Poesia mongola
Le pagine della memoria, le parole delle antiche leggende / ci raccontano degli antichi campi di nomadi. / Nelle tenebre dei secoli - l'incessante rumore dei passi, / il cigolio dei carri e la fiamma dei focolari. / La strada dei nostri avi era lunga ed erta - / i secoli osciallavano dietro le spalle, / e sulla terra, come tondi sigilli, / sono rimaste le orme delle nostre tende. / Attizzammo più luminosamente, dopo averlo preso in mano / il fuoco dei padri, che riluceva da lontano. / Gli ultimi campi dei nomadi... Andiamo / alla Comune per una strada difficile ed erta.
Lodongyn Tudev (n. 1935)
Sei nato nella famiglia di un lavoratore / o sei figlio di khan - / tutti gli uomini sono uguali tra di loro, / non si differenziano per niente. / Quei chicchi sono germinati in autunno, / e questi - in tempo di primavera. / e per colore e per altezza - / in tutto sono uguali.
Quando essere intelligenti e capire ogni cosa è pericoloso, / quando, costantemente, si sospetta di tutto, / quando si sfugge persino alla propria ombra, / quando non ci si fiderà nemmeno di se stessi.
Ravjaagijn Khishigbat (1849 - 1916)
3 Comments:
...un altro marchigiano a Pechino?
Io e te non possiamo non esserci incontrati da qualche parte:YGYS,2Kolegas ecc...
E ti piace pure la poesia mongola?Allora leggiti anche qualcosa di Nazagdorj.
Steno
Si', ci siamo incontrati di sicuro e magari anche parlati ma io non sapevo che fossi tu e tu non sapevi che fossi io o qualcosa del genere. Ma tanto io Pechino ancora per poco. GanBei!
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