Tuesday, April 22, 2008

Due righe su Cina e religione


Di che religione sono i cinesi? I cinesi racchiudono diverse etnie, tra cui quella uigura (nel turkestan cinese, in gran parte di religione musulmana) e tibetani (in gran parte di religione lamaista). L'etnia maggiore è quella han (94% della popolazione cinese). Di che religione sono gli han? In sede accademica mi insegnarano la formula "2/3 sono atei, il resto buddhisti, taoisti, cristiani, musulmani e confuciani". Tradizionalmente i cinesi sono buddhisti (venuto dall'India) e taoisti (pensiero filosofico e religione, autoctono). Il confucianesimo è nel sangue dei cinesi (骨子里 "guzili", letteralmente "nelle ossa"), ma pochi lo considerano religione. Morto Mao e liberalizzate a grandi linee le religioni, i cinesi hanno riscoperto vecchie e nuove divinità, Cristo, Buddha, Denaro. Ufficialmente i membri del Partito Comunista Cinese sono marxisti, dunque atei. In pratica molti di loro sono buddhisti o cristiani. Se chiedi ai cinesi in cosa credono le risposte sono talmente confuse da non tirarci fuori le gambe: Buddha, antenati, Confucio, Dio, Marx. Non è colpa loro, è solo malposta la domanda, perchè a farla, come sempre, siamo noi occidentali. E non è colpa loro perchè la loro cultura ha una storia talmente ricca che risulta una melodia di costumi e tradizioni davvero diverse tra loro. Io non mi permetto mai di dire che i cinesi sono atei: secondo me sono la gente più superstiziosa al mondo. Altro che i napoletani! Sebbene il confucianesimo non sia una religione, il culto degli antenati e il valore della famiglia tra i confuciani (e i cinesi in generale) sono osservatissimi. I protestanti che vennero in Cina dopo Matteo Ricci (1552-1610) vollero cancellare questo culto, perchè per i cristiani non si può servire Dio e Mammona. L'imperatore Kangxi (1654-1722) li rispedì a casa a calci nel culo e il cristianesimo tornò in Cina accompagnato dai cannoni delle potenze imperialiste occidentali molto tempo dopo (prima metà dell'ottocento). I cinesi credono nel Cielo e nella Terra, credono cioè nella Fortuna di Machiavelli, fanno riti e osservano feste per accaparrarsi più fortuna che possono, per un buon auspicio negli affari, nel raccolto, nella salute, nella vita. Anno per anno. Da secoli. Prima di Mosè, prima di Confucio, prima di Buddha, prima di Cristo, prima di Matteo Ricci e prima di Marx. La Cina di oggi è ancora pienissima di simboli che ridanno a questa concezione della vita, i caratteri 福 "fu" (fortuna) e 财 "cai" (ricchezza) compaiono ovunque. Non capita di rado di sentire di questo e quel tipo (soprattutto tra le classi più elevate, imprenditori e funzionari) convertirsi a cristianesimo e buddhismo, pagare messe e offrire incensi per ricevere un "favore", una "grazia", una "fortuna"... guarire da una malattia, passare un esame di stato, avere fortuna in amore o negli affari. Come succede anche in Italia coi fattucchieri, coi preti o coi boss della malavita. Tutto il mondo è paese. Io non mi sento di chiamare questi cinesi "atei", ma neanche di battezzarli cristiani o buddhisti. Investono nella fortuna, spendono tempo e denaro per accaparrarsela. Giorno per giorno. Anno per anno.
Guardo il cielo di Pechino, oggi così azzurro... signor Cielo, fai la grazia anche a me, fammi vincere la borsa di studio per il dottorato! Non ho incensi da offrire né agnelli da sgozzare, ma ho una vescica da svuotare a breve, attenda un attimo gentilmente. Se mi farà vincere la borsa non per questo crederò nel signor Cielo, se non me la farà vincere non per questo smetterò di chiedere favori e offrire urina. Facile no?! Come li sento vicini i cinesi! Anche io, come loro, in un dio, uno qualsiasi (o anche più di uno... insomma, non ci formalizziamo mica!), non ci credo: ci spero.
E ai papi, calci nel culo e nulla più!

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