli attivisti e studiosi più radicali, denunciano come i governi oltre a limitare e controllare le nostre libertà di movimento, pensiero e parola, cerchino anche di controllare il nostro corpo e la nostra sessualità.
In un paese come la Cina, l’educazione sessuale è tutto. Ma paradossalmente proprio qui di sessualità non se ne sa nulla. I genitori non ne parlano coi figli, a scuola è un tabù, la pornografia è severamente vietata, la prostituzione esiste ma è nascosta. E così succede che gli adolescenti imparino quel poco di sesso e sessualità solo dalla pornografia clandestina (violenta e pesantemente maschilista).
Ne derivano idee falsate e concezioni sbagliate: che (fino a poco tempo fa) la prostituzione, l’HIV e i gay fossero solo importazioni occidentali, che gli stranieri scopano come animali e questo li porterà alla distruzione sociale, che le donne devono scopare solo per dar piacere all’uomo, che l’omosessualità sia una malattia e via dicendo…
E succede che il forte desiderio di una famiglia cinese di avere figli maschi, li spinga a rapportarsi con le proprie figlie femmine come se fossero maschi. Ovvero che le ragazze possono essere portate a sentirsi maschi dalle pressioni della famiglia. Così come mi è capitato di conoscere una ragazza cinese lesbica che sin da piccola si è comportata e vestita da maschio perché il padre era un maschio che voleva. Ho un’amica cinese che mi ha detto di essere nata solo perché negli anni ottanta, durante il parto del fratello maggiore, i medici hanno involontariamente rovinato l’occhio del nascituro. In assenza di regole per il risarcimento in casi del genere, il capo villaggio ha dato il permesso ai genitori di fare un altro figlio: ed è nata lei. Non so come ci si senta a sapere di essere in vita solo perché un medico maldestro ha rovinato l’occhio di mio fratello…
p.s. Su Internazionale di questa settimana ci sono degli articoli sulle bambine mai nate in India e Cina.
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