Capodanno on the road in Corsica (II): da Saint-Florentz a Calvi.
Cammino per diverse ore, attorno a me paesaggi di roccia e macchia mediterranea come tante di simili ne ho viste in Sardegna, Montenegro, Calabria, ecc...
Non una persona, non un cane, solo qualche macchina sfrecciare (voce del verbo "andatura corsa"), qualche mucca fissarmi, qualche ristorante turistico chiuso perché fuori stagione. Ho un brutto presentimento e guardo la cartina: come volevasi dimostrare, sono proprio nel bel mezzo di un deserto, il deserto delle Agriate. Nessuna città prima di Calvi, se non Lotari e L'Île-Rousse, entrambe città costiere non lontane da Calvi. Ho le gambe pesanti, lo zaino che schiaccia la schiena e la voglia di tirarlo alle mucche, le ginocchia doloranti e il morale sotto gli scarponi, ma di fatto non posso far altro che andare avanti fino al tramonto, cioè fino a poco dopo le ore 17. L'oscurità è totale, il silenzio morte, butto il sacco a pelo sotto una specie di ulivo e mi preparo ad affrontare il freddo. Mi sveglio poco prima delle quattro, nello stesso silenzio e con lo stesso dolore alle gambe. Un leggero mal di testa e una crisi esistenziale di vecchia conoscenza. Ci metto circa un'ora per rifare lo zaino e partire alla ricerca di acqua. Prima però, fisso le colline pietrose davanti a me, aiutato dal bagliore di una mezza luna nel cielo stellato. Oltre il deserto, in linea d'aria, dovrebbe esserci la costa settentrionale della Corsica, una costa di medievali chiesette e roccaforti pisane e genovesi. Penso a quegli uomini, ufficiali, marinai, avventurieri che 7-800 anni fa venivano qui, qui dove non osano neanche i condor. A come potessero guardare e pensare questi vasti spazi selvaggi e sconosciuti. Penso alle tecnologie che abbiamo oggi, alle tecnologie tascabili che permettono al viaggiatore una vita più facile, permettono ad esempio di avere seduta stante informazioni su tutto lo scibile umano, informazioni in rete, dati, i blog, i software, le app... Ecco, io penso che l'umanità si possa dividere in due parti: quelli che scaricano le app e quelli che scaricano la vescica. In questo preciso istante, sento di appartenere alla seconda categoria.
Il sole spunta, come previsto, verso le sette e poco dopo la stradaccia del deserto termina su una statale dove leggo "Calvi 47 km". Spero proprio di trovare un bus. Nel frattempo raggiungo il mare e arrivo a Lotari, dove per lo meno trovo un supermarché dove comprare qualcosa da mangiare e spendere i primi soldi in questa terra corsa. Purtroppo di bus neanche l'ombra, il sole è alto e mi tocca fare una sudataccia su e giù lungo questa statale chiusa tra collinette rocciose e la costa. Proprio mentre sto per svenire scorgo sulla destra un gioiello di piccola spiaggia con acqua trasparente e cristallina tipo quelle che si vedono in foto nelle agenzie turistiche. Ne approfitto per riposarmi all'ombra di un canneto e leggere una raccolta di poesie di Paul Verlaine. La fregatura dei libri di poesie è che terminano subito...
Al calar del sole riprendo il cammino per Calvi e mi ritrovo, poco dopo, in una deliziosa cittadina di mare, con tanto di via vai di persone, ruderi di fortezze, un vivace porticciolo, gli anziani che giocano a bocce al parco e... una linea ferroviaria! Chiedo indicazioni e scovo subito la minuscola stazione dei treni di L'Île-Rousse, acquistando un biglietto di sola andata per Calvi a 6 euro da un omone più assonnato di me. Ci sono ancora tre ore prima della prima corsa, quindi ne approfitto per fare un tour della città e una pausa vini corsi in una specie di enoteca che consiglio. Si chiama "La Cantina", locale pieno zeppo di vino e liquori, oltre a bandiere e slogan politici dell'indipendentismo corso e la solidarietà ai popoli ribelli, dai sardi ai catalani, dai palestinesi ai baschi a quelli del Québec, ecc...
Calvi città dei pirati. Secondo alcuni storici (non chiedetemi chi!) qui è nato sei secoli fa niente po' po' di meno che Cristoforo Colombo. Nottata in spiaggia, un grande classico. Mare piatto, acqua troppo fredda per improvvisare un bagno. Giro il borgo della città vecchia di mattina presto, stradine deserte, non fosse per un prete che mi saluta con un Bonjour!
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