Torniamo su Tiananmen
Calato il sipario sul disastro in Sichuan. Calato da ancora prima quello sul Tibet (anche se pare che verrà rialzato a breve). Vorrei girare la vostra attenzione sui fatti di Tiananmen nella primavera del 1989.
Rainews24 ne fa un accenno nel servizio che trovate qui.
Trovate qui un ottimo documentario sul giornalista straniero che riprese il famosissimo "omino" del carro armato. Andate alla voce "documentaries" e cliccate "Cina" o "Tiananmen". Bisogna scaricare un programmino per vederlo, ma è facilissimo, ci sono riuscito anche io...
Aoki, un mio compagno di classe giapponese che studia media e giornalismo, mi ha passato un lungo documentario di tre ore dal titolo "Tiananmen", realizzato nel 1995. Non so dove si possa rimediare ma è molto dettagliato e ricostruisce tutta la storia degli ultimi due mesi prima della notte del 3 giugno, anche se ha un punto di vista fortemente taiwanese-americano (che si nota per esempio dai vestiti che indossano gli intervistati, tutti/e personaggi di spicco del movimento studentesco e operaio che prese parte alle proteste).
Che dire... dispiace non saperne di più, dispiace che a parlarne siano solo gli occidentali, che il governo non abbia dato ancora spiegazioni, che i giovani cinesi ne sappiano poco e nulla e bollino la cosa come un triste e oscuro fatto che appartiene al passato. A me che sono studente (per tredici giorni ancora, poi sarò carne da macello per il mercato globale come tutti gli altri) le proteste di Tiananmen han sempre affascinato e credo che quei ragazzi andarano molto vicino dal realizzare una colossale rivoluzione, limitata a Pechino, ma colossale lo stesso. Chissà che Cina sarebbe oggi se Deng e il resto dei quadri di governo avessero ascoltato le richieste di quelle migliaia di giovani in occupazione della piazza e in sciopero della fame. Magari sarebbe una Cina più giusta e libera, da far invidia a Hong Kong e Taiwan. Ma chi può dirlo... Dei giovani che non finirono massacrati dall'esercito la metà finirono in carcere, gli altri vivono a Taiwan e negli Stati Uniti. E l'immagine di quel tizio in camicia bianca con le buste della spesa che si piazza davanti ai carri armati di Deng Xiaoping è qualcosa che resterà per sempre nella storia. Non si è mai saputo chi fosse, probabilmente non uno studente, quasi certamente un pechinese che voleva la sua città libera da eserciti e carri armati. Magari un folle, uno squilibrato. Per me l'immagine ancora più forte non è il suo stare in piede di fronte alla ferraglia ma quando monta sulla torretta e grida contro il carro armato. Folle davvero. A un millimetro dalla morte, prima che altri passanti non lo portassero via. Quando penso al significato della parola "coraggio" ecco che in mente mia compaiono quelle buste della spesa e quella camicia bianca. Il folle che grida contro il carro armato...
Un mese fa, in auto con uno dei miei datori di lavoro cinese, lui seduto al posto di guida, io dietro con la moglie e il figlio di tre anni. La moglie mi sta rimbecillendo con discorsi sull'aumento dei prezzi di cocomeri e carne.
Datore di lavoro: "Allora, Daniele, sarai a Pechino per le Olimpiadi? Lavori?"
Io: "No, non ho nulla da fare qui. E non mi interessano le Olimpiadi. E voi?"
Il datore di lavoro si gira, sorride alla moglie che sorride a sua volta: "A noi delle Olimpiadi non ci frega nulla..."
Grasse risate in macchina, bimbo di tre anni compreso...
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