Tuesday, January 08, 2019

Capodanno on the road in Corsica (IV): da Ajaccio a Corte.









Allor si volse a noi e puose mente,
movendo 'l viso pur su per la coscia,
e disse: "Or va tu sù, che se' valente!"
Purgatorio - Canto IV

Ajaccio, periferia sud. Nottata al parco giochi, altro grande classico. Mi sveglio alle 7:14 di questo primo giorno dell'anno per andare a prendere il treno, superando un centro cittadino reduce da festeggiamenti vari di San Silvestro. Ragazzi ubriachi che ancora devono far ritorno a casa, giovani addormentati in auto col motore acceso, ragazzina in minigonna scalza sul marciapiede coperto di vetri in botta piena da metanfetamina. L'alba degli zombie. Alla stazione di Ajaccio siamo in tre. Il tepore del riscaldamento nel vagone. La locomotiva che parte quasi scordandosi a terra il capotreno. Che vuoi farci, è il primo gennaio anche per loro...

11 euro e 50 e un paio d'ore dopo sono a Corte, penultima tappa del mio viaggio. Sole a picco, poca gente in giro, chiuso tutto, anche la cattedrale, il museo etnografico, la cittadella. Per la prima volta sento parlare non solo francese ma anche corso. A sentirlo è simile a qualche dialetto abruzzese o campano, nella forma scritta sembra qualche forma di italiano medievale. Slogan indipendentisti sui muri. Corte sembra amare la Francia come Bolzano il Regno delle Due Sicilie. L'immancabile negozio dei coltelli. Chiuso anche questo. Aperto solo un bar pieno di giovani, probabilmente lì a bere dalla sera prima. Non stop. Un grande classico di capodanno.

La cosa più degna di nota: il belvedere. Ci si arrampica per il borgo fino a raggiungere l'antica cittadella, a fianco questo spiazzo con una vista mozzafiato su Corte e tutto ciò che la circonda, cioè montagne e boschi.
Il cielo è sereno e riprendo subito il cammino su un sentiero a caso, poi rientro in città e mi butto lungo la valle del fiume Restonica, in direzione Lago di Melo (1700 m s.l.m.) attraverso il Parco nazionale della Corsica. Un sentiero di quindici chilometri, un paesaggio divino, rocce e vegetazione non troppo fitta, acqua azzurra cristallina, il tutto mi riporta alla mente quel paradiso in terra che è la Riserva naturale di 九寨沟 Jiuzhaigou, nella Cina sud occidentale.
Il freddo si fa sentire, la strada è a tratti ghiacciata. Anche qui è pieno di mucche, mucche che hanno la precedenza sulle auto e sui treni, come neanche in India avevo avuto modo di vedere. Per fortuna, le mucche sono vegetariane. Taglio per boschi che neanche i cinghiali, al tramonto piazzo il sacco a pelo nei pressi di una casetta turistica trovata lungo la strada. Chiusa, come tutti i ristoranti e i rifugi del posto. Viva la bassa stagione! Mezz'ora dopo è il buio totale, il nero degli alberi e delle montagne a coprire il cielo stellato privo di luna. La luce la vedrò soltanto il giorno dopo, attorno alle 8, cioè ben quindici ore più tardi. Non è bello, se sei solo e sperso per montagne e zone a te sconosciute. La luce è la cosa che più è mancata in questo viaggio. Forza Prometeo!   

Riapro gli occhi alle 4:30, troppo freddo per riprendere a dormire, troppo freddo per temporeggiare aspettando l'alba. Faccio lo zaino allo scuro e con le mani intirizzite. Interessante esperienza. Riprendo la strada con la sola luce del telefono cellulare, direzione monti, quel tanto di paura a tenerti sveglio. Un po' The Blair Witch Project, un po' The Goonies. Un paio d'ore dopo sono tuttavia a destinazione. Il sole deve ancora farsi vedere e ne approfitto per riposare steso su un grande masso. Più tardi, nell'assenza totale di vita umana, mi metto a giocare tra le rocce nel fiume cercando, senza riuscirvi, di cadere in acqua. Poi, fotografando l'acqua congelata dei ruscelli e dribblando le mucche come neanche George Weah, giungo a Corte in appena quattro ore, giusto in tempo per comprare qualcosa al supermercato e svenire su una panchina al sole. 
Il museo etnografico è purtroppo chiuso anche oggi, mi do allora all'arte contemporanea in un museo ad entrata gratuita: "la condizione umana".

E' giunto il momento di fare il giro dei bar. Se vi piacciono i bar spartani e radicati nel territorio, vi consiglio il Cyrnea Bar, in un angolo dietro la piazza principale (cyrnea è il nome di un fiore alpino). Purtroppo ho trovato chiusa l'enoteca La vieille cave, già segnalata da amici maceratesi che lì erano stati anni prima.      
Un altro giro per il paese, un occhio all'università. L'ultimo treno per Bastia parte alle 18:53.

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